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Santa Messa del giorno - 4

Ultimo Aggiornamento: 20/08/2012 05:54
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11/07/2012 09:49

Antifona d'Ingresso Cf Gen 12,2
Farò di te un grande popolo e ti benedirò
renderò grande il tuo nome
e sarai per tutti una benedizione.


Fuit vir vitæ venerábilis,

grátia Benedíctus et nómine,

qui relícta domo rebúsque patris,

soli Deo placére cúpiens,

sanctæ conversatiónis hábitum quæsívit.

Colletta
O Dio, che hai scelto san Benedetto abate e lo hai costituito maestro di coloro che dedicano la vita al tuo servizio, concedi anche a noi di non anteporre nulla all'amore del Cristo e di correre con cuore libero e ardente nella via dei tuoi precetti. Per il nostro Signore...


Deus, qui beátum Benedíctum abbátem in schola divíni servítii præclárum constituísti magístrum, tríbue, quæsumus, ut, amóri tuo nihil præponéntes, viam mandatórum tuórum dilatáto corde currámus. Per Dóminum.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Pr 2,1-9
Inclina il tuo cuore alla prudenza.

Dal libro dei Proverbi
Figlio mio, se tu accoglierai le mie parole
e custodirai in te i miei precetti,
tendendo il tuo orecchio alla sapienza,
inclinando il tuo cuore alla prudenza,
se appunto invocherai l’intelligenza
e rivolgerai la tua voce alla prudenza,
se la ricercherai come l’argento
e per averla scaverai come per i tesori,
allora comprenderai il timore del Signore
e troverai la conoscenza di Dio,
perché il Signore dà la sapienza,
dalla sua bocca escono scienza e prudenza.
Egli riserva ai giusti il successo,
è scudo a coloro che agiscono con rettitudine,
vegliando sui sentieri della giustizia
e proteggendo le vie dei suoi fedeli.
Allora comprenderai l’equità e la giustizia,
la rettitudine e tutte le vie del bene.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 33
Gustate e vedete com’è buono il Signore.



Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.

Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
I leoni sono miseri e affamati,
ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.

Canto al Vangelo Mt 5,3
Alleluia, alleluia.
Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Alleluia.






Vangelo 19,27-29
Voi che mi avete seguito, riceverete cento volte tanto.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Pietro, disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».

Sulle Offerte
Guarda, Signore, le offerte che ti presentiamo nella festa di san Benedetto abate, e fa' che sul suo esempio cerchiamo te solo, per meritare i doni dell'unità e della pace. Per Cristo nostro Signore.

Hæc sancta, Dómine, quæ in beáti Benedícti celebritáte deférimus, réspice benígnus, et præsta, ut nos, eius exémplis te quæréntes, unitátis in tuo servítio pacísque dona cónsequi mereámur. Per Christum.

Antifona alla Comunione Mt 5,9
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.


Lc 12,42

Fidélis servus et prudens,

quem constítuit Dóminus super famíliam suam,

ut det illis in témpore trítici mensúram.


Dopo la Comunione
O Dio, che in questo sacramento ci hai dato il pegno della vita eterna, fa' che, secondo lo spirito di san Benedetto, celebriamo fedelmente la tua lode e amiamo i fratelli con carità sincera. Per Cristo nostro Signore.


Accépto pígnore vitæ ætérnæ, te, Dómine, supplíciter deprecámur, ut, beáti Benedícti mónitis obsequéntes, óperi tuo fidéliter serviámus, et fratres fervénti diligámus caritáte. Per Christum..




Ascolta

Allora Pietro gli rispose: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?". E Gesù disse loro: "In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.

Medita

Siamo soliti leggere in questo testo una speciale scelta di vita, una consacrazione, una vocazione per alcuni.
Certo in parte è così, nella bi-millnaria storia della chiesa, ma in parte questo invito è, come tutto il Vangelo, per tutti. I discepoli sono coloro che lasciano tutto per seguire Cristo: lasciano, cioè, un modo di pensare, una idea di religione, un legame…per trovare altri legami generati alla luce della Parola, altri modi di vedere le cose del mondo secondo il vangelo….
Scriverà proprio san Benedetto di cui oggi celebriamo la memoria: Nulla anteporre all’amore di Cristo! Cosa questo significa per ciascuno di noi, nella nostra concreta situazione di vita è la riflessione che il vangelo ci invita a fare oggi.

Per Riflettere
San Benedetto da Norcia (Norcia, 480 circa – monastero di Montecassino, 21 marzo 547 circa) Ritenuto fondatore del monachesimo occidentale, la sua Regola /Ora et labora – Preghiera e lavoro) è alla base anche del monachesimo attuale. San Benedetto è uno dei patroni d’Italia.






_________Aurora Ageno___________
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12/07/2012 10:01

XIV SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - GIOVEDÌ
MESSALE


Antifona d'Ingresso Sal 47,10-11
Ricordiamo, o Dio, la tua misericordia
in mezzo al tuo tempio.
Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode
si estende ai confini della terra;
di giustizia è piena la tua destra.


Suscépimus, Deus, misericórdiam tuam in médio templi tui.

Secúndum nomen tuum, Deus, ita et laus tua in fines terræ;

iustítia plena est déxtera tua.


Colletta
O Dio, che nell'umiliazione del tuo Figlio hai risollevato l'umanità della sua caduta, donaci una rinnovata gioia pasquale, perché, liberi dall'oppressione della colpa, partecipiamo alla felicità eterna. Per il nostro Signore...


Deus, qui in Fílii tui humilitáte iacéntem mundum erexísti, fidélibus tuis sanctam concéde lætítiam, ut, quos eripuísti a servitúte peccáti, gáudiis fácias pérfrui sempitérnis. Per Dóminum.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Os 11, 1. 3-4. 8-9
Il mio cuore si commuove dentro di me.

Dal libro del profeta Osèa
Così dice il Signore:
«Quando Israele era fanciullo,
io l’ho amato
e dall’Egitto ho chiamato mio figlio.
Ma più li chiamavo,
più si allontanavano da me;
immolavano vittime ai Baal,
agli idoli bruciavano incensi.
A Èfraim io insegnavo a camminare
tenendolo per mano,
ma essi non compresero
che avevo cura di loro.
Io li traevo con legami di bontà,
con vincoli d’amore,
ero per loro
come chi solleva un bimbo alla sua guancia,
mi chinavo su di lui
per dargli da mangiare.
Il mio cuore si commuove dentro di me,
il mio intimo freme di compassione.
Non darò sfogo all’ardore della mia ira,
non tornerò a distruggere Èfraim,
perché sono Dio e non uomo;
sono il Santo in mezzo a te
e non verrò da te nella mia ira».

Salmo Responsoriale Dal Salmo 79
Fa’ splendere il tuo volto, Signore, e noi saremo salvi.

Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.

Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

Canto al Vangelo Mc 1,15
Alleluia, alleluia.
Il regno di Dio è vicino;
convertitevi e credete nel Vangelo.
Alleluia.

Vangelo Mt 10, 7-15
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti.
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città».



Sulle Offerte
Ci purifichi, Signore, quest'offerta che consacriamo al tuo nome, e ci conduca di giorno in giorno a esprimere in noi la vita nuova del Cristo tuo Figlio. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.


Oblátio nos, Dómine, tuo nómini dicáta puríficet, et de die in diem ad cæléstis vitæ tránsferat actiónem. Per Christum.


Antifona alla Comunione Sal 33,9
Gustate e vedete quanto è buono il Signore;
beato l'uomo che in lui si rifugia.


Gustáte et vidéte, quóniam suávis est Dóminus;

beátus vir, qui sperat in eo.

Oppure: Mt 11,28
«Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi:
io vi ristorerò» , dice il Signore.



Veníte ad me,

omnes qui laborátis et oneráti estis,

et ego refíciam vos, dicit Dóminus.

Dopo la Comunione
Dio onnipotente ed eterno, che ci hai nutriti con i doni della tua carità senza limiti, fa' che godiamo i benefici della salvezza e viviamo sempre in rendimento di grazie. Per Cristo nostro Signore.

Tantis, Dómine, repléti munéribus, præsta, quæsumus, ut et salutária dona capiámus, et a tua numquam laude cessémus. Per Christum.






Giovedì 12 luglio
Mt 10,7-15


Gesù invia i discepoli ovunque (in ogni città o borgata) e li esorta a salutare tutti coloro che incontrano. È il «saluto della pace» (come scrive Lc 10,5 nel brano corrispondente). È un saluto di cui il mondo ha oggi ha particolarmente bisogno. L’inizio di questo secolo è segnato da violenze e da conflitti che avvelenano la vita di tanti. È cresciuta la paura e l’insicurezza. I lupi di cui parla il Vangelo sono numerosi e sparsi ovunque; sia di persone che vivono di violenza sia della mentalità che di fatto sostiene un clima di scontro e di opposizione. Ed è facile che anche le religioni vengano piegate al conflitto.

_________Aurora Ageno___________
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13/07/2012 14:44

XIV SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - VENERDÌ
MESSALE



Antifona d'Ingresso Sal 47,10-11
Ricordiamo, o Dio, la tua misericordia
in mezzo al tuo tempio.
Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode
si estende ai confini della terra;
di giustizia è piena la tua destra.


Suscépimus, Deus, misericórdiam tuam in médio templi tui.

Secúndum nomen tuum, Deus, ita et laus tua in fines terræ;

iustítia plena est déxtera tua.


Colletta
O Dio, che nell'umiliazione del tuo Figlio hai risollevato l'umanità della sua caduta, donaci una rinnovata gioia pasquale, perché, liberi dall'oppressione della colpa, partecipiamo alla felicità eterna. Per il nostro Signore...


Deus, qui in Fílii tui humilitáte iacéntem mundum erexísti, fidélibus tuis sanctam concéde lætítiam, ut, quos eripuísti a servitúte peccáti, gáudiis fácias pérfrui sempitérnis. Per Dóminum.


LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura Os 14, 2-10
Non chiameremo più dio nostro l'opera delle nostre mani.

Dal libro del profeta Osèa
Torna dunque, Israele, al Signore, tuo Dio,
poiché hai inciampato nella tua iniquità.
Preparate le parole da dire
e tornate al Signore;
ditegli: «Togli ogni iniquità,
accetta ciò che è bene:
non offerta di tori immolati,
ma la lode delle nostre labbra.
Assur non ci salverà,
non cavalcheremo più su cavalli,
né chiameremo più “dio nostro”
l’opera delle nostre mani,
perché presso di te l’orfano trova misericordia».
«Io li guarirò dalla loro infedeltà,
li amerò profondamente,
poiché la mia ira si è allontanata da loro.
Sarò come rugiada per Israele;
fiorirà come un giglio
e metterà radici come un albero del Libano,
si spanderanno i suoi germogli
e avrà la bellezza dell’olivo
e la fragranza del Libano.
Ritorneranno a sedersi alla mia ombra,
faranno rivivere il grano,
fioriranno come le vigne,
saranno famosi come il vino del Libano.
Che ho ancora in comune con gli idoli, o Èfraim?
Io l’esaudisco e veglio su di lui;
io sono come un cipresso sempre verde,
il tuo frutto è opera mia».
Chi è saggio comprenda queste cose,
chi ha intelligenza le comprenda;
poiché rette sono le vie del Signore,
i giusti camminano in esse,
mentre i malvagi v’inciampano.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 50
La mia bocca, Signore, proclami la tua lode.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Tu gradisci la sincerità nel mio intimo,
nel segreto del cuore m’insegni la sapienza.
Aspergimi con rami d’issòpo e sarò puro;
lavami e sarò più bianco della neve.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.

Canto al Vangelo Gv 16,14
Alleluia, alleluia.
Quando verrà lo Spirito della verità,
vi guiderà a tutta la verità,
e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Alleluia.

Vangelo Mt 10, 16-23
Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.
Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.
Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo».



Sulle Offerte
Ci purifichi, Signore, quest'offerta che consacriamo al tuo nome, e ci conduca di giorno in giorno a esprimere in noi la vita nuova del Cristo tuo Figlio. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.


Oblátio nos, Dómine, tuo nómini dicáta puríficet, et de die in diem ad cæléstis vitæ tránsferat actiónem. Per Christum.


Antifona alla Comunione Sal 33,9
Gustate e vedete quanto è buono il Signore;
beato l'uomo che in lui si rifugia.


Gustáte et vidéte, quóniam suávis est Dóminus;

beátus vir, qui sperat in eo.

Oppure: Mt 11,28
«Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi:
io vi ristorerò» , dice il Signore.



Veníte ad me,

omnes qui laborátis et oneráti estis,

et ego refíciam vos, dicit Dóminus.

Dopo la Comunione
Dio onnipotente ed eterno, che ci hai nutriti con i doni della tua carità senza limiti, fa' che godiamo i benefici della salvezza e viviamo sempre in rendimento di grazie. Per Cristo nostro Signore.

Tantis, Dómine, repléti munéribus, præsta, quæsumus, ut et salutária dona capiámus, et a tua numquam laude cessémus. Per Christum.


Venerdì 13 luglio
Mt 10,16-23


I discepoli di Gesù sono mandati in questo mondo come agnelli, ossia come uomini e donne deboli, pacifici e pacificatori. A loro è chiesto, oggi ancor più di prima, di seminare la pace, di porre gesti di pace, di difendere la pace, di sostenere gli operatori di pace. Questo non avviene senza contrasti e opposizioni. Ai discepoli è riservata la stessa via del Maestro: i nemici sono dentro e fuori, appunto come fu per Gesù. Tuttavia, nessuno sarà abbandonato: «Non preoccupatevi …lo Spirito del Padre vostro parla in voi» Ai discepoli basta essere come il loro Maestro.







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14/07/2012 10:52

XIV SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - SABATO
MESSALE


Antifona d'Ingresso Sal 47,10-11
Ricordiamo, o Dio, la tua misericordia
in mezzo al tuo tempio.
Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode
si estende ai confini della terra;
di giustizia è piena la tua destra.


Suscépimus, Deus, misericórdiam tuam in médio templi tui.

Secúndum nomen tuum, Deus, ita et laus tua in fines terræ;

iustítia plena est déxtera tua.


Colletta
O Dio, che nell'umiliazione del tuo Figlio hai risollevato l'umanità della sua caduta, donaci una rinnovata gioia pasquale, perché, liberi dall'oppressione della colpa, partecipiamo alla felicità eterna. Per il nostro Signore...


Deus, qui in Fílii tui humilitáte iacéntem mundum erexísti, fidélibus tuis sanctam concéde lætítiam, ut, quos eripuísti a servitúte peccáti, gáudiis fácias pérfrui sempitérnis. Per Dóminum.


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Is 6, 1-8
Uomo dalle labbra impure io sono eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti.

Dal libro del profeta Isaia
Nell’anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali: con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo:
«Santo, santo, santo il Signore degli eserciti!
Tutta la terra è piena della sua gloria».
Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi:
«Ohimè! Io sono perduto,
perché un uomo dalle labbra impure io sono
e in mezzo a un popolo
dalle labbra impure io abito;
eppure i miei occhi hanno visto
il re, il Signore degli eserciti».
Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse:
«Ecco, questo ha toccato le tue labbra,
perciò è scomparsa la tua colpa
e il tuo peccato è espiato».
Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».

Salmo Responsoriale Dal Salmo 92
Il Signore regna, si riveste di maestà.

Oppure:
Santo è il Signore, Dio dell’universo.

Il Signore regna, si riveste di maestà:
si riveste il Signore, si cinge di forza.

È stabile il mondo, non potrà vacillare.
Stabile è il tuo trono da sempre,
dall’eternità tu sei.

Davvero degni di fede i tuoi insegnamenti!
La santità si addice alla tua casa
per la durata dei giorni, Signore.

Canto al Vangelo 1Pt 4,14
Alleluia, alleluia.
Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo,
perché lo Spirito di Dio riposa su di voi.
Alleluia.

Vangelo Mt 10, 24-33
Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!
Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».



Sulle Offerte
Ci purifichi, Signore, quest'offerta che consacriamo al tuo nome, e ci conduca di giorno in giorno a esprimere in noi la vita nuova del Cristo tuo Figlio. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.


Oblátio nos, Dómine, tuo nómini dicáta puríficet, et de die in diem ad cæléstis vitæ tránsferat actiónem. Per Christum.


Antifona alla Comunione Sal 33,9
Gustate e vedete quanto è buono il Signore;
beato l'uomo che in lui si rifugia.


Gustáte et vidéte, quóniam suávis est Dóminus;

beátus vir, qui sperat in eo.

Oppure: Mt 11,28
«Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi:
io vi ristorerò» , dice il Signore.



Veníte ad me,

omnes qui laborátis et oneráti estis,

et ego refíciam vos, dicit Dóminus.

Dopo la Comunione
Dio onnipotente ed eterno, che ci hai nutriti con i doni della tua carità senza limiti, fa' che godiamo i benefici della salvezza e viviamo sempre in rendimento di grazie. Per Cristo nostro Signore.

Tantis, Dómine, repléti munéribus, præsta, quæsumus, ut et salutária dona capiámus, et a tua numquam laude cessémus. Per Christum.


Sabato 14 luglio
Mt 10,24-33


L’evangelista Matteo, mentre riportava queste parole di Gesù, aveva probabilmente davanti agli occhi l’esperienza della sua comunità sottoposta a forti contestazioni. E voleva rassicurarla. Il Signore non abbandona i suoi discepoli. Anzi, chiunque spende la sua vita per il Vangelo riceve le consolazioni del Signore, soprattutto se deve affrontare difficoltà e prove. Non è mai stato semplice e lineare per la comunità cristiana predicare il Vangelo della croce e della resurrezione. Ma cosa vuol dire per noi questa esortazione evangelica a non aver paura e a non temere gli uomini, dal momento che non viviamo in un tempo di persecuzione? Forse però è proprio qui il problema. È vero che i cristiani non sono uccisi – sebbene non mancano i martiri anche oggi – ma è facile che vengano indeboliti nel cuore; è facile cioè che non abbiano l’audacia e il coraggio di credere al Vangelo come forza di cambiamento e di salvezza. Un cristianesimo rinunciatario, che non sa sperare per un mondo di pace, è, appunto svilito nella sua forza. Talora è facile pensare che il Vangelo ci chieda una vita in ribasso, fatta solo di rinunzie, senza un reale interesse per noi, e alla fine inefficace per la società. Tutt’altro. Il discepolo che segue la via del Vangelo non si perde, Dio lo sostiene: «Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!». Questa attenzione del Signore diviene anche compagnia nella battaglia per la comunicazione del Vangelo sino ai confini della terra.






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15/07/2012 10:32



XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Anno B

MISSALE ROMANUM VETUS ORDO

LETTURE: Am 7,12-15; Sal 84; Ef 1,3-14; Mc 6,7-13


Mandati a evangelizzare

Il profetismo nel senso stretto della parola non è mai, in Israele, una istituzione, come la regalità e il sacerdozio: Israele può darsi un re, ma non può darsi un profeta; questo è un dono di Dio, oggetto di una promessa, ma accordato liberamente. Profeta si diventa per una speciale chiamata e iniziativa divina, non per designazione o consacrazione degli uomini.

Il profeta non è uno stipendiato
Il vento soffia dove vuole. E nessuna costrizione umana può bloccare la sua azione... Amos non è, come Amasia, un profeta stipendiato dal re, o un «cappellano di corte». Egli è stato scelto da Dio e quindi è libero da legami umani, l'unico suo limite è la verità, la fedeltà a Dio che l'ha scelto (prima lettura).
In Marco (vangelo) il profeta ha una vocazione speciale, meglio ancora una missione, che lo pone in una situazione speciale che non trova riscontro o analogia con altre professioni umane. Si tratta di un uomo apparentemente sradicato dal suo mondo e da se stesso e disponibile per annunciare una parola che non è sua ma di Dio.
Lo stesso si può dire per l'apostolo di Cristo; la descrizione del suo equipaggiamento evidenzia le esigenze che stanno alla base dell'azione missionaria: «E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio». Chi annuncia non deve aver nulla che lo appesantisca, deve essere leggero e sgombro, non tanto di bisaccia e di mantello, quanto piuttosto libero da interessi umani, da ideologie da difendere, da compromissioni con le potenze di questo mondo. Queste cose non gli permettono di essere libero, lo condizionano, ne intralciano il lavoro, ne affievoliscono lo zelo, gli impediscono di essere credibile.

La proposta è di Dio, non dell'uomo
La libertà dalle cose non è il solo prezzo da pagare per non compromettersi. Ciò che è chiesto al profeta è di svestirsi di se stesso, di non contare sulle proprie capacità o spirito di iniziativa per rendersi «messaggio», un messaggio che è la proposta di un piano di cui Dio solo ha l'iniziativa.
L'uomo è chiamato a collaborare alla costruzione di una storia al cui termine sta l'incontro col Padre.

Il mezzo può corrompere il messaggio
La parola di Dio ed il suo regno non si devono confondere con i mezzi umani, con i nostri progetti, con le nostre strategie. Quando i cristiani lungo il corso della storia si sono fidati troppo dei loro mezzi (capacità, parole, denaro, alleanze, organizzazioni potenti, accorgimenti diplomatici), sostituendo l'umano al divino, il loro messaggio è risultato tarpato, svigorito.
Certe alleanze anche inconsapevoli dei missionari con le potenze politiche ed economiche della madre patria si sono rivelate soltanto calcoli umani ed hanno pesato, e pesano ancora, negativamente sull'immagine della Chiesa e del cristianesimo, praticamente identificatisi con la civiltà colonialista.
Ne deriva un rifiuto totale dei «mezzi», dell'iniziativa dell'uomo, delle capacità del profeta? Un messaggio non si diffonde senza messaggeri ed il messaggero vive il suo tempo. Il cristiano, come la Chiesa, vive incarnato in questo mondo. Egli sa che il messaggio, per rimanere fedele a Dio, deve essere fedele anche all'uomo, del quale dovrà assumere il linguaggio e la particolare lunghezza d'onda che lo rende ad esso intelligibile.
«La Chiesa si sentirebbe colpevole di fronte al suo Signore se non adoperasse questi potenti mezzi, che l'intelligenza umana rende ogni giorno più perfezionati; servendosi di essi la Chiesa "predica sui tetti" il messaggio di cui è depositaria; in loro essa trova una versione moderna ed efficace del pulpito. Grazie ad essi riesce a parlare alle moltitudini.
Tuttavia l'uso degli strumenti di comunicazione sociale per l'evangelizzazione presenta una sfida: il messaggio evangelico dovrebbe, per il loro tramite, giungere a folle di uomini, ma con la capacità di penetrare nella coscienza di ciascuno, di depositarsi nel cuore di ciascuno come se questi fosse l'unico, con tutto ciò che egli ha di più singolare e personale, e di ottenere a proprio favore un'adesione, un impegno del tutto personale» (Evangelii nuntiandi, 45).


