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Il Vangelo commentato del giorno feriale

Ultimo Aggiornamento: 26/05/2012 11:36
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Vangelo Gv 17,1-11a
Padre, glorifica il Figlio tuo.
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse:

«Padre, è venuta l'ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato.

Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.

Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.

Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te».



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Martedì 22 maggio
Gv 17, 1-11

Il Vangelo ci riporta al cenacolo. Prima
di uscire Gesù pronuncia una lunga
preghiera che sembra concludere il testamento
spirituale che consegna
ai discepoli. Rivolge gli occhi
in alto verso il Padre del cielo.
Sino ad ora aveva parlato ai
discepoli. È il momento di rivolgersi
direttamente a Dio. E inizia
con quell’appellativo unico
per lui: Padre. Altre due volte
aveva usato questo appellativo;
prima della risurrezione di Lazzaro
e alla presentazione dei
due greci. Per lui è giunta l’ora,
ossia il momento per cui era
venuto sulla terra. E chiede al
Padre di «glorificarlo», ossia di
portare a compimento ciò per
cui lo ha mandato sulla terra. E
poi gli presenta quei discepoli
che ha scelto, amato e curato,
facendoli diventare amici ed
eredi dello stesso amore che c’è
tra Lui e il Padre. E chiede che li
protegga. Gesù sa che il Padre
lo ascolta e prega anzitutto per
quegli amici. È un invito, affinché
alziamo gli occhi da noi
stessi, perché dirigiamo la voce,
il cuore e i pensieri verso Dio.
La preghiera è la risorsa dei deboli
e di chi non ha forza, è il
grido dei poveri e l’unica speranza
dei vinti. Gesù, che tra
poco apparirà come vinto dal
male, sa che il Padre lo salverà.


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_________Aurora Ageno___________
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23/05/2012 09:23

Mercoledì 23 maggio

Gv 17, 11-19

Il Signore prega per i suoi discepoli.
Pur nell’imminenza del
tradimento e della passione non
piange su se stesso, ma si
commuove per le prove cui
vanno incontro i suoi amici più
intimi che lo hanno seguito fino
a Gerusalemme. Teme per loro,
perché sa che le asprezze
della vita mettono continuamente
in discussione il Vangelo,
cercando di farlo apparire
come qualcosa di inutile o impossibile
da vivere. Sa che la
tentazione di camminare per
conto proprio renderà deboli
quegli uomini appena la violenza
omicida lo separerà da loro.
Gesù già prevede la loro paura
e la loro dispersione subito dopo
la sua cattura. Eppure non
lascia che vinca la delusione e
la disperazione. Prevale il desiderio
di preservare quella piccola
famiglia, fragile ma allo
stesso tempo protetta dalla
roccia del fondamento sul quale
è nata, e cioè il suo amore
per ciascuno di loro, chiamato
e scelto personalmente, e ancora
protetto dal male. Gesù
sa che l’ultima parola non è del
maligno che cerca in tutti i modi
di dimostrare la sua forza su
quella dell’amore. Il Signore è
certo che la vittoria definitiva
sta nel consacrare la propria
vita per loro, cioè nel rifiutare
la logica del vivere per salvare
se stessi, come gli grideranno
in tanti sulla croce, per offrirla
per gli altri. È questo che rende
quegli uomini così diversi
dal mondo e così vicini alla verità,
cioè a quell’amore così
forte che ha vinto la morte.


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_________Aurora Ageno___________
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24/05/2012 07:24

VII SETTIMANA DI PASQUA - GIOVEDÌ
MESSALE


Antifona d'Ingresso Eb 4,16
Accostiamoci con fiducia al trono della grazia,
per ricevere misericordia e ottenere l'aiuto,
che ci sostenga al momento opportuno, alleluia.



Adeámus cum fidúcia ad thronum grátiæ, ut misericórdiam consequámur, et grátiam inveniámus in auxílio opportúno, allelúia.


Colletta
Venga, o Padre, il tuo Spirito e ci trasformi interiormente con i suoi doni; crei in noi un cuore nuovo, perché possiamo piacere a te e cooperare al tuo disegno di salvezza. Per il nostro Signore...



Spíritus tuus, quæsumus, Dómine, spiritália nobis dona poténter infúndat, ut det nobis mentem, quæ tibi sit plácita, et aptet nos tuæ propítius voluntáti. Per Dóminum.


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura At 22,30; 23,6-11
E' necessario che tu dia testimonianza anche a Roma.

