Le piante appassiscono
nell’odio gelido rovente
i quadri se la prendono coi chiodi
che mai piegano la testa
poi trasudano sulla tela
come a voler sputare
su qualsiasi mano
li condannò a guardare
Le stanze s’abbracciano
si negano ai corridoi
viali al dolore
Occhi rovesciati,finestre
chiuse al mondo
aperte all’aria tesa
cuoio affila coltelli
di maschere gelose,
sventrano ricordi
Da sfinita carica
a strazio di veglia
d’orologio a cucù
l’ultima voce
mentre fuori l’ambulanza
fa l’appello a se stessa
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Da:Destini E Presagi
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