Catechesi dei riti pre-battesimali

Inizio del trattato «Sui misteri» di sant'Ambrogio, vescovo
(Nn. 1-7; SC 25 bis, 156-158)
Ogni giorno abbiamo tenuto un discorso su temi morali mentre si leggevano o le gesta dei patriarchi o gli insegnamenti dei Proverbi, perché, modellati e ammaestrati da essi, vi abituaste a entrare nelle vie degli antichi, a percorrere la loro strada e a obbedire agli oracoli divini, cosicché rinnovati dal battesimo teneste quella condotta che si addice ai battezzati.
Ora è venuto il tempo di parlare dei misteri e di spiegare la natura dei sacramenti. Se lo avessi fatto prima del battesimo ai non iniziati, avrei piuttosto tradito che spiegato questa dottrina. C'è anche da aggiungere che la luce dei misteri riesce più penetrante se colpisce di sorpresa, anziché arrivare dopo le prime avvisaglie di qualche sommaria trattazione previa.
Aprite dunque gli orecchi e gustate le armonie della vita eterna infuse in voi dal dono dei sacramenti. Ve lo abbiamo significato, quando celebrando il mistero dell'apertura degli orecchi vi dicevamo: «Effatà, cioè: Apriti!» (Mc 7, 34), perché ciascuno di voi, che stava per accostarsi alla grazia, capisse su che cosa sarebbe stato interrogato e si ricordasse che cosa dovesse rispondere. Cristo, nel vangelo, come leggiamo, ha celebrato questo mistero quando ha curato il sordomuto.
Successivamente ti è stato spalancato il Santo dei Santi, sei entrato nel sacrario della rigenerazione. Ricorda ciò che ti è stato domandato, rifletti su ciò che hai riposto. Hai rinunziato al diavolo e alle sue opere, al mondo, alla sua dissolutezza e ai suoi piaceri. La tua parola è custodita non in una tomba di morti, bensì nel libro dei viventi. Presso il fonte tu hai visto il levita, hai visto il sacerdote, hai visto il sommo sacerdote. Non badare all'esterno della persona, ma al carisma del ministero sacro. E' alla presenza di angeli che tu hai parlato, com'è scritto: Le labbra del sacerdote devono custodire la scienza e dalla sua bocca si ricerca l'istruzione, perché egli è l'angelo del Signore degli eserciti (cfr. Ml 2, 7). Non si può sbagliare, non si può negare. E' un angelo colui che annunzia il regno di Cristo, colui che annunzia la vita eterna. Devi giudicarlo non dall'apparenza, ma dalla funzione. Rifletti a ciò che ti ha dato, pondera l'importanza del suo compito, riconosci che cosa egli fa.
Entrato dunque per vedere il tuo avversario, al quale si suppone che tu abbia rinunziato con la bocca, ti volgi verso l'oriente: perché chi rinunzia al diavolo si rivolge verso Cristo, lo guarda diritto in faccia
.


MESSALE

Antifona d'Ingresso Sal 16,15
Nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al mio risveglio mi sazierò della tua presenza.


Ego autem cum iustítia apparébo in conspéctu tuo;

satiábor dum manifestábitur glória tua.


Colletta
O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità, perché possano tornare sulla retta via, concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme. Per il nostro Signore...

Deus, qui errántibus, ut in viam possint redíre, veritátis tuæ lumen osténdis, da cunctis qui christiána professióne censéntur, et illa respúere, quæ huic inimíca sunt nómini, et ea quæ sunt apta sectári. Per Dóminum..


Oppure:
Donaci, o Padre, do non avere nulla di più caro del tuo Figlio, che rivela al mondo il mistero del tuo amore e la vera dignità dell'uomo; colmaci del tuo Spirito, perché lo annunziamo ai fratelli con la fede e con le opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Am 7, 12-15
Và, profetizza al mio popolo.

Dal libro del profeta Amos
In quei giorni, Amasìa, [sacerdote di Betel,] disse ad Amos: «Vattene, veggente, ritìrati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno».
Amos rispose ad Amasìa e disse:
«Non ero profeta né figlio di profeta;
ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro.
Il Signore mi prese,
mi chiamò mentre seguivo il gregge.
Il Signore mi disse:
Va’, profetizza al mio popolo Israele».[

Salmo Responsoriale Dal Salmo 84

Mostraci, Signore, la tua misericordia.

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.

Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.

Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.


Seconda Lettura Ef 1, 3-14
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
[Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
In lui, mediante il suo sangue,
abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe,
secondo la ricchezza della sua grazia.
Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi
con ogni sapienza e intelligenza,
facendoci conoscere il mistero della sua volontà,
secondo la benevolenza che in lui si era proposto
per il governo della pienezza dei tempi:
ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose,
quelle nei cieli e quelle sulla terra.]
In lui siamo stati fatti anche eredi,
predestinati – secondo il progetto di colui
che tutto opera secondo la sua volontà –
a essere lode della sua gloria,
noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.
In lui anche voi,
dopo avere ascoltato la parola della verità,
il Vangelo della vostra salvezza,
e avere in esso creduto,
avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso,
il quale è caparra della nostra eredità,
in attesa della completa redenzione
di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria.


Canto al Vangelo Ef 1,17-18
Alleluia, alleluia.
Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo
illumini gli occhi del nostro cuore
per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati.
Alleluia.






Vangelo Mc 6, 7-13
Prese a mandarli.

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.



Sulle Offerte
Guarda, Signore, i doni della tua Chiesa in preghiera, e trasformali in cibo spirituale per la santificazione di tutti i credenti. Per Cristo nostro Signore.


Réspice, Dómine, múnera supplicántis Ecclésiæ, et pro credéntium sanctificatiónis increménto suménda concéde. Per Christum..


Antifona alla Comunione Sal 83,4-5
Il passero trova la casa,
la rondine il nido dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari, Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio.
Beato chi abita la tua casa:
sempre canta le tue lodi.



Passer invénit sibi domum et turtur nidum,

ubi repónat pullos suos.

Altária tua, Dómine virtútum,

Rex meus, et Deus meus!

Beáti qui hábitant in domo tua,

in sæculum sæculi laudábunt te.


Oppure: Gv 6,56
Dice il Signore:
«Chi mangia la mia carne
e beve il mio sangue,
rimane in me, e io in lui»
.


Qui mandúcat meam carnem

et bibit meum sánguinem,

in me manet et ego in eo, dicit Dóminus.


Oppure: Cf Mc 6,12-13
I Dodici, inviati da Gesù, predicavano la conversione,
scacciavano i demoni e guarivano gli infermi.


Dopo la Comunione
Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa' che per la comunione a questi santi misteri si affermi sempre più nella nostra vita l'opera della redenzione. Per Cristo nostro Signore.

Sumptis munéribus, quæsumus, Dómine, ut, cum frequentatióne mystérii, crescat nostræ salútis efféctus. Per Christum..







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Lunedì 16 luglio 2012
15a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Isaìa 1,10-17; Salmo 49,8-9.16b-17.21.23; Vangelo di Matteo 10,34 - 11.1

Antifona e Salmo 49,8-9.16b-17.21.23
A chi cammina per la retta via, mostrerò la salvezza di Dio.

8 Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici,
i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti.
9 Non prenderò vitelli dalla tua casa
né capri dai tuoi ovili.

16 «Perché vai ripetendo i miei decreti
e hai sempre in bocca la mia alleanza,
17 tu che hai in odio la disciplina
e le mie parole ti getti alle spalle?

21 Hai fatto questo e io dovrei tacere?
Forse credevi che io fossi come te!
Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa.
23 Chi offre la lode in sacrificio, questi mi onora;
a chi cammina per la retta via
mostrerò la salvezza di Dio».


Vangelo di Matteo 10,34 - 11.1
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «34 Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. 35 Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; 36 e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.
37 Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38 chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39 Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
40 Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41 Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42 Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
1 Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.



Sostituti

Gesù non è venuto a portare la pace sulla terra, almeno non quella pace che noi consideriamo pace e che evidentemente davanti agli occhi del Signore pace non è. Gesù non usa mezzi termini e dice: Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada, e aggiunge: sono venuto a separare. Ma questo non è in contraddizione con tutto il suo messaggio di pace e di unità? Evidentemente no. Gesù sa, come nessuno, che nel mondo è in corso una guerra tra le più terribili e sconosciute, tanto più terribile quanto più sconosciuta e invisibile agli occhi della gente. È in atto su tutta la terra uno scempio, una guerra devastante e ignobile, che devasta l’uomo da dentro e lo rende debole e incapace di avere un rapporto maturo e sano con Dio. Ma qual è questa guerra? Dove si combatte? Si combatte nelle case a colpi di relazioni familiari, ricatti, rimorsi, cordoni ombelicali. Ogni bambino che nasce su questa terra non cresce secondo le aspirazioni divine che Dio ha posto nel cuore di ciascuno ma secondo le pressioni, le abitudini, le tradizioni, le convenzioni dei suoi familiari e dell’ambiente che lo circonda. Questa è la guerra. Pur in buona fede, per abitudine, per tradizione, per necessità, la famiglia si sostituisce a Dio e alla sua Parola. Chiunque si sostituisca a Dio è un ladro e un impostore. Qualsiasi sia il motivo che spinge a far crescere una persona secondo le aspettative degli uomini e non secondo i desideri di Dio, tale azione è la più ignobile che si possa compiere sotto il cielo, è plagio dei più perversi, è crimine contro l’umanità, contro la vera libertà e la dignità dell’uomo. Questa è la guerra che Gesù è venuto a combattere e a vincere, altrimenti non ci sarà pace su questa terra e tra gli uomini. La famiglia, i rapporti genitoriali, i cordoni ombelicali si sono sostituiti a Dio e al rapporto con Dio. Questa è idolatria, quella peggiore, la più velenosa e subdola perché circondata da un alone di sacralità e nobiltà che la rende intoccabile. Gesù rivela il cuore di questa pericolosa idolatria: Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me. Gesù rivela così che è il nostro rapporto con Dio a determinare tutta la vita, non il rapporto con gli uomini, familiari compresi. È la qualità, la forza, l’intimità del nostro rapporto con Dio che determina tutto, assolutamente tutto della nostra vita. L’uomo che avrà un rapporto più forte, intimo e passionale con la famiglia piuttosto che con Dio non riuscirà mai a vivere pienamente la propria vita né a donarsi agli altri per il benessere di tutti. L’uomo che subisce l’autorità dei legami ombelicali, più di quanto senta e viva l’autorevolezza di Dio e della sua Parola, è un uomo che si rende inutile per la vita e per il vivere. L’uomo non conoscerà pace e felicità fino a quando continuerà a vivere in questa guerra di idolatria che costringe le nuove generazioni a crescere secondo le attese, l’autorità, le aspettative delle morali e delle religiosità della famiglia e non secondo la volontà sacra di Dio e i doni che Dio ha posto in ciascuno dei suoi figli. Chiunque si sostituisca a Dio e s’interponga tra l’uomo e Dio è un ladro e un impostore, anche se socialmente è denominato padre, madre, fratello, maestro, guida.



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17/07/2012 06:42

XV SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - MARTEDÌ
MESSALE



Antifona d'Ingresso Sal 16,15
Nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al mio risveglio mi sazierò della tua presenza.


Ego autem cum iustítia apparébo in conspéctu tuo;

satiábor dum manifestábitur glória tua.


Colletta
O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità, perché possano tornare sulla retta via, concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme. Per il nostro Signore...

Deus, qui errántibus, ut in viam possint redíre, veritátis tuæ lumen osténdis, da cunctis qui christiána professióne censéntur, et illa respúere, quæ huic inimíca sunt nómini, et ea quæ sunt apta sectári. Per Dóminum..


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Is 7, 1-9
Se non crederete, non non resterete saldi.

Dal libro del profeta Isaìa
Nei giorni di Acaz, figlio di Iotam, figlio di Ozìa, re di Giuda, Resin, re di Aram, e Pekach, figlio di Romelìa, re d’Israele, salirono contro Gerusalemme per muoverle guerra, ma non riuscirono a espugnarla. Fu dunque annunciato alla casa di Davide: «Gli Aramei si sono accampati in Èfraim». Allora il suo cuore e il cuore del suo popolo si agitarono, come si agitano gli alberi della foresta per il vento.
Il Signore disse a Isaìa: «Va’ incontro ad Acaz, tu e tuo figlio Seariasùb, fino al termine del canale della piscina superiore, sulla strada del campo del lavandaio. Tu gli dirai: “Fa’ attenzione e sta’ tranquillo, non temere e il tuo cuore non si abbatta per quei due avanzi di tizzoni fumanti, per la collera di Resin, degli Aramei, e del figlio di Romelìa. Poiché gli Aramei, Èfraim e il figlio di Romelìa hanno tramato il male contro di te, dicendo: Saliamo contro Giuda, devastiamolo e occupiamolo, e vi metteremo come re il figlio di Tabeèl.
Così dice il Signore Dio: Ciò non avverrà e non sarà!
Perché capitale di Aram è Damasco
e capo di Damasco è Resin.
Capitale di Èfraim è Samarìa
e capo di Samarìa il figlio di Romelìa.
Ancora sessantacinque anni
ed Èfraim cesserà di essere un popolo.
Ma se non crederete, non resterete saldi”».


Salmo Responsoriale Dal Salmo 47
Dio ha fondato la sua città per sempre.

Grande è il Signore e degno di ogni lode
nella città del nostro Dio.
La tua santa montagna, altura stupenda,
è la gioia di tutta la terra.

Il monte Sion, vera dimora divina,
è la capitale del grande re.
Dio nei suoi palazzi
un baluardo si è dimostrato.

Ecco, i re si erano alleati,
avanzavano insieme.
Essi hanno visto:
atterriti, presi dal panico, sono fuggiti.

Là uno sgomento li ha colti,
doglie come di partoriente,
simile al vento orientale,
che squarcia le navi di Tarsis.

Canto al Vangelo Sal 94
Alleluia, alleluia.
Oggi non indurite il vostro cuore,
ma ascoltate la voce del Signore.
Alleluia.

Vangelo Mt 11, 20-24
Nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne e la terra di Sòdoma saranno trattate meno duramente di voi.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite:
«Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».



Sulle Offerte
Guarda, Signore, i doni della tua Chiesa in preghiera, e trasformali in cibo spirituale per la santificazione di tutti i credenti. Per Cristo nostro Signore.


Réspice, Dómine, múnera supplicántis Ecclésiæ, et pro credéntium sanctificatiónis increménto suménda concéde. Per Christum..


Antifona alla Comunione Sal 83,4-5
Il passero trova la casa,
la rondine il nido dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari, Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio.
Beato chi abita la tua casa:
sempre canta le tue lodi.


Passer invénit sibi domum et turtur nidum,

ubi repónat pullos suos.

Altária tua, Dómine virtútum,

Rex meus, et Deus meus!

Beáti qui hábitant in domo tua,

in sæculum sæculi laudábunt te.


Oppure: Gv 6,56
Dice il Signore:
«Chi mangia la mia carne
e beve il mio sangue,
rimane in me, e io in lui».


Qui mandúcat meam carnem

et bibit meum sánguinem,

in me manet et ego in eo, dicit Dóminus.


Dopo la Comunione
Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa' che per la comunione a questi santi misteri si affermi sempre più nella nostra vita l'opera della redenzione. Per Cristo nostro Signore.

Sumptis munéribus, quæsumus, Dómine, ut, cum frequentatióne mystérii, crescat nostræ salútis efféctus. Per Christum..


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Guai a te

Letteralmente: allora si mise a biasimare le città in cui era avvenuta la maggior parte dei suoi miracoli, perché non si erano cambiate-di-mente: Guai [greco: ouài] a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! L’interiezione greca ouài, “guai!”, indica “dolore, afflizione, affanno, sventura, guai”. Ouài è una traslitterazione dell’Òy ebraico, a sua volta una sorta di onomatopea, un grido di dolore, terrore, sdegno, spesso una minaccia, una dichiarazione di sfortuna, una denuncia aperta contro un’unica persona o un intero gruppo umano a causa della miseria e delle privazioni procurate.
Gesù dunque minaccia le città di Corazìn e Betsàida? Cosa hanno fatto di così terribile queste città da ricevere parole così dure da parte di Gesù? Gesù non minaccia, rivela. Rivela che queste città si stanno separando dalla vita e che, non avendo mutato il loro orientamento mentale e spirituale nemmeno di fronte ai segni e ai miracoli di Gesù, non potranno sopravvivere, non potranno rimanere nella vita. Corazìn e Betsàida sono strutturate, si sentono e si vivono come fossero il centro del mondo, e il loro pensiero è radicato nella convinzione secondo cui tutto il mondo debba girare intorno a loro. Corazìn e Betsàida non riescono a vedere i segni di Gesù, non riescono ad ascoltare né ad apprezzare la sua Parola, perché sono completamente e totalmente assorbite dalla contemplazione di se stesse. L’uomo che è cristallizzato dentro la convinzione secondo cui tutto il mondo debba girare attorno a lui, perso com’è nella contemplazione di se stesso, è un uomo immobile, rigido, lamentoso, cieco e sterile. Gli imperi del potere, dell’economia, della medicina, della cultura che, in perenne contemplazione di se stessi, si sentono il centro del mondo e vivono nella convinzione secondo cui tutto il mondo debba girare attorno a loro, se non si pongono seriamente e con coraggio l’obiettivo di mutare mente, di mutare il loro orientamento mentale, assisteranno sempre alla completa e totale distruzione di tutto quello che hanno edificato. Il guai di Gesù rivolto a Corazìn e Betsàida non è una minaccia, è molto, molto di più. È molto più di un forte, fortissimo avvertimento, è una rivelazione, una rivelazione di una legge dominante che da sempre regola il funzionamento delle energie vitali nell’universo. Chi vive nella contemplazione di se stesso e vive se stesso come fosse il centro del mondo è un essere immobile e inutile alla vita, e la vita se lo scrollerà di dosso il prima possibile come un peso inutile e imbarazzante.




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18/07/2012 08:54

XV SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - MERCOLEDÌ
MESSALE


Antifona d'Ingresso Sal 16,15
Nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al mio risveglio mi sazierò della tua presenza.


Ego autem cum iustítia apparébo in conspéctu tuo;

satiábor dum manifestábitur glória tua.


Colletta
O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità, perché possano tornare sulla retta via, concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme. Per il nostro Signore...

Deus, qui errántibus, ut in viam possint redíre, veritátis tuæ lumen osténdis, da cunctis qui christiána professióne censéntur, et illa respúere, quæ huic inimíca sunt nómini, et ea quæ sunt apta sectári. Per Dóminum..


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Is 10, 5-7. 13-16
Può forse vantarsi la scure contro chi se ne serve per tagliare?

Dal libro del profeta Isaìa
Così dice il Signore:
Oh! Assiria, verga del mio furore,
bastone del mio sdegno!
Contro una nazione empia io la mando
e la dirigo contro un popolo con cui sono in collera,
perché lo saccheggi, lo depredi
e lo calpesti come fango di strada.
Essa però non pensa così
e così non giudica il suo cuore,
ma vuole distruggere
e annientare non poche nazioni.
Poiché ha detto:
«Con la forza della mia mano ho agito
e con la mia sapienza, perché sono intelligente;
ho rimosso i confini dei popoli
e ho saccheggiato i loro tesori,
ho abbattuto come un eroe
coloro che sedevano sul trono.
La mia mano ha scovato, come in un nido,
la ricchezza dei popoli.
Come si raccolgono le uova abbandonate,
così ho raccolto tutta la terra.
Non vi fu battito d’ala,
e neppure becco aperto o pigolìo».
Può forse vantarsi la scure contro chi se ne serve per tagliare
o la sega insuperbirsi contro chi la maneggia?
Come se un bastone volesse brandire chi lo impugna
e una verga sollevare ciò che non è di legno!
Perciò il Signore, Dio degli eserciti,
manderà una peste contro le sue più valide milizie;
sotto ciò che è sua gloria arderà un incendio
come incendio di fuoco.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 93
Il Signore non respinge il suo popolo.

Calpestano il tuo popolo, Signore,
opprimono la tua eredità.
Uccidono la vedova e il forestiero,
massacrano gli orfani.

Dicono: «Il Signore non vede,
il Dio di Giacobbe non intende».
Intendete, ignoranti del popolo:
stolti, quando diventerete saggi?

Chi ha formato l’orecchio, forse non sente?
Chi ha plasmato l’occhio, forse non vede?
Colui che castiga le genti, forse non punisce,
lui che insegna all’uomo il sapere?

Poiché il Signore non respinge il suo popolo
e non abbandona la sua eredità,
il giudizio ritornerà a essere giusto
e lo seguiranno tutti i retti di cuore.

Canto al Vangelo Mt 11,25
Alleluia, alleluia.
Ti rendo lode, Padre,
Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
Alleluia.

Vangelo Mt 11, 25-27
Hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo»
.


Sulle Offerte
Guarda, Signore, i doni della tua Chiesa in preghiera, e trasformali in cibo spirituale per la santificazione di tutti i credenti. Per Cristo nostro Signore.


Réspice, Dómine, múnera supplicántis Ecclésiæ, et pro credéntium sanctificatiónis increménto suménda concéde. Per Christum..


Antifona alla Comunione Sal 83,4-5
Il passero trova la casa,
la rondine il nido dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari, Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio.
Beato chi abita la tua casa:
sempre canta le tue lodi.


Passer invénit sibi domum et turtur nidum,

ubi repónat pullos suos.

Altária tua, Dómine virtútum,

Rex meus, et Deus meus!

Beáti qui hábitant in domo tua,

in sæculum sæculi laudábunt te.


Oppure: Gv 6,56
Dice il Signore:
«Chi mangia la mia carne
e beve il mio sangue,
rimane in me, e io in lui».


Qui mandúcat meam carnem

et bibit meum sánguinem,

in me manet et ego in eo, dicit Dóminus.


Dopo la Comunione
Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa' che per la comunione a questi santi misteri si affermi sempre più nella nostra vita l'opera della redenzione. Per Cristo nostro Signore.

Sumptis munéribus, quæsumus, Dómine, ut, cum frequentatióne mystérii, crescat nostræ salútis efféctus. Per Christum..


