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f r e e
00giovedì 30 giugno 2005 17:30



...E considerando che il connubio tra cibo e stregoneria mi piaceva "assaiquanto", e tenendo presente che questo luogo pullula di quelle vecchiette col porro al naso [SM=x832010]
beccatevi quanto riportato in questo articoletto, che tra l'altro mi ha aperto l'appetito......ecco perchè sono venuto a trovare il Drugo

Ciao bella gente




Gastronomia e cultura in bassa valle
Mariadele D'Amato

La segale, cereale che costituisce un ingrediente importante per la cucina tradizionale valligiana, è stata sospettata di favorire le allucinazioni. Rimangono, testimoni dei tempi cupi, la toponomastica (il Ponte del Diavolo, la grotta delle Streghe) e gli elementi base della cucina tradizionale.
(18-07-2003) La Valtellina: vette alpine e piste sciistiche, maggenghi verdeggianti e vigneti su terrazze scoscese. Ma la Valtellina, stretta fra alpi Retiche e prealpi Orobie, non è solo questo. É una terra di confine, una vallata ricca di storia e di primati poco lusinghieri.
La tranquillità dei luoghi non tragga in inganno. Fu proprio questa, infatti, una delle zone d’Europa a risentire maggiormente delle battaglie inquisitorie, una delle aree a più alta percentuale di … “streghe”.

Lucia Borella, Santina, Maddalena, Maria: tutte bruciate con l’accusa di stregoneria. Più di quaranta persone furono arse vive nel 1485 e centinaia di altri innocenti nei due secoli successivi. L’accusa di stregoneria portava diretti ad una condanna al rogo. L’assoluzione, per le streghe, non esisteva e l’inquisizione fu spietata. Così come dure furono le “misure difensive” prese dalla Chiesa Cattolica per tutelarsi dalle infiltrazioni del Protestantesimo, già dilagante in Germania. A questo si aggiunsero l’ignoranza e la superstizione.
Un ruolo chiave venne giocato dalla Fame. Una fame talmente grande da spingere all’ingestione di sostanze tossiche.

Erbe come l’acetosella, funghi come l’amanita falloide o le bacche di crespino (in dialetto binis dei strii, confetti delle streghe), vegetali che crescono abbondanti in Valtellina, sono tutti indiziati di contenere sostanze allucinogene.
Ma anche la segale, cereale che costituisce un ingrediente importante per la cucina tradizionale valligiana, è stata sospettata di favorire le allucinazioni. Rimangono, testimoni dei tempi cupi, la toponomastica (il Ponte del Diavolo, la grotta delle Streghe) e gli elementi base della cucina tradizionale. Ancora oggi povera, fortemente ancorata ai prodotti locali, tipicamente montana.

Da gustare (senza timore!) i famosi pizzoccheri: corte e spesse tagliatelle, rigorosamente tagliate a mano, impastate con la farina nera di grano saraceno e condite con burro e formaggio d’alpe. E, ancora con la farina di grano saraceno, gli sciatt, i “rospi” in dialetto. Si tratta di frittelle, nere e bitorzolute, ripiene di formaggio filante, da servire su un letto di cicoria. E poi la polenta taragna (a base di grano saraceno, con l’aggiunta di abbondante formaggio filante, e burro), bresaola, formaggi, frutti di bosco e vini.

