ViolaCorsaro
00mercoledì 1 aprile 2009 16:35
Difficile è l’ingresso, non inciampare mentre ci si siede
in qualche occhiata, sorsata di traverso del titolare
o nelle sedie piazzate come tagliole;
una volta stravolte le giunture il cammino discende
e subito rovesciamo manciate di parole opache
sul lucido lurido del tavolo
come a volersi nascondere in fretta nella macchia,
nella selva di voci, coriandoli e bicchieri
ch’è presidio insofferente del passaggio da oggi a ieri.
Le tue mani conservano una dignità,
dietro di loro la rinuncia
e le schegge conficcate fino all’osso,
le schegge di quell’ultima poesia bruciata con la casa
i profumi di pitosforo e del caprifoglio,
“Forse non è tardi per ricominciare”
azzardo (ho sempre fallito a consolare),
ma quei secondi di troppo dei tuoi occhi chiusi
sanno di sentenza e quella frase ripida e indolore
“Meglio morire che disonore…”
Anche per me è stato un anno Maynard-Keynes,
la vita all’aria aperta stornata in avere
in cambio di un riparo dalle girandole,
da un vento diagonale,
ore da ardere con le foglie,
raccorciamento o spuntatura non fanno per noi
e stasera la morte ci prenderà insieme.
auroraageno
00mercoledì 1 aprile 2009 17:33
Mi comunica una tristezza infinita....
Molto bella, Mattia. Bravo!
Un affettuoso saluto
aurora