Le fiabe di Hans Christian Andersen -- L'ABETE - LA PRINCIPESSA SUL PISELLO

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auroraageno
00sabato 8 dicembre 2007 18:35







L'ABETE


fiaba di Hans Christian Andersen




Lontano, nel bosco, c'era un piccolo abete molto grazioso. Aveva largo spazio, poteva godere il sole, l'aria non mancava e tutt'intorno a lui crescevano molti suoi compagni grandi, abeti e pini; il piccolo abete però era smanioso di crescere; non pensava al sole caldo o all'aria fresca, non gli importava nulla dei bambini dei contadini che gli passavano accanto chiacchierando, quando andavano in cerca di fragole e lamponi; venivano spesso con la ciotola piena di fragole, a volte le fragole le portavano infilate su fili di paglia; si mettevano a sedere accanto al piccolo albero e dicevano:
<< Oh! com'è bello questo albero piccolino! >>
All'albero però non piaceva per niente sentir dire così.
L'anno dopo era già cresciuto di un bel nodo e l'anno dopo ancora di un altro nodo anche più lungo, poiché di un abete si può sempre conoscere, a seconda dei nodi che porta sul tronco, quanti anni ha.
<< Oh! magari fossi un albero grande come gli altri! >> sospirava l'alberello. << Allora potrei spandere lontano i miei rami, e dalla mia cima potrei guardare sul mondo! Gli uccelli verrebbero a fare il nido tra le mie foglie, e quando soffia il vento potrei mandare dignitosi saluti, come quegli altri laggiù! >>
Non traeva alcuna contentezza dal calore del sole, dagli uccelli e dalle nuvole di porpora che mattina e sera gli navigavano sopra.
Se era d'inverno, e la neve bianchissima scintillava all'intorno, ecco di tanto in tanto sbucar fuori una lepre, che con un salto si andava a sedere proprio sopra l'alberello: "Oh! che seccatura!"
Ma passarono due inverni, e al terzo, l'albero era ormai così alto che la lepre fu costretta a girargli intorno.
"Oh! crescere, crescere, diventare alto e vecchio, non è in fondo la cosa più bella su questa terra?" l'albero pensava.
D'autunno venivano sempre i boscaioli ad abbattere alcuni degli alberi più alti; questo avveniva ogni anno, e il giovane abete che si era fatto bello grande ormai, rabbrividiva a pensarci, perché quegli alberi grandi e stupendi cadevano a terra con un orrendo schianto; poi gli strappavano via i rami, ed essi restavano tutti nudi, così esili e magri che quasi non si riconoscevano più; poi venivano caricati sui carri e i cavalli li conducevano via dal bosco.
Dove li portavano? quale sorte li aspettava?
In primavera, quando giunsero la rondine e la cicogna, l'albero domandò loro:
<< Sapete forse dove li hanno portati? non li avete incontrati per caso? >>
Le rondini non sapevano nulla, ma la cicogna parve riflettere un poco, poi annuì col capo e disse:
<< Mi pare di sì! Di ritorno dall'Egitto ho incontrato molte navi nuove che avevano alberi maestri magnifici; sono sicura che erano loro, odoravano di abete! Potrei anche salutarvi da parte loro! Avevano un portamento molto fiero! >>
<< Oh! fossi anch'io tanto grande da poter viaggiare sul mare! Ma ditemi: com'è questo mare, a che cosa somiglia? >>
<< Sarebbe troppo lungo a spiegarsi! >> disse la cicogna, e se ne andò.
<< Godi la tua giovinezza! >> dissero i raggi del sole << godi delle tue forze e della fresca vita che scorre in te! >>
Il vento baciò l'albero e la rugiada lo bagnò di lacrime, ma l'abete non capiva.



