Nessuna enfatizzazione, forse l'avrebbero fatto tutti, forse.
Sacro e profano Ragazzi di Portoria Capitolo 6
Siamo in pace da poco, studio per conseguire la maturità e lavoro come pastaio nello stabilimento romano già utilizzato dalla Wehrmacht. Infatti, partiti i tedeschi, sono rimasto a lavorare li’, come operaio, l’ho già detto.
Sono le 6,30 mattutine, c'è poca luce, esco dopo un duro turno notturno, sono stanco e assonnato. All'esterno noto parecchie persone sulla via Casilina che guardano qualcosa in terra. Chiedo al portiere di notte se ne sappia qualcosa ed egli, con indifferenza, mi dice che forse era stato fatto fuori un fascista, come se ciò fosse cosa routinale (in quel periodo lo era). Mi avvicino, vedo un corpo supino in terra sul quale è qualche foglio di giornale. Dio mio! quale fascista avranno ucciso oggi? Più mi avvicino e più mi viene di pensare al Duce di cui, proprio in quei giorni, erano girate fra noi foto clandestine sugli scempi avvenuti a Piazzale Loreto, con Lui e i suoi in terra, massacrati anche da morti. Accelero decidendo che su quel corpo sconosciuto, se necessario, avrei steso il mio cappotto. E invece che trovo? non il fascista forse ucciso, né quello solo pensato del Duce, ma il corpo nudo, offeso, di un Gesù crocefisso in grandezza naturale, anche di più, nuovo, senza la croce. Nella notte la statua doveva essere caduta da un camion di passaggio o gettata giù da qualche ladro di carichi insoddisfatto o timoroso del sacrilegio compiuto. L'effetto visivo è drammatico. Le braccia sono aperte e una è danneggiata.
Si trova sul bordo della via, fra l'immondizia alla base del marciapiedi, in attesa che qualche carretto della Nettezza Urbana la carichi fra gli altri rifiuti. Così non può andare, sia per il Gesù abbandonato, sia per il fascista che mi aspettavo, sia per l'ipotetico Duce che mi ero raffigurato. Non ho dubbi e decido, fra l'indifferenza dei tanti presenti, di portare via la statua dolente. Chiedo inutilmente che qualcuno mi dia una mano, allora mi rivolgo ad un compagno di lavoro affinché mi aiuti a pormela sulle spalle, cosa che accetta senza entusiasmo alcuno.
Allora col Gesù-fascista-Duce addosso, grande quanto e più di me, mi avvio, novello Cireneo, verso la parrocchia distante sui trecento metri, fra i commenti di chi si chiede "quanto io ci possa guadagnare" e quelli che incontro, i quali mi osservano stupiti ma tirano via, ben guardandosi dal darmi una mano. Non dico quanto il "corpo" pesi, tantissimo, anche perché, data la conformazione e la mole, si porta male. Raggiungo la chiesa ove un sorpreso vice-parroco mi aiuta a sistemarlo in uno stanzino. Nel poggiarlo contro il muro vedo nel viso sofferente anche la vittima mancata e il Duce appeso con gli altri a Piazzale Loreto. Arrivo a casa fradicio di sudore. Mia madre mi prepara un pentolone d’acqua calda ed io mi rinfranco con un veloce lavaggio che mi rimette in sesto.
Mi addormento stanchissimo ma in pace. Ho tempo per dire: "ciao Gesù-fascista-Duce, spero di esserti stato utile. Per te, Duce, se fossi stato a Piazzale Loreto, ti avrei portato via come ho fatto stamane. Qualora m’avessero ucciso ti avrei seguito nel mondo che ti ha accolto”. Per precisione un paio di giorni dopo il parroco mi fa’ sapere che il Cristo era stato "riguardosamente" demolito in quanto danneggiato troppo nella struttura interna.
Beh! un po’ di magone mi è venuto rammentando questo fatto, sappiate comunque che è assolutamente vero.
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