L'uomo solo

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Amarganta
00mercoledì 20 dicembre 2006 11:25

Cinque ore, dalle otto alle tredici, ogni domenica mattina.
E proprio quella si preannunciava piu' fredda del solito.
Era la vigilia, e l'uomo solo gia' aveva preso posto al suo vecchio tavolo, in attesa che il primo personaggio bussasse alla porta.
Lo chiamavano proprio così: l'uomo solo.
Egli era solito dare udienza ai personaggi di ipotetiche novelle, come aveva letto di uno scrittore molto in voga.
Era il suo mestiere.
Riempiva pagine di quaderni con appunti, schizzi, scarabocchi al lume di candela che un poco lo riscaldava e gli faceva in qualche modo compagnia.
Dalla strada arrivava l'eco di un organetto che regalava musiche natalizie, mentre il freddo pungente si burlava delle persone che, indaffarate, rischiavano qualche scivolone nell'attraversare la strada maestra che pareva uno specchio di ghiaccio, ingentilita da abbondanti fiocchi di neve che facevano a gara in quella repentina discesa a terra.
Improvvisamente prese a sbattere le mani una contro l'altra nel vano tentativo di riscaldarle.
"Nevichera' ancora, me lo sento nelle ossa" disse alzandosi per buttar legna nel camino.
"Chissa' che avranno mai da fare li' fuori, tutti quanti, a spender soldi.
E che sara' mai il Natale: un giorno come tanti, per di piu' particolarmente freddo quest'anno.
Me lo sento nelle ossa".
Il pavimento di legno scricchiolo' dolcemente sotto i piedi.
Si lascio' sedere sulla panca, dando un colpo di tosse per il fumo che usciva da quel vecchio e malandato camino.
Gli tornarono alla mente le parole di suo padre, quando era ancora un "moccioso" -cosi' lo chiamavano in casa- e non aveva voglia di studiare e andava dicendo che da grande avrebbe fatto il "sognatore".
Non aveva mai saputo dare un significato a quel termine, ma lo portava dentro al cuore.
Bussarono alla porta.
"E' aperto", disse, alzandosi velocemente per raggiungere il tavolo.
"E' permesso? E' qui che si tengono le udienze della domenica?" .
Quella voce apparteneva ad un uomo dall'eta' di circa settant'anni, dall'aspetto curato, sorridente e gentile che, senza attendere risposta, aveva gia' richiuso l'uscio alle sue spalle, come fosse di casa.
"Avanti, avanti", rispose l'uomo solo che, senza alzare lo sguardo, gia' stava componendo sulla prima pagina bianca la frase <personaggio numero uno della vigilia di natale>.
E riprese: "Un attimo di pazienza, devo aprire la vostra pratica.
Favoritemi nome, referenze, attitudini, esperienze e sogni.
Ed eventuali difetti".
Il personaggio inizio':
"Mi chiamo Natale, semplicemente Natale.
Del resto e' la sostanza che conta, come in tutte le cose, non vi pare?".
E prosegui':
"Comunque c'e' poco da dire sul mio conto, non ho caratteristiche tali che lascino il segno, a parte questa ornamentale barba bianca che mi porto appresso da parecchio tempo, ormai".
"Riprende a nevicare" lo interruppe l'uomo solo che, con fare annoiato, nel frattempo aveva lanciato un'occhiata alla finestra, come a cercare una nota di colore, una parvenza d'entusiasmo, qualsiasi cosa rompesse per un attimo quell'apparente grigiore.
Natale, chiudendo ben bene la giacca sul petto e stringendosi le spalle, riprese:
"Un'altra Notte Santa.
E quanta neve, proprio come quando e' nato il Bambino".
"Voi parlate, parlate ed io non ho ancora capito in quale novella e con quale ruolo volete partecipare.
Sbrigatevi, non ho tempo da perdere".
"Avete ragione, chiedo scusa", rispose Natale.
"Saro' breve. Vorrei entrare in un presepe.
Un presepe di qualsiasi tempo, in qualsiasi parte del mondo.
