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Pioggia di Vita, per chi crede e per chi non crede

Ultimo Aggiornamento: 11/01/2013 11:23
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16/08/2007 14:23

Leggendo... dalla Liturgia delle Ore

Il 15 agosto non è solo Ferragosto, è, innanzitutto, la solennità della Beata Vergine Maria
Assunta in cielo.
Nel libro della Liturgia delle Ore alle Lodi mattutine di questo giorno si trova
il primo inno e alla liturgia dei Vespri il secondo inno che qui inserisco.
Sarà una lettura grata a chi è credente ed una benefica pioggia di Vita per chi non lo è,
una pioggia ristoratrice per l'animo di tutti noi che, spesso, l'abbiamo inaridito.
Questo, almeno, è il mio augurio.

____________________________________________________________


O Donna gloriosa,
alta sopra le stelle,
tu nutri sul tuo seno
il Dio che ti ha creato.

La gioia che Eva ci tolse
ci rendi nel tuo Figlio
e dischiudi il cammino
verso il regno dei cieli.

Sei la via della pace,
sei la porta regale:
ti acclamino le genti
redente dal tuo Figlio.

A dio Padre sia lode,
al Figlio e al Santo Spirito,
che ti hanno adornata
di una veste di grazia. Amen

________________


Ave, stella del mare,
madre gloriosa di Dio,
vergine sempre, Maria,
porta felice del cielo.

L'"Ave" del messo celeste
reca l'annunzio di Dio,
muta la sorte di Eva,
dona al mondo la pace.

Spezza i legami agli oppressi,
rendi la luce ai ciechi,
scaccia da noi ogni male,
chiedi per noi ogni bene.

Mostrati Madre per tutti,
offri la nostra preghiera,
Cristo l'accolga benigno,
lui che si è fatto tuo Figlio.

Vergine santa fra tutte,
dolce regina del cielo,
rendi innocenti i tuoi figli,
umili e puri di cuore.

Donaci giorni di pace,
veglia sul nostro cammino,
fa' che vediamo il tuo Figlio,
pieni di gioia nel cielo.

Lode all'altissimo Padre,
gloria al Cristo Signore,
salga allo Spirito Santo,
l'inno di fede e d'amore. Amen



===============================================================

Preghiera ed alta poesia.

Che il Signore l'accolga dai nostri cuori spesso
doloranti.

[Modificato da auroraageno 12/11/2007 07:07]

_________Aurora Ageno___________
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20/08/2007 11:05

20 Agosto: San Bernardo, abate e dottore della Chiesa
Il 20 Agosto ricorre la Memoria di San Bernardo, anche in questo giorno nelle pagine di
Liturgia delle Ore si trovano scritti molto belli e significativi.
Ne riporto alcuni.
Anzitutto qualche cenno biografico:



SAN BERNARDO, ABATE E DOTTORE DELLA CHIESA –
Nacque nel 1090 presso Digione in Francia.
Educato piamente, nel 1111 si associò ai monaci
Cistercensi e, poco dopo, eletto abate del monastero
di Chiaravalle, guidò egregiamente i monaci alla pratica
delle virtù con l’azione e con l’esempio.
A causa degli scismi sorti nella Chiesa, percorse l’Europa
per ristabilire la pace e l’unità.
Scrisse molte opere riguardanti la teologia e l’ascetica.
Morì nel 1153.


Dai << Discorsi sul Cantico dei Cantici >> di san Bernardo, abate:

L’amore è sufficiente per se stesso, piace per se stesso e
in ragione di sé.
E’ a se stesso merito e premio. L’amore non cerca ragioni,
non cerca vantaggi all’infuori di sé.
Il suo vantaggio sta nell’esistere. Amo perché amo, amo per
amare. Grande cosa è l’amore se si rifà
al suo principio, se ricondotto alla sua origine, se
riportato alla sua sorgente.
Di là sempre prende alimento per continuare a scorrere.
L’amore è il solo tra tutti i moti dell’anima,
tra i sentimenti e gli affetti, con cui la creatura possa corrispondere al Creatore,
anche se non alla pari; l’unico con il quale possa
contraccambiare il prossimo e, in questo caso,
certo alla pari.
Quando Dio ama, altro non desidera che essere amato.
Non per altro ama, se non per essere amato,
sapendo che coloro che l’ameranno si beeranno di questo
stesso amore.
L’amore dello Sposo, anzi lo Sposo-amore
cerca soltanto il ricambio dell’amore e la fedeltà.
Sia perciò lecito all’amata di riamare.
Perché la sposa, e la sposa dell’Amore non dovrebbe amare?
Perché non dovrebbe essere amato l’Amore?
Giustamente, rinunziando a tutti gli altri suoi affetti,
attende tutta e solo all’Amore,
ella che nel ricambiare l’amore mira a uguagliarlo.
Si obietterà, però, che, anche se la sposa si sarà tutta
trasformata nell’Amore, non potrà mai raggiungere il
livello della fonte perenne dell’amore.
E’ certo che non potranno mai essere equiparati l’amante
e l’Amore, l’anima e il Verbo, la Sposa e lo Sposo,
il Creatore e la creatura.
La sorgente, infatti, dà sempre molto più di quanto
basti all’assetato.
Ma che importa tutto questo? Cesserà forse e svanirà
del tutto il desiderio della sposa che attende il
momento delle nozze, cesserà la brama di chi sospira,
l’ardore di chi ama, la fiducia di chi pregusta,
perché non è capace di correre alla pari con un gigante,
gareggiare in dolcezza col miele, in mitezza con l’agnello,
in candore con il giglio, in splendore con il sole,
in carità con colui che è l’Amore? No certo.
Sebbene infatti la creatura ami meno, perché è inferiore,
se tuttavia ama con tutta se stessa, non le resta nulla da aggiungere.
Nulla manca dove c’è tutto. Perciò per lei amare così
è aver celebrato le nozze, poiché non può amare
così ed essere poco amata. Il matrimonio completo e perfetto
sta nel consenso dei due, a meno che uno dubiti che l’anima
sia amata dal Verbo, e prima e di più.


----------------------------------------------------------------------

Ed ecco un brano tratto dal quarto poema del
Cantico dei Cantici:


La sposa:

Io dormo, ma il mio cuore veglia.
Un rumore! E’ il mio diletto che bussa:
<< Aprimi, sorella mia,
mia amica, mia colomba, perfetta mia;
perché il mio capo è bagnato di rugiada,
i miei riccioli di gocce notturne >>.
<< Mi sono tolta la veste;
come indossarla ancora?
Mi sono lavata i piedi,
come ancora sporcarli? >>.
Il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio
e un fremito mi ha sconvolta.
Mi sono alzata per aprire al mio diletto
e le mie mani stillavano mirra,
fluiva mirra dalle mie dita
sulla maniglia del chiavistello.
Ho aperto allora al mio diletto,
ma il mio diletto già se n’era andato, era scomparso.
Io venni meno, per la sua scomparsa.
L’ho cercato, ma non l’ho trovato,
l’ho chiamato, ma non m’ha risposto.
Mi han trovato le guardie che perlustrano la città;
mi han percosso, mi hanno ferito,
mi han tolto il mantello
le guardie delle mura.
Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
se trovate il mio diletto,
che cosa gli racconterete?
Che sono malata d’amore!


dalla Bibbia di Gerusalemme

---------------------------------------------------------------------

Ed infine una preghiera di San Bernardo alla Vergine Maria, che sarebbe bello fare nostra:


Ricordati, o piissima Vergine Maria:
non si è mai udito al mondo
che qualcuno sia ricorso alla tua intercessione
abbia invocato il tuo aiuto, chiesta la tua protezione,
e sia stato abbandonato. Animato da questa fiducia,
a te ricorro o madre, Vergine delle vergini.
A te vengo, come peccatore pentito,
mi inginocchio davanti a te.
Non respingere, o Madre di Dio, le mie preghiere,
ma ascoltami, piena di bontà, ed esaudiscimi.


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[Modificato da auroraageno 30/08/2007 15:17]

_________Aurora Ageno___________
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22/08/2007 16:22

22 Agosto


22 Agosto: Memoria della Beata Vergine Maria Regina –


Dalla << Omelia in lode della Vergine Madre >> di san Bernardo, abate:

A Dio conveniva una natività di questo genere: che non nascesse se non dalla Vergine;
anche alla Vergine si addiceva un parto tale: che non generasse se non Dio.
Perciò il creatore degli uomini, che stava per nascere dall’uomo per diventare uomo,
dovette scegliere tra tutte le donne, anzi creare una tale madre, quale sapeva
convenire a sé e che gli sarebbe piaciuta.
Volle dunque che fosse una vergine. Lui immacolato volle nascere dall’Immacolata,
perché avrebbe dovuto lavare le macchie di tutti. Lui mite ed umile di cuore volle
venire da una madre piena di mitezza e di umiltà, perché doveva offrirsi a ognuno
modello di tali virtù, utili, anzi necessarie per la salvezza. Concesse il dono della
maternità alla Vergine, lui che le aveva ispirato il voto della verginità e l’aveva
arricchita dei meriti dell’umiltà.
Altrimenti come avrebbe potuto l’Angelo proclamarla piena di grazia, se avesse avuto
qualcosa anche piccola che non fosse della grazia? Ella che stava per concepire il Santo
dei santi ed era in procinto di darlo alla luce, perché fosse santa nel corpo, ricevette
il dono della verginità, e, perché lo fosse anche nella mente, ricevette quello dell’umiltà.
La Vergine di stirpe regale, ornata di gemme di santità e splendente della doppia bellezza
della mente e del corpo, conosciuta nelle sedi celesti per le sue doti e la sua bellezza,
richiamò sopra di sé lo sguardo dei cittadini del cielo e attirò sulla sua persona l’occhio
del Re, che la fece oggetto della sua scelta e destinataria del messaggio angelico.
<< L’angelo Gabriele fu mandato >>, dice, << a una vergine >> (Lc. 1,26-27): vergine nel corpo,
vergine nell’anima, vergine per voto, vergine insomma quale la descrive l’Apostolo,
santa nell’anima e nel corpo; e non scoperta di recente né per caso, ma eletta dall’eternità,
conosciuta in antecedenza dall’Altissimo e preparata per lui, custodita dagli angeli,
prefigurata dai padri, promessa dai profeti.

