ll linguaggio del web e la poesia di transumanza

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sottolestelle
00domenica 2 luglio 2006 11:38







Cmq, anche persistendo la rappresentazione
del tasto appeso
coniugate le rimembranze di entrambe le room
nel prosieguo ed in sussieguo
che preso di profilo il nick
nulla faceva sperare nella consapevolezza
del ventre arcigno della dama
onde si convenne
di guardarlo d’altro lato
in palindromiche attese


in venia di tasti
di diritti segreti a cancellerie varie
non spendibili al caso de quo

d'onde il verbale a seduta aperta


penso all'immobilismo di una poesia troppo appesa alla corte del re
al desiderio di una continua clonazione di una poesia già omologata che assecondi la vendita del programmato, e che incetrullisca il lettore facendolo rispecchiare in qello che anche lui saprebbe fare senza troppi sforzi, in un narcisismo di ritorno

invece la transumanza è del pastore
e qsti è solo nelle epoche di transizione

qui di avanguardie non c'è nemmeno l'avamposto di una retrovia


saluti, e figli maschi









Amarganta
00lunedì 3 luglio 2006 08:52
...

...saluti a te Sottolestelle, per ora uno e tu?

Amarganta
sottolestelle
00giovedì 6 luglio 2006 12:05



Il poeta trasfigura il mondo nel modo in cui lo sente, lo avverte.
Vivere il mondo di oggi, per me significa vivere la nostra incomunicabilità: quante tragedie scoppiano in famiglia, in quel luogo che prima era deputato ad essere il "nido" dell'amore? all'interno di quello che doveva essere il luogo canonico della "vera" comunicazione (...quei panni sporchi che erano da lavare solo in famiglia....).
Vivere con la Poesia il mondo di oggi, significa perciò viverne, assimilandola al proprio interno, l'incomunicabilità. Vivere quei mutismi che sottendono una falsa comunicazione, in quanto nulla comunicano se non solo il suono di un dire, senza partecipare all'altro le proprie emozioni: non ti partecipo, non ti rendo comune, dei miei sentimenti, ma fingo di comunicarti! Qsto è secondo me il messaggio che attraversa sia la famiglia e sia la nostra società.

Attraversare il mondo, per il poeta, significa registrarlo nel suo svolgersi temporale con le tecniche del campo e con la sensibilità interiore dell'artista, che trasfigura il singolo fatto (incomunicabilità) universalizzandolo nella parola e con le parole.
L'"inter-esse", l'essere cioè tra l'ente (incomunicabilità) e il "nuovo" (interesse, o egoità). Incomunicabilità tra "suoni" di questa sola apparente comunicazione quotidiana e televisiva che omogeneizza ogni cosa, e che qui invece viene elevata ad un particolare tipo di linguaggio, ibridato tra il passato e il presente, in un continuum tra enunciazioni e riflessioni, ma lasciandolo nella stessa funzione della "incomunicabilità del banale" (trasfigurazione del linguaggio comune in un linguaggio di secondo livello).


Lo SFONDO

Della vita è rimasta solo la forma; almeno per noi in occidente: la spiritualità è scomparsa; così come del resto avviene anche nella Cosa nostra politica che ci governa. Come può dunque la poesia esistere in tale ambiente malsano, dai soli valori del "cash and carry" ?
E poi ogni nuova tecnologia piega il messaggio adattandolo alle sue diverse esigenze. (McLuhan)
Una poesia mediatica potrà, quindi, avere lo stesso linguaggio e ritmo di quella nata sulla carta?
Quali saranno i nuovi ritmi, il nuovo linguaggio, le nuove tematiche? queste secondo me le nuove sfide della Poesia. E se vogliamo, chiamiamola anche Contemporanea, ma io la vedo sullo stesso stile delle tragedie greche che vivevano quasi esclusivamente nella loro oralità; accompagnate dai suoni di sfondo, i cori; oggi l'opinionista del talk show e il pubblico di complemento. Proprio come per gli eserciti di una volta. Qui è in gioco la pubblicità, lo share.
A me piacciono molto gli sfondi, i rumori di fondo di una Poesia dai cui silenzi, per sentimento e sim-patia, possa nascere in quel momento, e solo in quel momento, la percezione di un qls di nuovo. Come ad es avviene per l'arte informale.
Finiti i temi dell'indagare, la Poesia non può che rivolgersi a se stessa,al suo linguaggio, alle sue attese: la possibilità di "creare i silenzi", il sacro, il per poter poi dire senza dire; così come in principio "era" (il verbo). Come il figlio muto che solo la madre riesce (ormai) a comprendere.
La poesia, in letteratura, è l'unico campo verbale/scritturale adatto a poter creare i silenzi; come del resto accade nella musica, la cui armonia scaturisce da una interazione note-silenzi. Tu parli di "fumo" (mi riferivo ad un amico), evvedi è proprio così che io intendo la poesia, quella sua evanescenza ché dovrà solo lasciare un odore, una labile traccia al lettore per una sua successiva ri-flessione sul senso della vita, che poi è il tema di ogni ricerca. Nessuna ricetta pre-confezionata, ma anzi: spaesamenti, destrutturazioni, rovine; ma non dette con le parole (quale mezzo del dire) ma con le parole stesse, questa volta esse stesse attrici di se stesse, come soggetti ed oggetti stessi dell'azione poietica. Autoreferenzialità quale metafora stessa della distruzione, dalle cui rovine possa poi sorgere il frutto del colore; come ci ricorda il Poeta nella Ginestra.