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, [il comandante della coorte,] volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui Paolo veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò che si riunissero i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio; fece condurre giù Paolo e lo fece comparire davanti a loro.
Paolo, sapendo che una parte era di sadducèi e una parte di farisei, disse a gran voce nel sinedrio: «Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei; sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti».
Appena ebbe detto questo, scoppiò una disputa tra farisei e sadducèi e l’assemblea si divise. I sadducèi infatti affermano che non c’è risurrezione né angeli né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose. Ci fu allora un grande chiasso e alcuni scribi del partito dei farisei si alzarono in piedi e protestavano dicendo: «Non troviamo nulla di male in quest’uomo. Forse uno spirito o un angelo gli ha parlato».
La disputa si accese a tal punto che il comandante, temendo che Paolo venisse linciato da quelli, ordinò alla truppa di scendere, portarlo via e ricondurlo nella fortezza.
La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: «Coraggio! Come hai testimoniato a Gerusalemme le cose che mi riguardano, così è necessario che tu dia testimonianza anche a Roma».

Salmo Responsoriale Dal Salmo 15
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

Canto al Vangelo Gv 17,21
Alleluia, alleluia.
Siano tutti una cosa sola,
come tu, Padre, sei in me e io in te,
perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
Alleluia.

Vangelo Gv 17,21
Siano perfetti nell'unità.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

Sulle Offerte
Santifica, o Dio, i doni che ti presentiamo e trasforma in offerta perenne tutta la nostra vita in unione alla vittima spirituale, il tuo servo Gesù, unico sacrificio a te gradito. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.



Propítius, Dómine, quæsumus, hæc dona sanctífica, et, hóstiæ spiritális oblatióne suscépta, nosmetípsos tibi pérfice munus ætérnum. Per Christum.


Prefazio dell'Ascensione del Signore II
Il mistero dell’Ascensione

È veramente cosa buona e giusta,
che tutte le creature in cielo e sulla terra
si uniscano nella tua lode, Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.

Dopo la risurrezione
egli si mostrò visibilmente a tutti i discepoli,
e sotto il loro sguardo salì al cielo,
perché noi fossimo partecipi della sua vita divina.

Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale,
l’umanità esulta su tutta la terra,
e con l’assemblea degli angeli e dei santi
canta l’inno della tua gloria:

Santo, Santo, Santo ...



Vere dignum et iustum est,

æquum et salutáre,

nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:

per Christum Dóminum nostrum.



Qui post resurrectiónem suam ómnibus

discípulis suis maniféstus appáruit,

et ipsis cernéntibus est elevátus in cælum,

ut nos divinitátis suæ tribúeret esse partícipes.

Quaprópter, profúsis paschálibus gáudiis,

totus in orbe terrárum mundus exsúltat.



Sed et supérnæ virtútes atque angélicæ

potestátes hymnum glóriæ tuæ cóncinunt,

sine fine dicéntes:



Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


Comunione Gv 16,7
«Vi dico la verità: è bene per voi che me ne vada;
se io non vado, non verrà a voi il Paraclito».
Alleluia.



Ego veritátem dico vobis,

éxpedit vobis ut ego vadam;

si enim non abíero,

Paráclitus non véniet ad vos, dicit Dóminus, allelúia.


Dopo la Comunione
Ci illumini, Signore, la tua parola e ci sostenga la comunione al sacrificio che abbiamo celebrato, perché guidati dal tuo Santo Spirito perseveriamo nell'unità e nella pace. Per Cristo nostro Signore.



Percépta mystéria, quæsumus, Dómine, et eruditióne nos ínstruant et participatióne restáurent, ut ad spiritália mereámur múnera perveníre. Per Christum.




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Giovedì 24 maggio

Gv 17, 20-26

Nell’ora drammatica che precede
la sua passione, il pensiero
di Gesù va oltre la propria situazione
e si allarga fino a
comprendere coloro che in
ogni tempo crederanno al Vangelo.
Le mura del cenacolo in
cui si trova con i dodici sembrano
cadere e agli occhi di
Gesù si presenta una numerosa
schiera di uomini e di donne
provenienti da ogni parte della
terra, in cerca di consolazione e di
pace. Gesù prega per questo vasto
popolo e chiede al Padre che
«siano perfetti nell’unità». Sa bene
che lo spirito della divisione li
distruggerebbe. Chiede perciò
l’impossibile: che tutti abbiano la
stessa unità che esiste tra lui e il
Padre. L’amore esagerato di Gesù
chiede l’impossibile, perché sa
che il Padre, come lui, ama senza
limite gli uomini. Nel dolore di
quell’ora estrema sente la responsabilità
del tanto che resta ancora
da fare: tanti uomini e donne ancora
da raggiungere, tanti bisogni
a cui si deve ancora rispondere.
Per questo vuole proteggere i suoi
discepoli e unirli alla propria vocazione:
loro continueranno il lavoro
per il quale è stato mandato dal
Padre.


