Farcito

Nell’ascesa un colombaccio: un brivido
sprigiona il sale grosso di un umore,
di quando, per irretire debolezze,
mi rasserenavo mentre vomitando
la pelle s’accucciava presso intonaci
di frescura silente.

Ormai non si permette la risacca,
la risacca quieta, paziente, reca solo rabbia
fluorescente, ed una bile foracchiata
come un calzino ritrovato
tra il bucato; ora uno specchio farcisce
la cera della statua:
“Che non lo si veda!” mentre passa
tra la gente che si specchia.