David Maria Turoldo - Dio e la sofferenza nel mondo - da "Canti ultimi"

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auroraageno
00mercoledì 19 dicembre 2007 06:35
David Maria Turoldo - Dio e la sofferenza nel mondo - da "Canti ultimi"

David Maria Turoldo: vedi Biografia a: "Biografia e Poesie da "Ultime poesie 1991 - 1992"


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PRORSUS ET VERSUS

Motivi per un poemetto eretico




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Prosurs: affatto; del tutto; per niente; insomma; e altro.
Versus: alla volta di; in direzione di; tendendo a; e altro.

Per l'uno e per l'altro dei termini, a scelta e di volta in volta.



auroraageno
00mercoledì 19 dicembre 2007 06:38
"Motivi per un poemetto eretico"

"Motivi per un poemetto eretico" .... Mi ha fatto riflettere questo sottotitolo.
Mi son chiesta: "Possibile che David Maria Turoldo abbia scritto versi eretici?
Poi, leggendo le sue poesie, i suoi canti (come giustamente egli le definisce), ho
capito. Non a caso questa parte del libro "Canti ultimi" comincia con la pagina di "I
fratelli Karamazov" sotto riportata.

Egli parla della sofferenza, del dolore che attanaglia il mondo e il genere umano... e
delle conseguenti domande, degli angosciati 'perché?' che noi da sempre ci poniamo
di fronte ad esso.
A quale Dio, o dio, noi pensiamo quando lo pensiamo? E se crediamo, in quale Dio, o
dio, noi crediamo?

Padre Turoldo, attanagliato dal male inesorabile che lo stava conducendo alla morte,
continua a scavare nell'intimo dell'animo suo e del nostro. La sua fede tanto provata,
tanto viva e feconda, aiuti anche la nostra debole fede e accenda un fuoco
d'inquietudine nell'animo di chi crede di non credere.


Aurora Ageno



auroraageno
00mercoledì 19 dicembre 2007 06:41

<< ... Oh, nel mio povero spirito terrestre euclideo, io so soltanto che il dolore esiste,
che non ci sono colpevoli, che ogni cosa scaturisce direttamente e semplicemente da
un'altra, che tutto scorre e si equilibra; ma, già, queste non sono che bubbole
euclidee... Che m'importa che non ci siano colpevoli, che ogni cosa scaturisca
direttamente e semplicemente da un'altra e che io lo sappia! A me occorre un
compenso non nell'infinito, chissà dove e chissà quando, ma già qui sulla terra, e tale
che io stesso lo possa vedere. Io ho creduto e voglio vedere anch'io, e, se allora fossi
già morto, mi si risusciti, perché se tutto dovesse avvenire senza di me, sarebbe una
cosa troppo ingiusta. Io non ho mica sofferto per concimare col mio essere, con le mie
colpe e le mie sofferenze, la futura armonia in pro di qualcuno. Io voglio vedere coi miei
occhi il daino ruzzare accanto al leone e l'ucciso alzarsi ad abbracciare il suo uccisore.
Io voglio esser presente quando tutti apprenderanno di colpo perché tutto sia stato
così. Su questo desiderio poggiano tutte le religioni della terra, e io credo. Ma però ecco
i bambini: che ne farò? E' questo il problema che io non posso risolvere. Per la
centesima volta ripeto: le questioni sono molte, ma ho preso soltanto i bambini, perché
qui è ineluttabilmente chiaro ciò che ho bisogno di dire. Ascolta: se tutti devono soffrire
per acquistare con la sofferenza l'eterna armonia, che c'entrano qui i bambini? ...Non si
capisce assolutamente a che scopo debbano anch'essi patire e perché debbano
acquistarsi con le sofferenze quell'armonia... >>


Da I fratelli Karamazov, Garzanti, 1974, p. 260



auroraageno
00mercoledì 19 dicembre 2007 06:43
Salmodia prima



Angeli, aiutatemi voi a cantare:
aleggi lo Spirito sopra il tumulto mentale
e come all'origine porti il creato
dal caos al regno delle Forme.

Di Lui si canti quanto di meno è pensato:
i gelosi segreti, l'ineffabile essenza
i sensi più umani
e vera fede lo salvi.

