L'abitare poetico

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ormedelcaos
00sabato 19 luglio 2008 09:24





L'abitare poetico: il Tratto e la Dimensione; il poetare come il misurare per eccellenza





" Che cosa dice Holderlin dell'abitare poetico dell'uomo?" - chiede Heidegger.



È permesso ad un uomo, quando la vita è solo pena, guardare verso l'alto e dire: voglio essere anch'io così? Certo. Fino a che l'amicizia, la Pura, si trattiene nel cuore, l'uomo non si misura infelicemente con la Divinità. È ignoto Dio? È Egli manifesto e aperto come il cielo? Questo credo io piuttosto. La misura umana è tutta qui. Pieno di merito, ma poeticamente, abita l'uomo su questa terra. Ma l'ombra della notte cn le stelle non è più pura, se così posso dire, dell'uomo che si chiama immagine del Divino.

C'è sulla terra una misura? No, non ce n'è nessuna
. "



Sulla terra, nel tempo estremo del suo isolamento ed erramento, non c'è alcuna misura. Una misura per l'uomo sulla terra scaturisce solo da una commisurazione felice con il Divino. Il Divino è la sfera di Dio. Ma Dio - com'è Dio? Manifesto e aperto come il cielo.



"Ma ogni giorno, per amore degli uomini,
Dio indossa una veste incantevole.
"



La manifestazione del cielo nasconde, custodendolo, il volto del Dio. L'uomo può allora volgere lo sguardo verso l'alto. In quell'istante accade la sua poeticità.
Come si vede, ogni parola di quel brano pone in relazione l'uomo, il suo abitare, il suo guardare verso l'alto, la questione " per ora oscura " di una misura, e infine, il poetico, il perdurare dell'amicizia, - la Pura, e il Divino.
Nell'intento di "ascoltare più chiaramente" quello che Holderllin intende quando vede nell'abitare dell'uomo l'impronta del poetico, Heidegger si limita, per ora, al commento dei primi versi, che hanno la forma di una domanda:




È permesso ad un uomo, quando la vita è solo pena, guardare verso l'alto e dire: voglio essere anch'io così? Certo. …




L'uomo vive in pena. Tuttavia, quando vive solo in pena, quando gli manca l'essenziale, quando non cerca altro che meriti, il suo sguardo può volgersi immediatamente al cielo, spaziando nel silenzio luminoso dell'azzurro e del blu. Egli è allora attento all'invisibile di cui è immagine. Guardando verso l'alto, l'uomo rimane ancora più radicalmente sulla terra, nell'unicità del suo destino:



" Il guardare verso l'alto va oltre la distanza dal cielo, e tuttavia rimane qui giù sulla terra. Il guardare verso l'alto misura, percorrendolo, il Tratto fra cielo e terra - "






G. Zaccaria - L'etica originaria


ormedelcaos
00sabato 19 luglio 2008 09:30
Il Tratto e la Dimensione




Il Tratto e la Dimensione


- das Zwischen von Rimmel und Erde, - "fra cielo e terra": il Tratto, cioè la Differenza in cui il terrestre e il Celeste si coappartengono nelle loro determinazioni proprie. Il Tratto, simultaneamente, dà luogo alla terra dei mortali, nel suo volgersi al cielo, e al cielo dei Divini, nel suo dominare la terra. Esso trae la terra e il cielo nel gioco in cui possono svelarsi l'un all'altro. Così lo sguardo-verso-l'alto, in quanto si lascia trarre nel gioco, rispettandone l'apertura, è disposto a raccogliere una misura per l'abitare storico dell'uomo. Il Tratto conduce il gioco del mondo.


"Questo Tratto è attribuito come misura all'abitare umano."


