LA FINE DI GERUSALEMME di Lion Feuchtwanger

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il Poeta 1
00mercoledì 23 settembre 2009 18:11
LA FINE DI GERUSALEMME di Lion Feuchtwanger
(Critico teatrale e collaboratore di Brecht, pseudonimo di J.L. Wetcheek (Monaco 1884 - Los Angeles 1958).

Libro scritto nel 1932, primo di una trilogia di romanzi sullo scrittore storico latino Flavio Giuseppe. I suoi libri furono oggetto dei roghi del 1933. Lion, considerava tutti gli uomini: < Una sola patria!>.

Usando la Riflente (Riflessione-mente) ci fa scoprire nuovi aspetti della storia d'ieri (scritta ad uso non solo dei vincitori) da dirgli grazie...

Con l'espandersi di Roma, la zona del centro diventò irrespirabile per l'imperatore Nerone e i grandi signori, per riportarla in auge delimitò un perimetro e diede fuoco...
Alla inaugurazione della Domus Aurea, Nerone era soddisfatto, disse: .

- < Dio è adesso in Italia> disse Giuseppe... L'imperatrice replicò: < Parole magnifiche > battendo le mani. < Voi siete una persona intelligente>...-

L'imperatore volle estendere i confini dell'impero fino all'Indo, nel lontano Oriente, che Roma andava sognando da un secolo. Per il ministro Filippo Talassio la Giudea era un grosso problema, essendo un popolo fanatico, superstizioso e superbo fino alla follia... Il loro Dio non andava d'accordo con gli altri dei. La spedizione non avrebbe avuto successo finché Gerusalemme non fosse capitolata. Alla Giudea conveniva adattarsi alla politica mondiale: Dio era in Italia, il mondo era romano.

- Giuseppe: < Che cosa può fare oggi uno scrittore giudeo, affinché la sua patria non diventi colonia romana?>
Giusto: < Uno scrittore giudeo deve sapere che oggi non si può modificare il mondo col ferro e con l'oro.>
Replica Giuseppe: < Anche il ferro e l'oro diventano spirito se si usano per le cose dello spirito!>...-

- ...”I Legalitari”, per lo più aristocratici... temevano che una guerra con Roma andasse a loro danno... Il partito dei dottori del Tempio esortavano a guardarsi dall'usare la violenza fin tanto che i Romani non avessero intaccato la Legge: i 613 comandamenti di Mosè.-

- Vespasiano domandò a Giuseppe: < Pregano molto le vostre donne?>
< Le nostre donne non sono tenute a pregare. Sono obbligate ad osservare i divieti, non i comandamenti. Noi abbiamo 365 comandamenti, quanti sono i giorni dell'anno e 248 divieti, quante sono le ossa dell'uomo.>
Replicò Vespasiano: e chiese: < Credi veramente che sia vergine?...>...
< So che tu Vespasiano sei l'uomo di cui parla la scrittura.>-

- Alcuni vedendo Giuseppe così sparuto, dicevano tra sé: < Così succede, perché il mondo è una ruota:... vuota il secchio pieno ed empie il vuoto...>
... Giuseppe sorrise dall'alto delle sue convinzioni: < Noi siamo arrivati all'Invisibile che sta dietro le cose visibili. Non crediamo più alle cose visibili, perché sono troppo facili.>-

- Roma aveva digerito la sapienza e il pensiero dei greci. Ora era colta per inghiottire la sapienza e il pensiero dei giudei. Lo diceva il giovane Generale Tito, la virilità fatta persona, la virtù che aveva fatto degli abitanti sui Colli del Tevere i padroni del Lazio, dell'Italia, del mondo.-

- Sull'alto della Via Appia, dove sorgeva la tomba di Cecilia Metella, il carrettiere fece la solita sosta e Flavio Giuseppe contemplò il panorama della città che si apriva davanti a lui...-

Libro interessante e consigliabile che qualsiasi potere vorrebbe bruciare, perché usando la Riflente ci si libera da tabù e dogmi...

Pontiggia Lorenzo
il Poeta marylory
auroraageno
00giovedì 24 settembre 2009 13:42

Ho letto con vero interesse quanto hai scritto.

Ti ringrazio, Lorenzo!

Un carissimo saluto

aurora

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