Penombre
nel mio cortile
foschia di foresta pluviale
nell’iride della mia incoscienza
un mezzo sole
un quarto di cielo
ed una rosa rossa nel cemento
sospeso qui tra sogni e realtà
lontano dalla sorgente del mio respirare
e nelle poche ore dal mio liberarmi
arti secchi ormai
fiori di vene come arance aride
neanche la goccia della vergogna
ma solo tanta voglia di cambiare
sono in un guanto ormai troppo stretto
ma se lo buco bolle tossiche spruzzano
si assecondano le rigide atmosfere
mi accomodo si nell’eco dei ciarlatani io
ma la mia è forse un’impaurita staticità
chissà se poi domani o nel prossimo divenire
chiedere al vento mi porterà fortuna
gli orizzonti sembra si mostrino al sole
l’infante che meglio conosco fa capolino e sorride
l’asfalto a frullato farà il resto
nel mentre continuo a spalare giorni
la mia è l’arte del vivere
f r e e
14102005
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