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Mercoledì 18 luglio
Mt 11,25-27


Questo Vangelo ci richiama alla condizione di discepolanza che ogni credente deve vivere. È chiaramente espressa nella preghiera di Gesù al Padre: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli» (v. 25). Con queste parole Gesù benedice e ringrazia il Padre perché ha fatto conoscere il Vangelo del Regno ai piccoli. Che questa sia la volontà di Dio, Gesù se ne rende conto guardando quel gruppetto di uomini e di donne che lo seguono. Tra di loro non ci sono molti potenti e intelligenti; sono per lo più pescatori, impiegati di basso livello o comunque persone di ceto non elevato. Se qualche personaggio di rilievo si è avvicinato a Gesù (pensiamo al saggio Nicodemo), si è sentito dire che doveva rinascere di nuovo, tornare ad essere piccolo, altrimenti non sarebbe potuto entrare nel Regno dei Cieli. Solo ai piccoli, infatti, appartiene il Regno.

Piccolo è chi riconosce il proprio limite e la propria fragilità, chi sente il bisogno di Dio, lo cerca e si affida a lui.

Il testo evangelico, pertanto, quando parla con tono dispregiativo dei colti e intelligenti; né si riferisce a coloro che con fatica ricercano la verità e il miglioramento della vita personale e collettiva. Tutt’altro. Intende piuttosto quell’atteggiamento che trova il suo prototipo negli scribi e nei farisei. Costoro si sentono a posto davanti a Dio, ricchi delle proprie buone opere; si ritengono a tal punto colti delle cose di Dio da non avere il minimo di inquietudine; sono così sazi di se stessi che non sentono il bisogno di stendere la mano per chiedere l’aiuto a Dio.

Questa autosufficienza, inoltre, non è affatto neutra, si accompagna al disprezzo per gli altri, come Gesù stesso ci mostra nella parabola del fariseo e del pubblicano: il primo prega in piedi davanti l’altare mentre il secondo prostrato, in fondo, si batte il petto, pentito. Eppure, aggiunge Gesù, è proprio quest’ultimo ad essere giustificato.



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19/07/2012 07:36

XV SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - GIOVEDÌ
MESSALE


Antifona d'Ingresso Sal 16,15
Nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al mio risveglio mi sazierò della tua presenza.


Ego autem cum iustítia apparébo in conspéctu tuo;

satiábor dum manifestábitur glória tua.


Colletta
O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità, perché possano tornare sulla retta via, concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme. Per il nostro Signore...

Deus, qui errántibus, ut in viam possint redíre, veritátis tuæ lumen osténdis, da cunctis qui christiána professióne censéntur, et illa respúere, quæ huic inimíca sunt nómini, et ea quæ sunt apta sectári. Per Dóminum..


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Is 26, 7-9. 12. 16-19
Svegliatevi ed esultate voi che giacete nella polvere.

Dal libro del profeta Isaìa
Il sentiero del giusto è diritto,
il cammino del giusto tu rendi piano.
Sì, sul sentiero dei tuoi giudizi,
Signore, noi speriamo in te;
al tuo nome e al tuo ricordo
si volge tutto il nostro desiderio.
Di notte anela a te l’anima mia,
al mattino dentro di me il mio spirito ti cerca,
perché quando eserciti i tuoi giudizi sulla terra,
imparano la giustizia gli abitanti del mondo.
Signore, ci concederai la pace,
perché tutte le nostre imprese tu compi per noi.
Signore, nella tribolazione ti hanno cercato;
a te hanno gridato nella prova, che è la tua correzione per loro.
Come una donna incinta che sta per partorire
si contorce e grida nei dolori,
così siamo stati noi di fronte a te, Signore.
Abbiamo concepito,
abbiamo sentito i dolori
quasi dovessimo partorire:
era solo vento;
non abbiamo portato salvezza alla terra
e non sono nati abitanti nel mondo.
Ma di nuovo vivranno i tuoi morti.
I miei cadaveri risorgeranno!
Svegliatevi ed esultate
voi che giacete nella polvere.
Sì, la tua rugiada è rugiada luminosa,
la terra darà alla luce le ombre.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 101
Il Signore dal cielo ha guardato la terra.

Oppure:
Il popolo che hai creato, benedice il tuo nome.

Tu, Signore, rimani in eterno,
il tuo ricordo di generazione in generazione.
Ti alzerai e avrai compassione di Sion:
è tempo di averne pietà, l’ora è venuta!
Poiché ai tuoi servi sono care le sue pietre
e li muove a pietà la sua polvere.

Le genti temeranno il nome del Signore
e tutti i re della terra la tua gloria,
quando il Signore avrà ricostruito Sion
e sarà apparso in tutto il suo splendore.
Egli si volge alla preghiera dei derelitti,
non disprezza la loro preghiera.

Questo si scriva per la generazione futura
e un popolo, da lui creato, darà lode al Signore:
«Il Signore si è affacciato dall’alto del suo santuario,
dal cielo ha guardato la terra,
per ascoltare il sospiro del prigioniero,
per liberare i condannati a morte».

Canto al Vangelo Mt 11,28
Alleluia, alleluia.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi,
e io vi darò ristoro, dice il Signore.
Alleluia.

Vangelo Mt 11, 28-30
Io sono mite e umile di cuore.


Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».



Sulle Offerte
Guarda, Signore, i doni della tua Chiesa in preghiera, e trasformali in cibo spirituale per la santificazione di tutti i credenti. Per Cristo nostro Signore.


Réspice, Dómine, múnera supplicántis Ecclésiæ, et pro credéntium sanctificatiónis increménto suménda concéde. Per Christum..


Antifona alla Comunione Sal 83,4-5
Il passero trova la casa,
la rondine il nido dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari, Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio.
Beato chi abita la tua casa:
sempre canta le tue lodi.


Passer invénit sibi domum et turtur nidum,

ubi repónat pullos suos.

Altária tua, Dómine virtútum,

Rex meus, et Deus meus!

Beáti qui hábitant in domo tua,

in sæculum sæculi laudábunt te.


Oppure: Gv 6,56
Dice il Signore:
«Chi mangia la mia carne
e beve il mio sangue,
rimane in me, e io in lui».


Qui mandúcat meam carnem

et bibit meum sánguinem,

in me manet et ego in eo, dicit Dóminus.


Dopo la Comunione
Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa' che per la comunione a questi santi misteri si affermi sempre più nella nostra vita l'opera della redenzione. Per Cristo nostro Signore.

Sumptis munéribus, quæsumus, Dómine, ut, cum frequentatióne mystérii, crescat nostræ salútis efféctus. Per Christum..


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Giovedì 19 luglio
Mt 11,28-30



Il Signore, come un amico buono, chiama a sé tutti coloro che sono affaticati e appesantiti dalla vita: da quel pubblicano al piccolo gruppo di uomini e donne che lo seguono, sino alle folle di prive di speranza, oppresse dallo strapotere dei ricchi,

colpite dalla violenza della guerra, della fame, dell’ingiustizia. Su tutte queste folle dovrebbero, oggi, risuonare le parole del Signore: «Venite a me, vi darò ristoro». Il ristoro non è altro che Gesù stesso: riposarsi sul suo petto e nutrirsi della sua Parola. Gesù, e solo lui, può aggiungere: «Prendete il mio giogo su di voi». Non parla del giogo della legge, il duro giogo imposto dai farisei. Il giogo di cui parla Gesù è il Vangelo, esigente e assieme dolce, appunto come lui. Per questo aggiunge: «Imparate da me che sono mite ed umile di cuore». Imparate da me: ossia divenite miei discepoli. Ne abbiamo bisogno noi; e soprattutto ne hanno bisogno le numerose folle di questo mondo che aspettano di ascoltare ancora l’invito di Gesù: «Venite e troverete il ristoro».


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24/07/2012 07:25

XVI SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - MARTEDÌ
MESSALE



Antifona d'Ingresso Sal 53,6.8
Ecco, Dio viene in mio aiuto,
il Signore sostiene l'anima mia.
A te con gioia offrirò sacrifici
e loderò il tuo nome, Signore, perché sei buono.


Ecce Deus ádiuvat me,

et Dóminus suscéptor est ánimæ meæ.

Voluntárie sacrificábo tibi, et confitébor nómini tuo,

Dómine, quóniam bonum est.


Colletta
Sii propizio a noi tuoi fedeli, Signore, e donaci i tesori della tua grazia, perché, ardenti di speranza, fede e carità, restiamo sempre fedeli ai tuoi comandamenti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Propitiáre, Dómine, fámulis tuis, et clémenter grátiæ tuæ super eos dona multíplica, ut, spe, fide et caritáte fervéntes, semper in mandátis tuis vígili custódia persevérent. Per Dóminum.


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Mic 7, 14-15. 18-20
Getterà in fondo al mare tutti i nostri peccati.

Dal libro del profeta Michèa
Pasci il tuo popolo con la tua verga,
il gregge della tua eredità,
che sta solitario nella foresta
tra fertili campagne;
pascolino in Basan e in Gàlaad
come nei tempi antichi.
Come quando sei uscito dalla terra d’Egitto,
mostraci cose prodigiose.
Quale dio è come te,
che toglie l’iniquità e perdona il peccato
al resto della sua eredità?
Egli non serba per sempre la sua ira,
ma si compiace di manifestare il suo amore.
Egli tornerà ad avere pietà di noi,
calpesterà le nostre colpe.
Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati.
Conserverai a Giacobbe la tua fedeltà,
ad Abramo il tuo amore,
come hai giurato ai nostri padri
fin dai tempi antichi.


Salmo Responsoriale Dal Salmo 84
Mostraci, Signore, la tua misericordia.

Sei stato buono, Signore, con la tua terra,
hai ristabilito la sorte di Giacobbe.
Hai perdonato la colpa del tuo popolo,
hai coperto ogni loro peccato.

Ritorna a noi, Dio nostra salvezza,
e placa il tuo sdegno verso di noi.
Forse per sempre sarai adirato con noi,
di generazione in generazione riverserai la tua ira?

Non tornerai tu a ridarci la vita,
perché in te gioisca il tuo popolo?
Mostraci, Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza.

Canto al Vangelo Gv 14, 23
Alleluia, alleluia.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia.

Vangelo Mt 12, 46-50
Tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli».

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli.
Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti».
Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».



Sulle Offerte
O Dio, che nell'unico e perfetto sacrificio del Cristo hai dato valore e compimento alle tante vittime della legge antica, accogli e santifica questa nostra offerta come un giorno benedicesti i doni di Abele, e ciò che ognuno di noi presenta in tuo onore giovi alla salvezza di tutti. Per Cristo nostro Signore.

Deus, qui legálium differéntiam hostiárum uníus sacrifícii perfectióne sanxísti, áccipe sacrifícium a devótis tibi fámulis, et pari benedictióne, sicut múnera Abel, sanctífica, ut, quod sínguli obtulérunt ad maiestátis tuæ honórem, cunctis profíciat ad salútem. Per Christum.

Antifona alla Comunione Sal 110,4-5
Ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi:
buono è il Signore e misericordioso,
egli dà cibo a coloro che lo temono.



Memóriam fecit mirabílium

suórum miséricors et miserátor Dóminus;

escam dedit timéntibus se.

Oppure: Ap 3,20
«Ecco, sto alla porta e busso» dice il Signore.
«Se uno ascolta la mia voce e mi apre,
io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me».


Ecce sto ad óstium et pulso, dicit Dóminus:

si quis audíerit vocem meam,

et aperúerit mihi iánuam, intrábo ad illum,

et cenábo cum illo, et ipse mecum.


Dopo la Comunione
Assisti, Signore, il tuo popolo, che hai colmato della grazia di questi santi misteri, e fa' che passiamo dalla decadenza del peccato alla pienezza della vita nuova. Per Cristo nostro Signore.

Pópulo tuo, quæsumus, Dómine, adésto propítius, et, quem mystériis cæléstibus imbuísti, fac ad novitátem vitæ de vetustáte transíre. Per Christum..






Martedì 24 luglio
Mt 12,46-50



È un episodio riportato da tutti i Sinottici, nonostante i problemi che sembra suscitare. Gesù sta parlando alla folla, quando sua madre e i suoi fratelli arrivano e cercano di parlargli. Per la gran calca di gente non riescono a raggiungerlo. L’Evangelista nota che i parenti stanno fuori, non sono cioè tra coloro che ascoltano. Così accade a chi si sente talmente parente di Gesù da non sentire più il bisogno di ascoltarlo. Gesù risponde che sua madre e i suoi parenti sono quelli che lo ascoltano, ossia coloro che stanno dentro la predicazione del Vangelo. Per un mondo, come quello ebreo, che considerava i rapporti di sangue un fattore determinante per l’appartenenza religiosa, questo misconoscimento dei familiari risulta davvero sconcertante. Gesù, in verità, indica la sua nuova famiglia: quella composta dai suoi discepoli, da coloro che lo seguono, che hanno fiducia in lui. Il legame del sangue e del clan, il vincolo di nazione o di patria, non sono decisivi per il regno di Dio. Anzi dentro di essi, per quanto profondi, passano come una spada le esigenze della Parola di Dio, perché siano giudicati e se necessario purificati. La comunità cristiana diviene la famiglia di Gesù, ed è molto più larga e salda di quella naturale, appunto perché fondata sulla Parola di Dio. Per alcuni (i soli, i poveri, gli abbandonati) è spesso l’unica famiglia che sa accoglierli; per tutti è esempio di vita fraterna.


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27/07/2012 07:39

XVI SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - VENERDÌ
MESSALE



Antifona d'Ingresso Sal 53,6.8
Ecco, Dio viene in mio aiuto,
il Signore sostiene l'anima mia.
A te con gioia offrirò sacrifici
e loderò il tuo nome, Signore, perché sei buono.


Ecce Deus ádiuvat me,

et Dóminus suscéptor est ánimæ meæ.

Voluntárie sacrificábo tibi, et confitébor nómini tuo,

Dómine, quóniam bonum est.


Colletta
Sii propizio a noi tuoi fedeli, Signore, e donaci i tesori della tua grazia, perché, ardenti di speranza, fede e carità, restiamo sempre fedeli ai tuoi comandamenti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Propitiáre, Dómine, fámulis tuis, et clémenter grátiæ tuæ super eos dona multíplica, ut, spe, fide et caritáte fervéntes, semper in mandátis tuis vígili custódia persevérent. Per Dóminum.


LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura Ger 3, 14-17
Vi darò pastori secondo il mio cuore; tutti i popoli si raduneranno a Gerusalemme.

Dal libro del profeta Geremìa
Ritornate, figli traviati — dice il Signore — perché io sono il vostro padrone. Io vi prenderò uno da ogni città e due da ciascuna famiglia e vi condurrò a Sion. Vi darò pastori secondo il mio cuore, i quali vi guideranno con scienza e intelligenza.
Quando poi vi sarete moltiplicati e sarete stati fecondi nel paese, in quei giorni — dice il Signore — non si parlerà più dell'arca dell'alleanza del Signore; nessuno ci penserà né se ne ricorderà; essa non sarà rimpianta né rifatta.
In quel tempo chiameranno Gerusalemme trono del Signore; tutti i popoli vi si raduneranno nel nome del Signore e non seguiranno più la caparbietà del loro cuore malvagio.

Salmo Responsoriale Ger 31,10-13
Il Signore ci raduna: è lui il nostro Pastore.

Ascoltate la parola del Signore, popoli,
annunziatela alle isole lontane e dite:
«Chi ha disperso Israele lo raduna
e lo custodisce come fa un pastore con il gregge».

Il Signore ha redento Giacobbe,
lo ha riscattato dalle mani del più forte di lui.
Verranno e canteranno inni sull'altura di Sion,
affluiranno verso i beni del Signore,
verso il grano, il mosto e l'olio,
verso i nati dei greggi e degli armenti.

Allora si allieterà la vergine della danza;
i giovani e i vecchi gioiranno.
Io cambierò il loro lutto in gioia,
li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni.

Canto al Vangelo Cf Gc 1,21
Alleluia, alleluia.
Accogliete docilmente la parola
che è stata seminata in voi:
parola che può salvare la vostra vita.
Alleluia.

Vangelo Mt 13, 18-23
Colui che ascolta la parola e la comprende, questi dá frutto.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi dunque intendete la parabola del seminatore: tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada.
Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia, ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato.
Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dá frutto.
Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi dá frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta».


Sulle Offerte
O Dio, che nell'unico e perfetto sacrificio del Cristo hai dato valore e compimento alle tante vittime della legge antica, accogli e santifica questa nostra offerta come un giorno benedicesti i doni di Abele, e ciò che ognuno di noi presenta in tuo onore giovi alla salvezza di tutti. Per Cristo nostro Signore.

Deus, qui legálium differéntiam hostiárum uníus sacrifícii perfectióne sanxísti, áccipe sacrifícium a devótis tibi fámulis, et pari benedictióne, sicut múnera Abel, sanctífica, ut, quod sínguli obtulérunt ad maiestátis tuæ honórem, cunctis profíciat ad salútem. Per Christum.

Antifona alla Comunione Sal 110,4-5
Ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi:
buono è il Signore e misericordioso,
egli dà cibo a coloro che lo temono.



Memóriam fecit mirabílium

suórum miséricors et miserátor Dóminus;

escam dedit timéntibus se.

Oppure: Ap 3,20
«Ecco, sto alla porta e busso» dice il Signore.
«Se uno ascolta la mia voce e mi apre,
io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me».


Ecce sto ad óstium et pulso, dicit Dóminus:

si quis audíerit vocem meam,

et aperúerit mihi iánuam, intrábo ad illum,

et cenábo cum illo, et ipse mecum.


Dopo la Comunione
Assisti, Signore, il tuo popolo, che hai colmato della grazia di questi santi misteri, e fa' che passiamo dalla decadenza del peccato alla pienezza della vita nuova. Per Cristo nostro Signore.

Pópulo tuo, quæsumus, Dómine, adésto propítius, et, quem mystériis cæléstibus imbuísti, fac ad novitátem vitæ de vetustáte transíre. Per Christum..




Venerdì 27 luglio
Mt 13,18-23


Il Vangelo ci presenta Gesù lungo il mare di Galilea, costretto a salire su di una barca a motivo della numerosissima folla radunatasi attorno a lui. E narra una parabola importante. E, caso raro nei Vangeli, la spiega lui stesso. Il senso di fondo della parabola è chiaro: si deve vivere dell’ascolto del Vangelo e non della propria presunzione. Il seminatore esce per seminare e a larghe bracciate getta il seme.

Sembra non preoccuparsi di scegliere il terreno, visto che molti semi vanno perduti. Solo quelli che cadono sulla terra buona danno frutto. Gesù, anche se non lo dice, si paragona al seminatore. È sua, tipicamente sua, certo non nostra, la generosità nello spargere il seme. Quel seminatore non è un misurato calcolatore; e, per di più, sembra riporre fiducia anche in quei terreni che sono più una strada o un ammasso di pietre che una terra arata e disponibile. Eppure anche là il seminatore getta la semente, sperando che attecchisca. Certo è che tutto il terreno è importante per il seminatore. In effetti non c’è parte di questa terra che egli non consideri degna di attenzione. Nessuna porzione è scartata. Il terreno è il mondo, anche quella parte di mondo che è ciascuno di noi. Non è difficile riconoscere nella diversità del terreno la complessità delle situazioni del mondo e quelle di ciascuno di noi. Gesù non vuol dividere gli uomini e le donne in due categorie, quelli che rappresentano il terreno buono e gli altri quello cattivo. Ciascuno di noi riassume tutte le diversità di terreno riportate dal Vangelo. Magari un giorno è più sassoso e un altro meno; altre volte accoglie il Vangelo ma poi si lascia sorprendere dalla tentazione; e in un altro momento ascolta e porta frutto. Una cosa è certa per tutti: c’è bisogno che il seminatore entri nel terreno, rivolti le zolle, tolga i sassi, sradichi le erbe amare e getti con abbondanza il seme. Il terreno, che sia sassoso o buono, quasi non importa, deve accogliere il seme, ossia la Parola di Dio. Essa è sempre un dono. Ma pur venendo da fuori entra così profondamente nel terreno da diventare una cosa sola con esso. Le nostre mani, abituate forse a toccare cose che giudichiamo grandi di valore, considerano poco questo piccolo seme. Quante volte abbiamo ritenuto ben più importanti le nostre tradizioni e le nostre convinzioni rispetto alla debole e fragile parola evangelica! Eppure, come nel piccolo seme è raccolta tutta la forza che porterà alla pianta futura, così nella parola evangelica risiede l’energia che crea il nostro futuro e quello del mondo. L’importante è non contrastarla.


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28/07/2012 10:27

XVI SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - SABATO
MESSALE


Antifona d'Ingresso Sal 53,6.8
Ecco, Dio viene in mio aiuto,
il Signore sostiene l'anima mia.
A te con gioia offrirò sacrifici
e loderò il tuo nome, Signore, perché sei buono.


Ecce Deus ádiuvat me,

et Dóminus suscéptor est ánimæ meæ.

Voluntárie sacrificábo tibi, et confitébor nómini tuo,

Dómine, quóniam bonum est.


Colletta
Sii propizio a noi tuoi fedeli, Signore, e donaci i tesori della tua grazia, perché, ardenti di speranza, fede e carità, restiamo sempre fedeli ai tuoi comandamenti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Propitiáre, Dómine, fámulis tuis, et clémenter grátiæ tuæ super eos dona multíplica, ut, spe, fide et caritáte fervéntes, semper in mandátis tuis vígili custódia persevérent. Per Dóminum.


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Ger 7, 1-11
Forse per voi è un covo di ladri questo tempio sul quale è invocato il mio nome?

Dal libro del profeta Geremìa
Questa parola fu rivolta dal Signore a Geremìa:
«Férmati alla porta del tempio del Signore e là pronuncia questo discorso: Ascoltate la parola del Signore, voi tutti di Giuda che varcate queste porte per prostrarvi al Signore. Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Rendete buone la vostra condotta e le vostre azioni, e io vi farò abitare in questo luogo. Non confidate in parole menzognere ripetendo: “Questo è il tempio del Signore, il tempio del Signore, il tempio del Signore!”.
Se davvero renderete buone la vostra condotta e le vostre azioni, se praticherete la giustizia gli uni verso gli altri, se non opprimerete lo straniero, l’orfano e la vedova, se non spargerete sangue innocente in questo luogo e se non seguirete per vostra disgrazia dèi stranieri, io vi farò abitare in questo luogo, nella terra che diedi ai vostri padri da sempre e per sempre.
Ma voi confidate in parole false, che non giovano: rubare, uccidere, commettere adulterio, giurare il falso, bruciare incenso a Baal, seguire altri dèi che non conoscevate. Poi venite e vi presentate davanti a me in questo tempio, sul quale è invocato il mio nome, e dite: “Siamo salvi!”, e poi continuate a compiere tutti questi abomini. Forse per voi è un covo di ladri questo tempio sul quale è invocato il mio nome? Anch’io però vedo tutto questo! Oracolo del Signore».

Salmo Responsoriale Dal Salmo 83
Quanto sono amabili le tue dimore,Signore degli eserciti!

