Questo è forse il mio grembo
il mio mondo dal centro
il mio muro del pianto
luogo del dire e delle vicissitudini
questo è il rumore che ottengo dal silenzio
mentre il tappo è una forca conficcata nello stomaco
e non c’è nulla che io possa
tutto è un raccogliere immagini
gonfiarsi fino al pianto
ottenere regali e ingurgitarli ansioso
tutto fino al mio ritorno
qui nel rumore e nel sorriso d’iride
qui dove tremo e il sudore riga la mia pelle
dove il mio sguardo si vela d’imbrunire
qui dove l’anima è il mio conflitto
e le percezioni golose ali nel vento
qui dove esplodono le dita meccaniche
e l’ansia scribacchina è dirimpetto
parole che attraversano pareti e confini
godendo di un sesso platonico
con profumi rimasti in tal’altri pianeti affini
poi tutto tace tra le lettere a stantuffo
sembrano gocce di morbide piogge estive
talvolta all’una ne sussegue un’altra
fonti d’acqua per nutrire le mille poesie
perché sono loro il nettare prezioso
sono loro tutto quello che rimane da dire
loro che festose e silenziose si chiosano
lasciando a me l’addormentarle
fino al prossimo divenire
f r e e
18082005
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