Le stive delle lampare

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ormedelcaos
00venerdì 8 agosto 2008 10:46



Le stive delle lampare


Sembra talvolta un cammino d’osservaza
Sembra talvolta un cammino di noi invocammo
L’apice invocammo i verbi invocammo solitudine ci lasci
Invocammo gli ardori e gli arditi invocammo noi stessi
Dimenticando gli altri il giorno la sera la notte alle due
Ci facevano compagnia dateci un mantello dicemmo
Dateci di voi che non vi lasceremo morire senza parole
Si spensero gli astri si accesero i lumi a noi brillarono le candele smorte
Brillarono le stive delle lampare brillammo noi d’inedia al buio
Volgiti così rigirammo cotal proprio propinandoci scrivemmo ti salvo
Dai commenti scuri modifica il passo tu che vieni da destra portati coseno
Or dunque così or dunque passo e al buio raddoppiammo la posta e il luogo
Col tris di dicembalo la dama assume la proposta volse si volse si squadrò
Guardò intorno gira la mosca se non la cacci e ti va giù di colpo la finestra
Strillò ai cannibali propensi
Smaniosi di dire anche la loro sul cibo cotto a crudo, e di cui i resti tra le virgole e il mare.

Mettici dei punti quando avcrai finito.













auroraageno
00venerdì 8 agosto 2008 18:10

Ho cercato di mettere dei punti, dopo avere letto, rileggendo.

E' molto bella, Walter. Sei bravissimo!


[SM=g6099]


aurora


ormedelcaos
00venerdì 8 agosto 2008 18:49


Cara Aurora, mò ti dico come la vedo io.
Prova ad immaginare i fuoci artificiali, ed in particolare il finale. Ti possono aiutare quelli dell’apertura che c’è stata oggi delle Olimpiadi cinesi.
Proviamo a darci un tema e a dirci: voglio anch’io, attraverso l’uso delle parole alfabetiche, dare la sensazione di quei fuochi.
E allora ci occorre un buio come la notte, cioè nessuna parola deve andare oltre se stessa per anticipare qualcosa del dopo.
Le parole debbono elevarsi e subito cadere senza legami tematici col proseguo. Proprio come quei fuochi che, pure essendo di colori ed altezze diverse, hanno la stessa funzione dello stupore a percepirne esclusivamente la sensazione cromatica, le altezze e le repentine cadute di colori e forme; e non a percepirne anche la grammatica della polvere da sparo da cui vengono gli stessi mossi.
Non possiamo descriverli, senza perderne l’ebbrezza della sensazione, quei fuochi, ma possiamo sparare qualche cosa in alto di segni alfabetici, un qualcosa che, anche se non collegato alla perfezione, ci aiuti ad illuminare qua e là con dei bagliori e colori di sensi brevi ed immediati la notte di un tema da scrivere nel mentre li stiamo lanciando.

I cinesi hanno una scrittura gerognifica, raccoglie il tutto, noi solo segmenti uniformi di sillabe che potremmo sperimentare a salire di tono, di densità di colori e improvvisi vuoti (di memoria, o di senso).

Ti ringrazio, anche perché mi dai l’opportunità di parlare della mia attuale ricerca.
auroraageno
00venerdì 8 agosto 2008 21:03

E' veramente interessante, quello che hai spiegato, Walter, hai fatto bene a scriverlo!

Chiunque leggerà le tue composizioni sarà molto aiutato dopo aver letto questo scritto. Io lo sono tantissimo.
In passato ho provato qualche volta a seguire il tuo stile e mi ci sono divertita anche.

Penso che ora proverò a fare qualche piccolo esperimento tenendo presente questo discorso dei fuochi d'artificio. Ma li metterò in "Sperimentiamo", non qui in Orizzonti di Poesia.

Ti dirò che l'idea mi attrae, ha fascino, giocosità e orizzonti nuovi.
Non sarà mai il mio stile, io sento di dover scrivere diversamente, seguendo un filo e dipanarlo. NOn a scoppi e botti.
Ma, come detto, è interessante, voglio esperimentare.

Grazie, Walter!

Un bacione

aurora

auroraageno
00sabato 9 agosto 2008 07:18

Walter, questa notte ho provato, ho fatto un esperimento, è in Sperimentiamo. Mi puoi dire come l'avresti scritto tu?
Mi sembra di non aver dato scintille a quei fuochi...

Inoltre, ti volevo chiedere: il tema, il tema della poesia, lo si deve capire dal testo? Non rivelarlo apertamente?

Ciao, e grazie, Walter. Buona giornata!

aurora

ormedelcaos
00sabato 9 agosto 2008 11:08

Io cerco di lasciarmi andare alle parole così come vengono, Aurora, cerco solo di alzare le tonalità o abbassarle per poi ancora innalzarle come qui:

Dimenticando gli altri il giorno la sera la notte alle due.

Diventa un pò come la misura della spesa da fare, se ancora un poco o meno, a cercare una sufficiente misura.

Diventa anche, e forse soprattutto, un esercizio liberatorio dal dire qualcosa di sensato o verosimile; anzi, come i cavoli a merenda ci stanno magnificamente bene.

Certo che vado a leggerti in Sperimentiamo.

Insomma, cara Aurora, chiudi gli occhi e tuffati a mare, si scende a precipizio ma poi ad un certo punto si comincia a salire...
e così si impara a nuotare a mare aperto. Senza temi, esperimenti, varietà ed altro, esistendo solo le parole che diventano soggette di loro stesse e non strumentali rispetto a ciò cui intenderemmo piegarle per dire altro da loro.