L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.

Anche il passero trova una casa
e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari, Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio.


Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio,
cresce lungo il cammino il suo vigore.

Sì, è meglio un giorno nei tuoi atri
che mille nella mia casa;
stare sulla soglia della casa del mio Dio
è meglio che abitare nelle tende dei malvagi.

Canto al Vangelo Gc 1,21
Alleluia, alleluia.
Accogliete con docilità la Parola
che è stata piantata in voi
e può portarvi alla salvezza.
Alleluia.

Vangelo Mt 13, 24-30
Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo:
«Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania.
Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”.
E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”».


Sulle Offerte
O Dio, che nell'unico e perfetto sacrificio del Cristo hai dato valore e compimento alle tante vittime della legge antica, accogli e santifica questa nostra offerta come un giorno benedicesti i doni di Abele, e ciò che ognuno di noi presenta in tuo onore giovi alla salvezza di tutti. Per Cristo nostro Signore.

Deus, qui legálium differéntiam hostiárum uníus sacrifícii perfectióne sanxísti, áccipe sacrifícium a devótis tibi fámulis, et pari benedictióne, sicut múnera Abel, sanctífica, ut, quod sínguli obtulérunt ad maiestátis tuæ honórem, cunctis profíciat ad salútem. Per Christum.

Antifona alla Comunione Sal 110,4-5
Ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi:
buono è il Signore e misericordioso,
egli dà cibo a coloro che lo temono.



Memóriam fecit mirabílium

suórum miséricors et miserátor Dóminus;

escam dedit timéntibus se.

Oppure: Ap 3,20
«Ecco, sto alla porta e busso» dice il Signore.
«Se uno ascolta la mia voce e mi apre,
io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me».


Ecce sto ad óstium et pulso, dicit Dóminus:

si quis audíerit vocem meam,

et aperúerit mihi iánuam, intrábo ad illum,

et cenábo cum illo, et ipse mecum.


Dopo la Comunione
Assisti, Signore, il tuo popolo, che hai colmato della grazia di questi santi misteri, e fa' che passiamo dalla decadenza del peccato alla pienezza della vita nuova. Per Cristo nostro Signore.

Pópulo tuo, quæsumus, Dómine, adésto propítius, et, quem mystériis cæléstibus imbuísti, fac ad novitátem vitæ de vetustáte transíre. Per Christum..



Sabato 28 luglio
Mt 13,24-30


La parabola della zizzania è stata forse tra le parole evangeliche decisive in alcuni momenti storici quando maggiormente gli uomini religiosi videro minacciati i diritti della verità e sentirono l’esigenza di difenderli. Si può dire che una lunga vicenda di guerre di religione, condotte da cristiani, abbiano trovato principalmente in questo testo scritturistico un ostacolo capace di indurre riflessioni, ripensamenti e dubbi. Il padrone del campo, infatti, ha un comportamento assolutamente singolare. Egli si rende conto che un nemico ha seminato la zizzania là dov’egli aveva seminato il seme buono. Eppure, ai servi che gli fanno notare l’accaduto, impedisce di tagliare l’erba cattiva fin dall’inizio. Perché questo padrone ferma lo zelo di quanti in definitiva vogliono solo difendere l’opera sua? La domanda ci introduce nel mistero dell’amore di Dio che è più grande delle nostre logiche. Potremmo dire che da questa parabola inizia la storia della tolleranza cristiana, perché secca in radice l’erba malvagia del manicheismo, della distinzione tra buoni e cattivi, tra giusti e ingiusti. In essa c’è non solo l’invito ad una illimitata tolleranza, ma persino al rispetto per il nemico, anche quando fosse nemico non solo personale ma della causa più giusta e più santa, di Dio, della giustizia, della nazione, della libertà. Questa parabola, così lontana dalla nostra logica e dai nostri comportamenti, fonda una cultura di pace. Oggi, mentre proliferano tragici conflitti, questa parola evangelica è un invito all’incontro e al dialogo. Tale atteggiamento non è segno di debolezza e di cedimento. E’ concedere ad ogni uomo la possibilità di scendere nel profondo del proprio cuore per ritrovare l’impronta di Dio e della sua giustizia.


LA PAROLA

SALVEZZA

La salvezza secondo la fede cristiana…ci è offerta nel senso che ci è stata data la speranza, una speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente, anche un presente faticoso, può essere accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino.




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29/07/2012 10:30

Liturgia della XVII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B *

Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA






XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Anno B

MISSALE ROMANUM VETUS ORDO

LETTURE: 2 Re4,42-44; Sal 144; Ef 4,1-6; Gv 6,1-15


Il pane ai poveri

Il mangiare è una funzione così essenziale nella vita umana che quasi tutte le religioni ne fanno un simbolo e l'accompagnano con un rito liturgico. Il cristianesimo propone la salvezza sotto forma di un banchetto, che è simbolo ed anticipazione del banchetto eterno

I poveri mangeranno a sazietà
I tempi predetti dai profeti come i tempi del Messia, sono caratterizzati da questo fatto di immediata intuizione: «abbondanza per i poveri». «I poveri mangeranno e saranno saziati», dice il salmista (Sal 21,27). E Isaia, in una visione profetica, vede tutti i popoli radunati per un grande banchetto: «Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati» (Is 25,6). In grado di apprezzare una visione di questo genere sono soprattutto i poveri, quelli che non mangiano mai a sazietà. L'idea dell'abbondanza e della sazietà viene sottolineata espressamente sia nel vangelo («riempirono 12 canestri con i pezzi... avanzati») sia nella la lettura che, anche letterariamente e stilisticamente, è parallela al vangelo («così dice il Signore: ne mangeranno e ne avanzerà anche»). Con l'avvento di Gesù il tema messianico dell'abbondanza attinge il suo compimento.
Nel vangelo il miracolo della moltiplicazione dei pani si riveste di un trasparente significato eucaristico, come realtà che si annunciano e si completano a vicenda, e preludono alla comunione senza veli con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Il vocabolario adoperato sia da Giovanni che dai Sinottici è tipicamente eucaristico. Troviamo infatti gli stessi verbi che sono usati per l'istituzione della Eucaristia: prese il pane, e dopo aver reso grazie, lo distribuì...
La lettura eucaristica manifesta la comprensione teologica da parte della comunità primitiva, in un sovrapporsi di piani sviluppati più ampiamente da Giovanni.
L'Eucaristia viene così vista nel suo senso più genuino di abbondanza di vita e quindi capace di dare la vita eterna nell'ambito del banchetto messianico.

Un «test» per la nostra carità
Il problema della fame nel mondo è certamente una delle questioni più angosciose del nostro tempo. La sua soluzione è ancora ben lontana. Lo squilibrio economico tra le nazioni sviluppate e le altre continua a registrare paurosi aumenti. L'aiuto economico offerto dalle nazioni ricche a quelle povere è ancora troppo debole e male orientato per avviare il progresso economico e sociale dei paesi in via di sviluppo.
Ci chiediamo se la Chiesa ancora oggi moltiplica i pani per coloro che hanno fame, o più concretamente se nel problema della farne che assilla il mondo d'oggi, la Chiesa ha qualcosa da fare oltre al suo ufficio di ricordare, senza posa, ai suoi membri i loro obblighi individuali e collettivi. Ma siamo ben convinti che la Chiesa siamo noi?
Gesù saziò concretamente degli uomini che avevano fame, e, se egli ha rivelato il pane di vita eterna, lo ha fatto partendo da una realtà terrestre. Il pane che egli dona non è soltanto il simbolo del pane soprannaturale. Non è possibile rivelare il pane della vita eterna, senza impegnarsi davvero nei doveri della solidarietà umana. L'amore dei poveri, come quello dei nemici, è il test per eccellenza della qualità della nostra carità. Riconoscere ai poveri il diritto di ricevere il pane della vita è impegnarsi fino in fondo nelle esigenze di amore; è, per il cristiano, tradurre con una nuova «moltiplicazione dei pani» su scala mondiale il beneficio che egli ha ricevuto da Cristo.

Una Chiesa povera, segno di abbondanza
Ora, proprio perché la Chiesa si trova di fatto più sviluppata nelle nazioni ricche dell'Occidente, per rendere credibile il suo messaggio deve presentarsi alle moltitudini dei poveri che popolano il mondo, e che sono, di diritto, i primi destinatari del vangelo, come colei che rende partecipi i popoli della sua abbondanza.
La Chiesa cambierà volto nella misura in cui i cristiani e i responsabili delle istituzioni ecclesiali prenderanno coscienza delle responsabilità che il terzo mondo pone alla loro fede e alla loro carità. Allora il rapporto tra la Chiesa e la ricchezza materiale sarà restaurato nella sua evangelica verità, e la Chiesa tornerà ad essere nel mondo un «segno» per tutti coloro che hanno fame di pane e di vita eterna.
È un paradosso, ma solo una Chiesa povera sarà segno dell'abbondanza.


Sovrabbondo di gioia in ogni tribolazione

Dalle «Omelie sulla seconda lettera ai Corinzi» di san Giovanni Crisostomo, vescovo (Om. 14, 1-2; PG 61, 497-499)
Paolo riprende il discorso sulla carità, moderando l'asprezza del rimprovero. Dopo avere infatti biasimato e rimproverato i Corinzi per il fatto che, pur amati, non avevano corrisposto all'amore, anzi erano stati ingrati e avevano dato ascolto a gente malvagia, mitiga il rimprovero dicendo: «Fateci posto nei vostri cuori» (2 Cor 7, 2), cioè amateci. Chiede un favore assai poco gravoso, anzi più utile a loro che a lui. Non dice «amate», ma con squisita delicatezza: «Fateci posto nei vostri cuori». Chi ci ha scacciati, sembra chiedere, dai vostri cuori? Chi ci ha espulsi? Per quale motivo siamo stati banditi dal vostro spirito? Dato che prima aveva affermato: «E' nei vostri cuori invece che siete allo stretto» (2 Cor 6, 12), qui esprime lo stesso sentimento dicendo: «Fateci posto nei vostri cuori». Così li attira di nuovo a sé. Niente spinge tanto all'amore chi è amato quanto il sapere che l'amante desidera ardentemente di essere corrisposto.
«Vi ho già detto poco fa, continua, che siete nel nostro cuore per morire insieme e insieme vivere» (2 Cor 7, 3). Espressione massima dell'amore di Paolo: benché disprezzato, desidera vivere e morire con loro. Siete nel nostro cuore non superficialmente, in modo qualsiasi, ma come vi ho detto. Può capitare che uno ami, ma fugga al momento del pericolo: non è così per me.
«Sono pieno di consolazione» (2 Cor 7, 4). Di quale consolazione? Di quella che mi viene da voi: ritornati sulla buona strada mi avete consolato con le vostre opere. E' proprio di chi ama prima lamentarsi del fatto che non è amato, poi temere di recare afflizione per eccessiva insistenza nella lamentela. Per questo motivo aggiunge: «Sono pieno di consolazione, pervaso di gioia».
In altre parole: sono stato colpito da grande dispiacere a causa vostra, ma mi avete abbondantemente compensato e recato gran sollievo; non avete solo rimosso la causa del dispiacere, ma mi avete colmato di più abbondante gioia.
Paolo manifesta la sua grandezza d'animo non fermandosi a dire semplicemente «sovrabbondo di gioia», ma aggiungendo anche «in ogni mia tribolazione». E' così grande il piacere che mi avete arrecato che neppure la più grande tribolazione può oscurarlo, anzi è tale da farmi dimenticare con l'esuberanza della sua ricchezza, tutti gli affanni che mi erano piombati addosso e ha impedito che io ne rimanessi schiacciato.


MESSALE

Antifona d'Ingresso Sal 67,6-7.36
Dio sta nella sua santa dimora;
ai derelitti fa abitare una casa,
e dà forza e vigore al suo popolo.


Deus in loco sancto suo;

Deus qui inhabitáre facit unánimes in domo,

ipse dabit virtútem et fortitúdinem plebi suæ.


Colletta
O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni. Per il nostro Signore...

Protéctor in te sperántium, Deus, sine quo nihil est válidum, nihil sanctum, multíplica super nos misericórdiam tuam, ut, te rectóre, te duce, sic bonis transeúntibus nunc utámur, ut iam possímus inhærére mansúris. Per Dóminum...


Oppure:
O Padre, che nella Pasqua domenicale ci chiami a condividere il pane vivo disceso dal cielo, aiutaci a spezzare nella carità di Cristo anche il pane terreno, perché sia saziata ogni fame del corpo e dello spirito. Per il nostro Signore...

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura 2 Re 4, 42-44
Ne mangeranno e ne faranno avanzare.

Dal secondo libro dei Re
In quei giorni, da Baal Salisà venne un uomo, che portò pane di primizie all’uomo di Dio: venti pani d’orzo e grano novello che aveva nella bisaccia.
Eliseo disse: «Dallo da mangiare alla gente». Ma il suo servitore disse: «Come posso mettere questo davanti a cento persone?». Egli replicò: «Dallo da mangiare alla gente. Poiché così dice il Signore: “Ne mangeranno e ne faranno avanzare”».
Lo pose davanti a quelli, che mangiarono e ne fecero avanzare, secondo la parola del Signore.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 144
Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.

Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa
e tu dai loro il cibo a tempo opportuno.
Tu apri la tua mano
e sazi il desiderio di ogni vivente.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.

Seconda Lettura Ef 4, 1-6
Un solo corpo, un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.
Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.

Canto al Vangelo Lc 7,16b
Alleluia, alleluia.
Un grande profeta è sorto tra noi,
e Dio ha visitato il suo popolo.
Alleluia.





Vangelo Gv 6, 1-15
Distribuì a quelli che erano seduti quanto ne volevano.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano.
E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.


Sulle Offerte
Accetta, Signore, queste offerte che la tua generosità ha messo nelle nostre mani, perché, il tuo Spirito, operante nei santi misteri, santifichi la nostra vita presente e ci guidi alla felicità senza fine. Per Cristo nostro Signore.

Súscipe, quæsumus, Dómine, múnera, quæ tibi de tua largitáte deférimus, ut hæc sacrosáncta mystéria, grátiæ tuæ operánte virtúte, et præséntis vitæ nos conversatióne sanctíficent, et ad gáudia sempitérna perdúcant. Per Christum.

Antifona alla Comunione Sal 102.2
Anima mia, benedici il Signore:
non dimenticare tanti suoi benefici.


Bénedic, ánima mea, Dómino,

et noli oblivísci omnes retributiónes eius.


Oppure: Mt 5,7-8
Beati i misericordiosi:
essi troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore:
essi vedranno Dio.


Beáti misericórdes,

quóniam ipsi misericórdiam consequéntur.

Beáti mundo corde, quóniam ipsi Deum vidébunt.


Oppure: Cf Mc 6,41
Gesù spezzò i cinque pani
e li distribuì a tutti finché ne vollero.

Dopo la Comunione
O Dio nostro Padre, che ci hai dato la grazia di partecipare al mistero eucaristico, memoriale perpetuo della passione del tuo Figlio, fa' che questo dono del suo ineffabile amore giovi sempre per la nostra salvezza. Per Cristo nostro Signore.

Súmpsimus, Dómine, divínum sacraméntum, passiónis Fílii tui memoriále perpétuum; tríbue, quæsumus, ut ad nostram salútem hoc munus profíciat, quod ineffábili nobis caritáte ipse donávit. Qui vivit..





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30/07/2012 11:06

XVII SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - LUNEDÌ
MESSALE



Antifona d'Ingresso Sal 67,6-7.36
Dio sta nella sua santa dimora;
ai derelitti fa abitare una casa,
e dà forza e vigore al suo popolo.


Deus in loco sancto suo;

Deus qui inhabitáre facit unánimes in domo,

ipse dabit virtútem et fortitúdinem plebi suæ.


Colletta
O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni. Per il nostro Signore...

Protéctor in te sperántium, Deus, sine quo nihil est válidum, nihil sanctum, multíplica super nos misericórdiam tuam, ut, te rectóre, te duce, sic bonis transeúntibus nunc utámur, ut iam possímus inhærére mansúris. Per Dóminum...


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Ger 13, 1-11
Questo popolo diventerà come questa cintura, che non è più buona a nulla.

Dal libro del profeta Geremìa
Il Signore mi disse così: «Va’ a comprarti una cintura di lino e mettitela ai fianchi senza immergerla nell’acqua». Io comprai la cintura, secondo il comando del Signore, e me la misi ai fianchi.
Poi la parola del Signore mi fu rivolta una seconda volta: «Prendi la cintura che hai comprato e che porti ai fianchi e va’ subito all’Eufrate e nascondila nella fessura di una pietra». Io andai e la nascosi presso l’Eufrate, come mi aveva comandato il Signore.
Dopo molto tempo il Signore mi disse: «Àlzati, va’ all’Eufrate e prendi di là la cintura che ti avevo comandato di nascondervi». Io andai all’Eufrate, cercai e presi la cintura dal luogo in cui l’avevo nascosta; ed ecco, la cintura era marcita, non era più buona a nulla.
Allora mi fu rivolta questa parola del Signore: «Dice il Signore: In questo modo ridurrò in marciume l’orgoglio di Giuda e il grande orgoglio di Gerusalemme. Questo popolo malvagio, che rifiuta di ascoltare le mie parole, che si comporta secondo la caparbietà del suo cuore e segue altri dèi per servirli e per adorarli, diventerà come questa cintura, che non è più buona a nulla. Poiché, come questa cintura aderisce ai fianchi di un uomo, così io volli che aderisse a me tutta la casa d’Israele e tutta la casa di Giuda – oracolo del Signore –, perché fossero mio popolo, mia fama, mia lode e mia gloria, ma non mi ascoltarono».

Salmo Responsoriale Dt 32,18-21
Hai dimenticato Dio che ti ha generato.

La Roccia, che ti ha generato, tu hai trascurato;
hai dimenticato il Dio che ti ha procreato!
Ma il Signore ha visto e ha disdegnato
con ira i suoi figli e le sue figlie.

Ha detto: «Io nasconderò loro il mio volto;
vedrò quale sarà la loro fine.
Sono una generazione perfida,
sono figli infedeli.

Mi resero geloso con ciò che non è Dio,
mi irritarono con i loro idoli vani;
io li renderò gelosi con uno che non è popolo,
li irriterò con una nazione stolta».

Canto al Vangelo Gc 1,18
Alleluia, alleluia.
Per sua volontà il Padre ci ha generati
per mezzo della parola di verità,
per essere una primizia delle sue creature.
Alleluia.

Vangelo Mt 13, 31-35
Il granello di senape diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».


Sulle Offerte
Accetta, Signore, queste offerte che la tua generosità ha messo nelle nostre mani, perché, il tuo Spirito, operante nei santi misteri, santifichi la nostra vita presente e ci guidi alla felicità senza fine. Per Cristo nostro Signore.

Súscipe, quæsumus, Dómine, múnera, quæ tibi de tua largitáte deférimus, ut hæc sacrosáncta mystéria, grátiæ tuæ operánte virtúte, et præséntis vitæ nos conversatióne sanctíficent, et ad gáudia sempitérna perdúcant. Per Christum.

Antifona alla Comunione Sal 102.2
Anima mia, benedici il Signore:
non dimenticare tanti suoi benefici.


Bénedic, ánima mea, Dómino,

et noli oblivísci omnes retributiónes eius.


Oppure: Mt 5,7-8
Beati i misericordiosi:
essi troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore:
essi vedranno Dio.


Beáti misericórdes,

quóniam ipsi misericórdiam consequéntur.

Beáti mundo corde, quóniam ipsi Deum vidébunt.


Dopo la Comunione
O Dio nostro Padre, che ci hai dato la grazia di partecipare al mistero eucaristico, memoriale perpetuo della passione del tuo Figlio, fa' che questo dono del suo ineffabile amore giovi sempre per la nostra salvezza. Per Cristo nostro Signore.




IL VANGELO CON BENEDETTO XVI
“SCOPRIRE GESU’ NEL CUORE DEL NOSTRO QUOTIDIANO”

Lunedì 30 luglio
Mt 13,31-35



Il granello di senape diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami.



Il granello di senape è considerato il più piccolo di tutti i semi. Pur così minuto, però, esso è pieno di vita; dal suo spezzarsi nasce un germoglio capace di rompere il terreno, di uscire alla luce del sole e di crescere fino a diventare «più grande di tutte le piante dell’orto» (cfr Mc 4,32): la debolezza è la forza del seme, lo spezzarsi è la sua potenza. E così è il Regno di Dio: una realtà umanamente piccola, composta da chi è povero nel cuore, da chi non confida nella propria forza, ma in quella dell’amore di Dio, da chi non è importante agli occhi del mondo; eppure proprio attraverso di loro irrompe la forza di Cristo e trasforma ciò che è apparentemente insignificante. L’immagine del seme è particolarmente cara a Gesù, perché esprime bene il mistero del Regno di Dio. Nelle parabole di oggi esso rappresenta una «crescita» e un «contrasto»: la crescita che avviene grazie a un dinamismo insito nel seme stesso e il contrasto che esiste tra la piccolezza del seme e la grandezza di ciò che produce. Il messaggio è chiaro: il Regno di Dio, anche se esige la nostra collaborazione, è innanzitutto dono del Signore, grazia che precede l’uomo e le sue opere. La nostra piccola forza, apparentemente impotente dinanzi ai problemi del mondo, se immessa in quella di Dio non teme ostacoli, perché certa è la vittoria del Signore. È il miracolo dell’amore di Dio, che fa germogliare e fa crescere ogni seme di bene sparso sulla terra. E l’esperienza di questo miracolo d’amore ci fa essere ottimisti, nonostante le difficoltà, le sofferenze e il male che incontriamo.



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31/07/2012 08:47

31 LUGLIO
XVII SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - MARTEDÌ
SANT'IGNAZIO DI LOYOLA (m)
MESSALE


Antifona d'Ingresso Fil 2.10-11
Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi
in cielo, in terra e sotto terra, e ogni lingua proclami
che Gesù è il Signore a gloria di Dio Padre.

In nómine Iesu omne genu flectátur, cæléstium, terréstrium et infernórum; et omnis lingua confiteátur quia Dóminus Iesus Christus in glória est Dei Patris.

Colletta
O Dio, che a gloria del tuo nome hai suscitato nella Chiesa sant'Ignazio di Loyola, concedi anche a noi, con il suo aiuto e il suo esempio, di combattere la buona battaglia del Vangelo, per ricevere in cielo la corona dei santi. Per il nostro Signore...

Deus, qui ad maiórem tui nóminis glóriam propagándam beátum Ignátium in Ecclésia tua suscitásti, concéde, ut, eius auxílio et imitatióne certántes in terris, coronári cum ipso mereámur in cælis. Per Dóminum....

