lazharus
00giovedì 18 settembre 2008 23:50
… e un fiore d’accanto
Si diradano smesse
le mani e le labbra
e chiudi le manette
acquose della vanità
Resto voce bagnata
finestra senza luna
e luna vuota
Specchio senza argento
e un fiore d’accanto
canto
auroraageno
00venerdì 19 settembre 2008 08:16
Mi sembra tu abbia evocato la tristezza di Narciso per la propria fine, mentre vicina a lui Eco fa eco alle sue ultime parole, nella propria tristezza.
Entrambi contemplano un triste destino, in fondo. Vero?
E' veramente bella!
Bravissimo, Sebastiano!
aurora
lazharus
00venerdì 19 settembre 2008 08:53
Grazie Aurora. Sempre dolcissima.
Qui è solo Eco che parla cercando un'immagine residua del suo amore che è già tramutato in fiore, quindi in lamento che sentiamo è solo di lei, rimasta là a vivere per sempre quel triste destino, non meno triste di quello di lui.
Un bacio
Sebastiano
ginevra67
00venerdì 19 settembre 2008 21:33
sei...INCREDIBILE,RICCO,MULTIFORME...solo un
Lazzaro come te,poteva immaginare di cantare la mitologia...COSI!
Bellissime le espressioni e...
"le manette
acquose della vanità"
la "voce bagnata"
la "luna vuota"
Ti abbraccio forte,zingaro della parola.
ormedelcaos
00domenica 21 settembre 2008 08:44
Sembra tu abbia voluto imprigionare, ammanettare, due sensi ben precisi: la vista e l'udito (oltre al mito), e renderli mutuabili tra di loro, tra immagini e suoni. Mutuabili con la stessa eco di canto e d'accanto, in quanto sia lo specchio che l'eco sono privi (manette) dell'autonomia dell'essere in sé, ma solo riflessi di altri esseri, o sensi.
C'è questo movimento sillabico che frantuma, sillaba dopo sillaba, col suo suono, il da macinare, così come la ruota, o la pala nell'acqua, di un mulino frantuma il grano, per l'essere, e il divenire, pane per altri.
Quasi una destinazione questo movimento, questo senso rotativo della parola, a cui l'orecchio è chiamato a partecipare in puntualità, punto per punto, con la vista, che sillabicamente è invitata a leggere.
Rebby.
00domenica 21 settembre 2008 13:27
Re:
lazharus, 18/09/2008 23.50:
… e un fiore d’accanto
Si diradano smesse
le mani e le labbra
e chiudi le manette
acquose della vanità
Resto voce bagnata
finestra senza luna
e luna vuota
Specchio senza argento
e un fiore d’accanto
canto
Guai a te se ti permettere di appendere la penna al chiodo come hai fatto per anni!
Ma guarda il tuo genio cosa sta partorendo???????
Avrei dovuto nerettarla tutta ma mi sono tenuta
E' un bel testo su di una bella storia.
La tua piuma non si smentisce mai: tristi alcune conseguenze delle proprie azioni e schiave dei programmi di vita che vengono fatti a nostra insaputa.
Un gioiellino, Basty
Reb