Neruda, Pablo - Poesie

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 17:31
Se non fosse perché



Se non fosse perché i tuoi occhi hanno color di luna,
di giorno con argilla, con lavoro, con fuoco,
e tieni imprigionata l'agilità dell'aria,
se non fosse perché sei una settimana d'ambra,

se non fosse perché sei il momento giallo
in cui l'autunno sale su pei rampicanti
e anche sei il pane che la luna fragrante
elabora passeggiando la sua farina pel cielo,

oh, adorata, io non t'amerei!
Nel tuo abbraccio io abbraccio ciò ch'esiste,
l'arena, il tempo, l'albero della pioggia,

e tutto vive perché io viva:
senz'andare sì lungi posso veder tutto:
vedo nella tua vita tutto ciò che vive.





auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 17:34
Qui stanno il pane, il vino, la tavola, la dimora



Qui stanno il pane, il vino, la tavola, la dimora:
il bisogno dell'uomo, la donna e la vita:
a questo luogo correva la pace vertiginosa,
per questa luce arse la comune bruciatura.

Onore alle tue mani che volan preparando
i bianchì risultati del canto e della cucina,
salve! L'integrità dei tuoi piedi corritori
viva! Ballerina che balli con la scopa.

Quei bruschi fiumi con acque e minacce,
quel tormentato stendardo della spuma,
quegl'incendiari favi e scogliere

son oggi questo riposo del tuo sangue nel mio,
quest'alveo stellato e azzurro come la notte,
questa semplicità senza fine della tenerezza.





auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 17:37
Sonetto XVll



Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t'amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, entro l'ombra e l'anima.
T'amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sè, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.
T'amo senza sapere come, nè quando nè da dove,
t'amo direttamente senza problemi nè orgoglio:
così ti amo perchè non so amare altrimenti
che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.





auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 17:41
Corpo di donna, bianche colline



Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
assomigli al mondo nel tuo gesto di abbandono.
Il mio corpo di rude contadino ti scava
e fa scaturire il figlio dal fondo della terra.

Fui solo come un tunnel. Da me fuggivano gli uccelli
e in me irrompeva la notte con la sua potente invasione.
Per sopravvivere a me stesso ti forgiai come un'arma,
come freccia al mio arco, come pietra per la mia fionda.

Ma viene l'ora della vendetta, e ti amo.
Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo.
Ah le coppe del seno! Ah gli occhi d'assenza!
Ah le rose del pube! Ah la tua voce lenta e triste!

Corpo della mia donna, resterò nella tua grazia.
Mia sete, mia ansia senza limite, mio cammino incerto!
Rivoli oscuri dove la sete eterna rimane,
e la fatica rimane, e il dolore infinito.





auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 17:42
Perchè tu possa ascoltarmi



Perchè tu possa ascoltarmi
le mie parole
si fanno sottili, a volte,
come impronte di gabbiani sulla spiaggia.

Collana, sonaglio ebbro
per le tue mani dolci come l'uva.

E le vedo ormai lontane le mie parole.
Più che mie sono tue.
Come edera crescono aggrappate al mio dolore antico.

Così si aggrappano alle pareti umide.
E' tua la colpa di questo gioco cruento.

Stanno fuggendo dalla mia buia tana.
Tutto lo riempi tu, tutto lo riempi.

Prima di te hanno popolato la solitudine che occupi,
e più di te sono abituate alla mia tristezza.

Ora voglio che dicano ciò che io voglio dirti
perchè tu le ascolti come voglio essere ascoltato.

Il vento dell'angoscia può ancora travolgerle.
Tempeste di sogni possono talora abbatterle.
Puoi sentire altre voci nella mia voce dolente.
Pianto di antiche bocche, sangue di antiche suppliche.
Amami, compagna. Non mi lasciare. Seguimi.
Seguimi, compagna, su quest'onda di angoscia.

Ma del tuo amore si vanno tingendo le mie parole.
Tutto ti prendi tu, tutto.

E io le intreccio tutte in una collana infinita
per le tue mani bianche, dolci come l'uva.





auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 17:43
Ape bianca, ebbra di miele



Ape bianca, ebbra di miele, ronzi nella mia anima
e ti torci in lente spirali di fumo.

Sono il disperato, la parola senza eco,
quello che ha perduto tutto, quello che tutto aveva.