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Ger 14, 17-22
Ricordati, Signore! Non rompere la tua alleanza con noi.

Dal libro del profeta Geremìa
Il Signore ha detto:
«I miei occhi grondano lacrime
notte e giorno, senza cessare,
perché da grande calamità
è stata colpita la vergine,
figlia del mio popolo,
da una ferita mortale.
Se esco in aperta campagna,
ecco le vittime della spada;
se entro nella città,
ecco chi muore di fame.
Anche il profeta e il sacerdote
si aggirano per la regione senza comprendere».
Hai forse rigettato completamente Giuda,
oppure ti sei disgustato di Sion?
Perché ci hai colpiti, senza più rimedio per noi?
Aspettavamo la pace, ma non c’è alcun bene,
il tempo della guarigione, ed ecco il terrore!
Riconosciamo, Signore, la nostra infedeltà,
la colpa dei nostri padri:
abbiamo peccato contro di te.
Ma per il tuo nome non respingerci,
non disonorare il trono della tua gloria.
Ricòrdati! Non rompere la tua alleanza con noi.
Fra gli idoli vani delle nazioni c’è qualcuno che può far piovere?
Forse che i cieli da sé mandano rovesci?
Non sei piuttosto tu, Signore, nostro Dio?
In te noi speriamo,
perché tu hai fatto tutto questo.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 78
Salvaci, Signore, per la gloria del tuo nome.

Non imputare a noi le colpe dei nostri antenati:
presto ci venga incontro la tua misericordia,
perché siamo così poveri!

Aiutaci, o Dio, nostra salvezza,
per la gloria del tuo nome;
liberaci e perdona i nostri peccati
a motivo del tuo nome.

Giunga fino a te il gemito dei prigionieri;
con la grandezza del tuo braccio
salva i condannati a morte.

E noi, tuo popolo e gregge del tuo pascolo,
ti renderemo grazie per sempre;
di generazione in generazione narreremo la tua lode.

Canto al Vangelo Mt 13
Alleluia, alleluia.
Il seme è la parola di Dio,
il seminatore è Cristo:
chiunque trova lui, ha la vita eterna.
Alleluia.

Vangelo Vangelo Mt 13, 36-43
Come si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».
Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti».


Sulle Offerte
Accetta, Signore, l'offerta che ti presentiamo nel ricordo di sant'Ignazio di Loyola, e fa' che questo sacramento, sorgente di ogni santità della Chiesa, ci santifichi nella verità. Per Cristo nostro Signore.

Pláceant, Dómine Deus, oblatiónes in celebratióne beáti Ignátii tibi delátæ, et præsta, ut sacrosáncta mystéria, in quibus omnis sanctitátis fontem constituísti, nos quoque in veritáte sanctíficent. Per Christum.

Antifona alla Comunione Lc 12,49
«Sono venuto a portare il fuoco sulla terra,
e come vorrei che fosse già acceso»,
dice il Signore.


Dicit Dóminus: Ignem veni míttere in terram,

et quid volo, nisi ut accendátur?


Dopo la Comunione
Signore, il sacrificio che ci hai dato la gioia di celebrare nel ricordo di sant'Ignazio di Loyola, orienti tutta la nostra vita alla lode perenne del tuo nome. Per Cristo nostro Signore.


Laudis hóstia, Dómine, quam pro beáto Ignátio grátias agéntes obtúlimus, ad perpétuam nos maiestátis tuæ laudatiónem perdúcat. Per Christum.




Martedì 31 luglio
Mt 13,36-43



Come si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.



Le parabole evangeliche sono brevi narrazioni che Gesù utilizza per annunciare i misteri del Regno dei cieli. Utilizzando immagini e situazioni della vita quotidiana, il Signore «vuole indicarci il vero fondamento di tutte le cose. Egli ci mostra … il Dio che agisce, che entra nella nostra vita e ci vuole prendere per mano» (Gesù di Nazaret. I, Milano, 2007, 229). Con tale genere di discorsi, il divino Maestro invita a riconoscere anzitutto il primato di Dio Padre: dove Lui non c’è, niente può essere buono. È una priorità decisiva per tutto. Regno dei cieli significa, appunto, signoria di Dio, e ciò vuol dire che la sua volontà dev’essere assunta come il criterio-guida della nostra esistenza. Il tema contenuto nel Vangelo di questa domenica è proprio il Regno dei cieli. Il cielo non va inteso soltanto nel senso dell’altezza che ci sovrasta, poiché tale spazio infinito possiede anche la forma dell’interiorità dell’uomo. Gesù paragona il Regno dei cieli ad un campo di grano, per farci comprendere che dentro di noi è seminato qualcosa di piccolo e nascosto, che, tuttavia, possiede un’insopprimibile forza vitale. Malgrado tutti gli ostacoli, il seme si svilupperà e il frutto maturerà. Questo frutto sarà buono solo se il terreno della vita sarà stato coltivato secondo la volontà divina. Per questo, nella parabola del buon grano e della zizzania (Mt 13,24-30), Gesù ci avverte che, dopo la semina fatta dal padrone, «mentre tutti dormivano» è intervenuto «il suo nemico», che ha seminato l’erba cattiva. Questo significa che dobbiamo essere pronti a custodire la grazia ricevuta dal giorno del Battesimo, continuando ad alimentare la fede nel Signore, che impedisce al male di mettere radici. Sant’Agostino, commentando questa parabola, osserva che «molti prima sono zizzania e poi diventano buon grano» e aggiunge: «se costoro, quando sono cattivi, non venissero tollerati con pazienza, non giungerebbero al lodevole cambiamento» (Quaest. septend. in Ev. sec. Matth., 12, 4: PL 35, 1371).

Benedetto XVI, Angelus domenica 17 luglio 2011.



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1 AGOSTO
XVII SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - MERCOLEDÌ
SAN ALFONSO MARIA de' LIGUORI (m)

vescovo e dottore della Chiesa
(1696-1787)
MESSALE


Antifona d'Ingresso Dan 12,3
I saggi rifulgeranno
come lo splendore del firmamento;
coloro che insegneranno a molti la giustizia
brilleranno come stelle per sempre.

Ez 34,11 Ez 45,23-24
Visitábo oves meas, dicit Dóminus, et suscitábo pastórem qui pascat eas: ego autem Dóminus ero eis in Deum


Colletta
O Dio, che proponi alla tua Chiesa modelli sempre nuovi di vita cristiana, fa' che imitiamo l'ardore apostolico del santo vescovo Alfonso Maria de' Liguori nel servizio dei fratelli, per ricevere con lui il premio riservato ai tuoi servi fedeli. Per il nostro Signore...

Deus, qui in Ecclésia tua nova semper instáuras exémpla virtútum, da nobis in zelo animárum beáti Alfónsi Maríæ epíscopi ita vestígiis adhærére, ut eius in cælis assequámur et præmia. Per Dóminum.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Ger 15,10.16-21
Perché il mio dolore è senza fine? «Se ritornerai, starai alla mia presenza».

Dal libro del profeta Geremìa
Me infelice, madre mia! Mi hai partorito
uomo di litigio e di contesa per tutto il paese!
Non ho ricevuto prestiti, non ne ho fatti a nessuno,
eppure tutti mi maledicono.
Quando le tue parole mi vennero incontro,
le divorai con avidità;
la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore,
perché il tuo nome è invocato su di me,
Signore, Dio degli eserciti.
Non mi sono seduto per divertirmi
nelle compagnie di gente scherzosa,
ma spinto dalla tua mano sedevo solitario,
poiché mi avevi riempito di sdegno.
Perché il mio dolore è senza fine
e la mia piaga incurabile non vuole guarire?
Tu sei diventato per me un torrente ìnfido,
dalle acque incostanti.
Allora il Signore mi rispose:
«Se ritornerai, io ti farò ritornare
e starai alla mia presenza;
se saprai distinguere ciò che è prezioso
da ciò che è vile,
sarai come la mia bocca.
Essi devono tornare a te,
non tu a loro,
e di fronte a questo popolo io ti renderò
come un muro durissimo di bronzo;
combatteranno contro di te,
ma non potranno prevalere,
perché io sarò con te
per salvarti e per liberarti.
Oracolo del Signore.
Ti libererò dalla mano dei malvagi
e ti salverò dal pugno dei violenti».

Salmo Responsoriale Dal Salmo 58
O Dio, tu sei il mio rifugio nel giorno della mia angoscia.

Liberami dai nemici, mio Dio,
difendimi dai miei aggressori.
Liberami da chi fa il male,
salvami da chi sparge sangue.

Ecco, insidiano la mia vita,
contro di me congiurano i potenti.
Non c’è delitto in me, non c’è peccato, Signore;
senza mia colpa accorrono e si schierano.

Io veglio per te, mia forza,
perché Dio è la mia difesa.
Il mio Dio mi preceda con il suo amore;
Dio mi farà guardare dall’alto i miei nemici.

Ma io canterò la tua forza,
esalterò la tua fedeltà al mattino,
perché sei stato mia difesa,
mio rifugio nel giorno della mia angoscia.

O mia forza, a te voglio cantare,
poiché tu sei, o Dio, la mia difesa,
Dio della mia fedeltà.

Canto al Vangelo Gv 15,15
Alleluia, alleluia.
Vi ho chiamato amici, dice il Signore,
perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio
l’ho fatto conoscere a voi.
Alleluia.

Vangelo Vangelo Mt 13, 44-46
Vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».


Sulle Offerte
Padre misericordioso, che hai dato a sant'Alfonso Maria de' Liguori la grazia di celebrare questi misteri offrendo se stesso come vittima santa in unione al sacerdozio di Cristo, infiamma e santifica i nostri cuori con il fuoco del tuo Spirito. Per Cristo nostro Signore.


Cælésti, Dómine, Spíritus igne corda nostra cleménter exúre, qui beáto Alfónso Maríæ tribuísti et hæc mystéria celebráre, et per éadem hóstiam tibi sanctam seípsum exhibére. Per Christum.


Antifona alla Comunione Lc 12,42
Questo è il servo saggio e fedele,
che il Signore ha posto a capo della sua famiglia,
per distribuire a tempo debito la razione del cibo.



Jn 15,16

Non vos me elegístis, dicit Dóminus; sed ego elégi vos, et pósui vos ut eátis et fructum afferátis, et fructus vester máneat

Dopo la Comunione
O Dio, che nel vescovo sant'Alfonso Maria de' Liguori hai dato alla tua Chiesa un fedele ministro e apostolo dell'Eucaristia, concedi al tuo popolo di partecipare assiduamente a questo mistero, per cantare in eterno la tua lode. Per Cristo nostro Signore.



Deus, qui beátum Alfónsum Maríam fidélem dispensatórem et præcónem tanti mystérii providísti, concéde, ut fidéles tui illud frequénter percípiant, et, percipiéndo, te sine fine colláudent. Per Christum.



Mercoledì 1 agosto
Mt 13,44-46



Vende tutti i suoi averi e compra quel campo.



Gesù spiega che «il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo» (Mt 13,44). Trovare e conservare la gioia spirituale nasce dall’incontro con il Signore, che chiede di seguirlo, di fare la scelta decisa di puntare tutto su di Lui. Non abbiate paura di mettere in gioco la vostra vita facendo spazio a Gesù Cristo e al suo Vangelo; è la strada per avere la pace e la vera felicità nell’intimo di noi stessi, è la strada per la vera realizzazione della nostra esistenza di figli di Dio, creati a sua immagine e somiglianza. Cercare la gioia nel Signore: la gioia è frutto della fede, è riconoscere ogni giorno la sua presenza, la sua amicizia: «Il Signore è vicino!» (Fil 4,5); è riporre la nostra fiducia in Lui, è crescere nella conoscenza e nell’amore di Lui. L’«Anno della fede», che tra pochi mesi inizieremo, ci sarà di aiuto e di stimolo. Cari amici, imparate a vedere come Dio agisce nelle vostre vite, scopritelo nascosto nel cuore degli avvenimenti del vostro quotidiano. Credete che Egli è sempre fedele all’alleanza che ha stretto con voi nel giorno del vostro Battesimo. Sappiate che non vi abbandonerà mai. Rivolgete spesso il vostro sguardo verso di Lui. Sulla croce, ha donato la sua vita perché vi ama. La contemplazione di un amore così grande porta nei nostri cuori una speranza e una gioia che nulla può abbattere. Un cristiano non può essere mai triste perché ha incontrato Cristo, che ha dato la vita per lui. Cercare il Signore, incontrarlo nella vita significa anche accogliere la sua Parola, che è gioia.

Benedetto XVI, Messaggio per la XXVII Giornata Mondiale della Gioventù.



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XVII SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - GIOVEDÌ
MESSALE


Antifona d'Ingresso Sal 67,6-7.36
Dio sta nella sua santa dimora;
ai derelitti fa abitare una casa,
e dà forza e vigore al suo popolo.


Deus in loco sancto suo;

Deus qui inhabitáre facit unánimes in domo,

ipse dabit virtútem et fortitúdinem plebi suæ.


Colletta
O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni. Per il nostro Signore...

Protéctor in te sperántium, Deus, sine quo nihil est válidum, nihil sanctum, multíplica super nos misericórdiam tuam, ut, te rectóre, te duce, sic bonis transeúntibus nunc utámur, ut iam possímus inhærére mansúris. Per Dóminum...


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Ger 18, 1-6
Come l'argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani.

Dal libro del profeta Geremìa
Questa parola fu rivolta a Geremia da parte del Signore: “Prendi e scendi nella bottega del vasaio: là ti farò udire la mia parola”.
Io sono sceso nella bottega del vasaio ed ecco, egli stava lavorando al tornio. Ora, se si guastava il vaso che egli stava modellando, come capita con la creta in mano al vasaio, egli rifaceva con essa un altro vaso, come ai suoi occhi pareva giusto.
Allora mi fu rivolta la parola del Signore: “Forse non potrei agire con voi, casa di Israele, come questo vasaio? Oracolo del Signore. Ecco, come l’argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani, casa di Israele”.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 145
In te spero, Signore: tu mi puoi salvare.

Loda il Signore, anima mia:
loderò il Signore per tutta la mia vita,
finché vivo canterò inni al mio Dio.

Non confidate nei potenti,
in un uomo che non può salvare.
Esala lo spirito e ritorna alla terra;
in quel giorno svaniscono tutti i suoi disegni.

Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe,
chi spera nel Signore suo Dio,
creatore del cielo e della terra,
del mare e di quanto contiene.

Canto al Vangelo At 16,14
Alleluia, alleluia.
Apri, Signore, il nostro cuore
e comprenderemo le parole del Figlio tuo.
Alleluia.

Vangelo Mt 13, 47-53
Raccolgono i buoni nei canestri e buttano via i cattivi.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse alla folla: “Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete capito tutte queste cose?”. Gli risposero: “Sì”.
Ed egli disse loro: “Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”.
Terminate queste parabole, Gesù partì di là.


Sulle Offerte
Accetta, Signore, queste offerte che la tua generosità ha messo nelle nostre mani, perché, il tuo Spirito, operante nei santi misteri, santifichi la nostra vita presente e ci guidi alla felicità senza fine. Per Cristo nostro Signore.

Súscipe, quæsumus, Dómine, múnera, quæ tibi de tua largitáte deférimus, ut hæc sacrosáncta mystéria, grátiæ tuæ operánte virtúte, et præséntis vitæ nos conversatióne sanctíficent, et ad gáudia sempitérna perdúcant. Per Christum.

Antifona alla Comunione Sal 102.2
Anima mia, benedici il Signore:
non dimenticare tanti suoi benefici.


Bénedic, ánima mea, Dómino,

et noli oblivísci omnes retributiónes eius.


Oppure: Mt 5,7-8
Beati i misericordiosi:
essi troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore:
essi vedranno Dio.


Beáti misericórdes,

quóniam ipsi misericórdiam consequéntur.

Beáti mundo corde, quóniam ipsi Deum vidébunt.


Dopo la Comunione
O Dio nostro Padre, che ci hai dato la grazia di partecipare al mistero eucaristico, memoriale perpetuo della passione del tuo Figlio, fa' che questo dono del suo ineffabile amore giovi sempre per la nostra salvezza. Per Cristo nostro Signore.






Giovedì 2 agosto
Mt 13,47-53



Raccolgono i buoni nei canestri e buttano via i cattivi.



La prospettiva del Giudizio, già dai primissimi tempi, ha influenzato i cristiani fin nella loro vita quotidiana come criterio secondo cui ordinare la vita presente, come richiamo alla loro coscienza e, al contempo, come speranza nella giustizia di Dio. La fede in Cristo non ha mai guardato solo indietro né mai solo verso l’alto, ma sempre anche in avanti verso l’ora della giustizia che il Signore aveva ripetutamente preannunciato. Questo sguardo in avanti ha conferito al cristianesimo la sua importanza per il presente. L’immagine del Giudizio finale è in primo luogo non un’immagine terrificante, ma un’immagine di speranza; per noi forse addirittura l’immagine decisiva della speranza. Ma non è forse anche un’immagine di spavento? Io direi: è un’immagine che chiama in causa la responsabilità. Dio è giustizia e crea giustizia. È questa la nostra consolazione e la nostra speranza. Ma nella sua giustizia è insieme anche grazia. Questo lo sappiamo volgendo lo sguardo sul Cristo crocifisso e risorto. Ambedue – giustizia e grazia – devono essere viste nel loro giusto collegamento interiore. La grazia non esclude la giustizia. Non cambia il torto in diritto. Non è una spugna che cancella tutto così che quanto s’è fatto sulla terra finisca per avere sempre lo stesso valore. Con la morte, la scelta di vita fatta dall’uomo diventa definitiva – questa sua vita sta davanti al Giudice. Il Giudizio di Dio è speranza sia perché è giustizia, sia perché è grazia. Se fosse soltanto grazia che rende irrilevante tutto ciò che è terreno, Dio resterebbe a noi debitore della risposta alla domanda circa la giustizia – domanda per noi decisiva davanti alla storia e a Dio stesso. Se fosse pura giustizia, potrebbe essere alla fine per tutti noi solo motivo di paura. L’incarnazione di Dio in Cristo ha collegato talmente l’uno con l’altra – giudizio e grazia – che la giustizia viene stabilita con fermezza: tutti noi attendiamo alla nostra salvezza «con timore e tremore» (Fil 2,12). Ciononostante la grazia consente a noi tutti di sperare e di andare pieni di fiducia incontro al Giudice che conosciamo come nostro «avvocato», (cfr 1 Gv 2,1).

Benedetto XVI, Lettera Enciclica Spe Salvi.




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4 AGOSTO
XVII SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - SABATO
SAN GIOVANNI MARIA VIANNEY (m)
MESSALE


Antifona d'Ingresso Lc 4,18
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione,
mi ha mandato per annunziare ai poveri il lieto
messaggio, e a risanare chi ha il cuore affranto.


Ps 131,9

Sacerdótes tui, Dómine, índuant iustítiam, et sancti tui exsúltent


Colletta
Dio onnipotente e misericordioso, che in san Giovanni Maria Vianney ci hai offerto un mirabile pastore, pienamente consacrato al servizio del tuo popolo, per la sua intercessione e il suo esempio fa' che dedichiamo la nostra vita per guadagnare a Cristo i fratelli e godere insieme con loro la gioia senza fine. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te...

Omnípotens et miséricors Deus, qui beátum Ioánnem Maríam presbyterum pastoráli stúdio mirábilem effecísti, da, quæsumus, ut, eius exémplo et intercessióne, fratres in caritáte Christo lucrémur, et cum eis ætérnam glóriam cónsequi valeámus. Per Dóminum.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Ger 26, 11-16. 24
Il Signore mi ha veramente inviato a voi per dire ai vostri orecchi tutte queste parole.

Dal libro del profeta Geremìa
In quei giorni, i sacerdoti e i profeti dissero ai capi e a tutto il popolo: «Una condanna a morte merita quest’uomo, perché ha profetizzato contro questa città, come avete udito con i vostri orecchi!».
Ma Geremìa rispose a tutti i capi e a tutto il popolo: «Il Signore mi ha mandato a profetizzare contro questo tempio e contro questa città le cose che avete ascoltato. Migliorate dunque la vostra condotta e le vostre azioni e ascoltate la voce del Signore, vostro Dio, e il Signore si pentirà del male che ha annunciato contro di voi. Quanto a me, eccomi in mano vostra, fate di me come vi sembra bene e giusto; ma sappiate bene che, se voi mi ucciderete, sarete responsabili del sangue innocente, voi e tutti gli abitanti di questa città, perché il Signore mi ha veramente inviato a voi per dire ai vostri orecchi tutte queste parole».
I capi e tutto il popolo dissero ai sacerdoti e ai profeti: «Non ci deve essere condanna a morte per quest’uomo, perché ci ha parlato nel nome del Signore, nostro Dio». La mano di Achikàm, figlio di Safan, fu a favore di Geremìa, perché non lo consegnassero al popolo per metterlo a morte.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 68
Nel tempo della benevolenza, rispondimi Signore.

Liberami dal fango, perché io non affondi,
che io sia liberato dai miei nemici e dalle acque profonde.
Non mi travolga la corrente,
l’abisso non mi sommerga,
la fossa non chiuda su di me la sua bocca.

Io sono povero e sofferente:
la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.
Loderò il nome di Dio con un canto,
lo magnificherò con un ringraziamento.

Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.

Canto al Vangelo Mt 5,10
Alleluia, alleluia.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Alleluia.

Vangelo Mt 14, 1-12
Erode mandò a decapitare Giovanni e i suoi discepoli andarono a informarne Gesù.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!».
Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta.
Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».
Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre.
I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.


Sulle Offerte
Accogli, Signore, i nostri doni nel ricordo di san Giovanni Maria Vianney, e fa' che il sacrificio eucaristico che proclama la tua gloria ci ottenga la salvezza eterna. Per Cristo ...



Præténde múnera, quæsumus, Dómine, altáribus tuis pro beáti tui Ioánnem Maríam commemoratióne propósita, ut, sicut per hæc beáta mystéria illo glóriam contulísti, ita nobis indulgéntiam largiáris. Per Christum.

Antifona alla Comunione Mt 28,20
«Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
sino alla fine del mondo», dice il Signore.



Mt 24,46-47

Beátus servus, quem, cum vénerit Dóminus, invénerit vigilántem; amen dico vobis, super ómnia bona sua constítuet eum

Dopo la Comunione
O Dio, nostro Padre, che ci hai nutriti con il pane della vita, fa' che seguendo l'esempio di san Giovanni Maria Vianney ti onoriamo con fedele servizio, e ci prodighiamo con carità instancabile per il bene dei fratelli. Per Cristo ...