Se ci sarà un senso si vedrà solo a posteriori, e in base a chi lo leggerà. Quasi una pittura informale in cui l'usufruitore partecipa alla "lettura" del quadro.

Una mostra di parole, e non una mostra di idee. Mostrare un racconto alfabetico sembrerebbe un non senso, ma mostrare delle parole che possono interagire tra di loro, diventa anche un esercizio a corpo libero, senza temi o propositi altri da loro, se non accompagnare le parole stesse così come intendono mostrarsi ed essere "abbandonate" in uno scritto. Un atto di fiducia tra noi e le parole. Acquiatiamo fiducia in noi stessi, proprio sulla possibilità dell'errare...dell'errore, che diventa così cercato, mediato, lampante tra il buio delle parole che cominciano adilluminarsi, per scoprire se c'è davvero l'errore e l'errare...

...finale in rrrr

errore, errare, errato, scavato, rimpatriato, smarrito, cercato, voluto, desiderato smarrirsi d'accapo...

più ci smarriamo e più vicini siamo ad un ordine nuovo, o vecchio che sia.

solo perdendo la misura delle cose, si ri/comincia a misurare il tutto.

Se già partiamo con la misura, questa, in noi, tenderà a restringersi, perché bravi è difficile esserlo o diventarlo.
Se partiamo senza misura, potremo raggiungerla qualche volta. Senza porci il problema, possiamo ritrovarci in qualche soluzione anche logica e poetica; ma non deve rappresentarne la premessa dello scrivere.


la_trappoladellaparola
00sabato 9 agosto 2008 15:08
ciao walter
scusami se mi permetto ancora di esondare...
e non so se riuscirò a postare,credo di essere stata bannata in
virtù di una logica che non capisco...
se non ti stimassi,e per dire il vero ti sono sinceramente affezionata,mi sarebbe facile essere bannata e non fregarmene di meno,ma ti stimo,e mi dispiace nonostante bande che ti sono amiche
e che avranno sicuramente il motivo per esserlo,di non essere riuscita a farti capire chi sono
sono em...molto triste perchè ha frainteso una sintonia che le sembrava reale...così è il web...
ma vorrei dirti che ti ho bannato,a nessuno piace lo sberleffo,e non te lo feci mai...se ho dei limiti mi spiace,non ho avuto altra sorte che questa...ma so...che ...soffri...ogniuno possiede un suo motivo per trovarsi qui...io l'ho reso pubblico...e mi pento...è una violenza arbitraria che non dovevo permettermi e chiedo scusa all'intelligenza di tutti...
mi sono affezionata a voi...siete la compagnia delle ore libere che mi restano...non prendetemi in giro...non sono capace di rancore
e oggi...voi siete quello che di più bello vi è della mia realtà...quellache mi resta...walter...aurora...armaganta...siete capaci di un resto?
buona domenica...sono certa di postare(se ci dovessi riuscire) nel posto sbgliato,...mi perdonerete?
Vi voglio bene...so di non essere credibile...è strano anche per me...
evitate di leggere le puntinature...purtroppo mi appartengono...
un bacio sincero...la solitudine esiste...anche se la gente che ti ama realmente...non se ne accorge.
un bacio a tutti...ma veramente...
em
ormedelcaos
00sabato 9 agosto 2008 15:47


certo che siamo capaci non solo di un resto, ma anche di un piatto e di un posto al tavolo grande, tu diresti quello da gioco, e forse acconsentirei se non sapessi che siamo tutti uguali in fondo ai nostri animi.
non è un sermone, né un salmone, diciamo che è un pescarci e ripiscarci, diciamolo ancora, a te il diciamo pure ci piace. o no?

se stiamo qui è per colmare delle carenze, delle distanze da noi stessi, di coltivare degli affetti che forse non sappiamo vivere normalmente, eccedendo in un lato o nell'altro. almeno, ora, parlo di me.

siamo diversi, siamo noi, siamo come pensiamo di formarci o con/formarci.

che fa se ci conosciamo, ci siamo conosciuti o non ci conosceremo, almeno tentiamo di farlo e il tentativo è la tensione che ci avvince allo stesso modo, che ci rende comuni nelle nostre, se esistono, diversità.

quindi


e lo lascerei esondare da solo, il quindi, se riassuntivo o iniziativo, o continuativo o esortativo o altro,


cioè


altro pseudo spiegazionista in azione sull'imalaia se scxali la montagna da est verso ovest


quasi


ci siamo in una misura euristica dell'approccio veloce ma poco mosso

insomma se ti va di sorriderci a vicenda, io ci sto provando e non saranno certe le prime prove


buona domenica a te da domani, per oggi solo buon pomeriggio di un sabato di agosto, Em

en o, p, q, r, s, t


ciao
auroraageno
00domenica 10 agosto 2008 08:22

Cara Em,
non so bene cosa dire... So soltanto che mi ha fatto piacere, e molto, leggere del tuo sentimento d'affetto per noi, ed è ricambiato, ormai lo sai, vero? Grazie per le tue parole.

Sono d'accordo con i pensieri e sentimenti che ti ha espresso Walter...

Spero leggerai qui. Avevo pensato di lasciarti un saluto in "Comunità", poiché quello è il luogo adatto, ma poi ho scelto questo post, ancora, pensando che era più probabile che venissi a vedere qui.

Ti auguro Buona Domenica, Em cara, e ti abbraccio con affetto

aurora


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