Piperthree
00mercoledì 8 marzo 2006 23:58
L’algoritmo oscuro delle forze in cielo,
le moventi lingue d’acqua dai cornicioni
che trasmettono un ventaglio
di languori, celato dallo striminzito
saluto a te, mia mora collega.
Disconnesso il pc, ricordo le fragole
che faticano a mantenersi oltre la data
del consumo, come l’allegria
che passa o muta in seria
compresenza. Ma osservo
le tue gambe un po’ furtivo, mentre
giri i fogli o parli con i polsi in aria,
mia gentile collega.
Le carte strapazzate, il mercurio
dondolante sotto il clock, il senso
forte del mammifero scocciato
che sbuffando tiene il mento con la mano:
un lavoro come una griglia
incandescente sulla lingua:
ma tu… mia triste collega.
Oggi riposo. Mi porto a spasso
come fossi un barboncino.
Ti penso col tuo balconcino
morbidamente teso. Ti penso arreso
e lieto della tua tristezza
che m’attrae, lieto in ciò che credo
e forse in fondo non è vero.
Amarganta
00giovedì 9 marzo 2006 17:18
.....
....sorriso, anche alla collega