Quando si avvicinò il Natale, alberi giovanissimi vennero abbattuti, alberi che non erano neppure alti e grandi come questo abete, il quale non aveva pace, voleva sempre partire; questi alberi giovani che erano per l'appunto i più belli, non vennero però spogliati dei loro rami; furono soltanto caricati sui carri e i cavalli li condussero via dal bosco.
<< Dove andranno quelli? >> chiese l'abete << non sono mica più grandi di me, ce n'era uno anzi molto più piccolo; e perché gli hanno lasciato indosso tutti i rami? dove li portano? >>
<< Lo so io! lo so io! >> cinguettarono i passeri. << Laggiù in città, abbiamo spiato dai vetri delle finestre! lo sappiamo noi dove li portano! non hai un'idea della ricchezza e dello sfarzo che li aspetta! abbiamo spiato dalle finestre, e abbiamo visto che li piantavano nel bel mezzo di una stanza riscaldata e li guarnivano d'ogni sorta di bellissime cose, mele dorate, mostaccioli, giocattoli, e centinaia e centinaia di candeline. >>
<< E dopo? >> domandò l'albero, tremando in tutti i rami. << E dopo? che succede dopo? >>
<< Non abbiamo visto altro, ma era splendido! >>
"Chissà che io non sia destinato proprio a quella vita brillante!" pensò l'albero, esultando di gioia. "E' anche più bello che andare sul mare! Ah! come soffro di malinconia! Fosse già Natale! ora sono alto e sviluppato come quelli che portarono via l'anno scorso! Oh! fossi già sul carro! fossi già nella stanza riscaldata, tra tutti quegli splendori! E dopo? Oh! certo succederanno cose ancor più belle e straordinarie, se no a che scopo tanti ornamenti? deve proprio succedere qualcosa di grande, una cosa meravigliosa! ma quale? Oh! soffro tanto! ho malinconia! non so neppure io cosa mi capita!"
<< Godi di noi! >> dissero l'aria e la luce del sole << godi della tua fresca giovinezza nella libera foresta! >>



Ma lui non godeva! Continuava a crescere ed era sempre verde, estate e inverno; era verde cupo; la gente lo guardava e diceva:
<< Che bell'albero! >> e a Natale fu tagliato prima degli altri.
La scure penetrò profondamente nel midollo e l'albero cadde a terra con un gran sospiro; sentì dolore, e un languore che non gli permetteva di pensare ad alcuna felicità; era triste staccarsi dal suolo, dalla zolla dov'era nato, sapeva bene che non avrebbe rivisto mai, mai più, i cari vecchi compagni, i cespugli e i fiorellini intorno a lui, oh!, forse neppure gli uccelli. Non era davvero lieto il distacco!
L'albero si riebbe soltanto allorché venne sballato insieme agli altri alberi dentro un cortile mentre un uomo diceva:
<< E' splendido questo! proprio quello che ci serve! >>
Giunsero allora due domestici in livrea di gala che presero l'abete e lo portarono in una sala ampia e bella. Alle pareti erano appesi dei quadri, sopra la stufa di maiolica c'erano due grandi vasi cinesi con dei leoni sul coperchio; c'erano poltrone a dondolo, divani foderati di seta, bei tavoli con libri illustrati e tanti giocattoli per cento volte cento talleri, almeno così dicevano i bambini. E l'abete venne rimesso in piedi dentro un mastello ricolmo di sabbia; nessuno però poteva capire che era un mastello, perché era tutto avvolto di una stoffa verde e stava in mezzo a un gran tappeto variopinto. Come tremava, l'albero! Cosa sarebbe accaduto? I domestici e le signorine gli giravano intorno per farlo bello; a un ramo legarono delle reticelle ritagliate in carta colorata, e ogni reticella era piena di caramelle; mele e noci dorate pendevano come fossero sbocciate dai rami stessi, e più di cento candeline bianche, rosse e azzurre furono fissate delicatamente ai rami. Bambole che sembravano bambini veri, mai l'albero ne aveva viste di simili, prima d'allora, si dondolavano tra il verde, e sulla vetta fu collocata una grande stella di stagnola d'oro; era meravigliosa!
<< Stasera >> dicevano tutti << stasera lo vedremo in tutto il suo splendore! >>
"Oh! fosse già sera!" pensava l'albero "se almeno le luci si accendessero subito! cosa accadrà mai? chissà! forse verranno gli alberi del bosco a vedermi! forse voleranno i passeri sulla finestra, forse io metterò le radici e vivrò qui, così addobbato, estate e inverno!"




