Stavo attirando a me la tristezza
come un gambo piegato di un girasole malato
il rumore del dolore
nelle rughe della stanchezza
cosi senza ragione o spiegazione
sono l’involucro opprimente
di un trascorrere
una melodia di tempo e nel tempo
occhi che al mattino
sono creature crostacee
come lacrime di buio
su cuscini di un dovuto abbandono
ma non è qui che il vuoto
precede il risveglio
è nelle pieghe del non senso
che rimane come crepe in uno specchio
dove più non sono
o mai sarò stato
in un dolore nascosto
piegato sulla terra
di un sole mai nato
f r e e
07062005