C’era una volta in…
Feci giochi e pezzi in amicizie
di battute, di un repertorio
consumato dagli anni scorsi,
da una cucina a una terrazza
un po’ ventosa, gridacchiando
e stuzzicando con lo sguardo
qualche tipa nuova.
Noi, a scorticare di risate i nostri fianchi,
tendendo braccia unite da mordaci salti
a giravolta come indiani,
come quando s’accarezza
l’alba sulla pelle e come presaghi
la si conserva incomparabile.
L’arpa dolce come venne se ne andò
del tempo, forse solo garante
del mio esistere davvero,
strimpellata e poi scordata
su un armadio intabarrato di coperte.
Più non sbocciai le calde vene
d’argilla a tali feste, lo sentii una notte,
sentii perdersi l’attracco
a quella gioia su un sedile d’auto,
sentii tutto l’ammanco
in un dolore muto e senza nome
ancora.
Modificato da Piperthree 11/02/2006 0.31