Un presepe di cartone, di gesso, di terracotta, non ha importanza.
Ho voglia di vivere un po' del mio tempo fuori dal mondo ed osservarlo da una prospettiva diversa.
In un presepe, appunto".
"Parlate troppo velocemente, accidenti", sbotto improvvisamente l'uomo solo, battendo nervosamente la penna sul tavolo.
Lo infastidiva quel fare cordiale, sereno, sicuro.
Di solito i suoi personaggi erano infelici, prepotenti, ottusi.
Si rivolgevano a lui per raccontare le proprie disavventure, alla ricerca di una spalla su cui piangere, come si dice, lagnandosi di tutto e di tutti.
"Va bene, va bene ma ho bisogno di referenze, signore", lo apostrofò.
"Non posso introdurvi in un presepe senza sapere nulla di voi, ammesso che si riesca a trovarvi, poi, un ruolo su misura... Con quella barba..."
"Mi pare giusto", rispose Natale sorridendo.
"Ma temo rimarrete deluso, non ho conoscenze... ossia... tutti mi conoscono ma non di persona".
"Siete solo come me, insomma, ora capisco", rispose l'uomo, abbandonando per un istante il frettoloso scrivere.
"No, non sono solo, non sono affatto solo, anzi: quando si ama l'umanita' non si e' mai soli".
Cosi' dicendo, Natale di alzo'.
"Questi maledetti acciacchi, non mi abbandonano un attimo"
disse, mentre una smorfia di dolore gli attraverso' il viso.
"A me la gente piace poco", riprese l'uomo solo,
"ma se fosse tutta come voi, potrei anche cambiare idea".
Natale, con lo sguardo rapito dai fiocchi di neve, rispose:
"Esiste un segreto ed oggi, sentendomi particolarmente buono, lo voglio svelare proprio a voi. Il segreto e' concedere sempre una seconda possibilita'.
Vedete, nel mio girovagare in lungo e in largo per il mondo
-un giorno vi raccontero' storie incredibili se avro' modo di tornare da queste parti-
ho imparato che l'umanita' non puo' vivere senza amore, anche se la realta' sembra dire il contrario.
Vi assicuro che, con quella seconda possibilita', l'uomo dimostrerebbe veramente come e' dentro".
Natale sembrava sapere il fatto suo.
Quel parlare schietto e quel timbro pulito della voce avevano la capacita' di catturare l'attenzione di chiunque.
Dalle sue parole e dai suoi occhi traspariva, limpida, la sua anima.
"Insomma", lo apostrofo' l'uomo solo, "se ho ben capito il sognatore, tra i due, siete voi. Sicuro di voler ancora entrare nel presepe ?".
"Sicuro, e credo vi portero' con me, potrebbe rivelarsi, per entrambi, un'esperienza indimenticabile. Posso chiamarvi amico, adesso?".
Il sorriso di Natale era irresistibile, caldo e rassicurante come una tazza di minestra la sera e pulito come la neve di quel giorno, penso' l'uomo solo ed aggiunse: "Avete un animo nobile, credo che con le vostre caratteristiche ne uscira' una buona novella, non vi e' dubbio".
La penna sulla carta riprese il suo graffiare da sinistra a destra.
Di li' a poco si fermo' bruscamente: "No, no, non ci siamo: manca il difetto, non sono ammessi personaggi senza difetti, non sembrerebbero veri".
"Vi accontento subito: spesso pecco di presunzione pensando di poter salvare il mondo ed ancor piu' di riuscirci da solo!
Inaudito, non vi pare?
Le mie piccole crociate quotidiane non si contano piu'.
Le delusioni, poi, e le porte irrimediabilmente chiuse mi inducono a pensare che <questa e' l'ultima volta>, ma ci ricasco sempre e sorrido di me stesso convincendomi che la vita e' cosi' bella che vale sempre la pena di tentare.
La seconda possibilita', ricordate?
A volte la si deve concedere anche a se stessi, come si trattasse di un prezioso dono".
L'uomo solo richiuse il quaderno. "Vi faro' recapitare al piu' presto il manoscritto della novella nella quale vi inseriro'.
