E’ più facile rincollare
a una a una e rinverdirle con vernice
tutte le foglie sparse cadute
all’albero sotto al quale
abortì il cullato apputamento
e non che un solo mio ricordo
delle tue infinite moine
al rivederti mi smuova
un millimetro di labbra
a far intravedere anche
un decimo di dente
in accenno a una scintilla di sorriso
commemorativo a un istante tra milioni
in cui credetti il cuore alle stelle
-E’ morto l’albero, orfana la panchina
e tu in questa poesia non esisti
o meglio sei identità fulminea variabile
in centomila volti espulsi dall’inconscio
e un nuovo sogno gioca e si diverte
a non farli prendere forma
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Da:Avanguardie Irriverenti
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