Poesia universale è poi l'atto formale e sostanziale già noto: quello già insito, perchè gia trascritto con atto notarile e registrato nel ns DNA.
Solo che se intendo “giocarlo” questo elemento poetico già-noto, mi costringo però a farlo con l'utilizzo delle sole parole "umili", per dare ad esse quel riconoscimento finora negato, asservite com'erano a strumenti di pause per poi risaltare maggiormente quelle più roboanti; ammesso che possa esserci una gerarchia di valori tra le parole.

Se non in sintesi e nemmeno in ordine, qste grosso modo le mie idee.




Ciao Amarga,

walter









Modificato da sottolestelle 06/07/2006 12.39
notturnoop09
00domenica 9 luglio 2006 15:21
Ho decisamente apprezzato questo tuo intervento, Walter :-)
Molte delle tue idee sono (da me) del tutto condivise...

Un abbraccio,

Valerio :-)
sottolestelle
00domenica 16 luglio 2006 11:45



Grazie, Valerio!

Aggiungo qnt ripreso dal web stamani.




....


L´obiettivo di quest´edizione, on - line per sei mesi, è focalizzare l´attenzione sul pubblico, per riflettere su come è cambiato il modo di fruire e di accedere ad internet. Volutamente scarna ed essenziale la visualizzazione delle opere nell´home page del sito: i lavori sono inseriti nel blog uno alla volta, senza nessun raggruppamento tematico, ma soltanto con una breve scheda descrittiva. Nessuna gerarchia anche nella presentazione dei lavori: gli artisti più affermati espongono accanto agli esordienti, e non ci sono profili biografici degli autori: a parlare sono le opere.

Tra i primi progetti presentati è Eternal Sunset, dell´artista Adriaan Stellingwerff, che proietta il navigatore in un disorientante universo senza tempo, in cui il sole tramonta ad ogni ora del giorno, senza mai sorgere. Grazie a numerose telecamere sparse in diverse parti del mondo è possibile osservare in tempo reale il tramonto del sole nei quattro continenti: da Cape Town a Melbourne, a Valdez in Alaska. Il fascino della luce trasforma i luoghi, e anche le immagini più insignificanti e i particolari anonimi, acquistano fascino e contribuiscono a creare idealizzati tramonti da cartolina.

Quotidianità trasfigurata e resa irriconoscibile, anche in Re_Collection del giovane artista MichaelTakeo Magruder. In quest´opera la semplice immagine di un uomo che cammina in un parco, ripresa dalla telecamera di un telefono cellulare, viene manipolata tanto da apparire illeggibile e sgranata. Il dato reale viene dunque reinterpretato e grazie ad una musica dal ritmo ossessivamente ripetitivo, la banalità quotidiana si arricchisce di particolari simbolici.


....

by Net Art
L'unità, 15 luglio 06



sottolestelle
00domenica 16 luglio 2006 11:56






e

d'un adesso, quasi al venir cadea
mezzo tuonava grigio di buio un bianco
dì più non volle;
cader s'alzava d'una rondine quel nido

e così volava il giorno





sottolestelle
00sabato 22 luglio 2006 14:07



La 13esima edizione di" Videominuto PopTv", rassegna internazionale. I temi? Dalla denuncia sociale alla poesia ma con le nuove tecnologie


Raccontami una storia in un minuto
la rivoluzione dei "corti" al cinema



di FEDERICA FORTE



In principio era il cinema. Poi è stato il tempo dei corti e dei mediometraggi, finché arrivò il videoclip, e fu rivoluzione. Oggi anche quei pochi, convulsi minuti di immagini musicali sono diventati incredibilmente lunghi: si può essere più sintetici e ugualmente efficaci, senza per questo degenerare nell'aridità del messaggio commerciale di trenta secondi appena. Per comunicare, specialmente in video, basta un solo minuto, e una buona idea.