----------------------------------------------------------------------


- Regina del mondo e della pace

Dalle << Omelie >> di sant’Amedeo di Losanna, vescovo.


La santa Vergine Maria fu assunta in cielo.
Ma il suo nome ammirabile rifulse su tutta la terra anche indipendentemente da
questo singolare evento, e la sua gloria immortale si irradiò in ogni luogo prima ancora
che fosse esaltata sopra i cieli. Era conveniente, infatti, anche per l’onore del suo Figlio,
che la Vergine Madre regnasse dapprima in terra e così alla fine ricevesse la gloria nei cieli.
Era giusto che la sua santità e la sua grandezza andassero crescendo quaggiù, passando
di virtù in virtù e di splendore in splendore per opera dello Spirito Santo, fino a raggiungere
il termine massimo al momento della sua entrata nella dimora superna.
Perciò quando era qui con il corpo,
pregustava le primizie del regno futuro, ora innalzandosi fino a Dio, ora scendendo verso i fratelli
mediante l’amore. Fu onorata dagli angeli e venerata dagli uomini. Le stava accanto Gabriele
con gli angeli e le rendeva servizio, con gli apostoli, Giovanni, ben felice che a lui, vergine,
fosse stata affidata presso la croce la Vergine Madre. Quelli erano lieti di vedere in lei
la Regina, questi la Signora, e sia gli uni che gli altri la circondavano di pio e devoto affetto.
Abitava nel sublime palazzo della santità, godeva della massima abbondanza dei favori divini,
e sul popolo credente e assetato faceva scendere la pioggia delle grazie, lei che nella
ricchezza della grazia aveva superato tutte le creature.
Conferiva la salute fisica e la medicina spirituale, aveva il potere di risuscitare
dalla morte i corpi e le anime. Chi mai si partì da lei o malato, o triste, o digiuno
dei misteri celesti? Chi non ritornò a casa sua lieto e contento dopo d’aver ottenuto dalla
Madre del Signore, Maria, quello che voleva?
Maria era la sposa ricca di gioielli spirituali, la madre dell’unico Sposo, la fonte
di ogni dolcezza, la delizia dei giardini spirituali e la sorgente delle acque vive e vivificanti
che discendono dal Libano divino, dal monte Sion fino ai popoli stranieri sparsi qua e là.
Ella faceva scendere fiumi di pace e grazia. Perciò mentre la Vergine delle vergini veniva
assunta in cielo da Dio e dal Figlio suo, re dei re, tra l’esultanza degli angeli, il giubilo
degli arcangeli e le acclamazioni festose del cielo, si compì la profezia del salmista
che dice al Signore: << Sta la regina alla tua destra in veste tessuta d’oro, in abiti
trapunti e ricamati >> (Sal 44,10)


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[Modificato da auroraageno 30/08/2007 15:29]

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24/08/2007 10:30

23 Agosto - Santa Rosa da Lima

In questo giorno ricorre la memoria di Santa Rosa da Lima, vergine.

Nacque a Lima nel Perù nel 1586. Già in famiglia diede
prova di alta virtù, ma, dopo aver preso l’abito del Terz’Ordine
di san Domenico, fece i più grandi progressi nella via della penitenza e
della contemplazione mistica. Morì il 24 Agosto del 1617.

Ecco uno scritto che, per la mentalità comune, quella,
cioè, che di solito abbiamo quasi tutti noi, può sembrare
frutto di una mente esaltata e fuori dalla realtà.
Illuminati da Dio, lo si può, invece, comprendere ed accogliere.


Dagli << Scritti >> di santa Rosa da Lima, vergine

Il Salvatore levò la voce e disse: Tutti sappiano che la grazia
segue alla tribolazione, intendano che senza il peso delle
afflizioni non si giunge al vertice della grazia, comprendano
che quanto cresce l’intensità dei dolori, tanto aumenta la

misura dei carismi. Nessuno erri né si inganni; questa è
l’unica vera strada del paradiso, e al di fuori della croce
non c’è altra via per cui salire al cielo.
Udite queste parole, mi sentii spinta a scendere in piazza
per gridare a tutti, qualunque fosse la loro età, il sesso
e la condizione: Ascolta, popolo; ascoltate, genti tutte.
Da parte di Cristo e con parole della sua stessa bocca
vi avverto che non si riceve grazia senza soffrire afflizioni.
E’ necessario che dolori si aggiungano a dolori per conseguire
l’intima partecipazione alla natura divina, la gloria dei
figli di Dio e la perfetta bellezza dell’anima.
Questo stesso stimolo mi spingeva fortemente a predicare
la bellezza della grazia divina, mi tormentava e mi faceva
sudare ed anelare. Mi pareva che l’anima non potesse più
trattenersi nel carcere del corpo, ma che la prigione
dovesse rompersi, ed essa, libera e sola, con più agilità,
se ne andasse per il mondo gridando: Oh se i mortali
conoscessero che gran cosa è la grazia, quanto è bella,
quanto nobile e preziosa, quante ricchezze nasconde in sé,
quanti tesori, quanta felicità e delizie! Senza dubbio
andrebbero essi stessi alla ricerca di fastidi e pene;
andrebbero questuando molestie, infermità e tormenti
invece che fortune, e ciò per conseguire l’inestimabile
tesoro della grazia. Questo è l’acquisto e l’ultimo guadagno
della sofferenza ben accettata. Nessuno si lamenterebbe
della croce e dei dolori, che gli toccano in sorte,
se conoscesse con quali bilance vengono pesati nella
distribuzione fra gli uomini.


Responsorio:

Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere
i sapienti, e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose
che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a lui.
Eccelso è il Signore, e guarda verso l’umile; ma volge
lo sguardo lontano dal superbo,
perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a lui.


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[Modificato da auroraageno 30/08/2007 15:50]

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24/08/2007 10:36

24 Agosto: SAN BARTOLOMEO, APOSTOLO

Il 24 Agosto ricorre la festa di San Bartolomeo, apostolo -

Nato a Cana di Galilea, fu condotto a Gesù dall’apostolo Filippo. Dopo l’Ascensione del Signore,
è tradizione che egli abbia predicato il Vangelo nell’India,
dove fu coronato dal martirio.

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In questo giorno nel libro della Liturgia delle Ore troviamo
questo splendido scritto:

Dalle << Omelie sulla prima lettera ai Corinti >>
di San Giovanni Crisostomo, vescovo.



La debolezza di Dio è più forte della fortezza degli uomini

La croce ha esercitato la sua forza di attrazione su
tutta la terra e lo ha fatto non servendosi di mezzi
umanamente imponenti, ma dell’apporto di uomini poco
dotati. Il discorso della croce non è fatto di parole
vuote, ma di Dio, della vera religione, dell’ideale
evangelico nella sua genuinità, del giudizio futuro.
Fu questa dottrina che cambiò gli illetterati in dotti.
Dai mezzi usati da Dio si vede come la stoltezza di Dio
sia più saggia della sapienza degli uomini, e come la sua
debolezza sia più forte della fortezza umana. In che senso
più forte? Nel senso che la croce, nonostante gli uomini,
si è affermata su tutto l’universo e ha attirato a sé tutti
gli uomini. Molti hanno tentato di sopprimere il nome del
Crocifisso, ma hanno ottenuto l’effetto contrario. Questo
nome rifiorì sempre di più e si sviluppò con progresso
crescente. I nemici invece sono periti e caduti in rovina.
Erano vivi che facevano guerra a un morto, e ciononostante
non l’hanno potuto vincere. Perciò quando un pagano dice
a un cristiano che è fuori della vita, dice una stoltezza.
Quando mi dice che sono stolto per la mia fede, mi rende
persuaso che sono mille volte più saggio di lui che si
ritiene sapiente. E quando mi pensa debole non si accorge
che il debole è lui. I filosofi, i re e, per così dire,
tutto il mondo, che si perde in mille faccende, non possono
nemmeno immaginare ciò che dei pubblicani e dei pescatori
poterono fare con la grazia di Dio. Pensando a questo fatto,
Paolo esclamava: << Ciò che è debolezza di Dio è più forte
degli uomini >> (1 Cor 1,25). Questa frase è chiaramente
divina. Infatti come poteva venire in mente a dodici poveri
uomini, e per di più ignoranti, che avevano passato la loro
vita sui laghi e sui fiumi, di intraprendere una simile opera?
Essi forse mai erano entrati in una città o in una piazza.
E allora come potevano pensare di affrontare tutta la terra?
Che fossero paurosi e pusillanimi l’afferma chiaramente chi
scrisse la loro vita senza dissimulare nulla e senza nascondere
i loro difetti, ciò che costituisce la miglior garanzia di
veridicità di quanto asserisce.
Costui, dunque, racconta che quando Cristo fu arrestato dopo
tanti miracoli compiuti, tutti gli apostoli fuggirono e il
loro capo lo rinnegò. Come si spiega allora che tutti costoro,
quando il Cristo era ancora in vita, non avevano saputo resistere
a pochi Giudei, mentre poi, giacendo lui morto e sepolto e,
secondo gli increduli, non risorto, e quindi non in grado di
parlare, avrebbero ricevuto da lui tanto coraggio da schierarsi
vittoriosamente contro il mondo intero? Non avrebbero piuttosto
dovuto dire: E adesso? Non ha potuto salvare se stesso,
come potrà difendere noi? Non è stato capace di proteggere
se stesso, come potrà tenderci la mano da morto? In vita
non è riuscito a conquistare una sola nazione, e noi, col
solo suo nome, dovremmo conquistare il mondo? Non sarebbe
da folli non solo mettersi in simile impresa, ma perfino solo pensarla?
E’ evidente perciò che se non lo avessero visto risuscitato
e non avessero avuto una prova inconfutabile della sua potenza,
non si sarebbero esposti a tanto rischio.



