Avventure Vicentine due

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florentia89
00martedì 10 febbraio 2009 20:43
Nerone, gatto o no?
Avventure Vicentine due. Nerone, gatto o no?

Non è usuale, stavo per dire non è normale, scrivere un capitolo dedicandolo a un micio, bianco o nero esso sia, però io l’ho fatto, oltre questa almeno un altro paio di volte. Dovevo, spero di non aver errato.
Il mio micio Nerone infatti, nulla togliendo ad Ado e Picchio, è speciale sui tanti che ho avuti nella vita. E chissà? era poi un gatto?
Lasciata Vicenza rientro in zona e mi fermo a Milano, poi all’ufficio di Varese, infine a casa, dopo quattro giorni di assenza. Sistemo le cose del lavoro, personali, e poi pronto per un lungo week-end.
…“Eccomi, stavolta è stata lunga, non mi muoverò fino a Lunedì e la settimana prossima non sarò fuori Milano”… (promessa da marinai, a Milano devo pur andarci, e trattenermi spesso la notte, in foresteria, per motivi di lavoro, nebbia o brutto tempo).
…”figli, da me! parliamo di scuola, compiti e … come vi siete comportati con vostra madre? fra voi? Coi vostri compagni?”…
Il giorno dopo, loro tutti a scuola e all’università, approfitto per portare mia moglie a pranzo sul lago. Fra le varie cose gli parlo del “fatto” di Vicenza, dicendogli che per me sia frutto di coincidenze. Però ho calcolato male.
Non avrei immaginato che lei a queste cose desse importanza, facendone una mini tragedia. Io cerco di minimizzare, ridimensionare, affermando che si! certo! sul tutto abbia messo troppa fantasia.
Comunque sarei stato attento e vigile per i prossimi mesi, va bene?
Lei vorrebbe il “breve” che ho sul collo, posto dalla signora di Vicenza, raccomandandomi però di portarlo solo io. Glie lo spiego, comprende, e allora gli passo l’immagine che avevo nel portafoglio, così la porrà sul comodino e la preghierina serale la reciterà lei, con maggiore certezza di me. Torniamo a casa e mia figlia, salendo dal garage, ove ha portato il ciclomotore, mi dice:
…”pà, scendi giù per una novità, vedrai quanto è simpatica”…
Vado e in un angolo del corridoio ove si aprono i box, e di norma c’è qualche ramazza e secchio, è venuto a vivere un enorme gatto nero, ma tanto nero che si notano solo gli occhi nella semioscurità, il resto è una macchia informe. Lo fisso e noto subito che deve essere di una bontà infinita (di mici me ne intendo). Azzardo una carezza, lui si alza, contraccambia con strusciate di testa, naso, da buttare giù un bambino, ronfando forte. Prosegue mia figlia:
…” pensa pà, stamane devo averlo chiuso nel box, stasera, che l’ho riaperto, e non c’era ancora la tua macchina (era fuori, dovevamo riuscire), me lo sono trovato di fronte e mi ha fatto prendere un magone da non dire ma lui, oltre a non avere sporcato nulla, mi ha fatto feste come fosse il nostro da una vita”…
Sul nuovo ospite sento il portiere; mi dice:
…”dottore, è uno stupendo maschio nero, quasi una piccola pantera, bazzica da un po’ di giorni nel giardino e nel garage, passa attraverso le inferriate del cancello, sembra che conosca tutto e tutti”..
…”no! non può essere un randagio, anche se non ha il collarino. E’ troppo socievole, pulito, nutrito. Non da fastidi, non so dove vada a cercare da mangiare. Forse fa’ capo a qualche casa, ma da noi non ha preso mai nulla, eppure qualche altro gatto in giro c’è. Quello strano è il comportamento dei mici del giardino, due femmine e un maschio. Ebbene, sono tutti avversi a lui. Pensi che il maschio, anche se di taglia più piccola, gli salta addosso come farebbe a una femmina in calore, solo per fargli capire che il pascià è lui e non vuole concorrenti. Chiaro che il nuovo arrivato con uno sgrullone se lo toglie di dosso; le due femmine poi, appena lui passa, soffiano come incontrassero non un gatto, ma un cane o peggio”…
…”Poi mi pare non miagoli, si è scelto un angolo di sotto ove si conservano le scope, si è fatto un giaciglio su un sacco di segatura, oltre essersi infilato nel suo garage, ove sono andato per metterlo fuori, chiamato da sua figlia, impaurita nel vederne gli occhi luccicare nel buio, ma lui era già uscito”…
I gatti mi sono sempre piaciuti, ne ho apprezzata l’indipendenza, la libertà, la decisione di voler bene a chi decidano loro, e non viceversa.