Mio ultimo ormeggio, in te cigola la mia ultima ansia.
Nella mia terra deserta sei l'ultima rosa.

Ah silenziosa!

Chiudi i tuoi occhi profondi. Lì aleggia la notte.
Ah denuda il tuo corpo di statua timorosa.

Hai occhi profondi dove batte le ali la notte.
Fresche braccia di fiore e grembo di rosa.

I tuoi seni sembrano conchiglie bianche.
Si è addormentata sul tuo ventre una farfalla d'ombra.

Ah silenziosa!

Ecco qui la solitudine del luogo ove non sei.
Piove. Il vento del mare caccia gabbiani erranti.

L'acqua cammina scalza per le strade bagnate.
Da quell'albero si lamentano, come malati, le foglie.

Ape bianca, assente, ancora ronzi nella mia anima.
Rivivi nel tempo, snella e silenziosa.

Ah silenziosa!






auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 17:45
Abbiamo perso anche questo crepuscolo



Abbiamo perso anche questo crepuscolo.
Nessuno ci ha visto stasera mano nella mano
mentre la notte azzurra cadeva sul mondo.

Ho visto dalla mia finestra
la festa del tramonto sui monti lontani.

A volte, come una moneta
mi si accendeva un pezzo di sole tra le mani.

Io ti ricordavo con l'anima oppressa
da quella tristezza che tu mi conosci.

Dove eri allora?
Tra quali genti?
Dicendo quali parole?
Perchè mi investirà tutto l'amore di colpo
quando mi sento triste e ti sento lontana?

E' caduto il libro che sempre si prende al crepuscolo
e come cane ferito il mantello mi si è accucciato tra i piedi.

Sempre, sempre ti allontani la sera
e vai dove il crepuscolo corre cancellando statue.






auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 17:46
Per il mio cuore basta il tuo petto



Per il mio cuore basta il tuo petto,
per la tua libertà bastano le mie ali.
Dalla mia bocca arriverà fino in cielo
ciò che stava sopito sulla tua anima.

E' in te l'illusione di ogni giorno.
Giungi come la rugiada sulle corolle.
Scavi l'orizzonte con la tua assenza.
Eternamente in fuga come l'onda.

Ho detto che cantavi nel vento
come i pini e come gli alberi maestri delle navi.
Come quelli sei alta e taciturna.
E di colpo ti rattristi, come un viaggio.

Accogliente come una vecchia strada.
Ti popolano echi e voci nostalgiche.
Io mi sono svegliato e a volte migrano e fuggono
gli uccelli che dormivano nella tua anima.






auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 17:47
Mi piace quando taci



Mi piace quando taci perchè sei come assente,
e mi ascolti da lontano,e la mia voce non ti tocca.
Sembra che si siano dileguati i tuoi occhi
e che un bacio ti abbia chiuso la bocca.

Siccome ogni cosa è piena della mia anima
tu emergi dalle cose, piena dell'anima mia.
Farfalla di sogno, assomigli alla mia anima,
e assomigli alla parola malinconia.

Mi piace quando taci e sei come distante.
Sembri lamentarti, farfalla che tuba.
E mi ascolti da lontano e la mia voce non ti giunge:
lascia che io taccia con il silenzio tuo.

Lascia che ti parli anche con il tuo silenzio
chiaro come una lampada, semplice come un anello.
Sei come la notte, silenziosa e stellata.
Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.

Mi piaci quando taci perchè sei come assente.
Distante e dolorosa come se fossi morta.
Poi basta una parola, un sorriso.
E sono felice, felice che non sia vero.





auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 17:48
Qui io ti amo



Qui io ti amo.
Tra pini scuri si srotola il vento.
Brilla fosforescente la luna su acque erranti.
Passano giorni uguali, inseguendosi l'un l'altro.

Si dirada la nebbia in figure danzanti.
Un gabbiano d'argento si stacca dal tramonto.
A volte una vela. Alte, alte stelle.

O la croce nera di una nave.
Solo.
A volte mi alzo all'alba e persino la mia anima è umida.
Suona, risuona il mare lontano.
Questo è un porto.
Qui io ti amo.

Qui io ti amo e invano l'orizzonte ti occulta.
Ti sto amando anche in mezzo a queste cose fredde.
A volte vanno i miei baci su quelle navi gravi,
che corrono sul mare dove non arriveranno.
Mi vedo già dimenticato come queste vecchie àncore.