Mi auguro la possiate ritenere adatta alla vostra persona: difficilmente sbaglio, ma tutto puo' essere.
Ed ora, se non vi e' troppo disturbo, vorrei congedarvi, ho troppe cose da fare: dare una ripulita a questa stanza, ricevere altre persone, rivedere alcuni scritti. Troppe cose, troppe cose".
Natale si alzo' ed apri' l'uscio.
Fuori era deserto.
"Non vorrei deludervi ma non vi e' anima viva. In compenso ricordero' questa vigilia come una giornata speciale.
L'unico aspirante protagonista delle vostre novelle!
Sono fortunato e lusingato, non e' cosa di tutti i giorni".
"Arrivano, arrivano.
C'e' sempre la fila davanti alla mia porta.
Ma in ogni caso non sono affari che vi riguardano.
Ed ora vi devo salutare: abbiate cura di voi e buona giornata".
Cosi' dicendo, l'uomo solo apri' un altro quaderno, intinse la penna nell'inchiostro e chino' il capo.
Improvvisamente Natale si diresse verso l'uomo solo e lo strinse in un forte abbraccio. "Andiamo, e' l'ora".
"Che state dicendo?"
domando' l'uomo solo, vistosamente turbato.
"Voglio condividere con voi la magia del presepe.
Chiudete l'ufficio e andiamo, non sono ammessi dinieghi".
L'uomo solo soffio' sulla fiamma della candela.
La stanza si oscuro' all'improvviso.
"Fatemi prendere almeno gli appunti: come troveremo la strada, altrimenti ?
E devo mettere il cartello alla porta, <torno subito>, non sono ancora suonate le tredici".
"Uomo di poca fede: non la vedi?
Li', ad un palmo dal tuo naso. La nostra, e di tutti".
Intendeva dire la strada.
Cosi' dicendo, Natale apri' l'uscio.
Una volata di freddo intenso lo avvolse, facendogli chiudere gli occhi.
Amava l'inverno.
Amava il silenzio della natura che dormiva, le sfumature marmoree del cielo che regalavano struggenti emozioni, dall'alba al tramonto.
Sotto braccio, stretti uno accanto all'altro, si incamminarono, due ombre tra il bianco della neve.
Natale riprese a parlare, con fare premuroso:
"Abbiate cura di voi, mi raccomando.
E se poi decidete di sorridere, qualche volta, non potra' che giovarvi !
Ah, dimenticavo: non che sia indispensabile ma se fosse possibile prender posto accanto al Bambin Gesu', nel presepe, ve ne sarei grato.
Ho tante di quelle cose da sussurrargli all'orecchio!
Ed anche parecchie idee circa il bene dell'umanita'.
E se ci fosse per caso lì vicino un fuocherello acceso, gioverebbe alle mie ossa: prevedo nottata gelida, quella di Natale.
Voi potete prender nota, intervistare le comparse, materia nuova per le vostre future novelle!
Ma ci pensate? Una meraviglia!".
Non si seppe mai se raggiunsero veramente il presepe.
Sull'uscio della casa dell'uomo solo rimase per molto tempo quella scritta ingiallita, "torno subito", finche' il vento, una notte, se lo porto' via.
In tanti si chiesero dove fosse andato, l'uomo solo: in fondo, si ha sempre nostalgia di chi, senza desiderare nulla in cambio, dispensa sogni.
Forse proprio di un sogno si tratto':
un bellissimo, semplice e meraviglioso sogno,
l'inizio di una nuova avventura,
di una nuova amicizia,
di una nuova vita.

Una seconda possibilita'.

Le Favole di Greta Blu

digilander.libero.it/Gretablu/

auroraageno
00sabato 8 settembre 2007 20:39

Ho letto questo bel racconto, scritto molto bene!

Ti ringrazio Amar di averlo postato [SM=x832000]


hunkchinasky
00lunedì 8 ottobre 2007 22:06
ci sono arrivati al presepe, li ho visti io: ero l'asinello (sigh!)

bella favola, mi ricorda qualcosa però, un po' modificato, ma qualcosa... ma cosa non ricordo.

bye

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