Carlo Levi e le sue Poesie inedite, 1934 - 1946
Il volume di poesie inedite di Carlo Levi (Carlo Mancosu editore) è uno di quelli
che mi donano piacere anche solo al tatto: pagine in carta pastosa color cinerino,
ma proprio chiaro, si offrono alle mie mani carezzevoli. Lo sfoglio indugiando nel
trattenere le pagine fra indice e pollice…mentre le altre dita sfiorano e gustano.
Il volume è ricco di disegni, opera di Carlo Levi, peccato non
poterli riportare qui.
Traggo dalla prefazione, di Giovanni Spadolini, qualche piccolo brano:
"Poesie giovanili ma già di un uomo maturo che nel 1934 ha trentadue anni e nel 1946 –
quando si conclude il ciclo poetico dominato da un’immagine fondamentale – ha scritto
il suo capolavoro, l’opera che lo renderà celebre, amato ed odiato nello stesso tempo,
il “Cristo si è fermato ad Eboli”."
"Poesie che ci danno la conferma di uno stile essenziale e scabro, lo stile gobettiano
che Carlo Levi aveva ereditato dal suo grande amico, maestro e quasi coetaneo."
"Credente nella tolleranza, sempre, e nel dialogo. Con la forza dell’antica tradizione
israelitica, innestata su un fondo di sorprendente modernità.
Carlo Levi non praticava nessuna delle regole che caratterizzavano la borghesia
torinese, della quale pure era figlio. Non rispettava gli orari né dei pranzi né delle cene.
Non finiva mai di discutere. Le sere, con lui, non terminavano mai."
"L’uomo sapeva di non avere la verità in tasca: la cercava con umiltà, nascosta da quel
sorriso che poteva adombrare una smorfia decadentista o estetizzante."
"Non a caso il primo libro di Levi, scritto nel 1939, si chiamava, con una testata rivelatrice
di un interiore travaglio che non sarà mai superato, “Paura della libertà”."
Ed ecco le note biografiche:
Carlo Levi, nato a Torino il 29 novembre 1902, morto a Roma nel 1975.
Laureatosi in medicina nel 1924, esercitò la professione, a parte
un breve periodo iniziale, soltanto durante il confino in Lucania,
nel 1935, in aiuto alla popolazione locale, malgrado le pesanti
restrizioni imposte dalla polizia. La vita di Carlo Levi è stata
sempre caratterizzata da un preciso impegno politico, impegno che
trova le sue origini in Levi giovanissimo, antifascista anche per
tradizione familiare.
Infatti tale esperienza lo portò anni dopo, a Firenze nel 1943-1944,
alla stesura di "Cristo si è fermato ad Eboli", pubblicato nel 1945,
pochi mesi prima che uscisse "Paura della libertà", scritto in Francia
nel 1939 all'inizio dell'invasione nazista.
Gli ultimi momenti del fascismo furono per Levi caratterizzati da
un'intensa attività politica: arrestato nuovamente nella primavera
del 1943, fu poi liberato nel luglio dello stesso anno.
Negli anni seguenti Levi continuò ad esercitare una forte presenza
politica, sia nel movimento di Rinascita per il Mezzogiorno, sia
con un'assidua attività pubblicistica, che culmina con gli articoli
sul Luglio 1960. Promuove la nascita del movimento giovanile "La Nuova
Resistenza", seconbdo la definizione da lui stesso data alla lotta
antifascista contro il governo Tambroni.
Nel 1963 viene eletto Senatore indipendente nella lista del P.C. e
rieletto nel 1968, e sul finire degli stessi anni è presidente della
F.I.L.E. (la Federazione degli Emigranti).
"Cristo si è fermato ad Eboli" è l'opera che lo rivela al pubblico
italiano, europeo e mondiale. Seguono le altre opere letterarie da
"L'orologio" a "Le parole sono pietre" del 1955 e "Il futuro ha un
cuore antico" del 1956 (viaggio in Russia), a "La doppia notte dei
figli" (viaggio in Germania), a "Un volto che ci somiglia" del 1961;
da saggi come "Paura della pittura" (1942) alle sue prefazioni a
Stendhal (Roma, Napoli e Firenze) e al "Tristram Shandy" di Sterne,
Carlo Levi sembra proporre un lavoro ampio coerente e complesso;
infatti non deroga mai da un suo programma organico, segno
inconfondibile di un profondo impegno intellettuale, artistico e
politiico, volontà operativa di un uomo che tende a ricercare il senso
e la qualità del suo lavoro in una dimensione di globalità culturale
ed esistenziale.
Scrisse numerose altre opere.
====================================================================
====================================================================
Ecco alcune delle poesie raccolte nel volume "Poesie inedite"
CERVANTES
Cervantes, che io possa
come te, ma con due mani
trarre da questi vani
ozi, asciutta poesia.
L’ingegnoso cavaliero
è nato in una cella:
qualche opera bella
nasca da questa mia.
SOLITUDINE
Prigione, sento camminare
sul mio capo qualcuno,
batter ferri, cigolare
porte ignote.
Ma tu non mi hai ancor preso:
mia vita sono le note
forme, e il cielo, sorpreso
di vedermi chiuso.
Ore passano, sono altrove
dove mi porta l’uso
degli affetti. Estranee prove
fan gli uomini stanchi.
Acqua, sveglia, carta, pane,
polvere, muri bianchi:
l’oggi è l’ieri, e la dimane
arida solitudine.
ATTESE
Non è ancor giorno, volgo il viso
senza alzarlo dal cuscino,
rovescio gli occhi e guardo il cielo
come l’acqua Narciso.
Indistinti, senza colore
per l’ora che precede l’alba
dietro quel cielo grigio
aspetto il nascer del sole.
-------------------------------------
Scandisco ai passi il ritmo dei pensieri
quattro per due e tredici per tre;
in questo andare l’oggi si fa ieri
s’unisce al tempo che già si perdé.
Se potessi fermarmi, volentieri
sosterei a guardarti, come se
fossi su un prato, e fiori ed erbe veri
sotto il tuo corpo fiorisser per me,
o tra le rocce stesa, al caldo sole
mostrassi il collo bianco, e al vento amico
affidassi i capelli ed il respiro.
Ma informi nebbie son queste parole
che si sciolgon nell’aria, e quel che io dico
non ha più consistenza che un sospiro.
(continua)
_____________________________________________________________________