Sono più tristi le banchine quando ormeggia la sera.
Si stanca la mia vita inutilmente affamata.
Amo quel che non ho. Tu sei così distante.
La mia noia lotta con lenti crepuscoli.
Ma poi giunge la notte e inizia a cantarmi.
La luna proietta la sua pellicola di sogno.

Mi guardano con i tuoi occhi le stelle più grandi.
E poichè io ti amo, i pini nel vento
vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie metalliche.





auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 17:50
Bimba bruna e flessuosa



Bimba bruna e flessuosa, il sole che fa la frutta,
quello che riempie il grano, quello che piega le alghe,
ha fatto il tuo corpo allegro, i tuoi occhi luminosi
e la tua bocca che ha il sorriso dell'acqua.

Un sole nero e ansioso si attorciglia alle matasse
della tua nera chioma, quando allunghi le braccia.
Tu giochi con il sole come un ruscello
e lui ti lascia negli occhi due piccoli stagni scuri.

Bimba bruna e flessuosa, nulla mi avvicina a te.
Tutto da te mi allontana, come dal mezzogiorno ...
Sei la delirante gioventù dell'ape,
l'ebbrezza dell'onda, la forza della spiga.

Eppure il mio corpo cupo ti cerca,
e amo il tuo corpo allegro, la tua voce disinvolta e sottile.
Farfalla bruna dolce e definitiva
come il campo di grano e il sole, il papavero e l'acqua.






auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 17:51
Posso scrivere i versi più tristi stanotte



Posso scrivere i versi più tristi stanotte.

Scrivere, per esempio. "La notte è stellata,
e tremano, azzurri, gli astri in lontananza".

E il vento della notte gira nel cielo e canta.

Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Io l'ho amata e a volte anche lei mi amava.

In notti come questa l'ho tenuta tra le braccia.
L'ho baciata tante volte sotto il cielo infinito.

Lei mi ha amato e a volte anch'io l'amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.

Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Pensare che non l'ho più. Sentire che l'ho persa.

Sentire la notte immensa, ancor più immensa senza di lei.
E il verso scende sull'anima come la rugiada sul prato.

Poco importa che il mio amore non abbia saputo fermarla.
La notte è stellata e lei non è con me.

Questo è tutto. Lontano, qualcuno canta.
Lontano.
La mia anima non si rassegna d'averla persa.

Come per avvicinarla, il mio sguardo la cerca.
Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.

La stessa notte che sbianca gli stessi alberi.
Noi, quelli d'allora, già non siamo gli stessi.

Io non l'amo più, è vero, ma quanto l'ho amata.
La mia voce cercava il vento per arrivare alle sue orecchie.

D'un altro. Sarà d'un altro. Come prima dei miei baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro. I suoi occhi infiniti.

Ormai non l'amo più, è vero, ma forse l'amo ancora.
E' così breve l'amore e così lungo l'oblio.

E siccome in notti come questa l'ho tenuta tra le braccia,
la mia anima non si rassegna d'averla persa.

Benchè questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa,
e questi gli ultimi versi che io le scrivo.






auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 17:52
La canzone disperata



Il tuo ricordo emerge dalla notte in cui sono.
Il fiume riannoda al mare il suo lamento ostinato.

Abbandonato come i moli all'alba.
E' l'ora di partire, oh abbandonato!

Sul mio cuore piovono fredde corolle.
Oh sentina di rifiuti, feroce tana di naufraghi!

In te si accumularono le guerre e i voli.
Da te innalzarono le ali gli uccelli del canto.

Tutto hai inghiottito, come la lontananza.
Come il mare, come il tempo. Tutto in te fu naufragio!

Era l'ora felice dell'assalto e del bacio.
L'ora dello stupore che ardeva come un faro.

Ansietà di nocchiero, furia di palombaro cieco,
torbida ebbrezza d'amore, tutto in te fu naufragio!

Nell'infanzia di nebbia la mia anima alata e ferita.
Scopritore perduto, tutto in te fu naufragio!

Ti attaccasti al dolore, ti aggrappasti al desiderio.
Ti abbatté la tristezza, tutto in te fu naufragio!

Feci retrocedere la muraglia d'ombra,
andai oltre il desiderio e l'atto.

