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Era quasi Natale - racconto

Ultimo Aggiornamento: 16/12/2012 11:05
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16/12/2007 09:31



Era quasi Natale - racconto





Era l'antivigilia di Natale e molte persone si affrettavano a fare acquisti nei negozi, nei supermercati, nei mercatini delle piazzette della città. Tutto adornato con luci, figure natalizie, richiami pubblicitari per acquistare questa o quella cosa, e per fare questo o quel viaggio, per rendere Natale veramente natale!
Andrea, uscito di casa, si diresse senza affrettarsi troppo verso il Discount più vicino. Aveva bisogno di provviste e, vivendo solo, doveva provvedere alla spesa nelle ore libere dal lavoro. Meno male che in quel periodo i negozi rimanevano aperti tutti i giorni!
Non aveva intenzione di fare grandi acquisti, il capitale di cui disponeva era ridotto all'osso per le spese extra, una volta pagato l'affitto, la rata dell'automobile, quella del nuovo computer e le bollette dell'acqua, luce, gas e telefono.
Della tredicesima, tanto attesa, chissà quanto sarebbe rimasto, una volta provveduto ai regali per i quattro nipotini, figli dei suoi fratelli sposati, e a quello per la sua ragazza, e al vitto fino al prossimo stipendio. Al resto dei parenti, genitori compresi, non avrebbe regalato nulla. Non ne aveva i mezzi e sapeva che loro avrebbero compreso. Del resto, non sarebbe stato diverso dagli altri anni, non era facile, Andrea, a far spese per altri all'infuori di sé.
Pensò al giorno di Natale, ormai prossimo, si sarebbero trovati a casa dei genitori per il consueto pranzo natalizio. La madre, senza dubbio, gli avrebbe chiesto, cercando di non urtarlo, ma con l'ansia rivelata dai suoi occhi buoni:
"Sei andato alla santa Messa di Natale, Andrea?".
Sbuffò fra sé. Non aveva nessuna intenzione di andare a messa. Quella mattina sarebbe rimasto a letto più a lungo del solito e si sarebbe alzato per fare colazione, radersi con calma e fare la doccia e poi si sarebbe vestito senza fretta per arrivare all'ora di recarsi alla casa dei genitori per il pranzo.