Mensa cæléstis, omnípotens Deus, in ómnibus festivitátem beáti Ioánnem Maríam celebrántibus supérnas vires firmet et áugeat, ut et fídei donum íntegrum custodiámus, et per osténsum salútis trámitem ambulémus. Per Christum.


Sabato 4 agosto
Mt 14,1-12



Erode mandò a decapitare Giovanni e i suoi discepoli andarono a informare Gesù.




Il Battista è l’unico santo di cui la liturgia festeggia la nascita, e lo fa perché essa è strettamente connessa al mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Fin dal grembo materno, infatti, Giovanni è il precursore di Gesù. I quattro Vangeli danno grande risalto alla figura di Giovanni il Battista, quale profeta che conclude l’Antico Testamento e inaugura il Nuovo, indicando in Gesù di Nazaret il Messia, il Consacrato del Signore. Animato dallo Spirito Santo, Zaccaria così parlò della missione del figlio: «E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo / perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, / per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza / nella remissione dei suoi peccati» (Lc 1,76-77). Tutto questo si manifestò trent’anni dopo, quando Giovanni si mise a battezzare nel fiume Giordano, chiamando la gente a prepararsi, con quel gesto di penitenza, all’imminente venuta del Messia. Per questo egli venne chiamato «Battista», cioè «Battezzatore» (cfr Mt 3,1-6). Quando un giorno, da Nazaret, venne Gesù stesso a farsi battezzare, Giovanni dapprima rifiutò, ma poi acconsentì, e vide lo Spirito Santo posarsi su Gesù e udì la voce del Padre celeste che lo proclamava suo Figlio (cfr Mt 3,13-17). Ma la missione del Battista non era ancora compiuta: poco tempo dopo, gli fu chiesto di precedere Gesù anche nella morte violenta: Giovanni fu decapitato nel carcere del re Erode, e così rese piena testimonianza all’Agnello di Dio, che per primo aveva riconosciuto e indicato pubblicamente.

Benedetto XVI Angelus domenica 24 giugno 2012.







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05/08/2012 10:58

Liturgia della XVIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B *

Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA






XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Anno B

MISSALE ROMANUM VETUS ORDO

LETTURE: Es 16,2-4.12-15; Sal 77; Ef 4,17.20-24; Gv 6,24-35


Lo sguardo della fede

Il fenomeno delle quaglie, che provenendo dal nord si posano sul Sinai per riposarsi nella loro trasmigrazione verso il sud, può essere del tutto naturale, ma nel momento critico di Israele nel deserto assume un significato provvidenziale.
Lo stesso si può dire della «manna», che, secondo alcuni commentatori, sarebbe una «tamerice» dai semi ad alto valore nutritivo. Comunque, non è importante definire la natura, quanto coglierne il significato religioso.
È la visione religiosa dei fatti che fa dire a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi» (Es 16,4); « È il pane che il Signore vi ha dato in cibo». Anche l'interpretazione del suo nome: «Che cos'è?» (ebr.: Man hu) ne sottolinea il carattere misterioso.

La certezza di avere Dio con noi
Il fondo religioso del racconto riguarda la certezza acquisita dal popolo di un intervento speciale di Dio. In questo frangente avviene un fenomeno in cui essi vedono un segno della presenza di Dio destinato a rassicurarli. Di fronte alla condizione di precarietà in cui si trova nel deserto, il popolo incredulo sfida quasi Dio ad agire e a manifestarsi: «Iahvè è in mezzo a noi sì o no?» (Es 17,7); Dio gli risponde manifestando la sua potenza, tra l'altro, con il dono della manna.
La manna, a sua volta, è un interrogativo che Dio pone al suo popolo per educarlo mettendolo alla prova: «...per vedere se cammina secondo la mia legge o no» (Es 16,4). Dando ad Israele questo mezzo di sussistenza, Diodi fatto gli notifica la sua presenza efficace, ma invita l'uomo a non fare assegnamento soltanto sui nutrimenti terreni, che, come la manna, ad un certo punto stancano e diventano insipidi. C'è un altro cibo misterioso che viene dal cielo, di cui la manna è simbolo: la parola di Dio (Dt 8,25). Cristo, nel deserto, conferma e sottolinea la lezione presente già nell'Antico Testamento: «Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,1-4), e rinnova questo insegnamento nutrendo il popolo di Dio con un pane miracoloso (vangelo). Il pane che Gesù da è il «Pane di vita».
Nel vangelo di Giovanni questa espressione si ricollega all'albero della vita del Paradiso, simbolo dell'immortalità di cui il peccato ha privato l'uomo. La manna del deserto non era in grado di restituire questa immortalità, ma Gesù l'accorda in risposta alla fede.
Nel pane di vita c'è dunque una sfumatura escatologica: Gesù è il vero albero della vita che dispensa quella immortalità a cui l'uomo tende fin dall'inizio e che ora gli diventa possibile e accessibile attraverso la fede.
Ma non solo con la fede: è necessario un pane concreto che esigerà una reale manducazione e che ci unirà in tal modo al mistero della Croce.

Il significato dei miracoli
Probabilmente l'aspetto meraviglioso degli interventi di Dio nel deserto del Sinai lascia indifferente o scettico l'uomo moderno che non crede molto nell'intervento immediato di Dio nel corso degli avvenimenti. I cristiani di oggi non sono portati a cercare o a scoprire Dio all'interno di eventi miracolosi o straordinari, ma piuttosto nel processo e nello sforzo di liberazione e di promozione dell'uomo. Dio non si scopre alla superficie o nella corteccia delle cose e degli avvenimenti, ma nel profondo del dinamismo della storia.
I miracoli stessi sono segni comprensibili solo attraverso la fede. Come Gesù è accettato nella sua realtà solo per e nella fede, così i miracoli sono compresi nella loro realtà (segni di un mondo nuovo) solo attraverso la fede.

La fede: dono e risposta
Il tema centrale delle due letture analizzate (1a lettura e vangelo) è dunque ancora la fede, ma vista da una prospettiva diversa da quella della domenica precedente. Là, la fede era come il risultato del segno dato da Gesù, mentre qui ne è la premessa. Là Gesù compie il miracolo per suscitare la fede, qui Gesù dice che il miracolo non può essere creduto e accettato senza la fede. Non c'è contraddizione: si ratta di due aspetti complementari della fede, come docilità a Dio e come adesione alla sua persona.
Se il cuore si spalanca attraverso la fede, la fiducia e l'amore, allora può entrare Cristo con tutta la ricchezza della sua grazia, con l'abbondanza di quei doni soprannaturali che scaturiscono dalla celebrazione dei suoi Misteri e che permettono al giusto di vivere di fede.


La speranza della vita
è il principio e il termine della nostra fede

Dalla «Lettera», detta di Barnaba (Capp. 1, 1 - 2, 5; Funk 1, 3-7)
Salute a voi nella pace, figli e figlie, nel nome del Signore che ci ha amato. Grandi e copiosi sono i favori che Dio vi ha concesso. Per questo molto mi rallegro sapendo quanto le vostre anime siano belle e liete per la grazia e i doni spirituali che hanno ricevuto. Ma ancora maggiore è la mia gioia sentendo nascere in me una viva speranza di salvezza nel vedere con quanta generosità la sorgente divina abbia effuso su di voi il suo Spirito. Davvero splendido lo spettacolo che avete offerto alla mia vista!
Persuaso di essermi avvantaggiato, molto nella via santa del Signore parlando con voi, mi sento spinto ad amarvi più della mia stessa vita, anche perché vedo in voi grande fede e carità per la speranza della vita divina.
Per l'amore che vi porto voglio mettervi a parte di quanto ho avuto, sicuro di ricevere beneficio dal servizio che vi rendo. Vi scrivo dunque alcune cose perché la vostra fede arrivi ad essere conoscenza perfetta.
Tre sono le grandi realtà rivelate dal Signore: la speranza della vita, inizio e fine della nostra fede; la salvezza, inizio e fine del piano di Dio; il suo desiderio di farci felici, pegno e promessa di tutti i suoi interventi salvifici.
Il Signore ci ha fatto capire, per mezzo dei profeti, le cose passate e presenti, e ci ha messo in grado di gustare le primizie delle cose future. E poiché vediamo ciascuna di esse realizzarsi proprio come ha detto, dobbiamo procedere sempre più sulla via del santo timore di Dio.
Per parte mia vi voglio indicare alcune cose che giovino al vostro bene già al presente. Vi parlo però non come maestro, ma come fratello.
I tempi sono cattivi e spadroneggia il Maligno con la sua attività diabolica. Badiamo perciò a noi stessi e ricerchiamo accuratamente i voleri del Signore. Timore e pazienza devono essere il sostegno della nostra fede, longanimità e continenza le nostre alleate nella lotta. Se praticheremo queste virtù e ci comporteremo come si conviene dinanzi al Signore, avremo la sapienza, l'intelletto, la scienza e la conoscenza. Queste sono le cose che Dio vuole da noi. Il Signore infatti ci ha insegnato per mezzo di tutti i profeti che egli non ha bisogno di sacrifici, né di olocausti, né di offerte. Che m'importa, dice, dei vostri sacrifici senza numero? Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco. Non presentatevi nemmeno davanti a me per essere visti. Infatti chi ha mai richiesto tali cose dalle vostre mani? Non osate più calpestare i miei atri. Se mi offrirete fior di farina, sarà vano; l'incenso è un abominio per me. I vostri noviluni e i vostri sabati non li posso sopportare (cfr. Is 1, 11-13).



MESSALE

Antifona d'Ingresso Sal 69,2.6
O Dio, vieni a salvarmi.
Signore, vieni presto, in mio aiuto.
Sei tu il mio soccorso, la mia salvezza:
Signore, non tardare.


Deus, in adiutórium meum inténde; Dómine,

ad adiuvándum me festína.

Adiútor meus et liberátor meus es tu;

Dómine, ne moréris.


Colletta
Mostraci la tua continua benevolenza, o Padre, e assisti il tuo popolo, che ti riconosce suo pastore e guida; rinnova l'opera della tua creazione e custodisci ciò che hai rinnovato. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo...

Adésto, Dómine, fámulis tuis, et perpétuam benignitátem largíre poscéntibus, ut his, qui te auctórem et gubernatórem gloriántur habére, et creáta restáures, et restauráta consérves. Per Dóminum..


Oppure:
O Dio, che affidi al lavoro dell'uomo le immense risorse del creato, fa' che non manchi mai il pane sulla mensa di ciascuno dei tuoi figli, e risveglia in noi il desiderio della tua parola, perché possiamo saziare la fame di verità che hai posto nel nostro cuore. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Es 16,2-4.12-15
Io farò piovere pane dal cielo per voi.

Dal libro dell'Esodo

In quei giorni, nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mose e contro Aronne. Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d'Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine».

Allora il Signore disse a Mose: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà à raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: "Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio"».

La sera le quaglie salirono e coprirono l'accampamento; al mattino c'era uno strato di rugiada intorno all'accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c'era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l'un l'altro: «Che cos'è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mose disse loro: «E il pane che il Signore vi ha dato in cibo».


Salmo Responsoriale Dal Salmo 77
Donaci, Signore, il pane del cielo.


Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato
non lo terremo nascosto ai nostri figli,
raccontando alla generazione futura
le azioni gloriose e potenti del Signore
e le meraviglie che egli ha compiuto.


Diede ordine alle nubi dall'alto

e aprì le porte del cielo;

fece piovere su di loro la manna per cibo

e diede loro pane del cielo.


L'uomo mangiò il pane dei forti;

diede loro cibo in abbondanza.

Li fece entrare nei confini del suo santuario,

questo monte che la sua destra si è acquistato.


Seconda Lettura Ef 4, 17. 20-24
Rivestite l'uomo nuovo, creato secondo Dio.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, vi dico e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri.
Voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l'uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, a rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità.

Canto al Vangelo Mt 4,4b
Alleluia, alleluia.
Non di solo pane vivrà l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Alleluia.





Vangelo Gv 6, 24-35
Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbi, quando sei venuto qua?».

Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: "Diede loro da mangiare un pane dal cielo"». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mose che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».



Sulle Offerte
Santifica, o Dio, i doni che ti presentiamo e trasforma in offerta perenne tutta la nostra vita in unione alla vittima spirituale, il tuo servo Gesù, unico sacrificio a te gradito. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.


Propítius, Dómine, quæsumus, hæc dona sanctífica, et, hóstiæ spiritális oblatióne suscépta, nosmetípsos tibi pérfice munus ætérnum. Per Christum..


Antifona alla Comunione Sap 16,20
Ci hai mandato, Signore, un pane dal cielo,
un pane che porta in sé ogni dolcezza
e soddisfa ogni desiderio.


Panem de cælo dedísti nobis,

Dómine, habéntem omne delectaméntum.


Oppure: Gv 6,35
Dice il Signore: «Io sono il pane di vita;
chi viene a me, non avrà più fame,
e chi crede in me, non avrà più sete».


Jn 6,35

Ego sum panis vitæ, dicit Dóminus.

Qui venit ad me non esúriet, et qui credit in me non sítiet.



Dopo la Comunione
Accompagna con la tua continua protezione, Signore, il popolo che hai nutrito con il pane del cielo e rendilo degno dell'eredità eterna. Per Cristo nostro Signore.


Quos cælésti récreas múnere, perpétuo, Dómine, comitáre præsídio, et, quos fovére non désinis, dignos fíeri sempitérna redemptióne concéde. Per Christum..




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06/08/2012 10:40

Liturgia della Trasfigurazione del Signore - Anno B *

Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA






6 AGOSTO
TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE
Anno B - Festa

MISSALE ROMANUM VETUS ORDO


LETTURE: Dn 7,9-10.13-14; Sal 96; 2 Pt 1,16-19; Mc 9,2-10


Una porta stretta per entrare nel regno

Per gli Orientali il 6 agosto rappresenta la Pasqua dell’estate per l’importanza tipologico-biblica dell’avvenimento ricordato dai vangeli. Nella trasfigurazione sul «monte santo» (2 Pt 1,18), individuato per tradizione nel Tabor, Gesù si manifesta ai discepoli nello splendore della vita divina che è in lui. Questo splendore è solo un anticipo di quello che lo avvolgerà nella notte di Pasqua e che comunicherà a noi rendendoci figli di Dio. La nostra vita cristiana è da allora un processo di lenta ma reale e sicura trasformazione in Cristo, come è mirabilmente cantato dal prefazio: il Cristo «rivelò la sua gloria... per preparare i discepoli a sostenere lo scandalo della croce e anticipare, nella Trasfigurazione, il destino meraviglioso della Chiesa, suo mistico corpo».
La festa della trasfigurazione fu estesa all’Occidente nel 1456 da Callisto III in ricordo di una vittoria sull’Islam.
La luce è la forma di comunione più perfetta: permette la conoscenza reciproca e la compenetrazione più assoluta. Per questo è vista come il segno più espressivo dell’Eucaristia. San Giovanni, scrivendo «in codice» il libro liturgico per eccellenza, l’Apocalisse, definisce Cristo come «la stella radiosa del mattino» (Ap 2,28; 22,16). E’ il dono eucaristico alle Chiese che si «convertono», e ai singoli che hanno «candeggiato» le loro vesti nel sangue dell’Agnello e camminano con il Signore «in bianche vesti». Si comprende come la trasfigurazione, con il tema della luce, sia stata scelta ben presto quale lettura base per la catechesi liturgica in preparazione al battesimo (cf II domenica di Quaresima).
Gli Orientali cantano un’antifona molto espressiva dopo la comunione: ìdomen tò phòs (abbiamo visto la luce). Anche noi in ogni Messa «vediamo la luce» comunicando col Risorto: come Mosè al roveto ardente o sul Sinai; come il popolo sotto la nube luminosa, Elia rapito sul carro di fuoco, Simeone al tempio di Gerusalemme; come Pietro, Giacomo e Giovanni al Tabor; come gli Apostoli con Maria nel cenacolo a Pentecoste, Paolo sulla via di Damasco... In attesa di essere rivelati come «figli della luce» nella liturgia dei cielo, quando Dio sarà «tutto in tutti».






E' bello restare con Cristo!

Dal «Discorso tenuto il giorno della Trasfigurazione del Signore» da Anastasio sinaita, vescovo (Nn. 6-10; Mélanges d'archéologie et d'histoire, 67 [1955] 241-244)
Il mistero della sua Trasfigurazione Gesù lo manifestò ai suoi discepoli sul monte Tabor. Egli aveva parlato loro del regno di Dio e della sua seconda venuta nella gloria. Ma ciò forse non aveva avuto per loro una sufficiente forza di persuasione. E allora il Signore, per rendere la loro fede ferma e profonda e perché, attraverso i fatti presenti, arrivassero alla certezza degli eventi futuri, volle mostrare il fulgore della sua divinità e così offrire loro un'immagine prefigurativa del regno dei cieli. E proprio perché la distanza di quelle realtà a venire non fosse motivo di una fede più languida, li preavvertì dicendo: Vi sono alcuni fra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nella gloria del Padre suo (cfr. Mt 16, 28).
L'evangelista, per parte sua, allo scopo di provare che Cristo poteva tutto ciò che voleva, aggiunse: «Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E là fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui» (Mt 17, 1-3).
Ecco le realtà meravigliose della solennità presente, ecco il mistero di salvezza che trova compimento per noi oggi sul monte, ecco ciò che ora ci riunisce: la morte e insieme la gloria del Cristo.
Per penetrare il contenuto intimo di questi ineffabili e sacri misteri insieme con i discepoli scelti e illuminati da Cristo, ascoltiamo Dio che con la sua misteriosa voce ci chiama a sé insistentemente dall'alto. Portiamoci là sollecitamente. Anzi, oserei dire, andiamoci come Gesù, che ora dal cielo si a nostra guida e battistrada. Con lui saremo circondati di quella luce che solo l'occhio della fede può vedere. La nostra fisionomia spirituale si trasformerà e si modellerà sulla sua. Come lui entreremo in una condizione stabile di trasfigurazione, perché saremo partecipi della divina natura e verremo preparati alla vita beata.
Corriamo fiduciosi e lieti là dove ci chiama, entriamo nella nube, diventiamo come Mosè ed Elia come Giacomo e Giovanni.
Come Pietro lasciamoci prendere totalmente dalla visione della gloria divina. Lasciamoci trasfigurare da questa gloria divina. Lasciamoci trasfigurare da questa gloriosa trasfigurazione, condurre via dalla terra e trasportare fuori del mondo. Abbandoniamo la carne, abbandoniamo il mondo creato e rivolgiamoci al Creatore, al quale Pietro in estasi e fuori di sé disse: «Signore, è bello per noi restare qui» (Mt 17, 4).
Realmente, o Pietro, è davvero «bello stare qui» con Gesù e qui rimanervi per tutti i secoli. Che cosa vi è di più felice, di più prezioso, di più santo che stare con Dio, conformarsi a lui, trovarsi nella sua luce?
Certo ciascuno di noi sente di avere con sé Dio e di essere trasfigurato nella sua immagine. Allora esclami pure con gioia: «E' bello per noi restare qui», dove tutte le cose sono splendore, gioia, beatitudine e giubilo. Restare qui dove l'anima rimane immersa nella pace, nella serenità e nelle edilizie; qui dove Cristo mostra il suo volto, qui dove egli abita col Padre. Ecco che gli entra nel luogo dove ci troviamo e dice: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa» (Lc 19, 9). Qui si trovano ammassati tutti i tesori eterni. Qui si vedono raffigurate come in uno specchio le immagini delle primizie e della realtà dei secoli futuri.


MESSALE

Antifona d'Ingresso Cf Mt 17,5
Nel segno di una nube luminosa
apparve lo Spirito Santo
e si udì la voce del Padre:
«Questi è il mio Figlio prediletto,
nel quale mi sono compiaciuto: ascoltatelo».

In splendénti nube Spíritus Sanctus visus est, patérna vox audíta est: Hic est Fílius meus diléctus, in quo mihi bene complácui: ipsum audíte.

Colletta
O Dio, che nella gloriosa Trasfigurazione del Cristo Signore, hai confermato i misteri della fede con la testimonianza della legge e dei profeti, e hai mirabilmente preannunziato la nostra definitiva adozione a tuoi figli, fa' che ascoltiamo la parola del tuo amatissimo Figlio per diventare coeredi della sua vita immortale. Egli è Dio...

Deus, qui fídei sacraménta in Unigéniti tui gloriósa Transfiguratióne patrum testimónio roborásti, et adoptiónem filiórum perféctam mirabíliter præsignásti, concéde nobis fámulis tuis, ut, ipsíus dilécti Fílii tui vocem audiéntes, eiúsdem coherédes éffici mereámur. Qui tecum.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Dn 7,9-10.13-14
La sua veste era candida come la neve.

Dal libro del profeta Daniele
Io continuavo a guardare,
quand’ecco furono collocati troni
e un vegliardo si assise.
La sua veste era candida come la neve
e i capelli del suo capo erano candidi come la lana;
il suo trono era come vampe di fuoco
con le ruote come fuoco ardente.
Un fiume di fuoco scorreva
e usciva dinanzi a lui,
mille migliaia lo servivano
e diecimila miriadi lo assistevano.
La corte sedette e i libri furono aperti.
Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco venire con le nubi del cielo
uno simile a un figlio d’uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.
Gli furono dati potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:
il suo potere è un potere eterno,
che non finirà mai,
e il suo regno non sarà mai distrutto.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 99
Il Signore regna, il Dio di tutta la terra.

Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sostengono il suo trono.

I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
Annunciano i cieli la sua giustizia,
e tutti i popoli vedono la sua gloria.

Perché tu, Signore,
sei l’Altissimo su tutta la terra,
eccelso su tutti gli dèi.

Seconda Lettura 2 Pt 1,16-19
Questa voce, noi l'abbiamo udita scendere dal cielo.

Dalla seconda lettera di san Pietro apostolo
Carissimi, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza.
Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: «Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento». Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte.
E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino.

Canto al Vangelo Mt 17,5c
Alleluia, alleluia.
Questi è il Figlio mio, l’amato:
in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo.
Alleluia.





Vangelo Mc 9, 2-10
Questi è il Figlio mio, l'amato.

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.

Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù.

Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbi, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.
Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.


Sulle Offerte
Santifica queste offerte, o Padre, per il mistero della Trasfigurazione del tuo unico Figlio, e rinnovaci nello spirito con lo splendore della sua gloria. Per Cristo nostro Signore.

Obláta múnera, quæsumus, Dómine, gloriósa Unigéniti tui Transfiguratióne sanctífica, nosque a peccatórum máculis, splendóribus ipsíus illustratiónis, emúnda. Per Christum.

Prefazio
La luce della Trasfigurazione nel mistero della Chiesa

E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.