Aggiungo la pulizia per il corpo e la morigeratezza nel mangiare tutto ciò che abbia un minimo di gradevolezza, carne o non carne.
Chiaro, sono tempi in cui ai mici si da di tutto, più o meno i residui dei nostri pasti. Al massimo i gatti dei ricchi hanno a volte un po’ di polmone e rigagli, sempre comunque scarti del macellaio, non come oggi che li stiamo rovinando con la pletora di croccantini e cibi confezionati quasi fossero preparati da un ristorante apposito.
Per non parlare dei loro bisognini, per i quali usavamo solo sabbia anziché le graniglie odierne strane e complicate, che costano tanto quanto il mangiare, e forse anche di più. Il micione mi dimostra all’istante una affettuosità inconsueta. Quando rientro noto subito nella penombra i suoi occhi, del rimanente nulla, lo immagino, perché è più nero del nero.
Nel box sono alcuni scaffali che occupano la parete di fondo ove ho sistemate tante cose di casa e biblioteca, le quali altrimenti sarebbero state eliminate, nonché un tavolo, e frammezzo loro mi trovo a volte il micio così fermo da sembrare un soprammobile, una scultura.
E’ certo che appena io alzi la serranda lui giunga, salti sul tavolo, faccia un mugolio per farmi notare la presenza. Poi, accertatosi di ciò, inizi a ronfare che è un piacere. Così, seduto o acciambellato, come una deità egizia, sembra nel dormiveglia spaziare in altri mondi, pur se è vigile e pronto a scattare.
Devo dargli un nome in quanto “lui” ha scelto di divenire il “mio” gatto. Sento figlie, figlio, moglie, ci penso anch’io, e decido per “Nerone”. Chi più si avvicina è mia figlia che propone “Nero”.
Il gatto si abitua subito al nome, forse già lo conosceva, e risponde immediatamente ai nostri e miei richiami.
Che strana bestia! mostra di gradire l’appellativo di Nerone, ma come chiamarlo differentemente? Non s’introduce negli altri box, è affettuoso con tutti, specie con i bambini, ma con me in particolare; non lo sento miagolare, solo ronfare come un ciclomotore e, non so perché, non accetta da mangiare.
Gli offro qualcosa in una ciotolina, l’annusa, un assaggino per non offendermi, ma tutto poi rimane li. Una volta, per fargli un regalo, gli compero una delle prime scatole di croccantini che iniziavano ad uscire, glie ne do una manciatina, li annusa, li guarda, ne sgranocchia due o tre, e anche loro resteranno nel piatto. Li darò al portiere per gli altri felini del cortile, i quali li finiranno in un baleno e ne vorrebbero di più. Smetto di tentare di nutrirlo a lascio fare a lui. In qualche posto provvederà pure, a meno che non sia un micio sceso dal paradiso, o venuto dall’inferno, dato il suo colore.
Dorme volentieri sul tavolo del garage, su qualche registro o blocco di fogli; mi duole sfrattarlo ogni volta chiuda il box, con lui che mostra il suo disappunto, tanto da doverlo spostare a braccia, trasformato in una massa invertebrata dal pesonotevole, che non collabora affatto quando messo fuori con delicatezza.
Infine mi commuovo e, considerando che in fatto di ladri Varese sembra un’isola felice per la loro carenza, anche se in seguito non sarà
più così, decido di farlo dormire nel suo box prediletto.
Così faccio aprire un passaggio sulla porta metallica, con il permesso del proprietario di casa, richiudibile all’occorrenza con facilità.