Eh, sì! era proprio bene informato! Ma intanto gli era venuto un mal di scorza acuto, e il mal di scorza per un albero è brutto proprio come lo è il mal di testa per noi.
Vennero accese le candele. Quale splendore, che ricchezza! L'albero fremeva in tutti i rami, al punto che una delle candeline appiccò fuoco al fogliame; che dolore cocente sentì!
<< Dio mio! cos'è successo? >> gridarono le signorine, e si affrettarono a spegnere.
Ora l'albero non osava neppure più fremere. Che tortura! aveva una paura tremenda di perdere qualcuno dei suoi tesori! era profondamente turbato da tanta ricchezza. A un tratto la porta si spalancò a due battenti e una banda di bambini irruppe nella stanza, quasi volessero addirittura rovesciare l'albero; le persone grandi vennero dietro prudentemente; i piccoli restarono attoniti, ma un attimo solo, e subito ripresero a urlare di gioia, da far tremare tutta la casa; e si misero a saltare intorno all'albero, spiccando, uno dopo l'altro, tutti i doni.
"Ma che fanno?" pensava l'albero "che cosa succederà?"
E le candele arsero fino al legno dei rami e una dopo l'altra, a mano a mano che si consumavano, vennero spente. Allora i bambini ebbero il permesso di spogliare l'albero. Oh! si sentì scricchiolare in tutti i rami, quando gli si avventarono addosso!
Se non fosse stato legato al soffitto con la stella d'oro fissata alla cima, sarebbe precipitato a terra.
I bimbi ballarono per la stanza tenendo in mano i bei giocattoli; nessuno badava più all'albero, all'infuori della vecchia bambinaia che ficcava il naso tra i rami, ma soltanto per vedere se per caso non ci fosse rimasto ancora un fico secco o una mela.
<< Una storia, una storia! >> gridarono i bambini trascinando verso l'albero un signore piccolo e tondo, e quello venne a sedersi proprio sotto i rami dicendo:
<< Adesso noi siamo nel bosco e anche l'albero farà bene ad ascoltare! Io, però, non racconterò più di una storia. Volete sentire quella di Ivede-Avede, oppure quella di Poldo-Balordo che cadde giù per le scale, e finì col salire sul trono e sposare la principessa? >>
<< Ivede-Avede >> gridarono alcuni. << Poldo-Balordo >> gridarono altri; e tutti facevano un gran baccano; soltanto l'abete restava muto e pensava:
"E io non conto nulla? Non mi vorranno più?" Aveva contato molto per loro, ma ahimé! la sua parte era finita.
E l'uomo raccontò di Poldo-Balordo che cadde per le scale e finì col salire sul trono e sposare la principessa, e i bambini batterono le mani e gridarono:
<< Racconta ancora, racconta ancora! >>
Volevano sentire anche Ivede-Avede, ma dovettero accontentarsi di Poldo-Balordo. L'abete stava tutto pensieroso: mai gli uccelli del bosco avevano raccontato storie di questo genere.
"Poldo-Balordo cadde per le scale e finì con lo sposare la principessa! così avviene in questo mondo!" pensava l'abete, e credeva che la storia fosse vera, perché chi raccontava era un signore molto per bene. "Eh! chissà! forse anch'io cadrò per le scale e sposerò una principessa!" e si mise a pensare con gioia al giorno dopo, quando l'avrebbero addobbato di nuovo con giocattoli, candeline e frutta dorate.
"Domani non tremerò!" pensava "voglio proprio godermi il mio splendore! domani potrò ascoltare un'altra volta la storia di Poldo-Balordo e forse anche quella di Ivede-Avede" e l'albero restò immobile e meditabondo tutta la notte.