Per la strada, nei pressi del supermercato, la gente s'affrettava talvolta urtandosi e Andrea, schivando alla bell'e meglio le persone procedendo a zig zag e badando a non finire sotto qualche auto in manovra per il posteggio, raggiunse il porticato sotto il quale si aprivano e chiudevano quasi incessantemente le grandi porte a vetri del supermercato.
Fuori della porta d'entrata, accovacciata per terra accanto ai carrelli della spesa, stava una figura avvolta in uno scialle verde, aveva un fagotto stretto al petto e Andrea, giuntole vicino, vide una donna con un bambino piccolo.
Erano entrambi coperti malamente e l'aria rigida della sera decembrina aveva reso paonazze le mani del bambino e livido il volto della donna, della quale non si sarebbe potuta dire l'età.
La donna protese una mano scura verso di lui, con il palmo all'insù, mormorando una supplica con voce lamentosa.
Ebbe un moto di fastidio, 'sempre questi mendicanti!' si disse con stizza a stento repressa, sorpassò la donna senza più guardarla e spinse la porta del supermercato, vi entrò.
Non voleva acquistare troppa roba, e non avrebbe potuto, privo com'era del carrello che non aveva voluto prendere per evitare al più presto l'incontro penoso con la mendicante. Si provvide, allora, di un cestello e cominciò ad aggirarsi per le lunghe corsie in mezzo alle merci esposte. Si recava quasi sempre al Discount, quando doveva fare la spesa: aveva prezzi più bassi degli altri supermercati, per non parlare dei negozi normali e, come lui, così facevano moltissimi altri.
Muovendosi lentamente nella ressa, Andrea d'improvviso si accorse della gente attorno a lui, di come fossero tutti ben rimpannucciati: avevano tutti un cappotto, o un lungo giaccone imbottito, sciarpe, guanti. Anche i bambini, che alcuni avevano portato con sé, erano bene imbacuccati in tutine imbottite, pelliccette, berretti e grandi sciarpe che li avvolgevano tenendoli ben caldi. E ricordò la mendicante... lei e il suo bambino. Vestiti quasi di niente, seduti fuori al freddo, in quella rigida serata d'inverno. Chissà da quanto tempo erano là... Chissà se qualcuno dava loro qualche cosa...
E, Andrea, in quel momento fu colpito da un pensiero, che non sapeva proprio da dove gli fosse venuto... forse da reminiscenze di letture e parole ascoltate nell'infanzia. ' E se in quella donna fosse nascosta Maria? E se in quel bambino fosse celato Gesù?'
Avrebbe voluto, in un lampo, scuotersi di dosso quelle immagini, non aver più quei pensieri. 'Bambinate!' si disse, 'cosa mi viene in mente, adesso? Favole per bambini...' e, scrollando le spalle, cercò di interessarsi alla spesa che avrebbe dovuto fare.
Ma quella donna... ma quel bambino... quanto freddo avranno avuto! Forse tanta fame... e forse nessuno dava loro qualcosa. Probabilmente erano sporchi. Suscitavano repulsione. Chissà dove vivevano... forse in una roulotte o in qualche baracca presso i nomadi, o gli extracomunitari. Tutti derelitti...
'Alcuni rubano! Forse molti.' pensò, 'E per le strade ci sono sempre mendicanti, mani tese a domandare... a domandare!'. 'Come si può dare retta a tutti quelli che si trovano per strada o che suonano alla porta?'
E con un moto impaziente del capo, cercò di scrollarsi di dosso quei pensieri molesti. Dunque, che cosa gli serviva? Ah, sì: pane, latte, un po' di carne, del formaggio, della verdura e qualche frutto. Avrebbe preso anche un panettone, per quando sarebbe venuta a trovarlo la sua ragazza e una bottiglia di vino bianco. Forse avrebbe fatto bene a comperare anche una stecca di mandorlato, era tradizione... e a lui piaceva molto.
'Chissà come passano il Natale, quei poveretti...' si ritrovò a pensare.
E la risposta giunse, chiara e limpida, nella sua mente. 'Proprio come Maria e Gesù e Giuseppe. Non c'era posto per loro in nessun albergo. Tutti coloro che avevano alloggio e mezzi per offrire loro riparo e conforto, se ne lavarono le mani.'
'E la storia si ripete sempre...' si disse, ' la storia si ripete. Ogni anno, ogni giorno... ogni momento...'
E d'improvviso sentì che "lui" era stato interpellato dalla storia, che un evento stava accadendo proprio per lui, e certo anche per tutti coloro che stavano rifiutando un aiuto a quei poveretti. E allora sentì una forza in sé che non aveva prima, un'ondata di luce, di energia, espandersi dentro di lui.
Posò il cestello a terra e si avviò verso l'uscita, guardò verso quell'angolo.
E li vide. Erano ancora là. Sconsolati e rassegnati, miti, pazienti. Al freddo.
Uscì dal magazzino e si avvicinò a loro. Estrasse dal portafoglio buona parte della somma che conteneva e mise le banconote nella mano tesa.
Per la prima volta guardò negli occhi della donna e vi vide comparire una luce di sorpresa, di commozione. Il bambino aveva gli occhi chiusi, abbandonato sul petto della madre.
" Grazie... grazie..." - disse, come parlando a fatica, la donna.
Andrea scosse il capo, avrebbe voluto dire "Niente... non è niente!". Annuì, sfiorò con la mano la guancia freddissima del bimbo. E si vergognò di averli rifiutati, prima.
"Buon Natale." infine rispose alla povera donna che continuava a guardarlo, incredula e commossa. Si allontanò, si diresse verso casa. Non pensava più alla spesa.
Pensava al volto, agli occhi della donna, al bambino. Pensò a sua madre, ai suoi occhi buoni e, a suo modo, rassegnati di fronte al figlio.
'Andrò a Messa. Sì, il giorno di Natale andrò a Messa.' si disse e un gran calore lo pervase, un sospiro di sollievo gli gonfiò il petto. Come si sentiva meglio! E pensare... come gli aveva detto una volta sua madre: "Tutti i giorni è Natale!".



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di Aurora Ageno
16 dicembre 2007











[Modificato da auroraageno 16/12/2012 11:05]

_________Aurora Ageno___________
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18/12/2007 17:34

Ciao Aurora,

molto suggestivo questa tuo racconto. Direi un classico racconto 'natalizio'...durante la lettura sembra quasi di ascoltare una canzoncina di natale in sottofondo... [SM=x831998]

A Natale e non solo a Natale dobbiamo essere tutti piu' buoni...e poi il messaggio cristiano di aiutare i piu' deboli credo abbia un valore anche 'laico'; tutti sappiamo che aiutare una persona, in qualche modo dona un profondo senso di appagamento anche a chi quell'aiuto lo da' e non solo a chi lo riceve; è come se si creasse un benifico corto circuito tra un atto completamente altruistico (donare a qualcuno) e qualcosa di profondamente "egoistico" (ricevere un intimo senso di profondo appagamento)

Faccio solo una nota sul "cliche" del povero da aiutare identificato col mendicante. Credo che questa identificazione, soprauttto oggi, non sempre sia veritiera e forse è necessario un aggiornamento.

Qualche giorno fa ho notato , in un corso centrale di Milano, che c'erano degli uomini, probabilmente rumeni, che stavano in ginocchio con le mani tese a chiedere l'elemosina. Non parlavano, non facevano nulla, erano semplicemente in ginocchio ostentando "l' umiliazione'" di quel gesto in base al quale, immagino, si sentivano autorizzati a mendicare un aiuto. Si trattava di persone in perfetta salute fisica in un'età non superiore ai 25 anni...