Circa la sicurezza relativa di Varese in fatto di ladri si pensi che nel nostro palazzo le porte di casa, tutte con maniglia esterna, restano spesso aperte; una volta che con l’ascensore sbaglio piano, il secondo anziché il terzo, mi trovo in casa di un futuro noto cantante, il menestrello-cantore medioevale di oggi, che abita sotto di noi. Vivremo anche con l’ingresso secondario aperto, accorgendocene per caso dopo mesi, in quanto esso veniva utilizzato di rado.
Nell’androne c’è poi un banco di marmo ove i fornitori lasciano le merci, alimentari, vestiario, tintoria-stireria, avvertendo dal citofono gli interessati di andarsele a prendere. In due porta-ombrelli sono depositati i nostri parapioggia di emergenza. E mai ne sparisca uno.
Chiaro che in seguito ciò varierà; ci penseranno immigrati nostri, foranei, di tutte le regioni, nazioni, razze. Oggi, che ancora bazzico la città, dalla quale ho dovuto allontanarmi per lavoro, lasciandoci però mia figlia maggiore, medico, devo constatarne i cambiamenti non in meglio.
Torniamo a Nerone. Si dimostra entusiasta del passaggio nella serranda, mi ringrazia vistosamente a modo suo (nasate, testate, stropicciamenti, ronfare, piccoli morsi …) e s’installa nel garage per notte e giorno, quando e se decide lui di farlo. Così niente topi, che d’altronde non ci sono, niente altri gatti, la pagherebbero cara, e lui felice della sua casa-dimora.
E pensare che Nerone non gradirà nemmeno vivere da noi, ove a volte proverò a portarlo con le riserve di mia moglie, che alle bestie vuole bene ma non le gradisce in casa (e che Nerone è una bestia?).
No! Nerone vuole la sua indipendenza e fa’ capire di voler vivere nel suo mondo, non nel nostro; sparisce spesso ma la sera, al ritorno, è li’ sempre, ad aspettarmi e accogliermi. Si può anche pensare che monti la guardia alla sua reggia, ove riterrà di concedere asilo ad un’auto, un motorino, una bici e ammeniccoli vari. Quanto parlare per un gatto nero come l’inchiostro di China, come le notti senza luna, lucido tale la seta, anche con un simpatico e non sgradevole odore corporeo, assolutamente non aspro come è sovente quello canino. L’ho esaminato più volte con attenzione per trovare qualche pelo bianco nella sua stupenda pelliccia nera, aristocratica o curiale che sia, inutile, è solo stupendamente nero. Comincio a parlargli, sia al ritorno, sia in qualche sosta nel box per lavoretti e incombenze, cosa questa frequente, e lui pare porre attenzione a ciò che dico, ai miei problemi e ragionamenti. Mi guarda, mugugna qualcosa, sbadiglia, ronfa. Mai lo senta miagolare. Qualche volta che ho voglia di compagnia e comprensione lo prendo di sotto la pancia e lo porto in casa tentando, con scarso successo, di offrirgli qualcosa che possa ritenere appetibile. Lui però gradisce l’aperto, così lo riporto in giardino, non in garage, deve essere lui a decidere se andare di sotto. Poi avviene che mia moglie … divenga addirittura un po’ gelosa del micio, che nell’insieme la rispetta ma non ci amoreggia troppo:
….“non ti è bastato il gatto rosso, Picchio, che portasti in casa appena sposati? furastico con tutti e incollato a te giorno e notte (che ci posso fare se ho il pollice-verde per i gatti?), quello era o un diavolo o il capo dei gatti comunisti, ed ora eccone uno nero come il tuo Duce, che a noi ci tollera ma stravede per te. Non ti accorgi che ti allontana da noi, sta divenendo la tua ombra, come proteggerti da che non so?” Mia figlia aggiunge:
…”pà, ma è un gatto poi? non sarà l’incarnazione di qualcosa di strano che, dato il colore, non potrebbe che essere non benigna? (ovvio che scherza, lei a Nerone vuole più bene di me), e dove va’ quando non ci sei e perché monta la guardia tutte le notti nel box, felice ancor di più se riesce ad infilarsi nella nostra auto, e perché non miagola? Si è mai sentito un gatto che non miagoli? E perché, specie con te, parla a modo suo con gorgoglii e mugolii? Sai che mi è simpatico, ma comincio ad averne un po’ timore”...