Il mattino dopo il domestico e la cameriera entrarono nella stanza.
"Ora ricomincia la festa!" pensò l'albero; ma quelli lo trascinarono fuori della stanza, su per le scale, in una soffitta, e lo buttarono in un angolo buio, dove non penetrava nemmeno un po' di luce.
"Che significa questo?" pensava l'albero "cosa mi faranno ascoltare?" Si appoggiò al muro e restò lì a pensare, e pensare: tempo ne aveva a sufficienza, poiché passarono giorni e notti; nessuno veniva lassù, e quando finalmente capitava qualcuno, era soltanto per posare qualche cassetta in un angolo; l'albero era già mezzo nascosto, si sarebbe creduto che l'avessero dimenticato del tutto.
"Adesso fuori è inverno" pensava l'albero "la terra è dura e coperta di neve, gli uomini non potrebbero piantarmi; è per questo che mi lasciano qui al riparo fino alla prossima primavera! come sono comprensivi! e come sono buoni gli uomini in fondo! Soltanto, se non fosse così buio qui! e se non fossi così disperatamente solo! Neppure un leprotto! Era così carino invece nel bosco, quando c'era la neve, e la lepre mi balzava improvvisamente davanti; sì, anche quando mi saltava sopra; allora però non mi piaceva. Quassù, c'è una tale solitudine!"
<< Pii! pii! >> si udì, e al tempo stesso saltò fuori un topolino; poi ne arrivò subito un altro; entrambi fiutarono l'abete e gli si intrufolarono tra i rami.
<< Che freddo atroce! >> dissero i topolini << se non fosse per il freddo si starebbe così bene, qui! non ti pare, vecchio abete? >>
<< Io non sono per niente vecchio! >> disse l'abete << ne conosco tanti che sono molto più vecchi di me! >>
<< Di dove vieni, tu? >> chiesero i topini << e che cosa sai? >>
Ora erano tremendamente curiosi:
<< Suvvia, raccontaci del luogo più bello della terra! ci sei stato? sei stato mai nella dispensa, dove i formaggi stanno sui palchetti allineati di sotto ai prosciutti che pendono dal soffitto, e dove si balla sulle candele di sego, e si entra magri e si esce grassi? >>
<< Non conosco quel luogo >> disse l'albero << ma conosco il bosco, dove il sole splende e gli uccelli cantano! >> E raccontò tante cose della sua giovinezza, e quelli ascoltarono con le orecchie tese, e poi dissero:
<< Ma quante cose hai visto, tu! come sei stato felice! >>
<< Io? >> disse l'abete, e rifletté a quel che raccontava. "Sì, in fondo erano tempi proprio divertenti." Poi raccontò della sera di Natale, quando fu addobbato con dolci e candeline.
<< Oh! >> dissero i topolini ammirati << come sei stato felice nella tua vita, vecchio abete! >>
<< Non sono per niente vecchio! >> disse l'albero << è appena il primo inverno, questo, che sto lontano dal bosco! Sono dell'età più bella, soltanto, mi sono arrestato nella crescita! >>
<< Come racconti bene! >> dissero i topolini, e la notte dopo tornarono insieme a quattro altri topolini, i quali vollero anch'essi ascoltare l'albero raccontare, e più raccontava, più l'albero si ricordava di tutto e più pensava: "Erano davvero tempi divertenti! torneranno, però, torneranno! Poldo-Balordo cadde giù per le scale e finì con lo sposare la principessa; forse anch'io sposerò una principessa." Intanto l'abete pensava a una piccola, adorabile betulla che viveva lontano nel bosco e che all'abete appariva come una vera, bella principessa.
<< Chi è Poldo-Balordo? >> chiesero i topolini. Allora l'abete raccontò tutta la fiaba, la ricordava parola per parola; e mancò poco che i topolini, dal gran divertimento, non saltassero in cima all'albero. La notte successiva arrivarono molti altri topolini, e la domenica perfino due ratti; ma quelli dissero che la storia non era divertente, e i topoli ni rimasero male, ma da quel momento anche a loro la fiaba parve molto meno divertente.
<< Lei conosce solo questa storia? >> chiesero i ratti.
<< Solo questa >> rispose l'albero. << La sentii raccontare una sera che fu la più felice della mia vita, ma allora non capivo quanto ero felice! >>
<< E' una storia oltremodo noiosa! non ne conosce una che parli di lardo e candele di sego? o una storia di dispensa? >>
<< No! >> disse l'albero.
<< Allora buonanotte e mille grazie! >> risposero i ratti e si ritirarono nei loro quartieri.



