La rivoluzione
«Sono tutti convinti che solo lo sviluppo tecnologico, la scienza cioè, e il complesso delle sue applicazioni tecniche, segnino il progresso. E siccome il Novecento è il secolo del progresso e dello sviluppo tecnologico, tutti sono convinti che sia giusto occuparsene molto». La sintesi del filosofo Hans-Georg Gadamer pone l'accento su un tutti che, come ogni termine assoluto, finisce per mettere in allarme. Ma saranno poi davvero tutti i beneficati dal progresso? Nell'intervento recente per il Festival della Mente di Sarzana, l'antropologo Marc Augé ha mostrato come, mentre la scienza progredisce, il divario tra chi ne conosce le leggi e le conseguenze e la massa di chi non ha idea della posta in gioco aumenti sempre più velocemente. Il timore è che non si stia preparando un progresso diffuso in tutta la terra, ma che si stia formando una élite planetaria del sapere e del denaro, contrapposta a una folla di consumatori, e a una massa ancora più grande di esclusi sia dal sapere sia dal consumo. L'auspicio è che l'arroganza intellettuale di ogni sorta non miri a imporre, una volta di più, le proprie convinzioni all'umanità, senza preoccuparsi che tutti abbiano la possibilità di comprenderle. Se un giorno ci sarà una rivoluzione, sostiene Augé, sarà una rivoluzione dell'istruzione.
Laura Bosio
_________Aurora Ageno___________