Responsorio: (Cfr. 1 Cor 1,23-24; 2 Cor 4,8; Rm 8,37)

Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei,
stoltezza per i pagani; ma, per i chiamati, egli è potenza
di Dio e sapienza di Dio.
Siamo tribolati da ogni parte; ma in tutto siamo più
che vincitori, grazie a colui che ci ha amati;
egli è potenza di Dio e sapienza di Dio.


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[Modificato da auroraageno 30/08/2007 15:41]

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24/08/2007 10:42

25 Agosto: SAN LUDOVICO -

Il 25 Agosto è memoria di San Ludovico –

Nacque nel 1214 e divenne re di Francia a 12 anni.
Sposatosi con Margherita di Provenza,
ebbe undici figli, che egli stesso educò santamente.
Si distinse per lo spirito di penitenza, per la preghiera
e per l’amore verso i poveri. Nel governo curava non solo
la pace dei popoli ed il bene temporale dei sudditi,
ma anche la loro utilità spirituale. Intraprese due crociate
(1248, 1270) per la liberazione della terra santa e morì
nel 1270 presso Tunisi.


Oggi è riportato questo brano:

Dal << Testamento spirituale al figlio >> di san Ludovico

Un re giusto rende prospera la terra

Figlio carissimo, prima di tutto ti esorto ad amare
il Signore Dio tuo con tutto il cuore e con tutte
le tue forze. Senza di questo non c’è salvezza.
Figlio, devi tenerti lontano da tutto ciò che può
dispiacere a Dio, cioè da ogni peccato mortale.
E’ preferibile che tu sia tormentato da ogni genere
di martirio, piuttosto che commettere un peccato mortale.
Inoltre, se il Signore permetterà che tu abbia qualche
tribolazione, devi ringraziarlo, e sopportarla volentieri,
pensando che concorre al tuo bene e che forse te la sei
ben meritata.
Se poi il Signore ti darà qualche prosperità, non solo lo
devi umilmente ringraziare, ma bada bene a non diventar
peggiore per vanagloria o in qualunque altro modo, bada
cioè a non entrare in contrasto con Dio o offenderlo con
i suoi doni stessi.
Partecipa devotamente e volentieri alle celebrazioni
della Chiesa. Non guardare distrattamente in giro e
non abbandonarti alle chiacchiere, ma prega il Signore con raccoglimento,
sia con la bocca che con il cuore.
Abbi un cuore pietoso verso i poveri, i miserabili
e gli afflitti. Per quanto sta in te, soccorrili e consolali.
Ringrazia Dio di tutti i benefici che ti ha elargiti,
perché tu possa renderti degno di riceverne dei maggiori.
Verso i tuoi sudditi comportati con rettitudine, in modo
tale da essere sempre sul sentiero della giustizia, senza
declinare né a destra né a sinistra. Sta’ sempre piuttosto
dalla parte del povero anziché del ricco, fino a tanto che
non sei certo della verità.
Abbi premurosa cura che tutti i tuoi sudditi si mantengano
nella giustizia e nella pace, specialmente le persone
ecclesiastiche e religiose.
Sii devoto e obbediente alla Chiesa Romana, madre nostra,
e al Sommo Pontefice come a un padre spirituale. Procura
che venga allontanato dal tuo territorio ogni peccato,
e specialmente la bestemmia e le eresie.
Figlio carissimo, ti do infine tutte quelle benedizioni
che un buon padre può dare al figlio. La Trinità e tutti
i santi ti custodiscano da ogni male. Il Signore ti dia
la grazia di fare la sua volontà, perché riceva onore e gloria
per mezzo tuo e, dopo questa vita, conceda a tutti noi
di giungere insieme a vederlo, amarlo e lodarlo senza fine. Amen.


Responsorio:

San Ludovico fece ciò che è retto agli occhi del Signore.
Fra tutti i re nessuno fu simile a lui. Aderì al Signore,
non si allontanò mai dalle sue vie.
Osservò i suoi decreti, e il Signore fu con lui.
Aderì al Signore, non si allontanò mai dalle sue vie.


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[Modificato da auroraageno 30/08/2007 15:48]

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27 Agosto: SANTA MONICA

In questo giorno ricorre la memoria di Santa Monica, madre di Sant’Agostino –

Eccone, in breve, la biografia:

Nacque a Tagaste in Africa nel 331 da famiglia cristiana.
Data in sposa a Patrizio, in età giovanissima, ebbe diversi figli,
tra i quali Agostino, per la cui conversione versò tante lacrime
ed elevò tante preghiere a Dio. Esempio di madre veramente santa,
alimentò la fede con la preghiera e la manifestò con le virtù.
Morì ad Ostia nel 387.


Dalle << Confessioni di sant’Agostino, vescovo >> :


Era ormai vicino il giorno in cui ella sarebbe uscita da questa vita,
giorno che tu conoscevi mentre noi lo ignoravamo. Per tua
disposizione misteriosa e provvidenziale, avvenne una volta che io e lei
ce ne stessimo soli, appoggiati al davanzale di una finestra che dava
sul giardino interno della casa che ci ospitava, là presso Ostia, dove
noi lontani dal frastuono della gente, dopo la fatica del lungo viaggio,
ci stavamo preparando ad imbarcarci.
Parlavamo soli con grande dolcezza e, dimentichi del passato, ci
protendevamo verso il futuro, cercando di conoscere alla luce della
Verità presente che sei tu, la condizione eterna dei santi, quella vita
cioè che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrò in cuore d’uomo
(cfr. 1 Cor 2,9). Ce ne stavamo con la bocca anelante verso l’acqua
che emana dalla tua sorgente, da quella sorgente di vita che si trova
presso di te. Dicevo cose del genere, anche se non proprio in tal modo
e con queste precise parole. Tuttavia, Signore, tu sai che in quel
giorno, mentre così parlavamo e, tra una parola e l’altra, questo mondo
con tutti i suoi piaceri perdeva ai nostri occhi ogni suo richiamo, mia
madre mi disse: << Figlio, quanto a me non trovo ormai più alcuna attrattiva
per questa vita. Non so che cosa io stia ancora a fare quaggiù e perché
mi trovi qui. Questo mondo non è più oggetto di desideri per me. C’era
un solo motivo per cui desideravo rimanere ancora un poco in questa vita:
vederti cristiano cattolico, prima di morire. Dio mi ha esaudito oltre ogni
mia aspettativa, mi ha concesso di vederti al suo servizio e affrancato dalle
aspirazioni di felicità terrene. Che sto a fare qui? >>.
Non ricordo bene che cosa io le abbia risposto in proposito. Intanto nel
giro di cinque giorni o poco più si mise a letto con la febbre. Durante
la malattia un giorno ebbe uno svenimento e per un po’ di tempo perdette
i sensi. Noi accorremmo, ma essa riprese prontamente la conoscenza,
guardò me e mio fratello in piedi presso di lei, e disse, come cercando
qualcosa: << Dove ero? >>
Quindi, vedendoci sconvolti per il dolore, disse: << Seppellirete qui vostra
madre >>. Io tacevo con un nodo alla gola e cercavo di trattenere le lacrime.
Mio fratello, invece, disse qualche parola per esprimere che desiderava
vederla chiudere gli occhi in patria e non in terra straniera. Al sentirlo
fece un cenno di disapprovazione per ciò che aveva detto. Quindi
rivolgendosi a me disse: << Senti che cosa dice? >>. E poco dopo a tutti
e due: << Seppellirete questo corpo, disse, dove meglio vi piacerà; non
voglio che ve ne diate pena. Soltanto di questo vi prego, che dovunque
vi troverete, vi ricordiate di me all’altare del Signore >>.
Quando ebbe espresso come poté, questo desiderio, tacque. Intanto il
male si aggravava ed essa continuava a soffrire.
In capo a nove giorni della sua malattia, l’anno cinquantaseiesimo della
sua vita, e trentesimo della mia, quell’anima benedetta e santa se ne
partì da questa terra.


Antifona al Ben.:

Tu non disprezzi, o Dio,
il pianto di una madre;
tu ascolti la sua incessante preghiera.



========================================================

Oh, santa Monica,
tu che hai tanto sofferto
e pregato per tuo figlio,
prega per il bene
dei nostri figli e aiutaci
a pregare per loro!





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28/08/2007 10:59

28 Agosto: SANT'AGOSTINO, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA

Il 28 Agosto ricorre la memoria di Sant’Agostino

Nacque a Tagaste, in Africa, nel 354. Trascorse una adolescenza inquieta
sia intellettualmente che moralmente, finché, convertito alla fede, nel 387
fu battezzato a Milano dal vescovo Ambrogio. Ritornato in patria, condusse
vita ascetica. Eletto poi vescovo di Ippona, divenne esempio del suo gregge.
Per 34 anni lo formò con i suoi numerosi discorsi e scritti, con i quali combatté
fortemente contro gli errori del suo tempo e illustrò sapientemente la fede.
Morì nell’anno 430.