Fra i centri del fondovalle Morbegno, uno dei paesi più grandi, proprio sulla statale che collega a Milano, meta di cultori del formaggio. Infatti il Bitto, formaggio grasso e saporito, prodotto dall’80% di latte intero e dal 20% di latte di capra, è diventato talmente famoso da meritare una fiera che si tiene ai primi di ottobre. La produzione di questo formaggio è ristretta alla sola valle del Bitto, dove le forme vengono stagionate su assi d’abete per un anno, poi girate ogni tre giorni per un altro anno e successivamente poste verticalmente su una “scalera”. La sosta d’obbligo, per chi voglia assaggiare il Bitto, è la bottega dei Fratelli Ciapponi a Morbegno. Un negozio di quasi 200 anni, che vende ancora prodotti coloniali sugli scaffali in legno, ma soprattutto formaggi: “Casera”, “scimudin” e bitto, prodotto negli alpeggi di famiglia. Tutti conservati nelle sei cantine, con i pavimenti acciottolati per mantenere il giusto grado di umidità e di aerazione. Vale una sosta anche Ponte in Valtellina, a pochi chilometri a nord di Sondrio, sul versante della valle esposto al sole. Un’esposizione che ha reso possibile la cultura intensiva delle mele, soprattutto le rosse Stark e le croccanti Golden Delicious. Il paese, di soli 2000 abitanti, era nel ‘600 sede della scuola dei Gesuiti. Rimangono ora ben 17 chiese, fra le quali la bella Parrocchiale quattrocentesca di San Maurizio. Ma il paese è noto anche per le sue osterie e per i ristoranti: l’Osteria del Sole (ma per gli abitanti è “Il Zucc”) è da non perdere. Un bar all’ingresso, frequentato dai locali, dietro la quale si aprono le stanze dell’osteria. Pizzoccheri, sciatt, buon vino sfuso. Il tutto a prezzi ragionevoli. Più raffinato, in un palazzo del seicento e con una bella terrazza che guarda alla valle, è il ristorante Cerere. Sullo stesso versante Teglio, con i vigneti erti ed esposti al sole dove si produce lo Sfursat, vino ricco e corposo. Vale la pena una passeggiata fino alla Torre de li beli miri, dalla quale si domina la valle ed il corso del fiume Adda, ed una visita al Palazzo Besta, che conserva una bellissima Stua interamente in legno. Poi una sosta al ristorante Combolo, che offre, oltre alle specialità regionali, ottime bresaole di cervo. Non sono dunque i luoghi resi famosi dalle piste di sci - Bormio, Livigno, Santa Caterina Valfurva, Medesimo, Aprica - ad essere depositari della tradizione gastronomica. É il fondo valle, disseminato di centri di piccole dimensioni, ognuno con la sua storia, i palazzi barocchi e le case patrizie, i cortili acciottolati, i lavatoi pubblici ancora frequentati. Una Valtellina meno conosciuta, al di fuori dei grandi circuiti turistici, dove la vita scorre tranquilla, fra raccolte di mele e potature della viti. Il tempo scandito dalle previsioni meteorologiche (sulla rete Svizzera, perché “indovina sempre”), dalla fiera del santo Patrono, dalle esibizioni bandistiche o del coro, dal grande falò invernale per celebrare la fine del carnevale (si brucia la vecchia, è il detto popolare). Forse un ricordo dei roghi di streghe? [SM=x832029]
paranoimia
00giovedì 30 giugno 2005 23:28

Esagerato!!!!!!!!! Qui non ci sono vecchiette, nè tantomeno col porro al naso! Ma ti si perdona perchè a leggere di tali squisitezze m'è venuta fame...
Certo che se riuscissi a corrompere la vecchia nonnina del Drugo, magari... una bella polenta taragna col sugo di panna e porri me la schiatterei, ad onta del caldo torrido.

E poi, se mi vengono le allucinazioni.. e beh, ho dormito per anni col coltello del pane sotto il letto, quando il maritozzo faceva il pescatore e la notte non c'era mai. Posso sempre ricominciare.
Avviso ai naviganti... [SM=x832017]
Amarganta
00giovedì 7 luglio 2005 12:43
io porto...
...da bere

Filtro del Dragone

Ingredienti:

- 40 gr di foglie di dragoncello
- 1 litro d'alcool a 45°
- zucchero
- 1 baccello di vaniglia

Per una settimana fare macerare 40 gr di foglie fresche d'erba del dragone (dragoncello) in un litro d'alcool a 45°. Aggiungere un baccello di vaniglia spaccato, un poco di zenzero e 280 grammi di zucchero. Smuovere tutti i giorni con un cucchiaio di legno.
Filtrare e mettere in bottiglia.

[SM=x831998] [SM=x832029]
gaelicopennico
00giovedì 7 luglio 2005 13:04
mi tocca sempre romper le uova nel paniere. [SM=x832010]

E' possibile che in un economia povera così come allora il conservare il grano in luoghi umidi facesse proliferare un infestazione di funghi parassiti, che poi ingeriti davano effetti collaterali. Così come i funghi stessi ( amanite ecc ) già di per sè fortemente velenose trattate opportunamente ( estrazione degli olii ) venisse poi usata dai mediconi ( streghe/oni ) delle piccole comunità oltre che per usi personali anche per curare i malanni nel popolo.
Si dice che per potersi ungere i genitali ( le mucose più sensibili ) oltre che ad infilarselo sotto le ascelle e nel naso si usasse spalmare l'unguento su un asta ( manico di scopa ) da usare poi cavalcandola ovviamente.

Certo che le streghe erano strane [SM=x832010]


Però concordo con polenta taragna e pizzoccheri......... mai farseli mancare .

Roby
paranoimia
00domenica 10 luglio 2005 23:18

Le streghe erano strane perchè erano le depositarie del sapere... e infatti agli uomini potenti dell'epoca - i religiosi di allora - questo non andava giù...
Ma questa è un'altra storia, magari come quella che narra il paese di Triora [SM=x832029]
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