Anche i topolini infine scomparvero; allora l'albero sospirò:
"Eppure era assai piacevole quando si mettevano intorno a me, quei topolini vispi, ad ascoltare quello che raccontavo! Ora anche questo è finito! Ma una volta tirato fuori di qui mi voglio ricordare di divertirmi."
Ma quando? ah, sì! Una mattina presto, allorché venne della gente a rovistare in soffitta; furono spostate delle casse, l'albero fu tirato fuori dall'angolo; a dir la verità lo gettarono alquanto rudemente sul pavimento, e poi subito un domestico lo trascinò verso le scale, dove splendeva la luce del giorno.
"Ora ricomincia la vita!" pensò l'albero, che sentiva l'aria l'aria fresca e i primi raggi di sole, e si trovò nel cortile.
Tutto accadde così in fretta che l'albero si scordò completamente di guardare se stesso, c'erano tante cose da vedere. Il cortile confinava con un orto, dove c'erano tutte piante in fiore; le rose rampicanti pendevano fresche e odorose dalla ringhiera; i tigli erano fioriti, le rondini volavano qua e là garrendo:



<< Qvirre-virrevit, è arrivato mio marit! >> ma non era all'abete che si riferivano.
<< Ora voglio vivere! >> esclamò pieno di gioia, e volle spandere ben larghi i suoi rami; ma, ahimé, quelli erano tutti gialli e appassiti; e l'avevano gettato in un angoletto, pieno di ortiche ed erbacce. La stella di carta dorata gli stava ancora sulla cima, e brillava nella chiara luce del sole.
Nel cortile giocavano alcuni di quegli allegri bambini che la sera di Natale avevano saltato intorno all'albero. Un piccolino arrivò di corsa e strappò la stella d'oro dall'albero.
<< Guardate che cosa c'era ancora su questo vecchio, brutto albero di Natale! >> esclamò, e si mise a pestare sui rami, che scricchiolavano sotto gli stivaletti.
L'albero guardò quello sfoggio di fiori e di verde nel giardino, guardò se stesso e rimpianse di non essere rimasto nel cantuccio buio su in soffitta; ripensò alla sua fresca giovinezza nel bosco, alla gaia sera di Natale e ai topolini che avevano ascoltato con tanto piacere la fiaba di Poldo-Balordo.
<< Finito! finito! >> disse il povero albero. << Se almeno avessi goduto, quando potevo! finito! finito! >>
Arrivò il domestico, che tagliò l'albero a piccoli pezzi, ne fece un fascio che divampò con una bella fiammata sotto il grande paiolo; si sentirono allora dei profondi sospiri e ogni sospiro sembrava un piccolo sparo; allora i bambini accorsero e si misero davanti al fuoco, guardandolo fisso e gridando:
<< Pim! pam! >> ma a ogni crepitio che era un sospiro profondo, l'albero pensava a un giorno d'estate nel bosco lontano, o alle notti d'inverno, quando le stelle splendevano nell'aria, e pensava alla sera di Natale e a Poldo-Balordo, l'unica fiaba che aveva udito; ed ecco che l'albero era già consumato!
I bambini giocavano nel cortile; il più piccolo aveva sul petto una stella d'oro; ora era tutto finito e finito era l'albero, e così anche la storia. Finito, finito, così finiscono tutte le storie!









auroraageno
00sabato 29 dicembre 2007 06:48
LA PRINCIPESSA SUL PISELLO




La Principessa sul pisello

di H. C. Andersen




C'era una volta un principe che cercava moglie.