Ne sono convinti gli organizzatori di Videominuto PopTv, festival internazionale - a cura del Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato e dell'emittente radiofonica toscana Controradio - che ammette al concorso solo opere che di durata non superiore ai 60 secondi. Tassativamente. Un'intuizione nata tredici anni fa, quando le suggestioni del linguaggio giovane e veloce del videoclip facevano scuola, stupivano, permettevano una certa libertà di espressione: tre minuti densi di immagini e musica che hanno affascinato il mondo della comunicazione, ispirato registi e condizionato il format pubblicitario.

Sono le stesse caratteristiche che continuano ad attrarre un numero sempre maggiore di giovani. "Non è un caso che tutti i partecipanti alle varie edizioni di VideominutoPopTv, provenienti da ogni parte del mondo, abbiano tra i 20 e i 30 anni", spiega Andrea Mi, direttore artistico della rassegna che si svolgerà il 7, 8 e 9 settembre a Prato ma in contemporanea con Napoli, Roma, Milano. "I videomakers di oggi masticano videoclip fin da ragazzini. Ma è l'abilità nel maneggiare le nuove tecnologie a fare il resto: alla giuria arrivano lavori di standard qualitativi piuttosto alti, nonostante la semplicità tecnica di realizzazione non sempre sia sinonimo di semplicità narrativa".

Le nuove tecnologie, dicevamo: maggiori possibilità, ma anche nuovissime esigenze. "Essere sintetici è diventato fondamentale, e la brevità è una virtù, soprattutto nel campo della comunicazione: penso in particolare ai contenuti per il videofonino, ma anche per il web o la tv", suggerisce il direttore artistico. "Siamo diventati multitasking, è mutata la nostra percezione del tempo. Ecco perché oggi si apprezzano di più i vantaggi del super-corto: un formato multipiattaforma, assai gestibile sia da chi lo produce, sia da chi lo scarica, con un alto tasso di portabilità".

Quanto ai generi esplorati, nessun limite: dalla video-poesia al microdocumentario di denuncia sociale, dal commento politico alla composizione astratta di immagini e musica elettroniche, fino ai lavori d'avanguardia, c'è davvero di tutto. Denominatore comune, l'ironia. "E' il registro più utilizzato e anche il più efficace per essere incisivi in un lasso di tempo tanto ristretto: insieme a una colonna sonora adeguata, la forza narrativa dell'opera è assicurata", commenta Mi. "E poi è il modo meno "televisivo" di raccontare un'idea o un evento, capace comunque di arrivare dritto al pubblico: chi guarda spesso si riconosce nel messaggio, nel punto di vista stesso del regista, proprio perché è utilizza un codice più diretto, in un certo senso 'partecipatò ".

Il videominuto, dunque, convince: in Italia è una vetrina per i giovani artisti alle prese con l'arte del video - tra i partecipanti delle scorse edizioni anche i Manetti Bros, ormai affermati registi di videoclip - e anche all'estero nascono festival gemelli, dall'Europa all'America Latina.

In Spagna, però, si fa di più: qui il tempo è ridotto all'osso e i videomakers hanno un solo istante per esprimersi. Ecco il "One second video festival", rassegna internazionale di Valencia, che mette in gara le opere costruite fotogramma su fotogramma. Messaggi veloci come saette, nei quali lo spazio temporale appare insieme compresso e dilatato. E come saette colpiscono il loro obiettivo, a prescindere dal livello di attenzione: è spettacolo.

Repubblica, 21 luglio 2006




gaelicopennico
00venerdì 28 luglio 2006 21:18

bello rileggerti ogni tanto, mi ritornano alla mente i vecchi tempi, belli e brutti.

un abbraccio Walter

[SM=x831999]
sottolestelle
00domenica 30 luglio 2006 11:41




Ti abbraccio forte, Roberto!

Walter




ps

Il bello e il brutto sono solo gli attributi di quell'esperire, che poi da solo rimane quale segno del nostro vissuto.




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