Oh carne, carne mia, donna che amai e persi,
te, in quest'ora umida, evoco e canto.

Come una coppa albergasti l'infinita tenerezza,
e l'infinito oblio t'infranse come una coppa.

Era la nera, nera solitudine delle isole,
e lì, donna d'amore, mi accolsero le tue braccia.

Era la sete e la fame, e tu fosti la frutta.
Erano il dolore e le rovine, e tu f osti il miracolo.

Ah donna, non so come hai potuto contenermi
nella terra della tua anima, nella croce delle tue braccia!

Il mio desiderio di te fu il più terribile e corto,
il più sconvolto ed ebbro, il più teso e avido.

Cimitero di baci, c'è ancora fuoco nelle tue tombe,
ancora ardono i grappoli sbeccuzzati d'uccelli.

Oh la bocca morsa, oh le baciate membra,
oh gli affamati denti, oh i corpi intrecciati.

Oh la copula pazza di speranza e di vigore
in cui ci annodammo e ci disperammo.

E, la tenerezza, lieve come l'acqua e la farina.
E la parola appena incominciata sulle labbra.

Questo fu il mio destino e in esso viaggiò il mio anelito,
e i n esso cadde il mio anelito, tutto in te fu naufragio!

Oh sentina di rifiuti, in te tutto cadeva,
che dolore non spremesti, che dolore non ti soffoca.

Di caduta in caduta ancora fiammeggiasti e cantasti.
In piedi come un marinaio sulla prua di una nave.

Ancora fioristi in canti, ancora prorompesti in correnti.
Oh sentina di rifiuti, pozzo aperto e amaro.

Pallido palombaro cieco, sventurato fromboliere,
scopritore perduto, tutto in te fu naufragio!

E' l'ora di partire, la dura e fredda ora
che la notte lega ad ogni orario.

Il cinturone rumoroso dei mare cinge la costa.
Sorgono stelle fredde, emigrano neri uccelli.

Abbandonato come i moli nell'alba.
Solo l'ombra tremula si contorce nelle mie mani.

Ah più in là di ogni cosa. Ah più in là di ogni cosa.

E' l'ora di partire. Oh abbandonato!






auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 17:54
Due amanti felici



Due amanti felici fanno un solo pane,
una sola goccia di luna nell'erba,
lascian camminando due ombre che s'uniscono,
lasciano un solo sole vuoto in un letto.

Di tutte le verità scelsero il giorno:
non s'uccisero con fili, ma con un aroma
e non spezzarono la pace né le parole.
E' la felicità una torre trasparente.

L'aria, il vino vanno coi due amanti,
gli regala la notte i suoi petali felici,
hanno diritto a tutti i garofani.

Due amanti felici non hanno fine né morte,
nascono e muoiono più volte vivendo,
hanno l'eternità della natura.





auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 17:55
L'incostante



Gli occhi mi corsero
dietro una bruna che passava.

Era di madreperla nera,
era d'uva scura,
e mi sferzò il sangue
con la sua coda di fuoco.

Dietro tutte
vado.

Passò una chiara bionda
come una pianta d'oro
dondolando i suoi doni.
E la mia bocca andò
come in un'onda
scaricando sul suo seno
lampi di sangue.

Dietro tutte
vado.

Ma a te, senza muovermi,
senza vederti, te distante,

vanno il mio sangue e i miei baci,
bruna e chiara mia,
alta e piccola mia,
ampia e sottile mia,
mia brutta, mia bellezza,
fatta di tutto l'oro
e di tutto l'argento,
fatta di tutto il frumento
e di tutta la terra,
fatta di tutta l'acqua
delle onde marine,
fatta per le mie braccia,
fatta per i miei baci,
fatta per l'anima mia.





auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 17:56
Non solo il fuoco



Ahi, sì, ricordo,
ahi, i tuoi occhi chiusi
come pieni dentro di luce nera,
tutto il tuo corpo come una mano aperta,
come un grappolo bianco della luna,
e l'estasi,
quando un fulmine ci uccide,
quando un pugnale ci ferisce nelle radici
e una luce ci spezza la chioma,
e quando
di nuovo
torniamo alla vita,
come uscissimo dall'oceano,
come tornassimo feriti
dal naufragio
tra le pietre e l'alghe rosse.