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25/05/2012 07:11

Vangelo Gv 21,15-19
Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, [quando si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore».
Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».
Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».



Venerdì 25 maggio
Gv 21, 15-19

Gesù interroga Pietro sull’amore.
Sa che ciò che lo terrà legato a lui
per sempre infatti non potrà essere
il senso del dovere o la forza di
volontà, ma solo il desiderio di
ricambiare col suo affetto l’amore
sconfinato ricevuto. Il Signore lo
interroga tre volte di seguito, come
a dire che è la domanda essenziale,
che bisogna porsi sempre,
ogni giorno. È questa infatti
la domanda di fondo che come
riassume ogni Parola pronunciata
da Dio: «Mi ami tu?». La risposta
di Pietro è dapprima orgogliosa,
addolorata che il Signore non si
fidi della sua parola. Ma poi l’insistenza
del Maestro vince la sua
resistenza e mette a nudo la sua
debolezza, facendogli sentire forte
il bisogno di affidarsi, ancora una
volta, a lui per imparare cosa vuol
dire veramente voler bene. Le parole
che seguono sono come uno
squarcio sul futuro di Pietro. Quell’uomo
troverà finalmente la sua
solidità, che credeva di possedere
già nella sua forza d’animo,
nell’affidarsi totalmente al Signore,
nel lasciarsi guidare da lui per
giungere lì dove neanche immaginava.
Così si realizza la profezia di
un pescatore che riuscirà ad attirare
con le reti del Vangelo folle di
uomini al Signore.


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26 MAGGIO
VII SETTIMANA DI PASQUA - SABATO

SAN FILIPPO NERI (m)
Sacerdote
MESSALE

Antifona d'Ingresso Sal 131,9
I tuoi sacerdoti, o Signore, si rivestano di giustizia,
e i tuoi santi esultino di gioia, alleluia.



Rm 5,5 Cáritas Dei diffúsa est in córdibus nostris,

per inhabitántem Spíritum eius in nobis (T.P. allelúia).


Colletta
O Dio, che glorifichi i tuoi santi e li doni alla Chiesa come modelli di vita evangelica, infondi in noi il tuo Spirito, che infiammò mirabilmente il cuore di san Filippo Neri. Per il nostro Signore...


Deus, qui fidéles tibi servos sanctitátis glória sublimáre non desístis, concéde propítius, ut illo nos igne Spíritus Sanctus inflámmet, quo beáti Philíppi cor mirabíliter penetrávit. Per Dóminum.



LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura At 28,16-20.30-31
Paolo rimase a Roma, annunciando il regno di Dio.

Dagli Atti degli Apostoli
Arrivati a Roma, fu concesso a Paolo di abitare per conto suo con un soldato di guardia.
Dopo tre giorni, egli fece chiamare i notabili dei Giudei e, quando giunsero, disse loro: «Fratelli, senza aver fatto nulla contro il mio popolo o contro le usanze dei padri, sono stato arrestato a Gerusalemme e consegnato nelle mani dei Romani. Questi, dopo avermi interrogato, volevano rimettermi in libertà, non avendo trovato in me alcuna colpa degna di morte. Ma poiché i Giudei si opponevano, sono stato costretto ad appellarmi a Cesare, senza intendere, con questo, muovere accuse contro la mia gente. Ecco perché vi ho chiamati: per vedervi e parlarvi, poiché è a causa della speranza d’Israele che io sono legato da questa catena».
Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso in affitto e accoglieva tutti quelli che venivano da lui, annunciando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 10
Gli uomini retti, Signore, contempleranno il tuo volto.

Il Signore sta nel suo tempio santo,
il Signore ha il trono nei cieli.
I suoi occhi osservano attenti,
le sue pupille scrutano l’uomo.

Il Signore scruta giusti e malvagi,
egli odia chi ama la violenza.
Giusto è il Signore, ama le cose giuste;
gli uomini retti contempleranno il suo volto.

Canto al Vangelo Gv 16,7.13
Alleluia, alleluia.
Manderò a voi lo Spirito di verità, dice il Signore;
egli vi guiderà a tutta la verità.
Alleluia.