Proseguono l’altra figlia e figlio (ma lo stanno processando?):
….”pensa Pà ai soffi che gli fanno Bianchina e Felicetta (le due gatte del cortile) quando gli passa accanto, è come vedessero il diavolo, eppure è un maschio e che maschio!”… Conclude mia moglie:
…”quel gatto ti sta stregando, sembra il Cavaliere Nero delle favole dei tuoi figli quand’erano piccoli, fosse stata una gatta l’avrei chiamata la Signora in Nero (ahi!!!), ma queste stranezze con le femmine, sia noi, sia gatte, non succedono, siamo più sagge di voi”…
Resto colpito! La Signora in Nero! Come può essere venuto in mente a mia moglie dire così? Il giorno dopo telefono a Vicenza:
….”Signora Anna, questa settimana sarò da voi per lavoro. Se potesse dedicarmi una mezz’ora vorrei parlarle di qualcosa … come? Se intendo di quella sera a Vicenza? In un certo senso si’; allora ci vedremo. Anche suo marito, il colonnello, se vuole, può sentire il discorso, non voglio abbia perplessità o farsi idee strane”...
Alla signora Anna spiego il tutto e lei mi scongiura di non allontanare il gatto, d’altronde affettuosissimo, pulito, discreto
Può essere tutto o niente, coincidenze o meno, ma tante cose sembrano significare scenari inconsueti e impegnativi.
Mi ricorda che i gatti assolutamente neri sono molto rari, essendo stati sterminati sistematicamente nel medio-evo in quanto considerati accoglienti in loro streghe, spiriti nefasti, demoni, anime dannate.
Nerone sarà con me una diecina di mesi, forse un anno. Accaddero frattanto cose di cui dirò a parte e si concluderanno accettabilmente bene o, almeno, con meno negatività di quella prevista..
Nel contempo si svilupperà positivamente la situazione delicata della Signora enigmatica, in cui mi sono trovato coinvolto.
Ho preso l’abitudine di parlarne con Nerone nel box, pardon! nel suo castello-box, sia quando rientro, sia quando ne ho voglia (che mia moglie abbia ragione dell’essere entrato troppo nella mia vita?).
Ritengo mi capisca, infatti quando gli parlo non dorme più, apre gli occhi, magari uno se è acciambellato, o si pone ritto sulle zampe anteriori e seduto sulle posteriori, come una ancestrale deità gattesca.
Mi guarda, gorgoglia, ronfa modulando il suo sentimento.
Comincio a chiedergli risposte e m’illudo le dia, da inezie del comportamento, dai rumori, dai silenzi. Il nostro incontro si chiude sempre con coccole reciproche e il consueto ronfare robusto.
In garage fa’ pure fresco e a volte lo metto sulle ginocchia, ove mi inonda di un calore intenso. Deve capirlo anche lui che gradisco tenerlo così, perché mi salta addosso se non vi provvedo io.
Mi accorgo ben presto quanto lui sia importante per me ma in casa non lo porterò più, né lui ne sarà addolorato.
Un giorno degli ultimi della sua presenza gli racconto … di aver contribuito a risolvere una questione umana per una povera ragazza, relativa ad un fatto di sangue di tanto tempo prima, e lui mi rifilerà testate e fusa a non finire, molte più del solito. Poi una sera lo troverò ad aspettarmi ritto sul tavolo, già seduto sulle zampe di dietro. Lo sento miagolare debolmente. Allora ne è capace! è la prima volta che odo la voce che la natura gli ha dato.
Accetta qualche coccola, così mi pare, lo accarezzo e:
…“che c’è Nerone? Vuoi farmi capire qualcosa?”…
Lui mi rifila delle strusciate, spinge il naso umido e freddo sulla mia guancia, vibra ma non ronfa, è strano il comportarsi.
Salta poi giù dal tavolo e lento, lento, ma deciso, si allontana.
Non risponde ad alcun richiamo e prende l’uscita del garage.
