L'amore spiegato dal cuore. volume di poesie

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wolfonyx
00martedì 25 ottobre 2005 18:08
Ciao a tutti! Giovedi 20 Ottobre ho presentato una prima raccolta di poesie e desidero postare la relazione curata dalla poetessa Paolina Carli. Ecco cosa ha scritto di me!



Antonio de Lieto Vollaro

“L’amore spiegato dal cuore”

Presentazione a cura di Paolina Carli


Catania 20 ottobre 2005

Leggendo le poesie dell’amico Antonio de Lieto Vollaro sono rimasta colpita dal modo in cui sia riuscito a riportare nella, “sua poesia”, parole che scaturiscono dall’anima facendo rivivere fatti e luoghi del mondo dei sogni affidando alla memoria, liberata “dal tempo e dalle scadenze”, le emozioni interiori.
Nella sua poesia Antonio è stato capace di rappresentare momenti della vita quotidiana a tal punto che ciascuno di noi potrebbe riconoscersi nel comune sentire ritrovandosi nel suo mondo.
Ricorrendo a elementi naturali e al mondo che lo circonda, introduce nella poesia una tale ricchezza di temi e di spunti (quali il dolore, l’amore, la denuncia sociale) che rendono “vive”, in chi legge, le stesse emozioni del poeta.
In questa parte della mia presentazione vorrei mettere in evidenza il forte legame esistente negli scritti di Antonio tra “Poesia e Natura”.
Così come ha fatto Ungaretti in “La Terra Promessa” o da Edgar Allan Poe in “Un sogno dentro un sogno”, Antonio, con il verso “Tracce di noi su bagnata sabbia” (da Realtà di sabbia) individua in questa materia l’elemento primario in grado di custodire la molteplicità di emozioni che compongono i rapporti umani.
Antonio torna alla natura anche nella poesia “Incontrandoti” quando ritrova nel giardino i suoi fiori, i suoi profumi e, quindi, l’armonia per descrivere l’amore, mentre il mare diviene lo scrigno cui affidare il compito di custodirlo gelosamente. Ed ancora, il vento diventa l’elemento cui affidare “il grido” in “Eco d'amore”, per far giungere all’amato l’affettuoso messaggio “… al vento insieme ci gridiamo: amore…”
In “Senza te” l’Autore si affida alla natura (o al fascino della natura, o alle immagini naturali) per mettere a nudo la miseria di chi non ha avuto la fortuna di incontrare l’amore “… immaginare un momento della mia vita senza te / è come un fiore, bello ma senza profumo ne colore…”. Qui il tempo e la natura si fermano, la realtà diventa neutra e vuota: “un cielo vuoto,/ senza nuvole, né sole, / vuoto, privo di stormi di passeri in volo”.
In “Mamma Primavera” il poeta invoca i “rinverditi rami, primi bianchi germogli” per descriverci una madre idealizzata, capace di sostenere l’evoluzione del bambino che si fa uomo: “Pian piano con delicata mano, l'aiutò a sbocciare” e come per Giovanni Pascoli la natura è “Madre dolcissima” ed è qui vista come la “Grande madre”.
In questa “Grande madre” i giochi dell’infanzia e dell’amore scuotono i sentimenti del poeta, che si rivolge alla natura nella quale sbocciano non solo i fiori, ma pure le emozioni.
Già Mario Luzi nella sua poesia “Natura” dipinge una natura amorevole, materna, fertile, rigogliosa e abbondante, quasi sempre illuminata da uno splendido sole. Con i versi “Mamma primavera di verde ha disteso / la sua tovaglia ricamata di profumati fiori” Antonio rispecchia in pieno il concetto espresso da Luzi evidenziando, però, che la stessa natura non è sempre così amorevole ma può, anche, essere pericolosa ed imprevedibile come lo sono le tempeste, gli uragani, i disastri naturali… che suscitano lutti e dolore.