Dalle << Confessioni di sant’Agostino, vescovo >>


Stimolato a rientrare in me stesso, sotto la tua guida, entrai nell’intimità del mio
cuore, e lo potei fare perché tu ti sei fatto mio aiuto (cfr. Sal 29,11). Entrai e
vidi con l’occhio dell’anima mia, qualunque esso potesse essere, una luce
inalterabile sopra il mio stesso sguardo interiore e sopra la mia intelligenza.
Non era una luce terrena e visibile che splende dinanzi allo sguardo di ogni uomo.
Direi anzi ancora poco se dicessi che era solo una luce più forte di quella comune,
o anche tanto intensa da penetrare ogni cosa. Era un’altra luce, assai diversa da
tutte le luci del mondo creato. Non stava al di sopra della mia intelligenza quasi
come l’olio che galleggia sull’acqua, né come il cielo che si stende sopra la terra,
ma una luce superiore. Era la luce che mi ha creato. E se mi trovavo sotto di essa,
era perché ero stato creato da essa. Chi conosce la verità conosce questa luce.
O eterna verità e vera carità e cara eternità! Tu sei il mio Dio, a te sospiro giorno
e notte. Appena ti conobbi mi hai sollevato in alto perché vedessi quanto era da
vedere e ciò che da solo non sarei mai stato in grado di vedere. Hai abbagliato
la debolezza della mia vista, splendendo potentemente dentro di me. Tremai di
amore e di terrore. Mi ritrovai lontano come in una terra straniera, dove mi pareva
di udire la tua voce dall’alto che diceva: << Io sono il cibo dei forti, cresci e mi avrai.
Tu non trasformerai me in te, come il cibo del corpo, ma sarai tu ad essere
trasformato in me >>.
Cercavo il modo di procurarmi la forza sufficiente per godere di te, e non la trovavo,
finché non ebbi abbracciato il << Mediatore fra Dio e gli uomini, l’Uomo Cristo Gesù >>
(1 Tim 2,5), << che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli >> (Rm 9,5). Egli
mi chiamò e disse: << Io sono la via, la verità e la vita >> (Gv 14,6); e unì quel cibo,
che io non ero capace di prendere, al mio essere, poiché << il Verbo si fece carne >>
(Gv 1,14).
Così la tua Sapienza, per mezzo della quale hai creato ogni cosa, si rendeva alimento
della nostra debolezza da bambini.
Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che tu
stavi dentro di me e io ero fuori e là ti cercavo. E io, brutto, mi avventavo sulle cose
belle da te create. Eri con me ed io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle
creature, che, se non fossero in te, neppure esisterebbero. Mi hai chiamato, hai gridato,
hai infranto la mia sordità. Mi hai abbagliato, mi hai folgorato, e hai finalmente guarito
la mia cecità. Hai alitato su di me il tuo profumo ed io l’ho respirato, e ora anelo a te.
Ti ho gustato e ora ha fame e sete di te. Mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di
conseguire la tua pace.



Responsorio:

O Verità, luce che splende al mio cuore, le mie
tenebre più non mi parlano. Ero smarrito, e mi sono
ricordato di te. Ecco, ora ritorno, stanco e assetato,
a te fonte viva.
Non sono io la mia vita: nel mio io, non potevo
vivere, in te mi sento rinascere.
Ecco ora ritorno, stanco e assetato, a te fonte viva.



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01/09/2007 13:29

Dalle << Omelie sul vangelo di Matteo >>

Dalle << Omelie sul vangelo di Matteo >> di san Giovanni Crisostomo,
vescovo –



Adorna il tempio, ma non trascurare i poveri

Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo
nelle sue membra cioè nei poveri, privi di panni per coprirsi. Non onorarlo
qui in chiesa con stoffe di seta, mentre fuori lo trascuri quando soffre per il freddo
e la nudità.
Colui che ha detto: << Questo è il mio corpo >>, confermando il fatto con la parola,
ha detto anche: Mi avete visto affamato e non mi avete dato da mangiare
(cfr. Mt 25,35) e ogni volta che non avete fatto queste cose a uno dei più piccoli tra
questi, non l’avete fatto neppure a me (cfr. Mt 25,45). Il corpo di Cristo che sta
sull’altare non ha bisogno di mantelli, ma di anime pure; mentre quello che sta fuori
ha bisogno di molta cura.
Impariamo dunque a pensare e a onorare Cristo come egli vuole. Infatti l’onore più
gradito che possiamo rendere a colui che vogliamo venerare è quello che lui stesso
vuole, non quello escogitato da noi.
Anche Pietro credeva di onorarlo impedendo a lui di lavargli i piedi. Questo non era
onore, ma vera scortesia. Così anche tu rendigli quell’onore che egli ha comandato,
fa’ che i poveri beneficino delle tue ricchezze. Dio non ha bisogno di vasi d’oro,
ma di anime d’oro.
Con questo non intendo certo proibirvi di fare doni alla chiesa. No. Ma vi scongiuro
di elargire, con questi e prima di questi, l’elemosina. Dio infatti accetta i doni alla sua
casa terrena, ma gradisce molto di più il soccorso dato ai poveri.
Nel primo caso ne ricava vantaggio solo chi offre, nel secondo invece anche chi
riceve. Là il dono potrebbe essere occasione di ostentazione; qui invece è l’elemosina
e amore. Che vantaggio può avere Cristo se la mensa del sacrificio è piena di vasi
d’oro, mentre poi muore di fame nella persona del povero? Prima sazia l’affamato,
e solo in seguito orna l’altare con quello che rimane. Gli offrirai un calice d’oro e non
gli darai un bicchiere d’acqua? Che bisogno c’è di adornare con veli d’oro il suo
altare, se poi, non gli offri il vestito necessario? Che guadagno ne ricava egli? Dimmi:
se vedessi uno privo del cibo necessario e, senza curartene, adornassi d’oro solo la sua mensa,
credi che ti ringrazierebbe o piuttosto non si infurierebbe contro di te?
E se vedessi uno coperto di stracci e intirizzito dal freddo, trascurando di vestirlo, gli innalzassi
colonne dorate, dicendo che lo fai in suo onore, non si riterrebbe forse di essere
beffeggiato e insultato in modo atroce?
Pensa la stessa cosa di Cristo, quando va errante e pellegrino, bisognoso di un tetto.
Tu rifiuti di accoglierlo nel pellegrino e adorni invece il pavimento, le pareti, le colonne
e i muri dell’edificio sacro. Attacchi catene d’argento alle lampade, ma non vai a visitarlo
quando lui è incatenato in carcere. Dico questo non per vietarvi di procurare tali addobbi
e arredi sacri, ma per esortarvi a offrire, insieme a questi, anche il necessario aiuto ai
poveri, o, meglio, perché questo sia fatto prima di quello.
Nessuno è mai stato condannato per non aver cooperato ad abbellire il tempio, ma chi
trascura il povero è destinato alla geenna, al fuoco inestinguibile e al supplizio con i
demoni. Perciò mentre adorni l’ambiente del culto, non chiudere il tuo cuore al fratello
che soffre. Questi è un tempio vivo più prezioso di quello.


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[Modificato da auroraageno 01/09/2007 13:31]

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03/09/2007 11:36

3 settembre: SAN GREGORIO MAGNO, PAPA

In questo giorno è la memoria di San Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa –

Nacque a Roma verso il 540. Entrato nella carriera politica, raggiunse la carica
di prefetto dell’Urbe. Abbracciò poi la vita monastica, fu ordinato diacono e fu legato
pontificio a Costantinopoli. Il 3 settembre del 590 fu elevato alla cattedra di Pietro
e si dimostrò vero pastore nel disimpegno del suo alto ufficio, ma specialmente
nella cura dei poveri.
Si dedicò con zelo anche alla diffusione della fede. Fra le tante occupazioni trovò
anche il tempo per scrivere molti trattati di morale e di teologia.
Morì il 12 marzo del 604.


Dalle << Omelie su Ezechiele >> di san Gregorio Magno, papa:

<< Figlio dell’uomo, ti ho posto per sentinella alla casa d’Israele >> (Ez. 3,16). E’ da
notare che quando il Signore manda uno a predicare, lo chiama col nome di sentinella.
La sentinella infatti sta sempre su un luogo elevato, per poter scorgere da lontano
qualunque cosa stia per accadere. Chiunque è posto come sentinella del popolo
deve stare in alto con la sua vita, per poter giovare con la sua preveggenza.
Come mi suonano dure queste parole che dico! Così parlando, ferisco me stesso,
poiché né la mia lingua esercita come si conviene la predicazione, né la mia vita
segue la lingua, anche quando questa fa quello che può.
Ora io non nego di essere colpevole, e vedo la mia lentezza e negligenza. Forse lo
stesso riconoscimento della mia colpa mi otterrà perdono presso il giudice pietoso.
Certo, quando mi trovavo in monastero ero in grado di trattenere la lingua dalle parole
inutili, e di tenere occupata la mente in uno stato quasi continuo di profonda orazione.
Ma da quando ho sottoposto le spalle al peso dell’ufficio pastorale, l’animo non può
più raccogliersi con assiduità in se stesso, perché è diviso tra molte faccende.
Sono costretto a trattare ora le questioni delle chiese, ora dei monasteri, spesso a
esaminare la vita e le azioni dei singoli; ora ad interessarmi di faccende private dei
cittadini; ora a gemere sotto le spade irrompenti dei barbari e a temere i lupi che
insidiano il gregge affidatomi.
Ora debbo darmi pensiero di cose materiali, perché non manchino opportuni aiuti a
tutti coloro che la regola della disciplina tiene vincolati. A volte debbo sopportare con
animo imperturbato certi predoni, altre volte affrontarli, cercando tuttavia di conservare
la carità.
Quando dunque la mente divisa e dilaniata si porta a considerare una mole così grande
e così vasta di questioni, come potrebbe rientrare in se stessa, per dedicarsi tutta alla
predicazione e non allontanarsi dal ministero della parola?
Siccome poi per necessità di ufficio debbo trattare con uomini del mondo, talvolta non
bado a tenere a freno la lingua. Se infatti mi tengo nel costante rigore della vigilanza
su me stesso, so che i più deboli mi sfuggono e non riuscirò mai a portarli dove io
desidero. Per questo succede che molte volte sto ad ascoltare pazientemente le loro
parole inutili. E poiché anch’io sono debole, trascinato un poco in discorsi vani, finisco
per parlare volentieri di ciò che avevo cominciato ad ascoltare contro voglia, e di
starmene piacevolmente a giacere dove mi rincresce di cadere.
Che razza di sentinella sono dunque io, che invece di stare sulla montagna a lavorare,
giaccio ancora nella valle della debolezza?
Però il creatore e redentore del genere umano ha la capacità di donare a me indegno
l’elevatezza della vita e l’efficienza della lingua, perché, per suo amore, non risparmio
me stesso nel parlare di lui.