Dinanzi a testimoni da lui prescelti
egli rivelò la sua gloria
e nella sua umanità, in tutto simile alla nostra,
fece risplendere una luce incomparabile,
per preparare i suoi discepoli
a sostenere lo scandalo della croce
e anticipare, nella Trasfigurazione,
la meravigliosa sorte della Chiesa,
suo mistico corpo.
E noi, uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo senza fine l'inno della tua lode:

Santo, Santo, Santo ...

Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: per Christum Dóminum nostrum. Qui coram eléctis téstibus suam glóriam revelávit, et commúnem illam cum céteris córporis formam máximo splendóre perfúdit, ut de córdibus discipulórum crucis scándalum tollerétur, et in totíus Ecclésiæ córpore declaráret impléndum quod eius mirabíliter præfúlsit in cápite. Et ídeo cum cælórum virtútibus in terris te iúgiter celebrámus, maiestáti tuæ sine fine clamántes:

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth...

Antifona alla Comunione 1 Gv 3,2
Quando si manifesterà
saremo simili a lui,
perché lo vedremo così come egli è.

Cum Christus apparúerit, símiles ei érimus, quóniam vidébimus eum sícuti est.

Oppure: Mc 9,2
Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni
e li portò su un alto monte
e si trasfigurò davanti a loro.

Dopo la Comunione
Il pane del cielo che abbiamo ricevuto, o Padre, ci trasformi a immagine del Cristo, che nella Trasfigurazione rivelò agli uomini il mistero della sua gloria. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

Cæléstia, quæsumus, Dómine, aliménta quæ súmpsimus in eius nos transfórment imáginem, cuius claritátem gloriósa Transfiguratióne manifestáre voluísti. Qui vivit et regnat in sæcula sæculórum.


NON ABBIATE PAURA DELLA VITA NUOVA CHE GESU’ VI OFFRE

Lunedì 6 agosto
Mc 9,2-10

Questi è il Figlio mio, l’amato
.

La Trasfigurazione non è solo rivelazione della gloria di Cristo, ma anche preparazione ad affrontarne la croce. Essa implica un «ascendere al monte» e un «discendere dal monte»: i discepoli che hanno goduto dell’intimità del Maestro, avvolti per un momento dallo splendore della vita trinitaria e della comunione dei santi, quasi rapiti nell’orizzonte dell’eterno, sono subito riportati alla realtà quotidiana, dove non vedono che «Gesù solo» nell’umiltà della natura umana, e sono invitati a tornare a valle, per vivere con lui la fatica del disegno di Dio e imboccare con coraggio la via della croce. L’episodio della Trasfigurazione segna un momento decisivo

nel ministero di Gesù. È evento di rivelazione che consolida la fede nel cuore dei discepoli, li prepara al dramma della Croce ed anticipa la gloria della risurrezione. Questo mistero è continuamente rivissuto dalla Chiesa, popolo in cammino verso l’incontro escatologico col suo Signore. Dalla luce della Trasfigurazione sono raggiunti tutti i suoi figli, tutti ugualmente chiamati a seguire Cristo riponendo in Lui il senso ultimo della propria vita. «Questi è il Figlio mio prediletto: ascoltatelo!». Ai tre discepoli estasiati giunge l’appello del Padre a mettersi in ascolto di Cristo, a porre in Lui ogni fiducia, a farne il centro della vita.

Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica Post-Sinodale Vita Consecrata.






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07/08/2012 16:14


Martedì 7 agosto
Mt 14,22-36



Comandami di venire verso di te sulle acque
.



Avvicinatevi a Gesù e cercate di vedere ciò che Egli è in grado di offrirvi. Non abbiate paura di varcare la soglia della sua casa, di parlare con Lui faccia a faccia, come ci s’intrattiene con un amico (cfr Es 33,11). Non abbiate paura della vita nuova che Egli vi offre. È vero: Gesù è un amico esigente, che indica mete alte e chiede di uscire da se stessi per andargli incontro. Questa proposta può apparire difficile e in alcuni casi può anche fare paura. Ma – vi domando – è meglio rassegnarsi ad una vita senza ideali, ad una società segnata da sperequazioni, prepotenze ed egoismi, o piuttosto cercare generosamente la verità, il bene, la giustizia, lavorando per un mondo che rispecchi la bellezza di Dio, anche a costo di dover affrontare le prove che questo comporta? Abbattete le barriere della superficialità e della paura! Conversate con Gesù nella preghiera e nell’ascolto della sua Parola. Gustate la gioia della riconciliazione nel sacramento della Penitenza. Ricevete il suo Corpo e il suo Sangue nell’Eucaristia, per saperLo poi accogliere e servire nei fratelli. Non cedete alle lusinghe e alle facili illusioni del mondo, che si trasformano assai spesso in tragiche delusioni. È nei momenti difficili, nei momenti della prova – lo sapete - che si misura la qualità delle scelte. Non esistono scorciatoie verso la felicità e la luce! Solo da Gesù si possono ricevere risposte che non illudono né deludono!

Giovanni Paolo II, Discorso ai giovani nella cattedrale di Plovdiv.



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08/08/2012 07:33

8 AGOSTO
XVIII SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - MERCOLEDÌ
SAN DOMENICO (m)

Sacerdote
Fondatore dell'Ordine dei Predicatori
(1170?-1221)
MESSALE


Antifona d'Ingresso Cf Sal 23,5-6
Questi sono i santi
che hanno ottenuto benedizione dal Signore
e misericordia da Dio loro salvezza;
è questa la generazione che cerca il Signore.

Qo 15,5
In médio Ecclésiæ apéruit os eius, et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiæ et intelléctus: stolam glóriæ índuit eum.

Colletta
Guida e proteggi, Signore, la tua Chiesa
per i meriti e gli insegnamenti di san Domenico:
egli, che fu insigne predicatore della tua verità,
interceda come nostro patrono davanti a te.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli...

Adiuvet Ecclésiam tuam, Dómine, beátus Domínicus méritis et doctrínis, atque pro nobis efficiátur piíssimus intervéntor, qui tuæ veritátis éxstitit prædicátor exímius. Per Dóminum.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Ger 31, 1-7
Ti ho amato di amore eterno.

Dal libro del profeta Geremìa
«In quel tempo – oracolo del Signore –
io sarò Dio per tutte le famiglie d’Israele
ed esse saranno il mio popolo.
Così dice il Signore:
Ha trovato grazia nel deserto
un popolo scampato alla spada;
Israele si avvia a una dimora di pace».
Da lontano mi è apparso il Signore:
«Ti ho amato di amore eterno,
per questo continuo a esserti fedele.
Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata,
vergine d’Israele.
Di nuovo prenderai i tuoi tamburelli
e avanzerai danzando tra gente in festa.
Di nuovo pianterai vigne sulle colline di Samarìa;
dopo aver piantato, i piantatori raccoglieranno.
Verrà il giorno in cui le sentinelle grideranno
sulla montagna di Èfraim:
“Su, saliamo a Sion,
andiamo dal Signore, nostro Dio”.
Poiché dice il Signore:
Innalzate canti di gioia per Giacobbe,
esultate per la prima delle nazioni,
fate udire la vostra lode e dite:
“Il Signore ha salvato il suo popolo,
il resto d’Israele”».

Salmo Responsoriale Ger 31,10-13
Il Signore ci custodisce come un pastore il suo gregge.

Ascoltate, genti, la parola del Signore,
annunciatela alle isole più lontane e dite:
«Chi ha disperso Israele lo raduna
e lo custodisce come un pastore il suo gregge».

Perché il Signore ha riscattato Giacobbe,
lo ha liberato dalle mani di uno più forte di lui.
Verranno e canteranno inni sull’altura di Sion,
andranno insieme verso i beni del Signore.

La vergine allora gioirà danzando
e insieme i giovani e i vecchi.
«Cambierò il loro lutto in gioia,
li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni».

Canto al Vangelo Lc 7,16
Alleluia, alleluia.
Un grande profeta è sorto tra noi,
e Dio ha visitato il suo popolo.
Alleluia.

Vangelo Mt 15, 21-28
Donna, grande è la tua fede!

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, – disse la donna – eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Sulle Offerte
Accogli con bontà, Signore, per l'intercessione di san Domenico, le preghiere e le offerte che ti presentiamo, e con la forza di questo sacrificio conferma e sostieni i predicatori del Vangelo. Per Cristo nostro Signore.

Preces, quas tibi, Dómine, offérimus, intercedénte beáto Domínico, cleménter inténde, et, huius sacrifícii virtúte poténti, propugnatóres fídei grátiæ tuæ protectióne confírma. Per Christum.

Antifona alla Comunione Cf Lc 10,1-9
Il Signore mandò i suoi discepoli
ad annunziare alle città:
E' vicino a voi il regno di Dio.

Lc 12,42
Fidélis servus et prudens, quem constítuit Dóminus super famíliam suam, ut det illis in témpore trítici mensúram.

Dopo la Comunione
O Dio, che ci hai nutriti del pane di vita terrena, nel ricordo glorioso di san Domenico, fa' che la tua Chiesa, illuminata dalla sua predicazione e sostenuta dalle sue preghiere, raggiunga la piena comunione con te. Per Cristo nostro Signore.

Cæléstis, Dómine, virtútem sacraménti, quo in beáti commemoratióne Domínici pasti sumus, percípiat Ecclésia tua plenæ devotiónis afféctu, et cuius prædicatióne flóruit, eius intercessióne iuvétur. Per Christum.





Mercoledì 8 agosto
Mt 15,21-28

Donna, grande è la tua fede!




La Cananea è una donna che merita da parte di Cristo parole di speciale apprezzamento per la sua fede, la sua umiltà e per quella grandezza di spirito, di cui è capace soltanto un cuore di madre. A volte le donne, che Gesù incontrava e che da lui ricevevano tante grazie, lo accompagnavano, mentre con gli apostoli peregrinava attraverso città e paesi, annunciando il Vangelo del Regno di Dio. A volte figure di donne compaiono nelle parabole, con le quali Gesù di Nazareth illustrava ai suoi ascoltatori la verità sul Regno di Dio. In tutto l’insegnamento di Gesù, come anche nel suo comportamento, nulla si incontra che rifletta la discriminazione, propria del suo tempo, della donna. Al contrario, le sue parole e le sue opere esprimono sempre il rispetto e l’onore dovuto alla donna. Questo modo di parlare delle donne e alle donne, nonché il modo di trattarle, costituisce una chiara «novità» rispetto al costume allora dominante. Ciò diventa ancora più esplicito nei riguardi di quelle donne che l’opinione corrente indicava con disprezzo come peccatrici, pubbliche peccatrici e adultere. Cristo è colui che «sa che cosa c’è nell’uomo» (cf. Gv 2, 25), nell’uomo e nella donna. Conosce la dignità dell’uomo, il suo pregio agli occhi di Dio. L’atteggiamento di Gesù nei riguardi delle donne, che incontra lungo la strada del suo servizio messianico, è il riflesso dell’eterno disegno di Dio, che, creando ciascuna di loro, la sceglie e la ama in Cristo (cf. Ef 1,1-5). Ciascuna, perciò, è quella «sola creatura in terra che Dio ha voluto per se stessa». Ciascuna dal «principio» eredita la dignità di persona proprio come donna. Gesù di Nazareth conferma questa dignità, la ricorda, la rinnova, ne fa un contenuto del Vangelo e della redenzione, per la quale è inviato nel mondo.

Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Milieris Dignitatem



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Liturgia di S. Teresa Benedetta della Croce *

Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA






9 AGOSTO
SANTA TERESA BENEDETTA DELLA CROCE
EDITH STEIN
VERGINE E MARTIRE
ebrea-convertita-filosofa-carmelitana-martire
Compatrona d'Europa
(1891-1942)
Festa


LETTURE: Os 2,16.17.21-22; Sal 44; Mt 25,1-13


La formazione intellettuale e la conversione

Edith Stein nasce a Breslavia, nella Slesia tedesca, il 12 ottobre 1891, undicesima figlia di una coppia di ebrei molto religiosa. Fin dall’infanzia Edith manifesta un’intelligenza vivace e brillante, che nell’adolescenza l’inclina a una visione razionalistica da cui deriverà il distacco dalla religione. Subito dopo gli esami di maturità, nel 1911, s’iscrive alla facoltà di Germanistica, Storia e Psicologia dell’università di Breslavia.
In questo periodo scopre la corrente fenomenologica di Edmund Husserl (1859-1938) e nel 1913 si trasferisce all’università di Gottinga per seguirne le lezioni. Fra i due possibili esiti della fenomenologia, quello idealista e quello realista, Husserl sceglierà la strada dell’idealismo, mentre Edith Stein — come afferma Papa Giovanni Paolo II nel motu proprio del 1° ottobre 1999, in cui la proclama compatrona d’Europa insieme a santa Brigida di Svezia (1303 ca.-1373) e a santa Caterina da Siena (1347-1380) —, "[...] avviatasi sulla strada della corrente fenomenologica, [...] seppe cogliervi l’istanza di una realtà oggettiva che, lungi dal risolversi nel soggetto, ne precede e misura la conoscenza, e va dunque esaminata con un rigoroso sforzo di obbiettività".
A Gottinga incontra il filosofo Max Scheler (1875-1928), convertito al cattolicesimo, e il filosofo del diritto Adolf Reinach (1883-1917), protestante, ed entra quindi in contatto con un mondo che ne scuote i pregiudizi razionalistici. Non si chiude a questi stimoli culturali ma, vera amante della sapienza, accetta la fatica della ricerca e del "pellegrinaggio" esistenziale, per cui è ricordata dallo stesso Papa Giovanni Paolo II nell’enciclica Fides et ratio, circa i rapporti tra fede e ragione, del 1998. Nel 1915 presta servizio come crocerossina volontaria all’ospedale di malattie infettive di Mahrisch-Weisskirchen, e nel 1916 discute la dissertazione di laurea su Il problema dell’empatia all’università di Friburgo in Brisgovia, dove ha seguito Husserl come assistente. Gli anni dal 1916 all’estate del 1921, momento della sua conversione al cattolicesimo, sono segnati dall’approfondirsi della crisi interiore. Il padre gesuita Erich Przywara (1889-1972) racconta che Edith gli confidò di aver trovato, quando ancora era atea, una copia degli esercizi di sant’Ignazio di Loyola (1491-1556) e di averne seguito le indicazioni da sola, uscendone, dopo i trenta giorni, decisa a convertirsi. Sarà però la lettura della Vita di santa Teresa d’Avila (1515-1582) a por fine alla sua ricerca, facendole compiere l’esperienza della verità a seguito della quale chiede il battesimo e la cresima, che riceverà nel 1922.

L’ingresso nell’ordine carmelitano
Nel motu proprio citato, Papa Giovanni Paolo II ricorda che "l’incontro col cristianesimo non la portò a ripudiare le sue radici ebraiche, ma piuttosto gliele fece riscoprire in pienezza. Questo tuttavia non le risparmiò l’incomprensione da parte dei suoi famigliari. Soprattutto le procurò un dolore indicibile il dissenso della madre. In realtà tutto il suo cammino di perfezione cristiana si svolse all’insegna non solo della solidarietà umana con il suo popolo d’origine, ma anche di una vera condivisione spirituale con la vocazione dei figli di Abramo, segnati dal mistero della chiamata e dei doni irrevocabili di Dio (cfr. Rm. 11, 29)". Edith, dunque, si separa dalla cultura della sua famiglia solo per farla propria a un livello più profondo.
Dopo la conversione, segue l’invito di padre Przywara a occuparsi in modo sistematico della dottrina e dell’opera di san Tommaso d’Aquino (1225 ca.-1274), di cui tradurrà in tedesco le Questioni sulla verità. L’incontro con i mistici l’orienta verso la vita contemplativa nell’ordine carmelitano; potrà tuttavia realizzare la propria vocazione solo nel 1933 quando, allontanata dall’insegnamento dall’introduzione delle leggi razziali di Norimberga, non sarà più trattenuta dal suo padre spirituale, dom Raphael Walzer O.S.B. (1886-1966), arciabate di Beuron, che aveva voluto mettesse a frutto, come docente, le sue grandi capacità intellettuali. L’incontro con san Tommaso l’induce al tentativo di applicare il metodo fenomenologico al tomismo: nel 1932 abbozza il grande studio Atto e potenza e lascia la scuola domenicana di Spira per dedicarsi agli studi filosofici e per insegnare all’Istituto Superiore di Pedagogia Scientifica di Münster. In quegli anni scrive, studia e svolge un’intensa attività di conferenziera su temi filosofici e pedagogici e, in modo particolare, sulla questione femminile, impegnandosi per la promozione umana, sociale e religiosa della donna. L’attività d’insegnante termina nel 1933, quando, il 14 ottobre, entra nel Carmelo di Koln-Lindenthal, dove, il Venerdì di Passione dello stesso anno, aveva intuito il suo destino: "Mi rivolsi al Redentore — si legge nella biografia scritta da Teresia Renata de Spiritu Sancto — e gli dissi che sapevo bene che era la sua croce che veniva posta in quel momento sulle spalle del popolo ebraico; la maggior parte di esso non lo comprendeva, ma quelli che avevano la grazia d’intenderlo, avrebbero dovuto accettarla con pienezza di volontà a nome di tutti. Mi sentivo pronta e domandavo soltanto al Signore che mi facesse vedere come dovevo farlo. Terminata l’Ora Santa ebbi l’intima certezza di essere stata esaudita, sebbene non sapessi ancora in cosa consistesse quella croce che mi veniva imposta".

La persecuzione
Il 15 aprile 1934 Edith Stein veste l’abito carmelitano e ottiene di aggiungere al nome di battesimo di Teresa quello di Benedetta della Croce. In convento prosegue l’attività di studio, ampliando lo scritto d’abilitazione alla docenza, Atto e potenza, nel tentativo di unire il tomismo con la fenomenologia, e concludendolo nel 1936 con il titolo Essere finito ed essere eterno.
Il 14 marzo 1937 Papa Pio XI (1922-1939) pubblica l’enciclica Mit brennender Sorge, sulla situazione della Chiesa cattolica nel Reich germanico, in cui il nazionalsocialismo viene definito come dottrina neo-pagana che eleva la razza e lo Stato a norma suprema, sostituisce alla Provvidenza un fato impersonale e falsifica l’ordine voluto da Dio. Proibito in Germania, il documento, dopo la lettura datane nelle chiese il 21 marzo 1937, circola solo clandestinamente. Dopo le manifestazioni antisemitiche della notte fra l’8 e il 9 novembre 1938 — la Notte dei Cristalli —, Edith viene trasferita al Carmelo di Echt, in Olanda, paese neutrale, ed è raggiunta dalla sorella Rosa, pure convertitasi al cattolicesimo. La priora le affida la stesura di un’opera sulla vita e sull’insegnamento di san Giovanni della Croce (1542-1591), Scientia crucis. Studio su san Giovanni della Croce, incompiuta a causa dell’arresto e della deportazione.
Ancor prima dello scoppio della seconda guerra mondiale (1939-1945), suor Teresa Benedetta della Croce giudica senza esitazioni gli avvenimenti, e interviene in essi, seguendo la logica di Dio, quella della croce. In una lettera a madre Giovanna van Weersth, del Carmelo di Beek, in Olanda, scrive: "[...] prima è venuto dall’oriente il Bolscevismo, con la lotta contro Dio, poi il Nazionalsocialismo, con la lotta contro la Chiesa. Ma né l’uno né l’altro vincerà. Vincerà alla fine Cristo". Alla sua priora, nel marzo del 1939, chiede di poter offrire la propria vita per la pace: "Cara madre, [...] mi permetta di offrirmi [...] in sacrificio di espiazione per la vera pace: perché il regno dell’anticristo sprofondi, se possibile senza un nuovo conflitto mondiale, e che un nuovo ordine s’impianti".

Il martirio
Il 10 maggio 1940 l’esercito tedesco invade il Lussemburgo, il Belgio e l’Olanda. Le Chiese cristiane olandesi, quando iniziano in Olanda le carcerazioni e le deportazioni di cittadini ebrei, chiedono con insistenza alle autorità tedesche di recedere da tali azioni. L’11 luglio 1942 l’episcopato olandese inoltra un telegramma di protesta contro la persecuzione degli ebrei; il commissario generale per gli affari con le Chiese risponde comunicando che gli ebrei battezzati prima del 1° gennaio 1941 dovevano essere esclusi dalle deportazioni. In Olanda vivevano più di 100.000 ebrei e di questi solo una minoranza, circa 700, era costituita da ebrei cattolici; peraltro, nessuna delle comunità cristiane aveva richiesto tale eccezione, come scrive la carmelitana Maria Amata Neyer, commentando il manoscritto della santa Come giunsi al Carmelo di Colonia: "[...] per le Chiese si trattava [...] di una questione che riguardava tutti, non solo gli ebrei battezzati. Per questo decisero di far leggere, nella domenica del 26 luglio 1942, una lettera pastorale nella quale doveva essere resa pubblica la posizione delle Chiese". Ma le autorità tedesche intercettano la lettera pastorale, a cui è allegato il testo del telegramma dell’11 luglio, e fanno pressione perché non sia letta dal pulpito; le comunità evangeliche, nonostante alcune perplessità, accettano, invece i vescovi cattolici non ritengono di poter fare altrettanto. In seguito alla lettura della lettera pastorale e del telegramma viene revocato lo stato di libertà degli ebrei cattolici ed emanato l’ordine di cattura nei loro confronti. Alle cinque pomeridiane del 2 agosto 1942, Edith Stein viene prelevata insieme alla sorella Rosa dal convento, e una testimone la sente dire alla sorella: "Vieni, andiamo per il nostro popolo".
Quel giorno vengono arrestati e deportati 244 ebrei cattolici, come atto di rappresaglia contro l’episcopato olandese. Le sorelle Stein sono condotte all’ufficio distrettuale di Maastricht e di lì al campo di transito di Amersfoort; il 4 agosto vengono prelevate, con altri 95 prigionieri, e trasferite a Westerbork; il 7 agosto sono assegnate a un trasporto in partenza quel giorno stesso per Auschwitz-Birkenau, che giunge a destinazione due giorni dopo. Non è stato possibile stabilire con certezza il momento della morte di Edith dopo l’arrivo ad Auschwitz, ma è probabile che sia stata subito destinata alla camera a gas. In ogni caso l’aspetto esemplare della vicenda di Edith Stein sta nell’eroica adesione a una vocazione maturata negli anni che seguono la conversione: far propria la sofferenza del suo popolo d’origine, introducendola nel sacrificio di Cristo attraverso l’offerta della sua stessa vita. Tale adesione non viene meno nel momento in cui diventa vittima della violenza, com’è testimoniato dal messaggio che riesce a inviare dal campo di raccolta di Westerbork alla priora di Echt: "Sono contenta di tutto. Una Scientia crucis si può acquistare solo se la Croce si sente pesare in tutta la sua gravezza. Di questo sono stata convinta fin dal primo momento, e ho detto di cuore: "Ave crux, spes unica"". A ragione dunque Papa Giovanni Paolo II, proclamando la santità di Edith Stein, l’11 ottobre 1998, ne ha fatto memoria come di una "eminente figlia d’Israele e fedele figlia della Chiesa". In occasione della sua elevazione a compatrona d’Europa il Papa ricorda: "La sua immagine di santità resta per sempre legata al dramma della sua morte violenta": "Dichiarare oggi Edith Stein compatrona d’Europa significa porre sull’orizzonte del vecchio Continente un vessillo di rispetto, di tolleranza, di accoglienza", "[...] ma è necessario far leva [...] sui valori autentici, che hanno il loro fondamento nella legge morale universale, inscritta nel cuore di ogni uomo. Un’Europa che scambiasse il valore della tolleranza e del rispetto universale con l’indifferentismo etico e lo scetticismo sui valori irrinunciabili, si aprirebbe alle più rischiose avventure e vedrebbe prima o poi riapparire sotto nuove forme gli spettri più paurosi della sua storia".
Commento di Laura Boccenti Invernizzi www.alleanzacattolica.org





"Ave Crux, Spes unica"

Dagli scritti spirituali di Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein, Vita, Dottrina, Testi inediti. Roma, pp. 127-130.)

