Nato nel 1900 a Neuilly, nella periferia di Parigi,
Prévert fa esperienza di tutto: jazz, alcoolici,
cultura delle più diverse origini.
Legato al movimento surrealista, pur senza identificarvisi, debutta nel '30 su varie riviste, prima
di riunire le sue prime poesie nella raccolta «Parole» (1946). Scrive contemporaneamente per il
Teatro Operaio, sceneggiature cinematografiche per l'amico regista Jean Renoir e, più tardi, il
soggetto del film «Porto delle nebbie», interpretato da Jean Gabin. Compone nel frattempo
anche i testi di alcune canzoni musicate da Joseph Kosma, che Juliette Gréco e Yves Montand
contribuiranno a rendere famose nel mondo.
Il volume «Storie e altre storie» (1963) è il suo ultimo lavoro.
Muore l'11 aprile 1977 di cancro al polmone.
°°°°°°°°°°
Come un motivo fischiettato e mai dimenticato, la poesia di Prévert si è mischiata alla gente, l'ha
cantata e subito conquistata, imponendo il suo autore come uno tra i pochi poeti veramente
popolari; non poeta-vate o eroe, ma vero uomo che appartiene alla folla, come vi appartennero a
loro modo Jean Gabin o Maurice Chevalier.
Non capita spesso, del resto, di veder coesistere in un solo individuo un poeta, un uomo di
cinema, un autore di parole per canzoni di successo.
Anticonformista dichiarato, per istinto e educazione surrealista, Prévert fonde nella sua poesia
simboli, oggetti e evocazioni che ricreano in modo diretto l'atmosfera di certi quartieri della
capitale francese. E, per improvvisa magia, vena satirica e polemica si sposano alla favola e
all'elegia; l'ateo blasfemo fa da contrappunto al prete e al bigotto, il renitente al gregario,
l'anarchico al fascista, chi fa l'amore contento a chi triste non lo fa.
Nelle sue poesie a sfondo sociale, le prime parti son sempre tenute dall'estro, che ora si traduce
in acuta invettiva contro i costumi, la mentalità, le istituzioni; ora in umorismo ombreggiato
d'irrazionale che esplode in magistrali tiritere, nonsensi, giochi di parole. No, Prévert non è un
poeta come gli altri. Ha rinnovato l'aria, ha immesso il respiro della strada nei corridoi della
poesia del suo tempo. E' suono oltre a essere stile, parla a seconda della parola che gli sale alla
bocca, scrive come si parla camminando. Perché la poesia di Prévert, stilisticamente perfetta, è
una poesia parlata, fatta d'incastri e composizioni come scatole cinesi, falsi proverbi, esilaranti
sentenze... e di Parigi, riscoperta, celebrata, denudata nella sua strafottente modernità. E'
calore, ambiente, libertà di giudizio, vita quotidiana; è anticonformismo, a volte anarchia, amore.
E' gioia che stenta a farsi largo e si fissa nella smorfia dei vagabondi, o guizza rada nelle
immagini semplici di fiori, bambini, belle ragazze.
da "Jacques Prévert - Poesie -" ed. Euroclub 1995
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
QUESTO AMORE
Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
Questo amore
Bello come il giorno
Cattivo come il tempo
Quando il tempo è cattivo
Questo amore così vero
Questo amore così bello
Così felice
Così gioioso
Così irrisorio
Tremante di paura come un bambino quando è buio
Così sicuro di sé
Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
Questo amore che faceva paura
Agli altri
E li faceva parlare e impallidire
Questo amore tenuto d'occhio
Perché noi lo tenevamo d'occhio
Braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato
Perché noi l'abbiamo braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato
Quest'amore tutt'intero
Così vivo ancora
E baciato dal sole
E' il tuo amore
E' il mio amore
E' quel che è stato
Questa cosa sempre nuova
Che non è mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda viva come l'estate
Sia tu che io possiamo
Dimenticare
E poi riaddormentarci
Svegliarci soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognarci della morte
Ringiovanire
E svegli sorridere ridere
Il nostro amore non si muove
Testardo come un mulo
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Stupido come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Saldo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
Ci parla senza dire
E io l'ascolto tremando
E grido
Grido per te
Grido per me
Ti supplico
Per te per me per tutti quelli che si amano
E che si sono amati
Oh sì gli grido
Per te per me per tutti gli altri
Che non conosco
Resta dove sei
Non andartene via
Resta dov'eri un tempo
Resta dove sei
Non muoverti
Non te ne andare
Noi che siamo amati noi t'abbiamo
Dimenticato
Tu non dimenticarci
Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci morire assiderati
Lontano sempre più lontano
Dove tu vuoi
Dacci un segno di vita
Più tardi, più tardi, di notte
Nella foresta del ricordo
Sorgi improvvisa
Tendici la mano
Portaci in salvo.