La Canonica Bis

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florentia89
00mercoledì 25 febbraio 2009 14:32
Completamento del quarantaquattro
La Canonica “bis” – tempi successivi

Ho già detto della miniesperienza che ebbi in tempo di guerra nella canonica della campagna romana, forse infestata da una entità in pena, quando, in occasione di un servizio nell’ambito della Sussistenza tedesca, ci fermammo una notte per riposare, anziché farlo nel nostro camion. Questa inezia di vicenda ha un seguito.
Un caro amico, nome di spicco parlamentare e di governo di tempi non recenti, ma non remoti, a conoscenza del mio evento, mi accompagnò in un revival visitando alcuni siti anziati e, fra l’altro, la chiesetta d’una volta.
Il sacerdote di prima non c’era più, il piccolo complesso era chiuso e, dissero, vi veniva officiata a volte qualche funzione religiosa. La canonica era anch’essa in abbandono ancor più dell’edificio sacro.
Il luogo, gradevole e ameno, piacque talmente all’amico che egli si rivolse all’autorità ecclesiastica e, stante la sua posizione, oltretutto nell’ambito del partito confessionale dominante, ne ottenne l’affitto oltremodo agevolato, chiesetta esclusa, incurante delle dicerie sui disturbi che potessero albergarvi all’interno.
Dopo qualche mese ci incontrammo e mi relazionò sulle stranezze di cui era stato partecipe.
Disse: …”Francesco, non ci crederai (già a questa premessa pensai: ci credo eccome!), ho fatto dei lavori per il piccolo fabbricato e ho dovuto prendere come stanza da letto il vano grande al piano terra. Avevo scelto il di sopra ma impossibile. Nella stanza di centro (la foresteria d’una volta) c’erano di notte spifferi, scricchiolii di tutto, vibrazioni che facevano tintinnare bicchieri e vetri, e tante altre similarità”…
…”no, lo spirito del prevosto che tu dicesti, al quale non avevo mai creduto, non si è fatto vedere, ma i fastidi sono stati così concreti che ho deciso di scendere giù e li, in verità, non abbiamo avuto mai noie”..
…”d’altronde non sapevo che fare con Giulia (la moglie), a forza di accampargli scuse come il tutto derivante dalle strutture fatiscenti, dagli infissi, dal tetto, non sapevo più che dirgli”…
Questi furono i discorsi delle prime volte ma le cose proseguono. Le stanze grandi nella canonica erano due, una al piano terra, l’altra al primo, i vani rimanenti erano minorità di servizio, passaggio e deposito.
Il mio amico, vista la tranquillità imperante nel livello sottostante, si era assuefatto a tale modus vivendi eliminando per se l’esistenza del vano sovrastante. Ci saranno comunque colleghi ed amici in visita e qualcuno dormirà di sopra con risultati contrastanti. A volte tranquillità assoluta, a volte disturbi fonici, termici, vibratori di tutto rispetto, sempre attribuiti per gli ospiti al degrado del fabbricato.
Poi il figlio maschio, non più infante, ebbe necessità di una sistemazione propria e venne piazzato nel vano incriminato, col mio amico fiducioso che, stante l’età adolescenziale, fosse lasciato in pace dal turbatore notturno. Niente di più errato. I fenomeni si accentuarono più del consueto e il ragazzo venne buttato alcune volte fuori dal letto, segno del rifiuto a che egli occupasse quel luogo.
Anch’io venni invitato e mia moglie, conscia in modesta parte di ciò che sapevo, non volle fermarsi per la notte. Salii comunque in camera per un riposino pomeridiano e parlai con l’entità ombra.
Gli dissi: …”ciao, sempre che tu ci sia ricordi di quella notte del quarantaquattro quando, stanchi morti, non ce ne saremmo andati anche se tu ci avessi presentato uno show come quello del fantasma di Canterville? Vorrei sapere se tu abbia qualche problema, se vuoi puoi parlarmene, anche al di fuori di qui e, potendo, una mano te la do. Preghiere e messe in suffragio no, non fanno per me, al limite incarico chi lo faccia. Resta però che il mio amico è colpito dal tuo comportamento, e non può occultare sempre e tutto a moglie e figli, così finirà magari per lasciare la Canonica (la terrà per dieci anni). Mi chiedo perché, a come sembra, tu ce l’abbia tanto con lui sfogandoti poi in questa stanza e non altre?”…
…”ah! fossero tutti come me? devo chiedere meglio a lui? e questa era la tua camera personale? Oddio chi mi ha detto ciò? L’ho certamente pensato ma qualche dubbio mi resta” …
Dopo, col mio amico: “Certo che, fantasmi a parte, la curia ti ha dato la canonica quasi gratis. Ma tu la utilizzi accettabilmente e sufficientemente con moglie e figli, familiari ed amici?”…
…”direi di si e aggiungo, però con Giulia acqua in bocca, che ne ho usufruito più volte anche per incontri personali con Lora e qualche altra scappatella, però di giorno, mai di notte. La stanza usata è stata la superiore e di giorno non ho avuto noie. Quanto poi ad averla destinata a mio figlio c’è che con noi non poteva stare più, e lo stanzino accanto era indecente, avrei dovuto metterlo in cucina ma vallo a dire alla madre. Così l’ho spostato di sopra ove, mi risulta, aveva occultata una piccola biblioteca di riviste porno e, sai com’è, mi figuro le sue frenesie solo soletto” … (mica tanto, ecco perché veniva scodellato dal letto in terra!)
…”comunque, sempre che ci sia, l’innominato è qualcosa di innocuo, non nemico, solo che non gradisce che alcuni occupino la stanza d’un tempo. Se penso d’andar via? No, Il fitto l’ho rinnovato e non lascio alcunché”..
Del presunto prevosto ne parlai con un monsignore di famiglia e lui mi assicurò che avrebbe officiato qualcosa di impegnativo prò l’anima del defunto, sul quale si informò e alcune note vennero fuori. Ci fu che questi ebbe una perpetua … tuttofare, finita poi male cadendo non si sa come dal poggiolo, ove corrispondeva la stanza del quarantaquattro. Nelle note remote ci fu chi disse d’aver visto il prevosto uscire dalla canonica, recarsi nella chiesa e poi tornarvi, ma queste erano cose di due secoli fa, di villici e contadini ruspanti.
Il mio amico, poco più anziano di me, c’è sempre, vegeto e in gamba (ci credo, con una superpensione da ex ministro) e a volte mi accenna sulle sue avventure succedutesi, magari con la complicità guardona del prevosto.
La canonica oggi non c’è più. Anni or sono crollò una parte del tetto in un furioso temporale, le strutture caddero in abbandono e alfine venne demolita. Il mio amico l’aveva lasciata da poco. La chiesina no, più solida della casa annessa ha superato i secoli ed è li, magari col prevosto che officia la messa ogni mattino all’alba.
Francesco Mancini
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auroraageno
00giovedì 26 febbraio 2009 09:46

Grazie per questo prosieguo della storia, Francesco. Adesso è più completa....

Un affettuoso saluto


aurora

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