Ma
altri ricordi esistono,
non solo fiori dell'incendio,
ma piccoli germogli
che compaiono d'improvviso
quando vado nei treni
o nelle strade.

Ti vedo
che lavi i miei fazzoletti,
che appendi alla finestra
i miei calzini rotti,
vedo la tua figura in cui tutto,
tutto il piacere come una fiammata
cadde senza distruggerti,
di nuovo,
donnina
d'ogni giorno,
di nuovo essere umano,
umilmente umano,
superbamente povero,
come devi essere perché tu sia
non la rapida rosa
che la cenere dell'amore dissolve,
ma tutta la vita,
tutta la vita con sapone ed aghi,
con l'aroma che amo
della cucina che forse non avremo
in cui la tua mano, tra le patate fritte
e la tua bocca, che nell'inverno canta,
mentre arriva l'arrosto,
saran per me la permanenza
della felicità sopra la terra.

Ahi, vita mia,
non solo il fuoco tra noi arde,
ma tutta la vita,
la semplice storia,
l'amore semplice
di una donna e d'un uomo
uguali a tutti gli altri.





auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 17:58
Angela Adonica



Oggi mi sono disteso
presso una giovane pura
come sulla riva di un oceano bianco,
come nel centro di un'ardente stella
di lento spazio.

Dal suo sguardo lungamente verde
la luce cadeva come un'acqua secca,
in trasparenti e profondi cerchi
di fresca forza.

Il suo seno come un fuoco di due fiamme
ardeva in due regioni sollevato,
e un duplice fiume giungeva ai suoi piedi
grandi e chiari.

Un clima d'oro maturava appena
le diurne longitudini del suo corpo
empiendolo di frutti distesi
e di occulto fuoco.





auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 17:59
Ode alle sue mani



Io in un mercato
o in un mare di mani
le tue
riconoscerei
come due uccelli bianchi,
diversi
tra tutti gli uccelli:
volano tra le mani,
migratori,
navigano nell'aria,
trasparenti,
ma
tornano
al tuo fianco,
al mio fianco,
si ripiegano, addormentati, sul mio petto.
Diafane sono, sottili,
e nude,
lucide come
una cristalliera,
e vanno
come
ventagli
nell'aria,
come penne nel cielo.

Al pane e all'acqua pure rassomigliano,
al frumento, ai paesi della luna,
al profilo della mandorla, al pesce selvatico
che palpita argentato
sulla strada
delle sorgenti.
Le tue mani vanno e vengono
lavorando,
lontano, suonano
toccando forchette,
fan fuoco e d'improvviso diguazzano
nell'acqua
nera della cucina,
beccuzzano la macchina chiarendo
il cespuglio della mia calligrafia,
piantano chiodi nelle pareti,
lavano biancheria
e tornano di nuovo alla loro bianchezza.

Per qualcosa
fu disposto sulla terra
che dormisse e volasse
sul mio cuore
questo miracolo.





auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 18:00
Ah, vastità di pini



Ah vastità di pini, rumore d'onde che si frangono,
lento gioco di luci, campana solitaria,
crepuscolo che cade nei tuoi occhi, bambola
chiocciola terrestre, in te la terra canta!

In te i fiumi cantano e in essi l'anima mia fugge
come tu desideri e verso dove tu vorrai.
Segnami la mia strada nel tuo arco di speranza
e lancerò in delirio il mio stormo di frecce.

Intorno a me sto osservando la tua cintura di nebbia
e i1 tuo silenzio incalza le mie ore inseguite,
e sei tu ton le tue braccia di pietra trasparente

dove i miei baci si ancorano e la mia umida ansia s'annida.

Ah la tua voce misteriosa che l'amore tinge e piega
nel crepuscolo risonante e morente!
Così in ore profonde sopra i campi ho visto
piegarsi le spighe sulla bocca del vento.





auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 18:02
Il ramo rubato



Nella notte entreremo
a rubare
un ramo fiorito.

Passeremo il muro,
nelle tenebre del giardino altrui,
due ombre nell'ombra.

Ancora non se n'è andato l'inverno,
e il melo appare
trasformato d'improvviso
in cascata di stelle odorose.

Nella notte entreremo
fino al suo tremulo firmamento,
e le tue piccole mani e le mie
ruberanno le stelle.