Responsorio:

Dalle profondità delle Scritture trasse norme di azione e contemplazione, e immise
nella vita del popolo l’acqua viva del Vangelo. La sua voce continua a risuonare
nella Chiesa.
Come aquila colse dall’alto il senso delle cose; con la forza della carità provvide
agli umili e ai grandi.
La sua voce continua a risuonare nella Chiesa.


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05/09/2007 11:16

Salmo 62

Amo i salmi. Essi sono espressione del diverso sentire nei diversi momenti dell'esistenza di ogni
uomo che si rivolga a Dio.
Sono supplica, sono lode, esultanza, ringraziamento, lamento, richiesta d'aiuto... riflessione.
I salmi vengono anche cantati.
Danno espressione ai moti dell'animo, alle situazioni nelle quali veniamo a trovarci,
dandoci le parole per rivolgerci a Dio con tutta confidenza, con umiltà, con fiducia anche
nel dolore e nello smarrimento.
Spesso parlano della lotta tra il bene e il male che sentiamo in noi o vediamo attorno a noi.
I nemici, che sovente vengono nominati nei salmi, per noi possono essere sì alcune persone...
ma soprattutto sono le forze negative, le forze del male dalle quali chiediamo riparo e soccorso a Dio.

Il salmo 62 è tra quelli che più amo:

---------------------------------------------------


O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco,
di te ha sete l'anima mia,
a te anela la mia carne
come terra deserta, arida, senz'acqua.

Così nel santuario ti ho cercato,
per contemplare la tua potenza e la tua gloria.
Poiché la tua grazia vale più della vita,
le mie labbra diranno la tua lode.

Così ti benedirò finché io viva,
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Mi sazierò come a lauto convito,
e con voci di gioia ti loderà la mia bocca.

Nel mio giaciglio di te mi ricordo
penso a te nelle veglie notturne,
tu sei stato il mio aiuto;
esulto di gioia all'ombra delle tue ali.

A te si stringe
l'anima mia.
La forza della tua destra
mi sostiene.


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[Modificato da auroraageno 05/09/2007 11:17]

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09/09/2007 15:31

Dal Libro della Sapienza 9,13-18 - Bibbia di Gerusalemme -



<< Quale uomo può conoscere il volere di Dio?
Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?
I ragionamenti dei mortali sono timidi
e incerte le nostre riflessioni,
perché un corpo corruttibile appesantisce l'anima
e la tenda d'argilla grava la mente dai molti pensieri.
A stento ci raffiguriamo le cose terrestri,
scopriamo con fatica quelle a portata di mano;
ma chi può rintracciare le cose del cielo?
Chi ha conosciuto il tuo pensiero,
se tu non gli hai concesso la sapienza
e non gli hai inviato il tuo santo spirito dall'alto?
Così furono raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra;
gli uomini furono ammaestrati in ciò che ti è gradito;
essi furono salvati per mezzo della sapienza. >>



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11/09/2007 16:21

Cantico 1 Sam 2,1-10


<< Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati >>


Il mio cuore esulta nel Signore,
la mia fronte s'innalza, grazie al mio Dio.
Si apre la mia bocca contro i miei nemici,
perché io godo del beneficio che mi hai concesso.

Non c'è santo come il Signore,
non c'è rocca come il nostro Dio.

Non moltiplicate i discorsi superbi,
dalla vostra bocca non esca arroganza;
perché il Signore è il Dio che sa tutto
e le sue opere sono rette.

L'arco dei forti s'è spezzato,
ma i deboli sono rivestiti di vigore.

I sazi sono andati a giornata per un pane,
mentre gli affamati han cessato di faticare.
La sterile ha partorito sette volte
e la ricca di figli è sfiorita.

Il Signore fa morire e fa vivere,
scendere agli inferi e risalire.
Il Signore rende povero e arricchisce,
abbassa ed esalta.

Solleva dalla polvere il misero,
innalza il povero dalle immondizie,
per farli sedere con i capi del popolo,
e assegnar loro un seggio di gloria.

Perché al Signore appartengono i cardini della terra
e su di essi fa poggiare il mondo.

Sui passi dei giusti egli veglia,
ma gli empi svaniscono nelle tenebre.
Certo non prevarrà l'uomo malgrado la sua forza.

Dal Signore saranno abbattuti i suoi avversari!
L'Altissimo tuonerà dal cielo.

Il Signore giudicherà gli estremi confini della terra;
al suo re darà la forza
ed eleverà la potenza del suo Messia.


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Dalla lettera di san Paolo ai Romani 8,35 .37:

Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia,
la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte
queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati.


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15/09/2007 14:50

la Santa Croce
Il 14 settembre si celebra la Festa dell'Esaltazione della Santa Croce -
La croce... parola cui diamo significato di sofferenza nel buio, di non senso del dolore,
di limite invalicabile ai nostri desideri, di fallimento, di silenzio di Dio nel nostro patire...
Ebbene, leggiamo il significato primo della Croce che ci viene illuminato

dai << Discorsi >> di Sant'Andrea di Creta, vescovo:

Noi celebrtiamo la festa della santa Croce, per mezzo della quale sono state cacciate
le tenebre ed è ritornata la luce. Celebriamo la festa della santa croce, e così, insieme
al Crocifisso, veniamo innalzati e sublimati anche noi. Infatti ci distacchiamo dalla
terra del peccato e saliamo verso le altezze. E' tale e tanta la ricchezza della croce
che chi la possiede, ha un vero tesoro. E la chiamo giustamente così, perché di nome
e di fatto è il più prezioso di tutti i beni. E' in essa che risiede tutta la nostra salvezza.
Essa è il mezzo e la via per il ritorno allo stato originale.
Se infatti non ci fosse la croce, non ci sarebbe nemmeno Cristo crocifisso. Se non ci
fosse la croce, la Vita non sarebbe stata affissa al legno. Se poi la Vita non fosse stata
inchiodata al legno, dal suo fianco non sarebbero sgorgate quelle sorgenti di immortalità,
sangue e acqua, che purificano il mondo. La sentenza di condanna scritta per il nostro
peccato non sarebbe stata lacerata, noi non avremmo avuto la libertà, non potremmo
godere dell'albero della vita, il paradiso non sarebbe stato aperto per noi. Se non ci fosse
la croce, la morte non sarebbe stata vinta, l'inferno non sarebbe stato spogliato.
E' dunque la croce una risorsa veramente stupenda e impareggiabile, perché, per suo
mezzo, abbiamo conseguito molti beni, tanto più numerosi quanto più grande ne è il
merito, dovuto però in massima parte ai miracoli e alla passione del Cristo. E' preziosa
poi la croce perché è insieme patibolo e trofeo di Dio. Patibolo per la sua volontaria morte
su di essa. Trofeo perché con essa fu vinto il diavolo e col diavolo fu sconfitta la morte.
Inoltre la potenza dell'inferno venne fiaccata, e così la croce è diventata la salvezza
comune di tutto l'universo.
La croce è gloria di Cristo, esaltazione di Cristo. La croce è il calice prezioso e inestimabile
che raccoglie tutte le sofferenze di Cristo, è la sintesi completa della sua passione. Per
convincerti che la croce è la gloria di Cristo, senti quello che egli dice: << Ora il figlio
dell'uomo è stato glorificato e anche Dio è stato glorificato in lui, e lo glorificherà subito >>
(Gv 13,31 - 32).
E di nuovo: << Glorificami, Padre, con quella gloria che avevo presso di te prima che il
mondo fosse >> (Gv 17,5). E ancora: << Padre glorifica il tuo nome. Venne dunque una
voce dal cielo: L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò >> (Gv 12,28), per indicare quella
glorificazione che fu conseguita allora sulla croce. Che poi la croce sia anche esaltazione
di Cristo, ascolta ciò che egli stesso dice: Quando sarò esaltato, allora attirerò tutti a me
(cfr. Gv, 12-32). Vedi dunque che la croce è gloria ed esaltazione di Cristo.


Responsorio:

Croce gloriosa, dai tuoi rami pendeva il prezzo della nostra libertà; per mezzo tuo il mondo
è redento con il sangue del Signore.
Salve, croce, consacrata dal corpo di Cristo; le sue membra su di te risplendono come gemme;
per mezzo tuo il mondo è redento con il sangue del Signore.

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Ecco l'inno stupendo che si canta o si recita ai Vespri di questo giorno, ma che possiamo
leggere e recitare tutte le volte che vogliamo... :


Ecco il vessillo della croce,
mistero di morte e di gloria:
l'artefice di tutto il creato
è appeso ad un patibolo.

Un colpo di lancia trafigge
il cuore del Figlio di Dio:
sgorga acqua e sangue, un torrente
che lava i peccati del mondo.

O albero fecondo e glorioso,
ornato d'un manto regale,
talamo, trono ed altare
al corpo di Cristo Signore.

O croce beata che apristi
le braccia a Gesù redentore,
bilancia del grande riscatto
che tolse la preda all'inferno.

O croce, unica speranza,
sorgente di vita immortale,
accresci ai fedeli la grazia,
ottieni alle genti la pace. Amen.


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[Modificato da auroraageno 15/09/2007 14:54]

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16/09/2007 13:00

La seconda lettura della Santa Messa di oggi, domenica 16-9-2007

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timoteo


Rendo grazie a colui che mi ha dato la forza, Cristo Gesù Signore
nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia chiamandomi al
ministero: io che per l'innanzi ero stato un bestemmiatore,
un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia,
perché agivo senza saperlo, lontano dalla fede; così la grazia
del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità
che è in Cristo Gesù.
Questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù
è venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io.
Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Gesù Cristo
ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua longanimità, ad
esempio di quanti avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.
Al Re dei secoli incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e
gloria nei secoli dei secoli. Amen.


