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Santa Messa del giorno - 4

Ultimo Aggiornamento: 20/08/2012 05:54
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18/07/2012 08:54

XV SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - MERCOLEDÌ
MESSALE


Antifona d'Ingresso Sal 16,15
Nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al mio risveglio mi sazierò della tua presenza.


Ego autem cum iustítia apparébo in conspéctu tuo;

satiábor dum manifestábitur glória tua.


Colletta
O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità, perché possano tornare sulla retta via, concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme. Per il nostro Signore...

Deus, qui errántibus, ut in viam possint redíre, veritátis tuæ lumen osténdis, da cunctis qui christiána professióne censéntur, et illa respúere, quæ huic inimíca sunt nómini, et ea quæ sunt apta sectári. Per Dóminum..


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Is 10, 5-7. 13-16
Può forse vantarsi la scure contro chi se ne serve per tagliare?

Dal libro del profeta Isaìa
Così dice il Signore:
Oh! Assiria, verga del mio furore,
bastone del mio sdegno!
Contro una nazione empia io la mando
e la dirigo contro un popolo con cui sono in collera,
perché lo saccheggi, lo depredi
e lo calpesti come fango di strada.
Essa però non pensa così
e così non giudica il suo cuore,
ma vuole distruggere
e annientare non poche nazioni.
Poiché ha detto:
«Con la forza della mia mano ho agito
e con la mia sapienza, perché sono intelligente;
ho rimosso i confini dei popoli
e ho saccheggiato i loro tesori,
ho abbattuto come un eroe
coloro che sedevano sul trono.
La mia mano ha scovato, come in un nido,
la ricchezza dei popoli.
Come si raccolgono le uova abbandonate,
così ho raccolto tutta la terra.
Non vi fu battito d’ala,
e neppure becco aperto o pigolìo».
Può forse vantarsi la scure contro chi se ne serve per tagliare
o la sega insuperbirsi contro chi la maneggia?
Come se un bastone volesse brandire chi lo impugna
e una verga sollevare ciò che non è di legno!
Perciò il Signore, Dio degli eserciti,
manderà una peste contro le sue più valide milizie;
sotto ciò che è sua gloria arderà un incendio
come incendio di fuoco.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 93
Il Signore non respinge il suo popolo.

Calpestano il tuo popolo, Signore,
opprimono la tua eredità.
Uccidono la vedova e il forestiero,
massacrano gli orfani.

Dicono: «Il Signore non vede,
il Dio di Giacobbe non intende».
Intendete, ignoranti del popolo:
stolti, quando diventerete saggi?

Chi ha formato l’orecchio, forse non sente?
Chi ha plasmato l’occhio, forse non vede?
Colui che castiga le genti, forse non punisce,
lui che insegna all’uomo il sapere?

Poiché il Signore non respinge il suo popolo
e non abbandona la sua eredità,
il giudizio ritornerà a essere giusto
e lo seguiranno tutti i retti di cuore.

Canto al Vangelo Mt 11,25
Alleluia, alleluia.
Ti rendo lode, Padre,
Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
Alleluia.

Vangelo Mt 11, 25-27
Hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo»
.


Sulle Offerte
Guarda, Signore, i doni della tua Chiesa in preghiera, e trasformali in cibo spirituale per la santificazione di tutti i credenti. Per Cristo nostro Signore.


Réspice, Dómine, múnera supplicántis Ecclésiæ, et pro credéntium sanctificatiónis increménto suménda concéde. Per Christum..


Antifona alla Comunione Sal 83,4-5
Il passero trova la casa,
la rondine il nido dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari, Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio.
Beato chi abita la tua casa:
sempre canta le tue lodi.


Passer invénit sibi domum et turtur nidum,

ubi repónat pullos suos.

Altária tua, Dómine virtútum,

Rex meus, et Deus meus!

Beáti qui hábitant in domo tua,

in sæculum sæculi laudábunt te.


Oppure: Gv 6,56
Dice il Signore:
«Chi mangia la mia carne
e beve il mio sangue,
rimane in me, e io in lui».


Qui mandúcat meam carnem

et bibit meum sánguinem,

in me manet et ego in eo, dicit Dóminus.


Dopo la Comunione
Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa' che per la comunione a questi santi misteri si affermi sempre più nella nostra vita l'opera della redenzione. Per Cristo nostro Signore.

Sumptis munéribus, quæsumus, Dómine, ut, cum frequentatióne mystérii, crescat nostræ salútis efféctus. Per Christum..


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Mercoledì 18 luglio
Mt 11,25-27


Questo Vangelo ci richiama alla condizione di discepolanza che ogni credente deve vivere. È chiaramente espressa nella preghiera di Gesù al Padre: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli» (v. 25). Con queste parole Gesù benedice e ringrazia il Padre perché ha fatto conoscere il Vangelo del Regno ai piccoli. Che questa sia la volontà di Dio, Gesù se ne rende conto guardando quel gruppetto di uomini e di donne che lo seguono. Tra di loro non ci sono molti potenti e intelligenti; sono per lo più pescatori, impiegati di basso livello o comunque persone di ceto non elevato. Se qualche personaggio di rilievo si è avvicinato a Gesù (pensiamo al saggio Nicodemo), si è sentito dire che doveva rinascere di nuovo, tornare ad essere piccolo, altrimenti non sarebbe potuto entrare nel Regno dei Cieli. Solo ai piccoli, infatti, appartiene il Regno.

Piccolo è chi riconosce il proprio limite e la propria fragilità, chi sente il bisogno di Dio, lo cerca e si affida a lui.

Il testo evangelico, pertanto, quando parla con tono dispregiativo dei colti e intelligenti; né si riferisce a coloro che con fatica ricercano la verità e il miglioramento della vita personale e collettiva. Tutt’altro. Intende piuttosto quell’atteggiamento che trova il suo prototipo negli scribi e nei farisei. Costoro si sentono a posto davanti a Dio, ricchi delle proprie buone opere; si ritengono a tal punto colti delle cose di Dio da non avere il minimo di inquietudine; sono così sazi di se stessi che non sentono il bisogno di stendere la mano per chiedere l’aiuto a Dio.

Questa autosufficienza, inoltre, non è affatto neutra, si accompagna al disprezzo per gli altri, come Gesù stesso ci mostra nella parabola del fariseo e del pubblicano: il primo prega in piedi davanti l’altare mentre il secondo prostrato, in fondo, si batte il petto, pentito. Eppure, aggiunge Gesù, è proprio quest’ultimo ad essere giustificato.



mons. Paglia






_________Aurora Ageno___________
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