Non lo vedrò più, né io, né i miei figli che cercheranno di rintracciarlo. Il cuore mi si lacera. Si lacera per un gatto? si, e non trovo la via per lenire il mio rincrescimento. La Signora Anna di Vicenza mi fa’ discorsi che non riporto, dico solo alquanto “irrazionali” per il comune intendimento. Se ne indicassi qualcosa aumenterebbe lo scetticismo di chi legge.
Addio Nerone! gattone nerissimo, Signore dell’oscurità, essere affettuoso che, oltre la naturale bontà, forse avevi ricevuto qualche incarico da altri, o non eri tu stesso “gli altri”? o magari “l’altra”?
Addio micione dal colore scuro, come le nostre camice di quando ero Balilla, quelle del Duce, della GIL. Chissà se un po’ dell’eventuale delega da te ricevuta non l’abbia firmata anche Lui o se, sempre Lui, abbia provato tuo tramite ad aiutarmi in un momento difficile, oltre la sua fedele Dama in Nero, vittima innocente di tempi infausti!
Il portinaio insisterà per sapere se in qualche modo sia stato io la causa della sparizione, dato che anche lui aveva finito per affezionarsi al panterone nero della sua cantina e del mio garage.
…”Dottore, Nerone è tornato da dove è venuto, non penso lo vedremo più. Se non fosse stato in salute come stava, se non fosse giovane e nel vigore delle forze, direi che si sia voluto cercare un luogo ove morire in solitudine, come fanno i gatti anziani, che capiscono la loro ora e non si fanno vedere in tale frangente, ma lui no! ha deciso di lasciarci per suoi imperscrutabili motivi”.
Lo cercheremo nei paraggi, presso famiglie, amici, portieri.
Come un giorno me lo vidi dinanzi, ora Nerone è tornato nella sua realtà, non escluso affatto “un’altra realtà”.
La meno addolorata sarà mia moglie che aveva cominciato a considerarlo un rivale familiare anche se, sono certo, della sparizione anche lei ne soffrirà.
Allora, si può dedicare un capitolo di un libro a un gatto? L’ho detto all’inizio, lo ripeto, ritengo Nerone lo meritasse.
Come ho chiarito più volte il fatto in se è abbellito, arricchito, con quel sale che si chiama immaginazione, fantasia, ma è nell’insieme vero, come lo sono le vicende che seguiranno, alle quali probabilmente dedicherò meno spazio di quello dedicato al mio tenebroso e misterioso amico (un gatto è sempre un essere misterioso). Grazie Nerone dell’affetto che mi hai dato e di ciò che potresti aver fatto per me, fosse pure il frutto dell’immaginazione. La tua presenza mi è stata anch’essa scuola di sentimenti, comportamento, amicizia.
Mi sono chiesto più volte, credi, se e quanto tu possa avermi protetto.
Mentre scrivo sono passati diversi anni da allora, eppure Nerone lo figuro sempre accanto me, pronto a elargirmi affetto e protezione.
Di altri gatti, come amici, ne ho avuti parecchi, bianchi, grigi, rossi, mix, anche neri, ma Nerone è restato per me il Re dei gatti (oppure il Presidente della Repubblica Felina). Ogni volta che incontro un micio nero ci vedo Nerone. Lo prendo, lo alzo da sotto la pancia, lo esamino, trovandoci alla fine qualche mini-ciuffetto di peletti bianchi.
No! Nerone era nero in tutto il corpo, nulla escluso, e il fissarmi, starmi a sentire, mostrare il suo interesse, approvarmi, disapprovarmi, erano per me componenti insostituibili della sua personalità.
Nerone! solo io e te sappiamo quanto ci siamo voluti bene


auroraageno
00mercoledì 11 febbraio 2009 09:22

Che splendido racconto.... Ti confesso che sono scombussolata...
Ti fa onore questo affetto per il bellissimo e misterioso Nerone, e per tutti gli animali che hanno avuto a che fare con te nella tua vita, Francesco! Amo questi tuoi racconti! Grazie di cuore, carissimo!

Come vorrei aver potuto accarezzare anch'io Nerone!

Ti abbraccio forte

aurora

[SM=g8672]
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