«Ti salutiamo, Croce santa, nostra unica speranza!» Così la Chiesa ci fa dire nel tempo di passione dedicato alla contemplazione delle amare sofferenze di Nostro Signore Gesù Cristo.
Il mondo è in fiamme: la lotta tra Cristo e anticristo si è accanita apertamente, perciò se ti decidi per Cristo può esserti chiesto anche il sacrificio della vita.
Contempla il Signore che pende davanti a te sul legno, perché è stato obbediente fino alla morte di Croce. Egli venne nel mondo non per fare la sua volontà, ma quella del Padre. Se vuoi essere la sposa del Crocifisso devi rinunciare totalmente alla tua volontà e non avere altra aspirazione che quella di adempiere la volontà di Dio.
Di fronte a te il Redentore pende dalla Croce spogliato e nudo, perché ha scelto la povertà. Chi vuole seguirlo deve rinunciare ad ogni possesso terreno. Stai davanti al Signore che pende dalla Croce con il cuore squarciato: Egli ha versato il sangue del suo Cuore per guadagnare il tuo cuore. Per poterlo seguire in santa castità, il tuo cuore dev'essere libero da ogni aspirazione terrena; Gesù Crocifisso dev'essere l'oggetto di ogni tua brama, di ogni tuo desiderio, di ogni tuo pensiero.
Il mondo è in fiamme: l'incendio potrebbe appiccarsi anche alla nostra casa, ma al di sopra di tutte le fiamme si erge la Croce che non può essere bruciata. La Croce è la via che dalla terra conduce al cielo. Chi l'abbraccia con fede, amore. speranza viene portato in alto, fino al seno della Trinità.
Il mondo è in fiamme: desideri spegnerle? Contempla la Croce: dal Cuore aperto sgorga il sangue del Redentore, sangue capace di spegnere anche le fiamme dell'inferno. Attraverso la fedele osservanza dei voti rendi il tuo cuore libero e aperto; allora si potranno riversare in esso i flutti dell'amore divino, sì da farlo traboccare e renderlo fecondo fino ai confini della terra.
Attraverso la potenza della Croce puoi essere presente su tutti i luoghi del dolore, dovunque ti porta la tua compassionevole carità, quella carità che attingi dal Cuore divino e che ti rende capace di spargere ovunque il suo preziosissimo sangue per lenire, salvare, redimere.
Gli occhi del Crocifisso ti fissano interrogandoti, interpellandoti. Vuoi stringere di nuovo con ogni serietà l'alleanza con Lui? Quale sarà la tua risposta? "Signore, dove andare? Tu solo hai parole di vita".
Ave Crux, spes unica!


MESSALE

Antifona d'Ingresso Gv 15,13
Nessuno ha un amore più grande di questo:
dare la vita per i propri amici.

Beáta virgo, quæ ábnegans semetípsam et tollens crucem suam, Dóminum æmuláta est, vírginum sponsum martyrúmque príncipem.

Colletta
Dio dei nostri padri, donaci la scienza della Croce, di cui hai mirabilmente arricchito Santa Teresa Benedetta della Croce, nell’ora del martirio , e fa' che per sua intercessione cerchiamo sempre te, Somma Verità, fedeli fino alla morte all’eterna alleanza d’amore, sigillata nel sangue del Tuo Figlio per la salvezza del mondo. Egli è Dio, e vive e regna con te...

Deus patrum nostrórum, qui beátam Terésiam Benedíctam mártyrem ad cognitiónem Fílii tui crucifíxi eiúsque imitatiónem usque ad mortem perduxísti, ipsa intercedénte, concéde, ut omnes hómines Christum Salvatórem agnóscant et per eum ad perpétuam tui visiónem advéniant. Qui tecum.

Prima Lettura Os 2,16.17.21-22
Ti farò mia sposa per sempre.

Dal libro del profeta Osèa
Così dice il Signore:
«Ecco, la condurrò nel deserto
e parlerò al suo cuore.
Là mi risponderà
come nei giorni della sua giovinezza,
come quando uscì dal paese d’Egitto.
Ti farò mia sposa per sempre,
ti farò mia sposa
nella giustizia e nel diritto,
nell’amore e nella benevolenza,
ti farò mia sposa nella fedeltà
e tu conoscerai il Signore».


Salmo Responsoriale Dal Salmo 44
Ecco lo sposo: andate incontro a Cristo Signore.

Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.

Entra la figlia del re: è tutta splendore,
tessuto d’oro è il suo vestito.
È condotta al re in broccati preziosi;
dietro a lei le vergini, sue compagne,
a te sono presentate.

Condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.
Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;
li farai prìncipi di tutta la terra
.

Canto al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Vieni, sposa di Cristo, ricevi la corona,
che il Signore ti ha preparato per la vita eterna.
Alleluia.





Vangelo Mt 25,1-13
Ecco lo sposo! Andategli incontro!

Dal vangelo secondo Matteo.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».


Sulle Offerte
Signore, che hai portato a compimento i diversi sacrifici dell’antica alleanza
nell’unico e perfetto sacrificio, offerto dal tuo Figlio nel suo sangue, accetta benigno e trasforma i doni che ti offriamo nella festa della tua santa martire Teresa Benedetta. Per Cristo nostro Signore.

Múnera, quæsumus, Dómine, quæ in celebritáte beátæ Terésiæ Benedíctæ deférimus, ita grátiæ tuæ efficiántur accépta, sicut eius tibi plácitum éxstitit passiónis certámen. Per Christum.

Prefazio
È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre ed in ogni luogo a te Signore,
Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

A imitazione del Cristo tuo Figlio
la santa martire Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein,
ha reso gloria al tuo nome
e ha testimoniato con il sangue i tuoi prodigi,
o Padre, che riveli nei deboli la tua potenza
e doni agli inermi la forza del martirio,
per Cristo nostro Signore.

E noi con tutti gli angeli del cielo
innalziamo a te il nostro canto,
e proclamiamo insieme la tua gloria:

Santo, Santo, Santo...

Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: Quóniam tu magnificáris in tuórum laude Sanctórum, et quidquid ad eórum pértinet passiónem, tuæ sunt ópera miránda poténtiæ: qui huius fídei tríbuis cleménter ardórem, qui súggeris perseverántiæ firmitátem, qui largíris in agóne victóriam, per Christum Dóminum nostrum. Propter quod cæléstia tibi atque terréstria cánticum novum cóncinunt adorándo, et nos cum omni exércitu Angelórum proclamámus, sine fine dicéntes:

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.

Comunione Cf Mt 16,24
Chi vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso,
prenda la sua croce e mi segua, dice il Signore.

Ap 7,17
Agnus, qui in médio throni est, dedúcet eos ad vitæ fontes aquárum.

Dopo la Comunione
Padre misericordioso, a noi, che veneriamo santa Teresa Benedetta, concedi che i frutti dell’albero della croce infondano forza nei nostri cuori, affinché, aderendo fedelmente a Cristo sulla terra, possiamo gustare dell’albero della vita in paradiso. Per Cristo nostro Signore.

Deus, qui beátam Terésiam Benedíctam pro gémina virginitátis et martyrii victória inter Sanctos coronásti, da, quæsumus, per huius virtútem sacraménti, ut, omne malum fórtiter superántes, cæléstem glóriam consequámur. Per Christum.






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Liturgia di San Lorenzo, diacono e martire *

Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA



10 AGOSTO
SAN LORENZO
Diacono e Martire
(+ 258)
Festa


LETTURE: 2 Cor 9, 6-10; Sal 111; Gv 12, 24-26



Un antico documento del 354, la Depositio martyrum, ricorda fra gli altri santi anche il popolare diacono della Chiesa di Roma, sepolto il 10 agosto presso l’Ager Veranus (l’attuale cimitero grande di Roma) sulla via Tiburtina: lì vi è ora la basilica in suo onore. La sua figura già nel IV secolo appare aureolata di leggenda. Arrestato assieme al papa Sisto II, Lorenzo non sarebbe stato subito ucciso (perché i persecutori speravano di strappargli i beni della comunità cristiana) ma bruciato vivo alcuni giorni più tardi, dopo che egli aveva dichiarato di non possedere altre ricchezze che i poveri a lui affidati dalla Chiesa. La sua festa era di precetto fino al secolo scorso e gli elementi della liturgia della vigilia e del giorno sono presenti nei più antichi Sacramentari. L’esempio di Lorenzo, caduto in terra come grano pronto per la semina, ha portato frutti abbondanti, suscitando una schiera di generosi giovani a servizio della Chiesa e dei poveri.
Il diaconato (= servizio) è sempre stato un ufficio di primo piano nelle assemblee liturgiche. Il Concilio lo ha rimesso in luce, facendone anche un ministero permanente e «a sé stante», con caratteristiche liturgiche e caritative tutte proprie.






Fu ministro del sangue di Cristo

Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo (Disc. 304, 14; PL 38, 1395-1397)
Oggi la chiesa di Roma celebra il giorno del trionfo di Lorenzo, giorno in cui egli rigettò il mondo del male. Lo calpestò quando incrudeliva rabbiosamente contro di lui e lo disprezzò quando lo allettava con le sue lusinghe. In un caso e nell'altro sconfisse satana che gli suscitava contro la persecuzione.
San Lorenzo era diacono della chiesa di Roma. Ivi era ministro del sangue di Cristo e là, per il nome di Cristo, verso il suo sangue.
Il beato apostolo Giovanni espose chiaramente il mistero della Cena del Signore, dicendo: «Come Cristo ha dato la sua vita per noi, così anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1 Gv 3, 16). Lorenzo, fratelli, ha compreso tutto questo. L'ha compreso e messo in pratica. E davvero contraccambio quanto aveva ricevuto in tale mensa. Amò Cristo nella sua vita, lo imitò nella sua morte.
Anche noi, fratelli, se davvero amiamo, imitiamo. Non potremmo, infatti, dare in cambio un frutto più squisito del nostro amore di quello consistente nell'imitazione del Cristo, che «patì per noi, lasciandoci un esempio, perché ne seguiamo le orme» (1 Pt 2, 21). Con questa frase sembra quasi che l'apostolo Pietro abbia voluto dire che Cristo patì solamente per coloro che seguono le sue orme, e che la passione di Cristo giova solo a coloro che lo seguono. I santi martiri lo hanno seguito fino all'effusione del sangue, fino a rassomigliarli nella passione. Lo hanno seguito i martiri, ma non essi soli. Infatti, dopo che essi passarono, non fu interrotto il ponte; né si è inaridita la sorgente, dopo che essi hanno bevuto.
Il bel giardino del Signore, o fratelli, possiede non solo le rose dei martiri, ma anche i gigli dei vergini, l'edera di quelli che vivono nel matrimonio, le viole delle vedove. Nessuna categoria di persone deve dubitare della propria chiamata: Cristo ha sofferto per tutti. Con tutta verità fu scritto di lui: «Egli vuole che tutti gli uomini siano salvati, e arrivino alla conoscenza della verità» (1 Tm 2, 4).
Dunque cerchiamo di capire in che modo, oltre all'effusione del sangue, oltre alla prova della passione, il cristiano debba seguire il Maestro. L'Apostolo, parlando di Cristo Signore, dice: «Egli, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio». Quale sublimità!
«Ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso» (Fil 2, 7-8). Quale abbassamento!
Cristo si è umiliato: eccoti, o cristiano l'esempio da imitare. Cristo si è fatto ubbidiente: perché tu ti insuperbisci? Dopo aver percorso tutti i gradi di questo abbassamento, dopo aver vinto la morte, Cristo ascese al cielo: seguiamolo. Ascoltiamo l'Apostolo che dice: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio» (Col 3, 1).


MESSALE

Antifona d'Ingresso
Questi è il diacono san Lorenzo,
che diede la sua vita per la Chiesa:
egli meritò la corona del martirio,
per raggiungere in letizia il Signore Gesù Cristo.

Hic est beátus Lauréntius, qui pro ope Ecclésiæ semetípsum trádidit: proptérea méruit martyrii passiónem, ut lætus ascénderet ad Dóminum Iesum Christum.

Colletta
O Dio, che hai comunicato l'ardore della tua carità al diacono san Lorenzo e lo hai reso fedele nel ministero e glorioso nel martirio, fa' che il tuo popolo segua i suoi insegnamenti e lo imiti nell'amore di Cristo e dei fratelli. Per il nostro Signore...

Deus, cuius caritátis ardóre beátus Lauréntius servítio cláruit fidélis et martyrio gloriósus, fac nos amáre quod amávit, et ópere exercére quod dócuit. Per Dóminum.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura 2 Cor 9, 6-10
Dio ama chi dona con gioia.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, tenete presente questo: chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia.
Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene. Sta scritto infatti:
«Ha largheggiato, ha dato ai poveri,
la sua giustizia dura in eterno».
Colui che dà il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, darà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia
.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 111
Beato l’uomo che teme il Signore.

Beato l’uomo che teme il Signore
e nei suoi precetti trova grande gioia.
Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
la discendenza degli uomini retti sarà benedetta.

Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.
Egli non vacillerà in eterno:
eterno sarà il ricordo del giusto.

Egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza nella gloria.


Canto al Vangelo Gv 18,12
Alleluia, alleluia.
Chi segue me, non camminerà nelle tenebre,
ma avrà la luce della vita, dice il Signore.
Alleluia.





Vangelo Gv 12, 24-26
Se il chicco di grano muore, produce molto frutto.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà»
.

Sulle Offerte
Accogli con bontà, Signore, i doni che la Chiesa ti offre con devota esultanza nella nascita al cielo di san Lorenzo, e fa' che questo sacrificio eucaristico giovi alla nostra salvezza. Per Cristo nostro Signore.

Súscipe propítius, Dómine, múnera in beáti Lauréntii celebritáte lætánter obláta, et ad nostræ salútis auxílium proveníre concéde. Per Christum.

Prefazio dei Martiri
Il segno e l'esempio del martirio

E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

A imitazione del Cristo tuo Figlio
il santo martire Lorenzo
ha reso gloria al tuo nome
e ha testimoniato con il sangue i tuoi prodigi, o Padre,
che riveli nei deboli la tua potenza
e doni agli inermi la forza del martirio,
per Cristo nostro Signore.

E noi con tutti gli angeli del cielo,
innalziamo a te il nostro canto,
e proclamiamo insieme la tua gloria:

Santo, Santo, Santo ...

Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: Quóniam tu magnificáris in tuórum laude Sanctórum, et quidquid ad eórum pértinet passiónem, tuæ sunt ópera miránda poténtiæ: qui huius fídei tríbuis cleménter ardórem, qui súggeris perseverántiæ firmitátem, qui largíris in agóne victóriam, per Christum Dóminum nostrum. Propter quod cæléstia tibi atque terréstria cánticum novum cóncinunt adorándo, et nos cum omni exércitu Angelórum proclamámus, sine fine dicéntes:

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.

Antifona di Comunione Gv 12,26
«Chi mi vuol servire, mi segua»,
dice il Signore,
«e dove sono io, là sarà anche il mio servo».

Qui mihi minístrat, me sequátur; et ubi sum ego, illic et miníster meus erit, dicit Dóminus.

Dopo la Comunione
Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa' che il servizio sacerdotale, che abbiamo celebrato in memoria del diacono san Lorenzo, ci inserisca più profondamente nel mistero della redenzione. Per Cristo nostro Signore.

Sacro múnere satiáti, súpplices te, Dómine, deprecámur, ut, quod in festivitáte beáti Lauréntii débitæ servitútis præstámus obséquium, salvatiónis tuæ sentiámus augméntum. Per Christum.







_________Aurora Ageno___________
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11/08/2012 09:22

11 AGOSTO
XVIII SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - SABATO
SANTA CHIARA D'ASSISI, VERGINE (m)
MESSALE


Antifona d'Ingresso
Oggi è sorta una stella:
oggi santa Chiara, poverella di Cristo,
è volata alla gloria dei cielo.

Regnum mundi et omnem ornátum sæculi contémpsi propter amórem Dómini mei Iesu Christi, quem vidi, quem amávi, in quem crédidi, quem diléxi.

Colletta
Dio misericordioso, che hai ispirato a santa Chiara un ardente amore per la povertà evangelica, per sua intercessione concedi anche a noi di seguire Cristo povero e umile, per godere della tua visione nella perfetta letizia del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli...

Deus, qui beátam Claram ad paupertátis amórem misericórditer adduxísti, eius nobis intercessióne concéde, ut, in paupertáte spíritus Christum sequéntes, ad tui contemplatiónem in cælésti regno perveníre mereámur. Per Dóminum.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Ab 1, 12 - 2, 4
Il giusto vivrà per la sua fede.

Dal libro del profeta Abacuc
Non sei tu fin da principio, Signore,
il mio Dio, il mio Santo?
Noi non moriremo!
Signore, tu lo hai scelto per far giustizia,
l’hai reso forte, o Roccia, per punire.
Tu dagli occhi così puri
che non puoi vedere il male
e non puoi guardare l’oppressione,
perché, vedendo i perfidi, taci,
mentre il malvagio ingoia chi è più giusto di lui?
Tu tratti gli uomini come pesci del mare,
come animali che strisciano e non hanno padrone.
Egli li prende tutti all’amo,
li pesca a strascico,
li raccoglie nella rete,
e contento ne gode.
Perciò offre sacrifici alle sue sciàbiche
e brucia incenso alle sue reti,
perché, grazie a loro, la sua parte è abbondante
e il suo cibo succulento.
Continuerà dunque a sguainare la spada
e a massacrare le nazioni senza pietà?
Mi metterò di sentinella,
in piedi sulla fortezza,
a spiare, per vedere che cosa mi dirà,
che cosa risponderà ai miei lamenti.
Il Signore rispose e mi disse:
«Scrivi la visione
e incidila bene sulle tavolette,
perché la si legga speditamente.
È una visione che attesta un termine,
parla di una scadenza e non mentisce;
se indugia, attendila,
perché certo verrà e non tarderà.
Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto,
mentre il giusto vivrà per la sua fede»
.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 9
Tu non abbandoni chi ti cerca, Signore.

Il Signore siede in eterno,
stabilisce il suo trono per il giudizio:
governerà il mondo con giustizia,
giudicherà i popoli con rettitudine.

Il Signore sarà un rifugio per l’oppresso,
un rifugio nei momenti di angoscia.
Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
perché tu non abbandoni chi ti cerca, Signore.

Cantate inni al Signore, che abita in Sion,
narrate le sue imprese tra i popoli,
perché egli chiede conto del sangue versato,
se ne ricorda, non dimentica il grido dei poveri.


Canto al Vangelo 2Tm 1,10
Alleluia, alleluia.
Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte
e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.
Alleluia.

Mt 17, 14-19
Se avrete fede, nulla vi sarà impossibile.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, si avvicinò a Gesù un uomo che gli si gettò in ginocchio e disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio! È epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e sovente nell’acqua. L’ho portato dai tuoi discepoli, ma non sono riusciti a guarirlo».
E Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo qui da me». Gesù lo minacciò e il demonio uscì da lui, e da quel momento il ragazzo fu guarito.
Allora i discepoli si avvicinarono a Gesù, in disparte, e gli chiesero: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli rispose loro: «Per la vostra poca fede. In verità io vi dico: se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: “Spòstati da qui a là”, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile».


Sulle Offerte
Accetta, Signore, l’umile servizio che ti offriamo riuniti nel ricordo di santa Chiara vergine, e per il santo sacrificio del Cristo tuo Figlio trasformaci in ardenti apostoli del tuo amore. Per Cristo nostro Signore.

Devotiónis nostræ múnera, Dómine, in beátæ Claræ commemoratióne tibi sacránda deférimus, qui temporáli consolatióne signíficas, ut promíssa non desperémus ætérna. Per Christum.

Antifona alla Comunione Gv 14, 21. 23
«Chi mi ama sarà amato dal Padre mio,
e noi verremo a lui
e presso di lui prenderemo dimora».

Ps 44,2
Eructávit cor meum verbum bonum, dico ego ópera mea Regi.

Dopo la Comunione
O Dio, che ci hai saziato con il pane della vita, fa' che, sull’esempio di santa Chiara, portiamo nel nostro corpo mortale la passione di Cristo Gesù per aderire a te, unico e sommo bene. Per Cristo nostro Signore.

Salutáribus, Dómine, fóntibus recreáti, te súpplices exorámus, ut, beátæ Claræ intercessióne, Christo in dies intímius adhæréntes, in eius regno grátiæ mereámur esse consórtes. Per Christum..



Sabato 11 agosto
Mt 17,14-20

Se avrete fede, nulla vi sarà impossibile
.

Nel Duemila è difficile credere? Sì! È difficile. Non è il caso di nasconderlo. È difficile, ma con l’aiuto della grazia è possibile.

È Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna.

Nella lotta contro il peccato non siete soli: tanti come voi lottano e con la grazia del Signore vincono!

Dicendo «sì» a Cristo, voi dite «sì» ad ogni vostro più nobile ideale. Io prego perché Egli regni nei vostri cuori e nell’umanità del nuovo secolo e millennio. Non abbiate paura di affidarvi a Lui. Egli vi guiderà, vi darà la forza di seguirlo ogni giorno e in ogni situazione.

Giovanni Paolo II, Veglia di preghiera GMG 2000






_________Aurora Ageno___________
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