IL TRONO DI LEGNO

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auroraageno
00martedì 3 maggio 2011 15:09

IL TRONO DI LEGNO


Un trono non è altro che un pezzo di legno rivestito di velluto. Lo si usa chiamare con un termine inglese: è il backstage, l'antico "dietro le quinte". Quanto inappuntabile e perfetta è la passerella o la ribalta sulla quale si svolge la sfilata o lo spettacolo, tanto è confuso, frenetico o vociante il retroterra di quel mondo dorato. È ciò che si verifica anche in un atelier di lavoratori del legno, quando si assiste all'allestimento di un trono: pezzi di legno vengono incastrati tra loro e poi rivestiti di tessuti preziosi. Ce lo ricorda il famoso e prolifico romanziere francese dell'Ottocento Honoré de Balzac, con la frase che oggi abbiamo evocato, dalla quale facciamo derivare due osservazioni. La prima riguarda quella chimera che affascina un po' tutti, anche chi la potrà avvicinare solo nelle foto delle pagine patinate di un settimanale: è il potere, il successo, il trionfo. Il celebre poeta inglese John Milton, nel suo Paradiso perduto, arrivava al punto di scrivere che «è meglio regnare nell'inferno che servire in cielo», tanto è forte l'anelito del dominio e della supremazia sugli altri. Tra gli stessi discepoli di Cristo serpeggia presto la domanda-richiesta sul «chi è primo», e sappiamo tutti la risposta di Gesù: «Chi vuol essere il primo tra voi sia il servo di tutti» (Marco 10,44). La seconda nota che quel trono di legno ci suggerisce riguarda, invece, una malattia morale tipica del nostro tempo, il primato dell'apparire sull'essere. Il risultato è quello che il grande drammaturgo tedesco Schiller metteva in bocca alla sua Maria Stuarda (1800): «Tutti giudicano secondo l'apparenza, nessuno secondo la sostanza».


di Gianfranco Ravasi

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