Tu non sei quello che noi crediamo:
insieme, Tu e noi, infelici;
Tu finito nell'inania dei riti
ove idolatria suffraga il Mito
e supponenza del Potere ne colma l'assenza.

Diciamo: << E' suo volere >>, quanto
è quintessenza celata dello stesso Potere
proclamatosi divino.

Poi moltitudini illuse straziano i cieli
nell'invocazione di un Dio che non c'è.




auroraageno
00mercoledì 19 dicembre 2007 06:45
Ma ora passi il Serafino



Così un tempo cantavo:

Tu sei il segreto della pietra
sei lo stesso respiro dell'uomo
il gemito ultimo di ogni desiderio
lo splendore della luce come te invisibile;

e insieme il mostruoso dolore delle cose
segnate dal Nulla e dalla Morte...



Ma ora il Serafino passi col suo carbone ardente
anche sulle mie labbra tremanti
e fuori del tempio si dispieghi il canto.

Presunzione mi preme a dire quale
creando, rinuncia si impone
alla tua onnipotenza e come,

di contro, nessuno può ritenerti colpevole
di questo imperioso intrico di mali.

Oh, quale per te tenerezza mi ispira
il carico di errate preghiere
onde si crede di renderti onore:

anche Tu finito nella polvere
come tuo figlio stramazzato a terra:

quell'unico figlio, il prediletto figlio
sola risposta al tuo infinito silenzio.




auroraageno
00mercoledì 19 dicembre 2007 06:46
E noi diciamo



Diciamo: << E' suo volere se male t'incoglie >>,
diciamo: << E' suo volere il Dolore che impazza
e fa gemere anche la pietra >>.

e le devastanti bufere
e l'aridità infuocata che brucia le selve
e propaga deserti e più e più
moltitudini urlano come rapaci
in cerca di un pane...

e la pena silenziosa del bimbo
dal ventre gonfio di fame,
e dell'altro bimbo ferito a morte dal Drago,
e di altro mostruoso esserino
cui restano solo occhi a invocare pietà:

diciamo: << Per suo volere accade... >>




auroraageno
00mercoledì 19 dicembre 2007 06:47
Di un male ancora più grave



Ma se con manto di ori e gemme ti copre Natura
ancora più il Nulla ti invade.

Pende un'accusa ancora più grave
per il male che il tuo stesso essere scatena,
la prima follia che ancora permane:

impera necessità di mentire,
un convenire di volontà perverse
la Legge fonda di colui che vince:

e Tu, che non puoi intervenire.

E il male s'attorciglia sul globo
come il Serpente intorno all'Albero:

Tu, come allora, ancora sconfitto.




auroraageno
00mercoledì 19 dicembre 2007 06:48
Sono là...



Sono là ove anche la più luminosa metafora muore,
né so se giorno sia oppure notte:

questi miei giorni infiniti e le notti
all'inseguimento di Lui
nella foresta delle immagini.

Né ad altro mi è dato pensare
e quando pare che uno spiraglio almeno balugini
ecco che mi avvolgono nubi di polvere.

Oh, le appassionate invenzioni di un tempo:
l'immagine del cratere in fiamme
e il levarsi dell'uragano dal mare
e tutti nel tempio che gridavano: << o Gloria! >>
mentre la steppa tratteneva il respiro.

Oppure l'ansimare di un respiro, da dove non sai,
e il sorridere - il perché non sai - di un bimbo.

Ma ora se dico che altro non è
che Nulla e Silenzio
cosa inesatta io dico.

Dire che sei pura Presenza
la Schekinah inevitabile,
non altro!

E sentire che sei tu
la sua ragione di essere.




auroraageno
00mercoledì 19 dicembre 2007 06:49
Il limite salvatore



Ma non è il Nulla che ti salva?
E' il Nulla che le cose rende distinte
e libertà garantisce,
pur se dal Nulla germina la Morte.




auroraageno
00mercoledì 19 dicembre 2007 06:50
Salmodia seconda




A dire il vorticare della mente per cerchi azzurri
perduta dietro il tuo Nulla, in questi
sconfinati giorni di attesa
non troverei ascolto neppure dagli amici.

Solo a pensarti spoglio d'ogni forma
è speranza di esporci almeno sull'abisso
e di non dire di te parole insensate.

