Tutta la vita nel dissenso
ora ultimo occupante del dismesso
giaccio qui nel vecchio cimitero
dove i parenti sono pronipoti
le lapidi muschiate,spalti del tempo
e le foto incappucciate dal dolore spento
Unica compagnia,
qualche merlo Col suo lutto
e cinciallegre che nidificano
nelle fessure confini d’addii dimenticati
Solo il due novembre rari fiori
sparsi qua e là come a voler
riconfermare perduranti discrimini
lasciati da memorie sature
a sconosciute radici del cognome
Anche i cipressi,annoiati
fuggono verso il cielo
al vento salutano il futuro
sperano, ai piedi la natura
si riprenda il suo caos selvaggio
divori reliquie di se stesse
Perché io che me ne andai
di gran lunga dopo del sindaco
non rientrai come lui nel progetto
nel nuovo camposanto?
Esigui spauriti lettori
il dissenso inascoltato,sfortunato
che mai raggiunge clamore mediatico
lo si paga anche da morti
con indifferente abbandono
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Da:Destini E Presagi
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