Altro aspetto che mi ha colpita della poesia di Antonio è “l’umana passione” con cui rappresenta lo sdegno che prova di fronte alle ingiustizie degli uomini. Qui il poeta riscopre la radice della poesia umana, quella della tragedia di cui ci parla Aristotele nella Poetica: “Il poeta deve, quanto più è possibile, rappresentare compiutamente i gesti, perché i gesti più persuasivi sono quelli che si calano nelle passioni per sconvolgere gli altri come lui stesso lo è”.
Gesti drammatici quelli denunciati dal nostro poeta, quando si esprime sulle ingiustizie commesse ai danni di bambini innocenti: come nella poesia “Dedicato ai bambini della scuola russa, trucidati dai terroristi ceceni” dove l’armonia delle parole si spezza di fronte all’orrore compiuto da “demoni feroci, col sangue straziato”. In questi versi la violenza entra, come in un quadro cubista di Picasso in cui il pittore scompone e strazia i volti delle vittime: “oscure ombre d’inaudita ferocia sono entrati / la serenità dai loro volti / hanno per sempre cancellato”.
Sono rimasta impressionata dal riferimento al colore rosso, un rosso intenso per rappresentare come la malvagità e la violenza possano ridurre la nostra vita ad esistenza fragile ed effimera come nel verso “Un color rosso sangue più via da li non andrà”. Grande generosità d’animo mostra il poeta nella chiusura in cui, come Gesù sulla croce, si rivolge al Padre di tutti: “Perdonali tu per noi perché ancora una volta, non sanno quello che hanno compiuto”.
Antonio ci rappresenta la poesia come se si trovasse, cercando di dire l’indicibile, in un girone infernale divenuto realtà. La parola “scavata nella vita”, diceva Ungaretti, resta un segno indelebile. La poesia sa graffiare, sa indicare un orizzonte, sa raccontare il dolore, e lo fa lasciando tracce, come anche Antonio ha fatto nella poesia dedicata alle piccole vittime di Beslan.
E’ stupefacente come si possa condividere lo stesso dramma indipendentemente dalla formazione culturale, politica e sociale di ciascuno di noi. Anche io che spesso scrivo su quanto avviene nel mondo, ho scritto una poesia sui tragici fatti di Beslan: “Mazzi di tulipani”- Come tutti i bambini del mondo / andarono a scuola con il vestito pulito / e con fiori freschi per le maestre. / Era un giorno di sole in cui si sentiva / l’odore di torte calde fatte per il giorno di festa / ma, di quel giorno / restano solo mazzi di tulipani deposti / per coprire le macchie di sangue / dei bambini di Beslan.
Pier Paolo Pasolini, nel 1964, ha scritto in “Poesia in forma di rosa”: “La realtà stessa fornisce i materiali, viventi e non: l’intervento dell’artista, in questo modo, riguarda, più che altro, l’invenzione del progetto giusto e il montaggio discorsivo” e… prosegue “Attraverso la sua espressione poetica, l’artista è elemento del mondo e autore della storia (in tutti i sensi)”.
Tutto questo mi ha fatto ulteriormente riflettere e mi ha indotto a confermare, ancora una volta, il mio apprezzamento verso chi ha il coraggio di esporsi, di esprimere sentimenti, che magari provano in tanti, ma che solo il poeta è in grado di scrivere per raggiungere i cuori. E questo Antonio lo ha fatto anche in “Perché io”, dove struggente è il verso “ricordo stretta la tua mano nella mia, alla mattina, con zaino e merenda, allegramente a scuola, io andavo”.