E cautamente
nella nostra casa,
nella notte e nell'ombra,
entrerà con i tuoi passi
il silenzioso passo del profumo
e con i piedi stellati
il corpo chiaro della Primavera.





auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 18:03
Arte poetica



Tra ombra e spazio, tra guarnigioni e fanciulle,
dotato di un cuore singolare e di sogni funesti,
vertiginosamente pallido, smorto nella fronte,
e con lutto di vedovo furioso per ogni giorno di vita,
ahi per ogni acqua invisibile che bevo sonnolento
e di tutti i suoni che accolgo trepidando,
ho la stessa sete assente e la stessa febbre fredda,
un udito che nasce, un'angustia indiretta,
quasi arrivassero ladri o fantasmi,
e in un guscio di estensione fissa e profonda,
come un cameriere umiliato, come una campana un po' fioca,
come un antico specchio, come un tanfo di casa sola
in cui gli ospiti entrano di notte perdutamente ubriachi,
e c'è un afrore di biancheria buttata per terra e un'assenza di fiori
- o forse in modo diverso, ancor meno malinconico -,
ma, a dire il vero, di colpo, il vento che frusta il mio petto,
le notti di sostanza infinita cadute nella mia camera,
il brusio di un giorno che brucia con sacrificio
mi chiedono quant'ho di profetico, con malinconia,
e un eccesso di oggetti che chiamano senza risposta
c'è ancora e un moto senza tregua e un nome confuso.






auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 18:04
Nella sua fiamma mortale



Nella sua fiamma mortale la luce ti avvolge.
Assorta, pallida dolente, eretta davanti
alle vecchie spire del crepuscolo
che ti girano attorno.

Muta, amica mia,
sola in questa solitaria ora di morte
e colma di tutte le vite del fuoco,
pura erede del giorno distrutto.

Un grappolo di sole cade sulla tua veste scura.
Grandi radici notturne
improvvise ti salgono dall'anima
e quant'era in te occulto riaffiora
sì che un popolo pallido e azzurro
si nutre di te, appena nato.

O grandiosa e feconda e magnetica schiava
del cerchio che avvicenda il nero all'oro:
in piedi, rappresenta una creazione così viva
che muoiono i suoi fiori e colma è di tristezza.





auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 18:05
Alleanza (Sonata)



Né il cuore tagliato da un vetro
in una brughiera di spine,
né le acque atroci viste negli angoli
di certe case, acque come palpebre e occhi,
potrebbero tener stretta la tua cintura tra le mie mani
quando il mio cuore innalza le sue querce
verso il tuo infrangibile filo di neve.

Notturno zucchero, spirito
delle corone,
redento
sangue umano, i tuoi baci
mi esiliano,
e un colpo d'acqua con resti del mare
batte i silenzi che ti attendono
circondando le sedie consunte, consumando porte.

Notti con assi chiari,
divisa, materiale, unicamente
voce, unicamente
nuda ogni giorno.

Sopra i tuoi seni di corrente immobile,
sulle tue gambe di durezza e acqua,
sopra la permanenza e l'orgoglio
dei tuoi capelli nudi
voglio stare, amor mio, gettate ormai le lacrime
nel roco cesto dove si accumulano,
voglio stare, amor mio, solo con una sillaba
d'argento infranto, solo con una punta
del tuo petto di neve.

Non è possibile ormai, a volte
vincere se non cadendo,
non è possibile ormai, tra due esseri
tremare, toccare il fiore del fiume:
fibre d'uomo vengono come aghi,
pratiche, brani,
famiglie di corallo repulsivo, tormente
e passi duri su tappeti
d'inverno.

Tra labbro e labbro vi sono città
di grande cenere e umido pennacchio,
gocce di quando e come, indefinite
circolazioni:
tra labbro e labbro come per una costa
di arena e di vetro, passa il vento.

Per questo sei senza fine, raccoglimi come fossi
tutta solennità, tutta notturna
come una regione, finché ti confonda
con le linee del tempo.