E se le Scritture sono una disperata
invocazione che Tu mostri il tuo volto,
nulla è vano quanto lo strazio del Salmista:
<< Cerca il suo volto, mio cuore! >>

E non che tu non voglia mostrare il tuo volto
- di rivelarti divino è il bisogno
necessità del tuo stesso essere - eppure
mai ti vedremo quale Tu sei.

Ma quando annullato sarà ogni segno,
allora uno dirà: << Ecco, ora vedo >>
e sarà l'assoluto deserto...





auroraageno
00mercoledì 19 dicembre 2007 06:51
Litania ininterrotta



Si allunga e perdura il pianto
mentre scende la notte sul mondo
non appena il pensiero di te si abbui:

ma basti, al tuo amante,
che l'alba appena sorrida...

* * *

Almeno ti potessi cantare
inconsapevole come gli uccelli,
essere la loro coscienza felice.

* * *

Ma più il giorno si approssima
più la notte s'addensa,
pietà chiedo di ogni pensiero.

* * *

Nel mentre continuano a fiorire dal Nulla le cose
ognuna con il suo germe di morte:
ma sia onorata Natura quanto
Tu stesso, secondando il suo gioco, la onori.

* * *

Per questo è perfino vano pregarti:
crederti è accogliere la tua misura,
chiedere altro è offenderti.




auroraageno
00mercoledì 19 dicembre 2007 06:52
Il volto cercato da tutte le fedi



Sì, anche per te, Dolore e Morte sono tua pena,
è il Male la tua passione divina.

Ma pure pagando il prezzo del sangue
a due scelte Tu non rinunci mai:

che Natura non sia pienamente onorata
e Libertà sia sempre inviolata:
è quanto ti fa essere il Dio che sei.

Per ciò l'Evento era inevitabile:
a tua salvezza dovevi scendere,
venire con noi a piangere:

Cristo, sei tu il suo volto
cercato da tutte le fedi.




auroraageno
00mercoledì 19 dicembre 2007 06:53
Salmodia terza



Sei Tu che mi scruti e mi conosci, Signore,
è quanto mi basta ad esser me stesso:

non ancora la parola mi suona alle labbra
e già tutto il pensiero ti è noto, Signore:

m'incombi da tergo, di fronte ti urto
e Tu sulla spalla mi posi la mano:

ma questo non è un dire di te,
è dire di me: che io sono.

Sia che spinga lo sguardo in avanti
o mi volga indietro a guardare,
Tu mi tieni per mano da sempre:
su passato e futuro Tu incombi.





auroraageno
00mercoledì 19 dicembre 2007 06:54
O mare dell'Essere



Ma se non fossimo noi a cantarti
che sarebbe di te, o mare dell'Essere?

Se almeno mi copra la tenebra
e nel suo antro mi avvolga la notte,
non ci sono per te mai tenebre
e più chiara è la notte del giorno.

Eppure per noi Tu ti celi
anche quando ti sveli:

pure quando il sole è già alto
di te non scorgo che l'ombra
proiettata dentro la spelonca...

Che ascenda nei cieli più alti
pur lassù Tu mi hai preceduto
o m'involi l'abisso profondo
pur laggiù sei Tu a condurmi.





auroraageno
00mercoledì 19 dicembre 2007 06:55
E dunque



Anche se il Nulla ti circonda come un oceano,
anche se mai la Nube si scioglierà
e nessuno mai a occhio nudo
ti potrà vedere,
ti raggiunga il canto del cuore,
il canto colmerà l'abisso.

* * *

La cosa che vale è che Tu ci conosci
come noi non ci conosciamo:
Tu, luce della nostra coscienza.

Anche di amarti a noi è negato
se Tu non semini in noi l'amore,
sola fine della tua e nostra solitudine.





auroraageno
00mercoledì 19 dicembre 2007 06:57
Ripeto



E' la Notte la mia luce e la mia gioia
vera fede è il non conoscerti
sapere solo che Tu mi conosci
fa di me la mia essenza.




auroraageno
00mercoledì 19 dicembre 2007 06:57
Epilogo provvisorio



Gloria alla tua fatica di essere,
di essere sempre, di continuare ad essere!

Ma è per il Nulla che sei te stesso,
senza il Nulla Tu saresti ogni cosa
e tutto sarebbe indistinto e immobile.

* * *

Vera tua onnipotenza
è che il Nulla non vinca
e l'universo non abbia mai fine.





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