Allo stesso modo trattando “L’amore” Antonio si distingue per la capacità di rendere universale un sentimento così nobile. Ci parla del proprio sentire nei confronti della donna amata, dell’amore che il padre prova verso il figlio o di quello che sente il figlio verso il padre, quasi fosse rivolto a un unico soggetto. Un sentimento vasto, così vasto da ricordare il mare dando una visione contemplativa del prossimo (sia per quanto riguarda la persona amata, sia per l’amore paterno).
Ad una prima lettura di “L’amore, spiegato dal cuore” sembrerebbe rivolgersi a una donna, ma, rileggendo con attenzione i seguenti versi “il vagito di un bimbo/espressione di vita…” il lettore è spinto a chiedersi chi sia il soggetto a cui l’autore indirizza la sua poetica. Potrebbero essere tutti: una donna, un bambino, la natura, il Signore...
D’altra parte, ciò non avviene in: “Il nostro giovane eterno amore” dove Antonio parla apertamente dell’amore di un uomo verso una donna, e in “Amor perduto” in cui l’autore manifesta chiaramente le insicurezze di colui che, profondamente legato all’amata, è chiamato a confrontarsi con la propria sfera emotiva.
Attraverso la poesia l’Autore si libera delle resistenze, che impongono all’uomo di celare i sentimenti più intimi, per domandarsi fino a che punto egli sarà capace di amare e degno di essere amato: “degno vorrei del tuo amore essere, in me svanisce però, la tua immagine”. Mentre in “Ansia d’Amore” il poeta si fa dono del suo sentire quando si offre all’amore con generosità ed è altresì pronto ad accoglierlo “Non esitar a venir da me,/anch’io stringerti ti voglio”.
Il poeta esprime il grande sentimento paterno anche nella poesia “Teneri ricordi”, dedicata alla primogenita, descrivendo in modo meraviglioso la nostalgia del tempo che, inesorabile, trascorre veloce: “ed intanto, il tempo ci rapiva le ore più belle,/quelle della spensieratezza a te,/ e della giovinezza a me”. Rimpianto del passato che il poeta ripropone in “Cos’è per me”, nel descrivere l’estasi infantile come paradiso perduto: “Vedo due bambini mano nella mano, si scambiano i primi bacini” .
Qui l’autore riprende il tema caro al Pascoli: “la natura madre dolcissima che nutre nel suo grembo il poeta fanciullo”.
La natura diviene, allora, organismo vitale e dinamico da cui scaturiscono immagini che si trovano nella realtà stessa senza aggiungere ad essa costruzioni artificiali. La poesia, non è invenzione, ma scoperta, intuizione, emozione e nel suo libro Antonio De Lieto Vollaro ha dimostrato di saper sapientemente oscillare tra lirica e dramma, tra attualità ed universalità, toccando nel lettore le corde dei sentimenti più vivi e profondi.

wolfonyx
00martedì 25 ottobre 2005 18:12
L'orizzonte che non c'è. dedicata a tutti i diversamente abili.
L’ Orizzonte che non c’è
(dedicata a tutti i bambini e grandi diversamente abili)

Sguardo infinito che mai toccherà,
della vita l’invisibile confine,
privato da sempre, di longeva felicità.
All’improvviso in un istante,
tutto è per me, divenuto distante,
adesso è pura realtà,
quel che la gente, dall’altro volge lo sguardo
con indifferenza o con pietà,
spesso per crudeltà.
Si nasce, ci si diventa, ci si muore,
difficile è crescerci, abituarsi, a non avere diritto
con la vita, a toccare l’orizzonte.
Dall’utero di tua madre, tu vedi la luce,
ma non l’orizzonte della tua vita,
è tua, ne devi fare tesoro, lottare per essa,
attento però che per tutti non è la stessa.
In carrozzella ti eri abituato,
da bambino ci dormivi beato.
Progetti di vita, precocemente rubati,
uno dietro l’altro, fino a raggiungere l’orizzonte,
da te ideati e creati.
Il tempo fermatisi bruscamente,
ti ritrova ancora in carrozzina,
una realtà che rifiuti violentemente,
non poter correre, ballare, vivere
regolarmente.
Il tuo sguardo in alto volgi,
nonostante tutto di me t’accorgi,
ti senti amato e di fede ricaricato,
capisci la vita che ti ho donato.
La vita ha l’orizzonte che tu vedi,
ma non ha quel che tu non vuoi vedere.
Io ti amo e ti donai la vita,
tu rendila preziosa, per me
nutrila con il mio amore,
traccia di essa il solco che vuoi,
e seguimi con la fede,
fino all’orizzonte che non c’è.

