ODE TO PSICHE - Keats

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_fiordineve_
00domenica 31 gennaio 2010 18:10
Ode to Psiche

O Dea!Ascolta questa poesia poco melodiosa, estorta
Da una dolce costrizione e da una cara rimembranza,
E perdona che i tuoi segreti debbano essere cantati
Anche dentro il tuo orecchio a forma di conchiglia:
Sicuramente oggi ho sognato, oppure ho visto
L'alata Psiche con occhi svegli?
Vagabondavo spensieratamente nella foresta
E,all'improvviso,venendo meno per la sorpresa,
Vidi due belle creature, adagiate fianco a fianco
Nell' erba più alta, sotto la volta sussurrante
Delle foglie e dei fiori tremanti,là dove corre
Un ruscelletto che si vede a fatica:
Tra fiori silenziosi dalle fresche radici, dall'occhio fragrante
Blu, bianco-argento, e boccioli porpora
Giacciono respirando tranquillamente sul verde talamo dell' erba;
Le loro braccia allacciate, e anche le loro ali;
Le loro labbra non si toccavano, ma non si erano dette addio,
Come se digiunte dal dormiveglia dalla dolce mano,
E ancora pronte a superare in numero i baci passati
Al tenero sguardo dell'amore aurorale:
Riconobbi il fanciullo alato:
Ma chi eri tu, felice, felice colomba?
La sua fedele Psiche!
O ultima nata e visione di gran lunga più bella
Di tutta l' appassita gerarchia dell' Olimpo!
Più bella della stella Febea nella sua regione di zaffiro,
O di Vespero, amorosa lucciola del cielo;
Più bella di queste, anche se tu non hai nessun tempio,
Né altari coperti di fiori;
Nessun coro di giovani innalza un dolce lamento
Durante le ore notturne;
Nessuna voce, nessun liuto, nessun flauto, nessun dolce incenso
Che abbondi dall'incensiere appeso alla catena;
Nessun tempio, nessun bosco,nessun oracolo,nessun ardore
Di profeta dalla pallida bocca sognante.
O più luminosa! Anche se è troppo tardi per antichi voti,
Troppo, troppo tardi per la credula lira appassionata,
Quando erano sacri i frequenti rami del bosco,
Sacra l' aria, l'acqua, il fuoco:
Ancora in questi giorni ritirati così lontano
Dalle felici devozioni, le tue ali lucenti,
Fluttuanti tra gli esangui dei dell' Olimpo
Io canto, e canto, ispirato dai miei stessi occhi.
Così lasciami essere il tuo coro,e alzi il mio lamento
Durante le ore notturne;
La tua voce, il tuo flauto,il tuo liuto, il tuo dolce incenso
Abbondante dall'incensiere che dondola:
Il tuo tempio, il tuo boschetto, il tuo oracolo, i tuo ardore
Di profeta dalla pallida bocca sognante.
Sì, sarò il tuo sacerdote e costruirò un tempio
In qualche regione inesplorata della mia mente,
Dove pensieri come rami appena spuntati con piacevole dolore
Invece dei pini mormoreranno nel vento
Lontano, lontano intorno quei pini cresciuti in macchie scure
Rivestiranno i monti dalle creste selvagge di precipizio in precipizio;
E là dagli zefiri, dalle correnti, e dagli uccelli e dalle api
Le Driadi adagiate sul muschio saranno cullate al sonno;
Ed in mezzo a questa immensa quiete
Rivestirò un roseo santuario
Con ghirlande intrecciate di pensieri di un cervello che lavora,
Con boccioli e campane e stelle senza nome,
Tutto ciò che la Fantasia giardiniera che genera fiori
Possa mai inventare senza mai generare gli stessi
E là per te ci saranno tutte le dolci delizie
Che possono vincere il pensiero ombroso,
Una torcia luminosa, ed una finestra,
Per lasciare entrare il caldo amore!

by Keats

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