Avanza nella dolcezza,
vieni al mio fianco finché le digitali
foglie dei violini
sian taciute, finché i muschi
mettan radici nel tuono, finché dal palpito
di mano e mano scendano le radici.






auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 18:07
Barcarola



Se solamente mi toccassi il cuore,
se solamente mettessi la tua bocca sul mio cuore,
la tua bocca sottile, i tuoi denti,
se mettessi la tua lingua come una freccia rossa
lì dove il mio cuore polveroso martella,
se soffiassi nel mio cuore, vicino al mare, piangendo,
suonerebbe con rumore scuro, con suono di ruote
di treno assonnate,
come acque vacillanti,
come l'autunno in foglie,
come sangue,
con un rumore di fiamme umide che bruciano il cielo,
suonando come sogni o rami o piogge
o sirene di un porto triste,
se tu soffiassi nel mio cuore vicino al mare,
come un fantasma bianco,
al bordo della schiuma,
in mezzo al vento,
come un fantasma scatenato, in riva al mare,
piangendo.

Come diffusa assenza, come campana improvvisa,
il mare spartisce il suono del cuore
mentre piove e si fa sera sulla costa solitaria:
la notte cade incontrastata
e il suo lugubre azzurro di naufrago stendardo
si popola di astri d'argento affievolito.
E il cuore suona come un'aspra conchiglia,
chiama, oh mare, oh lamento, oh disciolta paura
sparsa in disgrazie e in onde scardinate:
dalla sonorità il mare accusa
le sue ombre reclini, i suoi verdi papaveri.

Se esistessi all'improvviso in una costa lugubre,
circondata dal giorno morto
dinanzi a una nuova notte,
piena d'onde,
e soffiassi nel mio cuore di freddo pànico,
soffiassi nel sangue solitario del mio cuore,
soffiassi nel suo moto di colomba con fiamme,
suonerebbero le sue nere sillabe di sangue,
crescerebbero le sue incessanti acque rosse,
e suonerebbe, suonerebbe a ombre,
suonerebbe come la morte,
chiamerebbe come un tubo pieno di vento o pianto,
o una bottiglia che versa orrore a fiotti.

E' così; e i baleni coprirebbero le tue trecce
e la pioggia entrerebbe dai tuoi occhi aperti
a preparare il pianto sordo che racchiudi,
e le ali nere del mare girerebbero intorno
a te, con grandi artigli e crocidii e voli.

Vuoi essere il fantasma che soffia, solitario,
in riva al mare il suo sterile, triste strumento?
Se solamente chiamassi,
il suo suono prolungato, il suo malefico fischio,
il suo ordine di onde ferite,
qualcuno verrebbe forse,
qualcuno verrebbe,
dalle cime delle isole, dal fondo rosso del mare,
qualcuno verrebbe, qualcuno verrebbe.

Qualcuno verrebbe, soffia con furia,
che suoni come sirena di nave guasta,
come lamento,
come un nitrito in mezzo alla schiuma e al sangue,
come un'acqua feroce che si morde e che suona.

Nella stagione marina
la sua conchiglia d'ombra circola come un grido,
gli uccelli del mare la disprezzano e fuggono,
le sue strisce di suono, le sue lugubri sbarre
si alzano sulle sponde dell'oceano solo.






auroraageno
00lunedì 19 novembre 2007 18:08
Forse sono ferito



Forse sono ferito senz'essere insanguinato
da uno dei fulmini della tua vita
e a mezza selva mi trattiene l'acqua:
la pioggia che cade col suo cielo.

Allora tocco il cuore bagnato di pioggia:
lì so che i tuoi occhi penetrarono
nella regione estesa del mio dolore
e un sussurro d'ombra sorge solo:

Chi è? Chi è? Ma non ebbe nome
la foglia o l'acqua scura che palpita
a mezza selva, sorda, per la strada,

così, amor mio, sappi che fui ferito
e lì nessuno parlava, altro che l'ombra,
la notte errante, il bacio della pioggia.





nick14
00lunedì 3 dicembre 2007 17:38
Ne aggiungo una io...

La reina

Io ti ho nominato regina.
Ve n'è di più alte di te, di più alte.
Ve né di più pure di te, di più pure.
Ve né di più belle di te, di più belle.

Ma tu sei la regina.

Quando vai per le strade
nessuno ti riconosce.
Nessuno vede la tua corona di cristallo, nessuno guarda
il tappeto d'oro rosso
che calpesti dove passi,
il tappeto che non esiste.

E quando t'affacci
tutti i fiumi risuonano
nel mio corpo, scuotono
il cielo le campane,
e un inno empie il mondo.

Tu sola ed io,
tu sola ed io, amor mio,
lo udiamo.
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 15:17.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com