Desiderava una vera principessa e si mise a cercarla per
mesi e mesi in tutti i paesi del regno, ma non riusciva
a trovarla in nessun luogo. Suo padre, il re, era molto
preoccupato e decise di aiutarlo convocando a corte
tutte le fanciulle del reame.
Una dopo l'altra, le fanciulle si presentavano al principe con un inchino, ma nessuna di loro riusciva a suscitare il benche' minimo
interesse e nessuna sembrava essere una vera principessa.

Una sera di primavera mentre pioveva molto forte, qualcuno bussò alle porte del palazzo.
Il re si affacciò e vide una ragazza, con gli abiti e i capelli
inzuppati di pioggia, e le chiese non molto gentilmente chi fosse.
"Sono una principessa", rispose lei. Il re scoppiò a ridere, perché non credeva ad una sola di quelle parole.
Nel frattempo intervenne il principe, il quale disse:
"Con questo brutto tempo si ammalerà se non la invitiamo a entrare, dobbiamo darle un riparo almeno per questa notte".
E così la ragazza entrò al castello.
Vista da vicino, non sembrava proprio una principessa, anche se era di bell'aspetto.

A quel punto sopraggiunse la madre: "Se è una vera principessa lo sapremo presto".
Senza dire nulla a nessuno entrò in una camera e mise un pisello nel
letto, sotto venti materassi e altrettanti piumini!
La principessa venne accompagnata nella camera che le era stata destinata, e si coricò. Ma, per quanto fosse sfinita dalla stanchezza, non riusciva assolutamente ad addormentarsi. Da qualunque parte si girasse, la fanciulla sentiva sempre qualcosa di duro
che le dava fastidio.




L'indomani mattina, le fu chiesto
come avesse passato la notte.
"Male! Molto male! - ella rispose - Non ho potuto chiudere occhio!
Dio solo sa quello che c'era nel letto! Forse un sassolino?"
Il re, la regina e il giovane principe si guardarono e capirono che questa volta si trattava di una vera principessa! Ella aveva infatti sentito un pisello attraverso venti materassi e venti piumini.
Chi mai, se non una vera principessa, poteva avere una pelle così delicata e sensibile?
Il principe, convinto ormai che si trattava di una giovane di sangue reale, la scelse subito come sposa e furono finalmente celebrate
grandi nozze.













Fata ballerina
00lunedì 7 gennaio 2008 21:23
Che bella immagine


Cara Aurora,

le tue poesie sono sempre meravigliose, e ovviamente lo è anche questa con sopra la meravigliosa immagine di un abete. Dove l' hai trovata? Sono molto belle anche le altre. Dove le hai trovate anche queste? Sono molto curiosa. [SM=x832002]


Cara aurora ti saluto e ti auguro una buona notte e di fare sognidoro.

Ti voglio bene, un bacione [SM=x832007]

Buonanotte [SM=x832020]


Noemi
auroraageno
00martedì 8 gennaio 2008 11:31
Ma ciao, Noemi!!!

Che bello trovare i tuoi post, i tuoi interventi, tesorino!

Sì, le fiabe di H. C. Andersen sono molto belle, è vero!
Non le ho scritte io, magari fossi così brava! [SM=x831998]

Le immagini: alcune le ho trovate nel web, col motore di ricerca,
altre invece le ho scannerizzate (come dire copiate con lo scanner)
dal libro, le ho "caricate" dal mio computer e inserite qui.
(Col tempo ti insegnerò come si fa).

Sono molto contenta che ti piacciano!! [SM=x832026]

Tanti bacioni, mia Fata ballerina [SM=x831996]

Grazie anche per l'augurio di sogni d'oro. Ho dormito bene, infatti, grazie!

nonna

Fata ballerina
00martedì 8 gennaio 2008 14:17
Grazie nonna
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