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19/09/2007 13:42

Cantico (cfr. Ef. 1, 3-10)

Lasciamoci irrorare l'animo di luce e di vita da questo
cantico meraviglioso:



Benedetto sia Dio,
Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti
con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo.

In lui ci ha scelti
prima della creazione del mondo,
per trovarci, al suo cospetto,
santi e immacolati nell'amore.

Ci ha predestinati
a essere suoi figli adottivi
per opera di Gesù Cristo,
secondo il beneplacito del suo volere,

a lode e gloria
della sua grazia,
che ci ha dato nel suo Figlio diletto.

In lui abbiamo la redenzione
mediante il suo sangue,
la remissione dei peccati
secondo la ricchezza della sua grazia.

Dio l'ha abbondantemente riversata su di noi
con ogni sapienza e intelligenza,
poiché egli ci ha fatto conoscere
il mistero del suo volere,

il disegno di ricapitolare in Cristo
tutte le cose,
quelle del cielo
come quelle della terra.

Nella sua benevolenza
lo aveva in lui prestabilito
per realizzarlo
nella pienezza dei tempi.





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19/09/2007 15:08

Leggetelo, vi prego!


Salmo 138

Dio non è lontano da ciascuno di noi... in lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo
(Atti 17, 27. 28).



Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,
mi scruti quando cammino e quando riposo.

Ti sono note tutte le mie vie;
la mia parola non è ancora sulla lingua
e tu, Signore, già la conosci tutta.

Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
Stupenda per me la tua saggezza,
troppo alta, e io non la comprendo.

Dove andare lontano dal tuo spirito,
dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei,
se scendo negli inferi, eccoti.

Se prendo le ali dell'aurora
per abitare all'estremità del mare,
anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.

Se dico: << Almeno l'oscurità mi copra
e intorno a me sia la notte >>;

nemmeno le tenebre per te sono oscure,
e la notte è chiara come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.

Sei tu che hai creato le mie viscere
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.

Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.

Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
intessuto nelle profondità della terra.

Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati,
quando ancora non ne esisteva uno.

Quanto profondi per me i tuoi pensieri,
quanto grande il loro numero, o Dio!
Se li conto sono più della sabbia,
se li credo finiti, con te sono ancora.

Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri:
vedi se percorro una via di menzogna
e guidami sulla via della vita.





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Quanto amo questo Salmo e quanto mi colpisce fino in fondo ogni volta che lo leggo!

Tutti dovrebbero leggerlo, rileggerlo e lasciarlo penetrare nell'intimo..!

Tutti... anche chi pensa o crede di essere nato per caso, magari per un "incidente" capitato ai
genitori... Dovrebbe leggerlo, o sentirlo proclamare, chi si trova ad aspettare un figlio e non lo
aveva desiderato né cercato e sta pensando di "liberarsene".

Dovrebbe giungere, e il Signore sa quanto lo desidero e lo spero, a chi crede di essersi troppo
allontanato, di aver accumulato errori su errori, di essere ormai lontano da ogni speranza di
trovare un senso nella vita, di essere solo e destinato al nulla.


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26/09/2007 13:55

San VINCENZO DE' PAOLI, sacerdote -

Domani, 27 settembre, si celebra la memoria di San Vincenzo De' Paoli,
sacerdote.

San Vincenzo De' Paoli nacque in Aquitania nel 1581. Compiuti gli studi
e ordinato sacerdote, fu parroco a Parigi. Fondò la Congregazione
della Missione per formare santamente il clero e soccorrere i poveri.
Con l'aiuto di santa Luisa di Marillac diede origine anche alla
Congregazione delle Figlie della Carità. Morì a Parigi nel 1660.

Leggiamo questo suo scritto tratto

da alcune << Lettere e conferenze spirituali >>


Non dobbiamo regolare il nostro atteggiamento verso i poveri da ciò
che appare esternamente in essi e neppure in base alle loro qualità
interiori. Dobbiamo piuttosto considerarli al lume della fede.
Il Figlio di Dio, ha voluto essere povero, ed essere rappresentato
dai poveri. Nella sua passione non aveva quasi la figura di uomo;
appariva un folle davanti ai gentili, una pietra di scandalo per i
Giudei; eppure egli si qualifica l'evangelizzatore dei poveri:
<< Mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio >> (Lc 4,18).
Dobbiamo entrare in questi sentimenti e fare ciò che Gesù ha fatto:
curare i poveri, consolarli, soccorrerli, raccomandarli.
Egli stesso volle nascere povero, ricevere nella sua compagnia i poveri,
mettersi al posto dei poveri, fino a dire che il bene o il male che
noi faremo ai poveri lo terrà come fatto alla sua persona divina.
Dio ama i poveri, e, per conseguenza, ama quelli che amano i poveri.
In realtà quando si ama molto qualcuno, si porta affetto ai suoi amici
e ai suoi servitori. Così abbiamo ragione di sperare che, per amore
di essi, Dio amerà anche noi.
Quando andiamo a visitarli, cerchiamo di capirli per soffrire con loro,
e metterci nella disposizione interiore dell'Apostolo che diceva:
<< Mi sono fatto tutto a tutti >> (1 Cor 9,22). Sforziamoci perciò
di diventare sensibili alle sofferenze e alle miserie del prossimo.
Preghiamo Dio, per questo, che ci doni lo spirito di misericordia
e di amore, che ce ne riempia e che ce lo conservi.
Il servizio dei poveri deve essere preferito a tutto. Non ci devono
essere ritardi. Se nell'ora dell'orazione avete da portare una medicina
o un soccorso a un povero, andatevi tranquillamente.
Offrite a Dio la vostra azione, unendovi l'intenzione dell'orazione.
Non dovete preoccuparvi e credere di aver mancato, se per il servizio
dei poveri avete lasciato l'orazione. Non è lasciare Dio, quando si
lascia Dio per Iddio, ossia un'opera di Dio per farne un'altra. Se
lasciate l'orazione per assistere un povero, sappiate che far questo
è servire Dio. La carità è superiore a tutte le regole, e tutto deve
riferirsi ad essa. E' una grande signora: bisogna fare ciò che comanda.
Tutti quelli che ameranno i poveri in vita non avranno alcun timore
della morte. Serviamo dunque con rinnovato amore i poveri e cerchiamo
i più abbandonati. Essi sono i nostri signori e padroni.


Antifona al Benedictus:
"Amico dei poveri, sostegno di chi è solo, Vincenzo rivela a noi
il cuore di Dio."

Antifona al Magnificat:
"Quello che avete fatto a uno solo dei miei fratelli,
l'avete fatto a me, dice il Signore."



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28/09/2007 11:01

28 settembre - SAN VENCESLAO, MARTIRE -


Oggi, 28 settembre, ricorre la memoria di San Venceslao, martire.
Nato in Boemia verso il 907 ed educato cristianamente dalla zia paterna, assunse il governo del
suo ducato verso il 925.
Ebbe a sopportare molte difficoltà nel governare i sudditi e nell'educarli alla fede.
Tradito dal fratello Boleslao, fu ucciso dai sicari nel 935. Ben presto fu onorato come martire
e la Boemia lo ha scelto come suo patrono principale.


Dalla prima << Narrazione >> paleoslava

Alla morte di Vratislao, i Boemi gli diedero per successore il figlio Venceslao. Per grazia di Dio
questi era esemplare nella pratica della fede. Beneficava i poveri, vestiva gli ignudi, dava da mangiare
agli affamati, accoglieva i pellegrini, proprio come vuole il Vangelo. Non tollerava che si facesse
ingiustizia alle vedove, amava tutti gli uomini, poveri o ricchi che fossero, soccorreva i ministri di Dio
e abbellì anche molte chiese. Ciononostante divenne segno di contraddizione e di odio in quella
cerchia di Boemi che era accecata dall'ambizione. Costoro sobillarono il fratello minore Boleslao
dicendogli: << Tuo fratello Venceslao trama con la madre e i suoi uomini per ucciderti >>.
Avvenne che una domenica, festa dei santi Cosma e Damiano, Venceslao si portasse nella città di
Alt-Bunzlao. Aveva infatti l'abitudine di recarsi nelle varie città quando vi si tenevano celebrazioni
particolari. Anzi non vi mancava mai quando si festeggiava la dedicazione delle chiese.
Quella volta, dunque, dopo aver partecipato al sacrificio eucaristico, voleva tornarsene a Praga, ma
Boleslao lo trattenne, con scellerata intenzione, dicendo: << Perché te ne vuoi partire così presto,
fratello? >>.
Il giorno dopo, all'alba, suonarono le campane per l'ufficio del mattino.
Venceslao, all'udirle esclamò: << Lode a te, Signore, perché mi hai dato di vivere fino a questo giorno >>.
Boleslao, già appostato sulla porta, lo raggiunse. Venceslao lo vide e gli disse: << Fratello, fino a ieri
ti sei mostrato con me come un umile servitore! >>. Ma l'altro, sotto la suggestione del diavolo, che
gli pervertiva il cuore, sguainata la spada, gli rispose: << Ed ora voglio diventare migliore >>. Così
dicendo lo colpì al capo con la spada.
Venceslao allora, guardandolo in volto, gridò: << Ma che fai, fratello? >>, e afferratolo lo gettò a terra.
Accorse però uno dei consiglieri di Boleslao, che colpì Venceslao a una mano. Ferito alla mano,
abbandonò la presa del fratello e se ne fuggì verso la chiesa. Ma altri due scellerati lo inseguirono e
lo uccisero sulla porta. Un quarto, infine, lo trapassò al fianco da parte a parte. Venceslao esalò
subito l'ultimo respiro, esclamando: Nelle tue mani, Signore, raccomando l'anima mia (cfr. Sal 30,6).