Vangelo Gv 21,20-25
Questo è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e la sua testimonianza è vera.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».
Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

Sulle Offerte
O Dio, che in questo misterioso scambio di doni ci fai partecipare alla comunione con te, unico e sommo bene, concedi che la luce della tua verità sia testimoniata dalla nostra vita. Per Cristo nostro Signore.

Sulle Offerte
Accogli questo sacrificio di lode, Signore, e fa' che imitando san Filippo Neri siamo sempre lieti di donare la vita a gloria del tuo nome e a servizio dei fratelli. Per Cristo nostro Signore.



Hóstiam tibi laudis offeréntes, quæsumus, Dómine, ut, beáti Philíppi exémplo, ad tui nóminis glóriam proximíque servítium hílares nos semper præstémus. Per Christum.


Prefazio Pasquale V
Cristo sacerdote e vittima

E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
proclamare sempre la tua gloria, o Signore.
e sopratutto esaltarti in questo tempo
nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

Offrendo il suo corpo sulla croce,
diede compimento ai sacrifici antichi,
e donandosi per la nostra redenzione
divenne altare, vittima e sacerdote.

Per questo mistero,
nella pienezza della gioia pasquale,
l'umanità esulta su tutta la terra,
e con l'assemblea degli angeli e dei santi
canta l'inno della tua gloria:

Santo, Santo, Santo...


Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre:

Te quidem, Dómine,

omni témpore confitéri,

sed in hoc potíssimum gloriósius prædicáre,

cum Pascha nostrum immolátus est Christus.



Qui, oblatióne córporis sui,

antíqua sacrifícia in crucis veritáte perfécit,

et, seípsum tibi pro nostra salúte comméndans,

idem sacérdos, altáre et agnus exhíbuit.

Quaprópter, profúsis paschálibus gáudiis,

totus in orbe terrárum mundus exsúltat.



Sed et supérnæ virtútes atque angélicæ

potestátes hymnum glóriæ tuæ cóncinunt,

sine fine dicéntes:



Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


Antifona alla Comunione Cf Gv 15,4-5
«Rimanete in me e io in voi», dice il Signore.
«Chi rimane in me e io in lui,
porta molto frutto». Alleluia.



Jn 15,9 Sicut diléxit me Pater,

et ego diléxi vos, dicit Dóminus; manéte

in dilectióne mea (T.P. allelúia).

Dopo la Comunione
O Dio, che ci hai fatto gustare le gioie della tua mensa, fa' che sull'esempio di san Filippo Neri abbiamo sempre fame e sete di te, che sei la vera vita. Per Cristo nostro Signore.



Cæléstibus, Dómine, pasti delíciis, quæsumus, ut, beáti Philíppi imitatióne, semper éadem, per quæ veráciter vívimus, appetámus. Per Christum.


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Sabato 26 maggio
Gv 21, 20-25

Gli apostoli che avevano abbandonato
le loro reti per diventare pescatori
di uomini (Lc 5,10), tornano
a essere pescatori di pesci. E
ora, quando Gesù appare, senza
che lo riconoscano, si ripete la
scena dell’inizio. Anche questa
volta hanno pescato invano per
tutta la notte. È l’esperienza di un
lavoro senza frutti, l’esperienza di
pensieri, di preoccupazioni e di
agitazioni che non approdano a
nulla. Senza la luce del Vangelo è
difficile operare e dare frutti. Ma
con Gesù che si avvicina, sorge
l’alba di un nuovo giorno. È il ri-
sorto, ma non se ne sono accorti,
non l’hanno riconosciuto. Sebbene
stanchi e, comprensibilmente, sfiduciati
gli danno tuttavia retta e
gettano le reti dall’altra parte. E la
pesca è abbondante, oltre ogni
misura. E Gesù continua a mangiare
con i discepoli come faceva
prima di morire. Ma c’è un accento
particolare. Gesù prende Pietro
in disparte e gli chiede: «Mi ami
tu più di costoro?». Non lo rimprovera
del tradimento, desidera sapere
se l’ama ancora. Non è tanto
questione di purificare la memoria,
quanto di rinnovare l’amore.
Quel che Gesù vuole è che il sentimento
di colpa non inaridisca
l’amore. Per questo non glielo
chiede una volta sola, ma tre volte.
E per tre volte, dopo la risposta
affermativa dell’amore, Gesù
affida a Pietro l’incarico della cura
del suo gregge. L’unica forza, l’unica
energia che ci sostiene è l’amore
per il Signore. E chi ama Dio
ama e serve i fratelli.



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_________Aurora Ageno___________
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