La rosa

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ormedelcaos
00martedì 13 novembre 2007 15:20




Accordi smessi come un abito vecchio
su questo piano inclinato dell’esserci
ridondanti alle cadute sintrometriche
din don lì qui dolce fanciulla
o acque nuove e battezzate funeste
dell’addio al segno scritto con cura
nel corsivo di un animo impellente
2, 3, 4, 25 secondi al metro lineare
o tra le fodere d’un gessato bianco
e lo scontrino di un ventuno euro alla tasca
in alfabeto antico e un po’ desueto
su youtube di colorata pelle in video aperto
come quell’aratro ferreo che solca il campo a grano
quando è sera e senza stelle accese
che il contadino mescola alla terra tra il primo solco
e il resto del foglio buio con mappale in are o anche cento
germogli lontani monocromatici di clessidre e suoni
di una breve inseminata e anche triste prima bestia:
abbiamo due seni e un pastore oggi
su questo tavolo a tre quarti in rosso,
e quell’unico utente di giornata in piedi con cravatta chiara
a chiederci d’una margherita standa ovale aperta a 5 euro
e trenta pence, con birra sinottica alla spina
ch’è sera e ogni ospite lascia la sua casa alla mezz’ora

ti amai con cura
tra il roseto e la rosa, rosae, rosam,










auroraageno
00martedì 13 novembre 2007 16:53
Walter... confesso che non la capisco molto.
Posso solo dire le sensazioni che ne ricevo: fretta incalzante,
tristezza, flash d'immagini. Una bellezza malinconica...

E m'incanta la chiusa:

ti amai con cura
tra il roseto e la rosa, rosae, rosam,



Ci tornerò a riflettervi, ad ascoltare ancora...

Un affettuoso saluto, Walter caro

aurora


ormedelcaos
00martedì 13 novembre 2007 17:20


in questa vivo l'allucinazione della parola, il suo sventolio a fantasma di se stessa verso l'immagine o il semplice segno, che poi cerco di svuotare di senso per una maggiore iterazione tra le parole stesse.
una transitabilità senza strisce per i pedoni; e di cui avverti il non lineare svolgersi e quindi il mancato comprendersi, come tu giustamente dici.
ora ti dico come la leggo io, ossia l'allucinato.

il foglio da scrivere è paragonato al campo di grano e i righi al solco, il vecchio modo di scrivere, solcato dall'aratro o dalla penna.
vecchie scritture un pò desuete nel mondo dell'immagine in cui la comprensione non è più data dalla linearità del filo raggomitolato da un'unica tematica e scrittura alfabetica (libro) ma da uno scorrere di più finestre (linguaggi) che contemporaneamente interagiscono con la nostra mente.

un mondo, il nostro, che non comprendiamo più perché sfugge alla prevedibilità, e da cui anche la paura di una mancata comprensione di uno scritto o quella di un camminare in una citta a notte inoltrata.




Carissima Aurora ti rimgrazio sempre anche per la pazienza che hai con me.


Ti abbraccio.

walter

auroraageno
00mercoledì 14 novembre 2007 06:30
Ti ringrazio vivamente per la spiegazione!

anche la tua Poesia non è mai prevedibile... Sicuramente!

Se io sono paziente, come tu dici Walter, anche tu lo sei con me...
mi spieghi sempre quando e dove non capisco.
Io amo la poesia, in tutte le sue forme...

Grazie ancora, Walter caro.

Buona giornata!

aurora

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