Il Tratto non è un interspazio. In quanto appare allo sguardo-verso-l'alto, esso non è mai un vuoto e non va mai a vuoto. Ritorna, invece, in quanto è misurato, all'uomo stesso, e lo tocca essenzialmente. In altri termini: l'abitare riceve una misura dal guardare verso l'alto, quel guardare, appunto, che, nel rimanere sulla terra, è misurazione del Tratto. Quest'ultima è, al tempo stesso, assegnazione-di-misura. È il Tratto misurato cui corrisponde l'abitare autentico.
Si presti ben attenzione a quanto veniamo dicendo: il Tratto misurato può mostrarsi unicamente lì dove c'è uomo, cioè morte e linguaggio: esso trattiene il mondo. Dovrebbe così risultare più chiara la definizione introdotta a questo punto:


" Questa misurazione dal basso in alto assegnata (o attribuita) come misura, in virtù della quale il Tratto fra cielo e terra rimane aperto (si manifesta), la chiameremo ora la Dimensione".


Da quanto precede segue, naturalmente, che la Dimensione accade ben al di qua (e quindi già al di là) di quel sapere che si rappresenta la terra come un pianeta in moto intorno al suo sole e il cielo come il luogo degli "altri" pianeti e degli "altri sistemi solari". Essa non potrebbe mai scaturiredallo studio e dalla misurazione dello spazio astrofisica. D'altronde la Dimensione non sorge neppure dal fatto che la terra e il cielo "siano rivolti l'uno verso l'altro". "Anzi", precisa Heidegger,


" il loro trovarsi l'un verso l'altro è fondato a sua volta nella Dimensione".


- Senza la dimensionalità della Dimensione, non avrebbe mai potuto apparire qualcosa come un Universo, composto di spazi inteplanetari e interstellari tecnicamente misurabili, e ritenuto in moto entro un certo cosmo, anch'esso tecnicamente misurabile (un tempo di cui si vorrebbe poter stabilire l'inizio e calcolare la fine).


Qual è allora l'essenza della Dimensione? Abbiamo già risposto. Ma si può dire meglio con una formula:


" L'essenza [il dispiegarsi] della Dimensione è la diradata-dischiarita, e perciò da un capo all'altro misurabile, attribuzione di misura del Tratto: dell'in-alto (nel senso dello slancio) verso il cielo come dell'in-giù (nel senso della discesa) verso la terra".


Il dispiegarsi della Dimensione è il diradarsi luminoso del Tratto in quanto misurato e sempre ancora misurabile. Essa è l'originaria unità di misura; come tale, perdura nascostamente in ogni misurazione umana.





auroraageno
00sabato 19 luglio 2008 22:02

Questo post è molto bello!

Però, Walter, e non dico tanto per questo che parla di poesia, in fondo... ma di altri post che hai inserito oggi, scatenandoti.
Te lo dico da qui, perché non mi sento di andare a cercarli tutti: vi sono post che avresti potuto evitare di scrivere e altri che avresti potuto e dovuto inserire in altre sezioni del Forum, non in questa che è dedicata alle nostre poesie.
Anche Frammenti si presta molto bene ad accogliere brani in prosa: riflessioni filosofiche e altro.

Dov'è quel post che ho letto prima... quello del dialogo con se stesso di un solitario....
Ti sei sentito solo, oggi, Walter? Nessuno postava, vero? E allora ti sei fatto compagnia... Scrivendo cose bellissime, non adatte a questa sezione, e altre un po' deliranti... già.

Bè... cerca di frenarti per l'avvenire, d'accordo?

E grazie tantissime per il post che mi hai dedicato, con gli auguri, sei stato gentilissimo e caro. Non avrò l'intervento presto, sai. Mi è stato detto che devo aspettare ancora un paio di mesi, visto che sono appena stata operata. Pazienza, continuerò a non vedere bene ancora per un bel po'.

Ti saluto e ti auguro la buona notte :-)


aurora


ormedelcaos
00domenica 20 luglio 2008 02:52

Cercherò di osservare i precetti di un corretto funzionamento del forum di Poesia, Carissima Aurora.

Ciao e serena notte a te.







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