La casa dell'inverno

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auroraageno
00lunedì 3 dicembre 2007 10:42
La casa dell'inverno





Nell'aria fredda della grigia giornata
fiori intirizziti bordeggiano i prati
cespugli sempre verdi danno malinconia
ora che è cominciato il freddo inverno.

Nella casa degli anziani l'aria è riscaldata
anche dalla presenza di amici e parenti
dalle lunghe tavole apparecchiate a festa
per dare allegria ai vecchi ospiti della casa.

In questa giornata di festa a loro dedicata
li ho visti, pallidi spettri camminare a fatica
o sedere sulle sedie a rotelle, alcuni con tubi
di plastica ad alimentare il languido sangue.

Ma un sacerdote celebrava la Messa cantata
dal coro di volonterosi e innalzava al cielo
il calice di Cristo, offerta di tutte le pene
per dolori, solitudine e salute di tutti i presenti.

Nella tristezza dei corpi cadenti, degli occhi
tanto tristi, a volte spenti, ho visto in un istante
farsi presente teneramente la Vita e la vita
gloriosa dopo l'ultima attesa delle anime arrese.

Nella casa di riposo per gli anziani
ho visto Primavera baciare l'Inverno.





aurora
3 dicembre 2007









ormedelcaos
00lunedì 3 dicembre 2007 19:37


E' molto triste, e un passo che tutti faremo verso la nuova vita, se esiste; di certo c'è la morte ad attenderci, così come tra quelle flebo.
Hai fatto un pò troppo uso di aggettivi per adornare forse, florealmente, il freddo della morte, smarrendo però quel silenzio con cui lei si presenta.

Toglierei il freddo all'inverno, il cantato alla Messa, e ancora qualche altro.

Buona serata Aurora.

walter
auroraageno
00lunedì 3 dicembre 2007 20:54

Sì, sono d'accordo, è molto triste. E' stato triste il vedere.
E' triste ogni domenica mattina quando vado in quella casa di riposo per anziani.
Il contrasto stava nella festa che si voleva far loro, negli addobbi
e le loro presenze reali, che volevano rallegrarsi forse, ma non
ci riuscivano molto.
Non la morte, certo che non c'è il silenzio che l'accompagna, il silenzio era in quella loro presenza spenta, carica di pena...
Là c'è l'attesa della morte, non ancora la morte.

Era triste, sì... ma in quella tristezza c'è stata la dolcezza di quei
segni: persone che cantavano accompagnando la Messa, il sacerdote
e il calice fra le sue mani levato al cielo, le parole che ha pronunciato
per i presenti, per loro soprattutto, per gli anziani!

Ed ecco che ho visto la vita, la tenerezza e la forza della vita
in quella casa dell'inverno.

Avrò usato troppi aggettivi, sarà così, non so Walter. Certamente
tu possiedi un ottimo senso critico!

Però io l'ho vissuta come l'ho scritta e la lascio così.

Ti ringrazio tantissimo per l'aiuto che mi hai voluto dare con le
tue osservazioni.

Ti saluto con affetto

aurora

ormedelcaos
00martedì 4 dicembre 2007 15:45

Certo, l'hai sentita dentro e sulla tua pelle così, e così l'hai riprodotta.
Tu avevi di mira l'evento, io la scrittura; e questa, da sola, è sempre più povere della realtà che cerca di riprodurre.

Ciao Aurora, oggi sono entrato un pò più tardi.

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