Non mai mai amato

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Rebby.
00sabato 13 settembre 2008 12:38


Dovevo dirti “ T’amo “ e l’ho taciuto.

Mentre sonnecchiavano le foglie del mio inverno
ho visto il mulinello scompormi le parole
che danno senso e musica ad un mito
stanco e riverso
su quel verso.

Potevi farmi palla al nascere del cardo
quando le sue spine ancora tenere smistavano
chi sprovveduto nell’incedere deciso
sopiva quel pargolo dolore di difesa.

E sono qua… ad attendermi.
Lupesciolo
00sabato 13 settembre 2008 17:30
L'amore...questa malattia !


Dovevo dirti " T'amo " e l'ho taciuto.

Che dirti cara Rebby...è splendida, tu parli d'amore ed io con la poesia " FIGLI " parlo d'altrettanto amore !

Sei una persona speciale,

Renato

ormedelcaos
00sabato 13 settembre 2008 18:02


Ti dico le mie sensazioni.

Nella prima strofa poni l'immagine del cardo, che è, per chi non lo sapesse grosso modo come un girasole.

Nella seconda rendi il movimento con le tue rflessioni e ne completi la scena.

Nell'ultimo verso riporti tutto a una trottola che cade nel (solo)punto, lì dove tu attendi.

Insomma un piccolo egocentrismo (ma ti sorrido).





ormedelcaos
00sabato 13 settembre 2008 18:05


Cioè la vai a chiudere in gabbia, per me, tutta la bella e sonora tua precedente tua rappresentazione.

Sarà che è il tuo attuale stato d'animo o altro. Ti comunicavo,e ripeto, solo come l'ho sentita io.



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