In verità ti dico che non conosco la filosofia del rock n roll... conosco solo la filosofia di para, incompleta inconcludente e insufficiente com'è... conosco il valse triste di Sibelius, e anche Finlandia, e Un americano a Parigi di Gerschwin, e la Patetica e il concerto n.1 di Ciakowski, e il quarto movimento della non(n)a di Beethoven... conosco Poster e la Notte di Natale di Baglioni, e mi spiace per chi li disprezza, conosco tanti album di Battisti e sdraiata su un letto adolescenziale mi ci sono consumato un orecchio alla volta con un registratore verde militare comprato al Postal market con lo sconto del 33%... e anche così ci ho lasciato tutti i miei risparmi... e la pulce d'acqua, e ballo in fa diesis minore, e il funerale, e il corvo e tante, tante altre di Branduardi che ho registrato alla radio col microfono esterno protendendomi verso l'altoparlante un pomeriggio in cui mia madre stendeva e la carrucola cigolava... e io imprecavo, e il cigolio non restava registrato ma i miei moccoli sì... Conosco i Depeche Mode, che le loro canzoni non abbiano mai fine, anche se non so nemmeno se lavorano ancora insieme, mentre so che Dave Gahan canta ancora... conosco i Cure, i Queen, i Pink Floyd, anche se ho cancellato Ummagumma e Animals perchè non potevo ascoltarli da sola senza girare per casa col coltello del pane... anche se solo adesso ho capito perchè, ma quando li ho cancellati non lo sapevo, e allora kaputt... conosco Battiato, e i Police, e i Frankies, e tanti altri che non mi vengono più in mente perchè sono stanca di ricordare... forse perchè è inutile ricordare, visto che loro nemmeno sanno che esisto: forse che lo sanno loro l'effetto che hanno avuto su di me? Lo sapevano, quello che avrebbero causato quando scrivevano le loro canzoni? gli importava, gli importa? Vuole, chi scrive una canzone, che chi l'ascolta sublimi attraverso di essa il suo disagio? ne è cosciente, gongolante, atterrito, indifferente?
Se non avessi mezza bottiglia di rosso in circolo, stante l'eccezionale circostanza - che cade una volta l'anno - del mio genetliaco, probabilmente non parlerei, ma il rosso circola... e ho detto tante cose senza dirne nessuna, come al solito, perchè il senso inglese del pudore che m'hanno inculcato col biberon nella mia ligure famiglia di provenienza è una catena più feroce dell'acciaio... e invece, no, perchè c'è il mio credo, e il testamento del suicida, e il branco e la stanza vuota e non ho parole, non ho parole, non ho parole, non ho parole per questo gran dolore e sorda, e cieca, e muta, vago spigoli urtando che sto creando, stolta.
P.S. la filosofia non so, ma ballare la musica che dico io, aiuta, eccome!
en-dor-fi-ne!