Orazione:

O Dio, che al martire San Venceslao hai dato il coraggio di anteporre il regno dei cieli al fascino del
potere terreno, per la sua intercessione concedi anche a noi di superare ogni forma di egoismo per
aderire a te con tutto il cuore. Per il nostro Signore Gesù Cristo che è Dio, e vive e regna con te
nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.


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29/09/2007 11:33

29 settembre - SANTI ARCANGELI MICHELE, GABRIELE E RAFFAELE -

Oggi, 29 settembre, ricorre la Festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele.
Chi sono questi esseri che l'immaginazione ha sempre raffigurato "alati"? Cosa sappiamo
di loro? Ecco uno scritto che ci potrà essere d'aiuto:

Dalle << Omelie sui Vangeli >> di san Gregorio Magno, papa


E' da sapere che il termine << angelo >> denota l'ufficio, non la natura. Infatti quei santi
spiriti della patria celeste sono sempre spiriti, ma non si possono chiamare sempre
angeli, poiché solo allora sono angeli, quando per mezzo loro viene dato un annunzio.
Quelli che recano annunzi ordinari sono detti angeli, quelli invece che annunziano i più
grandi eventi, son chiamati arcangeli.
Per questo alla Vergine Maria non viene inviato un angelo qualsiasi, ma l'arcangelo
Gabriele. Era ben giusto, infatti, che per questa missione fosse inviato un angelo tra i
maggiori, per recare il più grande degli annunzi.
A essi vengono attribuiti nomi particolari, perché anche dal modo di chiamarli appaia
quale tipo di ministero è loro affidato. Nella santa città del cielo, resa perfetta dalla piena
conoscenza che scaturisce dalla visione di Dio onnipotente, gli angeli non hanno nomi
particolari, che contraddistinguano le loro persone. Ma quando vengono a noi per qualche
missione, prendono anche il nome dall'ufficio che esercitano.
Così Michele significa: Chi è come Dio?, Gabriele: Fortezza di Dio, e Raffaele: Medicina
di Dio.
Quando deve compiersi qualcosa che richiede grande coraggio e forza, si dice che è mandato
Michele, perché si possa comprendere, dall'azione e dal nome, che nessuno può agire
come Dio. L'antico avversario che bramò, nella sua superbia, di essere simile a Dio, dicendo:
Salirò in cielo (cfr. Is 14,13-14), sulle stelle di Dio innalzerò il trono, mi farò uguale all'Altissimo,
alla fine del mondo sarà abbandonato a se stesso e condannato all'estremo supplizio. Orbene
egli viene presentato in atto di combattere con l'arcangelo Michele, come è detto da Giovanni:
<< Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago >> (Ap 12,7).
A Maria è mandato Gabriele, che è chiamato Fortezza di Dio; egli veniva ad annunziare colui
che si degnò di apparire nell'umiltà per debellare le potenze maligne dell'aria. Doveva dunque
essere annunziato da << Fortezza di Dio >> colui che veniva quale Signore degli eserciti e
forte guerriero.
Raffaele, come abbiamo detto, significa Medicina di Dio. Egli infatti toccò gli occhi di Tobia,
quasi in atto di medicarli, e dissipò le tenebre della sua cecità. Fu giusto dunque che venisse
chiamato << Medicina di Dio >> colui che venne inviato a operare guarigioni.




Orazione:

O Dio, che chiami gli angeli e gli uomini a cooperare al tuo disegno di salvezza, concedi a noi,
pellegrini sulla terra, la protezione degli spiriti beati, che in cielo stanno davanti a te per servirti
e contemplano la gloria del tuo volto. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio
e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo. Amen.


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01/10/2007 12:33

1 ottobre - SANTA TERESA DI GESU' BAMBINO, VERGINE

Oggi ricorre la memoria di Santa Teresa di Gesù Bambino, vergine.
Nacque ad Alençon in Francia nel 1873. Entrata ancora giovinetta nel monastero
delle Carmelitane di Lisieux, praticò in modo particolare l'umiltà, la semplicità
evangelica e la fiducia in Dio, e queste medesime virtù insegnò soprattutto alle
novizie con la parola e con l'esempio. Morì il 30 settembre 1897, offrendo la sua
vita per la salvezza delle anime e il rinnovamento della Chiesa.


Leggiamo questo suo scritto, vibrante di grandissimo amore e fervente spirito.

Dall' << Autobiografia >> di santa Teresa di Gesù Bambino, vergine:

Siccome le mie immense aspirazioni erano per me un martirio, mi rivolsi alle lettere
di san Paolo, per trovarvi finalmente una risposta. Gli occhi mi caddero per caso
sui capitoli 12 e 13 della prima lettera ai Corinzi, e lessi nel primo che tutti non possono
essere al tempo stesso apostoli, profeti e dottori e che la Chiesa si compone di
varie membra e che l'occhio non può essere contemporaneamente la mano. Una
risposta certo chiara, ma non tale da appagare i miei desideri e di darmi la pace.
Continuai nella lettura e non mi perdetti d'animo. Trovai così una frase che mi diede
sollievo: << Aspirate ai carismi più grandi. E io vi mostrerò una via migliore di tutte >>
(1Cor 12,31). L'Apostolo infatti dichiara che anche i carismi migliori sono un nulla
senza la carità, e che questa medesima carità è la via più perfetta che conduce a Dio.
Avevo trovato finalmente la pace.
Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ritrovavo in nessuna delle membra
che san Paolo aveva descritto, o meglio, volevo vedermi in tutte.
La carità mi offrì il cardine della mia vocazione. Compresi che la Chiesa ha un corpo
composto di varie membra, ma che in questo corpo non può mancare il membro
necessario e più nobile. Compresi che la Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato
dall'amore. Capii che solo l'amore spinge all'azione le membra della Chiesa e che,
spento questo amore, gli apostoli non avrebbero più annunziato il Vangelo, i martiri
non avrebbero più versato il loro sangue. Compresi e conobbi che l'amore abbraccia
in sé tutte le vocazioni, che l'amore è tutto, che si estende a tutti i tempi e a tutti i luoghi,
in una parola, che l'amore è eterno.
Allora con somma gioia ed estasi dell'animo gridai: O Gesù, mio amore, ho trovato
finalmente la mia vocazione. La mia vocazione è l'amore. Sì, ho trovato il mio posto
nella Chiesa, e questo posto me lo hai dato tu, o mio Dio.
Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l'amore ed in tal modo sarò tutto e il mio
desiderio si tradurrà in realtà.


Responsorio:

O Dio, il tuo amore mi è venuto incontro sin dall'infanzia ed è cresciuto con me. Ora
non so misurarne la profondità e l'ampiezza.
Quanto è grande la tua bontà, Signore, che hai riservato per coloro che ti temono.
Ora non so misurarne la profondità e l'ampiezza.



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02/10/2007 09:01

2 ottobre - SANTI ANGELI CUSTODI

Oggi, 2 ottobre, ricordiamo i santi Angeli Custodi.

Ci hanno detto, da piccoli, che ognuno di noi accanto a sé ha un Angelo Custode, che ci
segue sempre, ci protegge e ci aiuta. Crescendo abbiamo forse deriso queste che ci
sembravano ormai delle "favole" per bambini.
Oggi, adulti, lasciamo entrare in noi le parole di san Bernardo, illuminano e aiutano.


Dai << Discorsi >> di san Bernardo, abate:


<< Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi >> (Sal 90,11).
Ringrazino il Signore per la sua misericordia e per i suoi prodigi verso i figli degli
uomini. Ringrazino e dicano tra le genti: grandi cose ha fatto il Signore per loro.
O Signore, che cos'è l'uomo, per curarti di lui o perché ti dai pensiero di lui?
Ti dai pensiero di lui, di lui sei sollecito, di lui hai cura. Infine gli mandi il tuo Unigenito,
fai scendere in lui il tuo Spirito, gli prometti anche la visione del tuo volto. E per
dimostrare che il cielo non trascura nulla che ci possa giovare, ci metti a fianco quegli
spiriti celesti, perché ci proteggano, e ci istruiscano e ci guidino.
<< Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi >>. Queste parole
quanta riverenza devono suscitare in te, quanta devozione recarti, quanta fiducia infonderti!
Riverenza per la presenza, devozione per la benevolenza, fiducia per la custodia. Sono
presenti, dunque, e sono presenti a te, non solo con te, ma anche per te. Sono presenti
per proteggerti, sono presenti per giovarti.
Anche se gli angeli sono semplici esecutori di comandi divini, si deve essere grati anche
a loro perché ubbidiscono a Dio per il nostro bene.
Siamo dunque devoti, siamo grati a protettori così grandi, riamiamoli, onoriamoli quanto
possiamo e quanto dobbiamo.
Tutto l'amore e tutto l'onore vada a Dio, dal quale deriva interamente quanto è degli angeli
e quanto è nostro. Da lui viene la capacità di amare e di onorare, da lui ciò che ci rende
degni di amore e di onore.
Amiamo affettuosamente gli angeli di Dio, come quelli che saranno un giorno i nostri
coeredi, mentre nel frattempo sono nostre guide e tutori, costituiti e preposti a noi dal Padre.
Ora, infatti, siamo figli di Dio. Lo siamo, anche se questo attualmente non lo comprendiamo
chiaramente, perché siamo ancora bambini sotto amministratori e tutori e, conseguentemente,
non differiamo per nulla dai servi. Del resto, anche se siamo ancora bambini e ci resta un
cammino tanto lungo e anche tanto pericoloso, che cosa dobbiamo temere sotto protettori
così grandi?
Non possono essere sconfitti né sedotti e tanto meno sedurre, essi che ci custodiscono
in tutte le nostre vie. Sono fedeli, sono prudenti, sono potenti. Perché trepidare? Soltanto
seguiamoli, stiamo loro vicini e restiamo nella protezione del Dio del cielo.


Orazione:

O Dio, che nella tua misteriosa provvidenza mandi dal cielo i tuoi angeli a nostra custodia
e protezione, fa' che nel cammino della vita siamo sempre sorretti dal loro aiuto per essere
uniti con loro nella gioia eterna. Per il nostro Signore, Gesù Cristo, che vive e regna con te
nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.



