Il pianista

Le sue dita scorrono veloci sulla dolce scacchiera
una scacchiera chiara e scura, nera e bianca
le vibrazioni che urtano la mia pelle, il suono che penetra la mente.
Il pianista piange, perché emozioni pure sono le sue note
e lui schiaccia e si abbatte come una tempesta
e lui scivola lieve come una brezza d’estate
su quei tasti tanto amati e tanto sudati
e sa che molti applaudiranno, udendo
e lui si leverà sopra di essi, e poi, schiena piegata
urlerà con la sua musica il suo dolore
o la sua esuberante gioia. Pressioni
su quello strumento, corde tese, come serpenti domati,
il domatore, pianista soave e triste, lacerante e dolce,
conta ai suoi spettatori, tanti e nessuno, una storia,
sia essa dolce, pazzerella, o martoriata da note stridule,
ma quella storia è sua, sua per sempre
sua nello scrigno del cuore, sue le note che escono
e volano, sua l’emozione totale. Amore
per quel suono, totale deve avere,
e disegna nell’aria figure nuove, sconosciute,
da sempre obliate, conosciute e ritrovate.





W la musica, sempre e comunque.