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Dedicata a tutti i nonni

Amor di nonno

Tenere dita strette,
da rugosi calli,
con affettuosa avidità.

L’odore del tempo,
racconta il suo passato,
accanto al profumo,
del suo futuro.

Essenze di vita,
come calamite,
attratte l’un l’altro.

La storia e il futuro,
fragranza di giovinezza,
odore di fine prossima.
Fino all’ultimo, non desiste,
gioca con lui.
Amor di nonno,
seppur dal tempo,
acciaccato.
è più forte
di tutto il mondo.

Tempo, più non ha,
per nutrirsi del suo sorriso,
un’eternità per amarlo,
come suo angelo custode.

wolf_onyx

paranoimia
00mercoledì 26 ottobre 2005 01:13

Una grande occasione per riflettere su molti argomenti su cui troppo spesso, per vari motivi, non ci soffermiamo abbastanza, o affatto.
Grazie per questo grande contributo ai nostri spazi, e soprattutto alla nostra coscienza.

Lorena
wolfonyx
00mercoledì 26 ottobre 2005 07:35
La vita è poesia e noi ne siamo i versi.
Grazie Lorena, mi hai stracciato.Ho solo voluto condividere con tutti, la mia bella esperieza. Non credevo di offrire un ulteriore servigio.
Grazie ancora del tuo intervento.
un abbraccio
wolf.
@wolf@
00giovedì 27 ottobre 2005 20:06
Luna Piena

In vetta alla collina, immensa risplendi,
lucenti i tuoi raggi, mi parlano di te.
Nell'universo il mio sguardo
è disperso,
altro non ho voglia, se non d'amarti
per una notte intera chiamarti.
Tu resti li, silenziosa, dalla tua luce avvolta,
il vuoto intorno a me, è pieno di te,
Le ore della notte scorrono veloci
l'urlo del mio cuore, al tuo profondo,
invano sono ascesi, più forte ululato.
Il giorno nuovamente ti ha rubato,
sei scomparsa pian piano,
senza che io ti abbia amata.
Un destino da millenni,
appuntamento ci da sempre,
tu ed io il lupo e la luna
tu piena del mio amore,
io della tua luce innamorato.

@wolf@
00giovedì 27 ottobre 2005 20:08
Pedofilo


Perverso concetto,
che del sesso,
infantile tieni
ossesso.

Bramosia,
che della tua
malata frenesia,
non tieni a freno.

Cosa indaghi
su inviolate nudità,
che di Dio
son creature?

Bada a te,
o demone infamo,
non trar vendetta,
su quel che a te,
da bambino,
è stata indetta,
da esso stai lontano,
ma medita sul tuo,
malsano.
@wolf@
00giovedì 27 ottobre 2005 20:43
Trasparenza


Fosca realtà di quotidiano inganno,
trafitti da perpetue bugie, viviamo.
Immersi in bagni,
di perbenismo ipocrita,
la sua finta consistenza,
ignoriamo incoscienti.

La purezza che noi cerchiamo
velata da egoismo,
graffiata d’ignoranza,
e coscienza ottenebrata.

Carezza di pensieri allegri,
onestà di fanciullezza,
animo di spensieratezza.
Del tempo sei prigioniero,
di finta trasparenza,
gabbia del tuo ignaro sapere
--------------------
Naturali artisti


Soffi eterni, schizzi perpetui,
su immortale scultura,
dal maestro firmata,

Montagne scolpite dal vento,
scogli levigati dal mare,
pennellate dal tempo.

Di raffinata maestria,
dall'eterno estro, l'arte
c'insegnano.

Figurata, astratta,
di curata precisione,
la storia racconta.

Della natura, ne fecero musa,
l'invidiati mastri,
vento, acqua e tempo.

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