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04/10/2007 07:26

4 ottobre - SAN FRANCESCO D'ASSISI, PATRONO D'ITALIA -

Oggi, 4 ottobre, ricorre la Festa di San Francesco d'Assisi.
Nacque ad Assisi nel 1182. Dopo una gioventù spensierata, convertitosi a Cristo,
rinunziò a tutti i beni paterni per aderire fermamente a Dio. Sposò la povertà per
seguire più perfettamente l'esempio di Cristo e predicò a tutti l'amore di Dio. Formò
i suoi seguaci con Regole ispirate al Vangelo e che la Sede Apostolica approvò.
Fondò anche un Ordine di religiose e un Terz'Ordine di persone penitenti, che
vivessero nel mondo.
Morì nel 1226. Fu proclamato Patrono d'Italia da Pio XII il 18 giugno 1939.


Dalla << Lettera a tutti i fedeli >> di san Francesco d'Assisi:


Il Padre altissimo fece annunziare dal suo arcangelo Gabriele alla santa e gloriosa
Vergine Maria che il Verbo del Padre, così degno, così santo e così glorioso, sarebbe
disceso dal cielo, e dal suo seno avrebbe ricevuto la vera carne della nostra umanità
e fragilità. Egli, essendo oltremodo ricco, volle tuttavia scegliere, per sé e per la sua
santissima Madre, la povertà.
All'approssimarsi della sua passione, celebrò la Pasqua con i suoi discepoli. Poi pregò
il Padre dicendo: << Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice >> (Mt 26,39).
Pose tuttavia la sua volontà nella volontà del Padre. E la volontà del Padre fu che il suo
Figlio benedetto e glorioso, dato a noi e nato per noi, offrisse se stesso nel proprio
sangue come sacrificio e vittima sull'altare della croce. Non si offrì per se stesso, non
ne aveva infatti bisogno lui, che aveva creato tutte le cose. Si offrì invece per i nostri
peccati, lasciandoci l'esempio perché seguissimo le sue orme (cfr 1 Pt 2,21). E il
Padre vuole che tutti ci salviamo per mezzo di lui e lo riceviamo con puro cuore e casto
corpo.
O come sono beati e benedetti coloro che amano il Signore e ubbidiscono al suo Vangelo!
E' detto infatti: << Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore e con tutta la tua anima, e
il prossimo tuo come te stesso >> (Lc 10,27). Amiamo dunque Dio e adoriamolo con
cuore puro e pura mente, perché egli stesso questo ricerca sopra ogni cosa quando dice:
<< I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità >> (Gv 4,23). Dunque tutti quelli
che l'adorano, devono adorarlo in spirito e verità. Rivolgiamo a lui giorno e notte lodi e
preghiere, perché dobbiamo sempre pregare e non stancarci mai (cfr. Lc 18,1), e
diciamogli: << Padre nostro, che sei nei cieli >> (Mt 6,9).
Facciamo inoltre << frutti degni di conversione >> (Mt 3,8) e amiamo il prossimo come
noi stessi. Siamo caritatevoli, siamo umili, facciamo elemosine, perché esse lavano le
nostre anime dalle sozzure del peccato.
Gli uomini perdono tutto quello che lasciano in questo mondo. Portano con sé solo la
mercede della carità e delle elemosine che hanno fatto. E' il Signore che dà loro il
premio e la ricompensa.
Non dobbiamo essere sapienti e prudenti secondo la carne, ma piuttosto semplici, umili
e casti. Non dobbiamo mai desiderare di essere al di sopra degli altri, ma piuttosto servi
e sottomessi a ogni umana creatura per amore del Signore. E su tutti coloro che avranno
fatto tali cose e perseverato fino alla fine, riposerà lo Spirito del Signore. Egli porrà in
essi la sua dimora ed abitazione. Saranno figli del Padre celeste perché ne compiono
le opere. Saranno considerati come fossero per il Signore o sposa o fratello o madre.


Responsorio:

Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli! Beati i miti, perché erediteranno
la terra!
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati!
Beati i miti, perché erediteranno la terra!


Orazione:

O Dio, che in san Francesco d'Assisi, povero e umile, hai offerto alla tua Chiesa una viva
immagine del Cristo, concedi a noi di seguire il tuo Figlio nella via del Vangelo e di unirci
a te in carità e letizia. Per il nostro Signore, Gesù Cristo, che è Dio e vive e regna con te
nell'unità dello Spirito Santo. Amen.



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04/10/2007 11:04

Ancora San Francesco d'Assisi -

Nel libro della Liturgia delle Lodi per la Festa di San Francesco d'Assisi si leggono anche
un bellissimo inno e il suo Cantico delle creature.
Eccoli:

Inno

Francesco poverello
rivestito di grazia,
ascende lieto in gloria
nel regno dei beati.

Esce umile e nudo
dalla scena del mondo,
ed entra ricco in cielo
festeggiato dagli angeli.

Nel suo fragile corpo
reca impressi i sigilli
dell'Agnello immolato
sul legno della croce.

Dolce padre dei poveri,
amico della pace,
tu splendi come un sole
nella Chiesa di Dio!

A te sia lode, o Cristo,
Parola del Dio vivo,
che sveli nei tuoi santi
la gioia dell'Amore. Amen.


Il Cantico delle creature di san Francesco:

(Dal codice 338 della Biblioteca del Sacro Convento di Assisi con qualche minimo
adattamento e la divisione in strofe)



Altissimo, onnipotente, bon Signore,
tue so' le laude, la gloria et l'honore
et omne benedictione.

A te solo, Altissimo, se konfanno
et nullo homo ene digno te mentovare.

Laudato si', mi' Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messer lo frate sole,
lo qual è iorno; et allumini noi per lui.

Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l'hai formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si', mi' Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale alle tue creature dai sustentamento.

Laudato si', mi' Signore, per sora acqua,
la quale è molto utile
et humile et pretiosa et casta.

Laudato si', mi' Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte;
et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra madre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba.

Laudato si', mi' Signore,
per quelli ke perdonano per lo tuo amore,
et sostengon infirmitate et tribulatione.

Beati quelli ke le sosterranno in pace
ka da te, Altissimo, saranno incoronati.

Laudato si', mi' Signore,
per sora nostra morte corporale,
da la quale nullo homo vivente pò skappare.

Guai a quelli ke morranno ne le peccata mortali;
beati quelli che trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda nol farà male.

Laudate et benedicete mi' Signore et rengratiate
et servitelo cum grande humilitate.


_______________________________________________________________



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06/10/2007 02:09

6 ottobre - SAN BRUNO, MONACO -

Il 6 ottobre ricorre la memoria di San Bruno, monaco.

Nacque a Colonia verso il 1035. Fu educato a Parigi, dove divenne anche insegnante
di teologia; ma aspirando alla vita solitaria, si ritirò a Chartreuse, dove ebbe inizio
l'Ordine dei Certosini. Chiamato a Roma dal papa Urbano II gli fu di aiuto in momenti
difficili per la Chiesa. Morì presso Squillace in Calabria nel 1101.


Dalla << Lettera ai suoi figli Certosini >> di san Bruno -


Dai frequenti ed affettuosi rapporti del nostro caro fratello Landowino sono stato informato
della vostra fedeltà assoluta alla regola, e dico che ciò vi fa veramente onore. L'anima
mia si rallegra nel Signore sapendovi grandemente impegnati a perseguire l'ideale della
santità e della perfezione. Ne godo veramente e sono portato a lodare e ringraziare il
Signore, e tuttavia sospiro amaramente. Esulto certo, com'è giusto, per la copiosa messe
delle vostre virtù, ma sono addolorato e mi vergogno di starmene inerte e pigro nella
bruttura dei miei peccati.
Ma voi, o miei carissimi fratelli, gioite per la vostra sorte beata e per la grande abbondanza
della grazia di Dio su di voi. Gioite perché siete restati incolumi tra i pericoli d'ogni genere
e i naufragi di questo mondo in tempesta. Gioite perché avete raggiunto la sicura quiete
nell'oasi più protetta, a cui molti non arrivano, nonostante la loro volontà e anche i loro
sforzi. Molti altri l'hanno bensì raggiunta, ma poi ne furono esclusi, perché a nessuno di essi
era stato concesso dall'alto.
Perciò, o miei cari fratelli, sappiate e tenetelo per certo che chiunque ha goduto di questo
bene prezioso, qualora dovesse perderlo per qualche motivo, se ne dorrà senza fine, sempre
che abbia qualche stima o cura della salvezza dell'anima sua.
Quanto a voi, carissimi miei fratelli laici, io dico: << L'anima mia magnifica il Signore >>
(Lc 1,46), perché vedo la magnificenza della sua misericordia sopra di voi, secondo quanto
mi riferisce il vostro priore e padre, che molto vi ama ed è assai fiero e contento di voi.
Esultiamo anche noi, perché interviene Dio stesso a istruirvi, a dispetto della vostra poca
familiarità con le lettere. L'Onnipotente scrive con il suo dito nei vostri cuori non solo l'amore,
ma anche la conoscenza della sua santa legge. Dimostrate con le opere ciò che amate e
ciò che conoscete. Infatti quando con ogni assiduità e impegno osservate la vera obbedienza,
è chiaro che voi sapete cogliere saggiamente proprio il frutto dolcissimo e vitale della
divina Scrittura.


Responsorio:


Chi mi darà ali come di colomba, per volare e trovare riposo? Ecco, vorrei fuggire lontano,
abitare nel deserto.
Il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio, rimane in eterno.
Ecco, vorrei fuggire lontano, abitare nel deserto.


Orazione:


O Dio, che hai chiamato san Bruno a servirti nel silenzio e nella solitudine, per la sua
intercessione e il suo esempio donaci di conservare, nella dispersione della vita quotidiana,
una continua unione con te. Per il nostro Signore, Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio e vive
e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.



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