Poi ho confrontato questi uomini con altri uomini, sempre rumeni, che ho visto nel cantiere edile che si è aperto vicino al mio posto di lavoro. Stessa età e i segni della 'povertà' in quelche modo li ho scorti anche in loro...cosi' simili nella sofferenza e nel disagio eppure cosi' diversi..non erano in ginocchio loro, ma in piedi...non avevano le mani giunte in segno di supplica...ma le loro mani erano strette attorno ai loro martelli, alle loro mazzuole...e alla loro dignità.

Ho pensato, e sono notizie di questi giorni, ai morti sul lavoro...allo sfruttamento dei lavoratori (specie stranieri) agli stipendi letteralmente da fame, all'assenza di garanzie...

Mbe', se devo essere davvero sincero...io penso che il mio aiuto l'avrebbero meritato quei 'lavoratori' piuttosto che i primi mendicanti...vorrei aiutare chi è sfruttato senza sfruttare (e i bambini 'mendicanti' sono sempre sfruttati da qualcuno)...
E alla figura , romantica ma forse un po' superata, del mendicante da strada, sostituirei quella di un operaio rumeno o di una badante slava o sudamericana... gente meno adatta alle favole di natale certo, ma che ha dietro tutto il fardello di drammaticità e di contraddizioni dei nostri tempi.


A presto

Nick
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18/12/2007 19:17



Ti ringrazio di aver letto il racconto e di averlo voluto commentare, Nicola.

Vorrei solo fare un paio di annotazioni:

1° - il fatto della donna mendicante e del suo bambino è reale; è capitato a me d'incontrarli. Non li ho inventati o preso spunto da una realtà che si sa esistere tanto per scrivere una favoletta di Natale. In queste due figure sono compresi tutti i poveri e i derelitti che possiamo incontrare ogni giorno.

2° - A parte il fatto, purtroppo quanto mai reale, che non tutti gli extracomunitari trovano lavoro e che vi sono tantissime ingiustizie che si compiono sotto il cielo, il raccconto dice che 'Andrea si rese conto di essere "lui" interpellato dalla storia, in quel preciso momento', dalla storia e dal cielo (da Dio se lo accetti). Io credo che tutto il resto, tutti i ragionamenti sugli sfruttamenti e altro, (veri, non dico di no, intendiamoci) tutti i motivi che troviamo per rendere giustificabile il nostro rifiutarci di aiutare, anche modestamente, chi ci tende la mano, è solo un cercare pretesti, appunto, per indurire il cuore e non fermarci a "guardare" e a "vedere" il caso che si presenta, la persona, quanto mai concreta, che, spesso in silenzio, viene a disturbare il nostro egoismo.

Ma credo di avere detto tutto nel racconto, per quanto poveramente.

Ringraziandoti ancora dell'attenzione prestata, ti saluto, Nick, tanto cordialmente

aurora


_________Aurora Ageno___________
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18/12/2007 20:26

Aurora,

non volevo essere critico verso il racconto, nè tanto meno ho mai detto, nè pensato, che fosse scritto 'poveramente'.

Ho colto l'occasione del racconto per proporre alcune riflessioni piu' generali sul tema della povertà e dell'aiuto verso il prossimo.

Concordo sul fatto che nel racconto la figura della donna e del bambino hanno un significato universale ma io, come dicevo, non intendevo criticare il racconto ma prendere spunto per fare delle riflessioni generali.

Confermo la mia idea (assolutamente personale e criticabilissima) secondo cui la nostra capacità di ragionare e riflettere non deve arrestarsi mai, nemmeno difronte a chi fa una richiesta d'aiuto essendo in condizioni apparentemente derelitte; questo perchè altrimenti non potremmo distinguere fra chi è davvero povero e bisognoso e chi invece sfrutta furbescamente la buonafede altrui.

Scusandomi per i toni polemici che, involontariamente, ha avuto il mio precedente intervento, ti saluto amichevolmente sperando di non aver perso la tua amicizia :)

Con immutata stima e simpatia

Ciao :)

Nicola
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19/12/2007 07:25


Carissimo Nicola,
ma certo che hai ancora la mia amicizia..!! Ci mancherebbe altro!

Ti ringrazio di cuore per questa preoccupazione che dimostri verso la mia sensibilità (e amor proprio) [SM=x832000]

Son sempre utili proposte di ulteriore riflessione.

(Nel caso volessi aggiungere qualcosa sull'argomento, ti suggerisco la sezione del Forum "Comunità"...)

Quello che penso io... credo sia ormai chiaro, almeno spero [SM=x832000]

Ti auguro una buonissima, serena giornata!

Con immutata amicizia

aurora


_________Aurora Ageno___________
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12/12/2008 12:22

Siamo prossimi al Natale

richiamo su questo racconto [SM=g27985]


aurora


[SM=g7435]

_________Aurora Ageno___________
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11/12/2010 17:21


E' quasi Natale.... [SM=g27987]



_________Aurora Ageno___________
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16/01/2011 19:44

Nonnina non ho davvero parole.. [SM=g7340]
Questo racconto è molto suggestivo ed emozionante...

Complimenti [SM=g7435]


Fata ballerina [SM=g6427]
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