Il Tratto e la Dimensione
Il Tratto e la Dimensione
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das Zwischen von Rimmel und Erde, - "fra cielo e terra": il Tratto, cioè la Differenza in cui il terrestre e il Celeste si coappartengono nelle loro determinazioni proprie. Il Tratto, simultaneamente, dà luogo alla terra dei mortali, nel suo volgersi al cielo, e al cielo dei Divini, nel suo dominare la terra. Esso trae la terra e il cielo nel gioco in cui possono svelarsi l'un all'altro. Così lo sguardo-verso-l'alto, in quanto si lascia trarre nel gioco, rispettandone l'apertura, è disposto a raccogliere una misura per l'abitare storico dell'uomo. Il Tratto conduce il gioco del mondo.
"Questo Tratto è attribuito come misura all'abitare umano."
Il Tratto non è un interspazio. In quanto appare allo sguardo-verso-l'alto, esso non è mai un vuoto e non va mai a vuoto. Ritorna, invece, in quanto è misurato, all'uomo stesso, e lo tocca essenzialmente. In altri termini: l'abitare riceve una misura dal guardare verso l'alto, quel guardare, appunto, che, nel rimanere sulla terra, è misurazione del Tratto. Quest'ultima è, al tempo stesso, assegnazione-di-misura. È il Tratto misurato cui corrisponde l'abitare autentico.
Si presti ben attenzione a quanto veniamo dicendo: il Tratto misurato può mostrarsi unicamente lì dove c'è uomo, cioè morte e linguaggio: esso trattiene il mondo. Dovrebbe così risultare più chiara la definizione introdotta a questo punto:
"
Questa misurazione dal basso in alto assegnata (o attribuita) come misura, in virtù della quale il Tratto fra cielo e terra rimane aperto (si manifesta), la chiameremo ora la Dimensione".
Da quanto precede segue, naturalmente, che la Dimensione accade ben al di qua (e quindi già al di là) di quel sapere che si rappresenta la terra come un pianeta in moto intorno al suo sole e il cielo come il luogo degli "altri" pianeti e degli "altri sistemi solari". Essa non potrebbe mai scaturiredallo studio e dalla misurazione dello spazio astrofisica. D'altronde la Dimensione non sorge neppure dal fatto che la terra e il cielo "siano rivolti l'uno verso l'altro". "Anzi", precisa Heidegger,
" il loro trovarsi l'un verso l'altro è fondato a sua volta nella Dimensione".
- Senza la dimensionalità della Dimensione, non avrebbe mai potuto apparire qualcosa come un Universo, composto di spazi inteplanetari e interstellari tecnicamente misurabili, e ritenuto in moto entro un certo cosmo, anch'esso tecnicamente misurabile (un tempo di cui si vorrebbe poter stabilire l'inizio e calcolare la fine).
Qual è allora l'essenza della Dimensione? Abbiamo già risposto. Ma si può dire meglio con una formula:
" L'essenza [il dispiegarsi] della Dimensione è la diradata-dischiarita, e perciò da un capo all'altro misurabile, attribuzione di misura del Tratto: dell'in-alto (nel senso dello slancio) verso il cielo come dell'in-giù (nel senso della discesa) verso la terra".
Il dispiegarsi della Dimensione è il diradarsi luminoso del Tratto in quanto misurato e sempre ancora misurabile. Essa è l'originaria unità di misura; come tale, perdura nascostamente in ogni misurazione umana.