Scende la sera striata di blu
e macchiata di rosa,
gravida di profumi
preludio d’estate,
e culla di grilli
che fra un po’ canteranno.
Soffia la brezza che nasce
oltre le sponde del mare,
e s’agita selvaggia e prigioniera
tra le mura di una città che dorme,
e bussa ai vetri di chi invece
non dorme e spalanca la finestra,
e gode del silenzio
che è capace di ascoltare,
perché la musica più pura
è quella che non ha parole,
e il discorso più compiuto
quello fra due sguardi.
E vive mentre la gente muore
l’eterno sofferente,il grande infermo,
bambino mai cresciuto,
selvaggio che niente può addomesticare,
perché un vestito non può
coprire un palpito,
né un passo di danza
nascondere il balzo di una fiera.
E guarda il grande viaggiatore
oltre la linea immaginaria
che separa le stelle dalle onde,
e si perde in quel turbine di blu,
perché l’eterno è proprio quello
che non ha confine.
E sa che non possono fermarlo,
perché legato guarderà lontano,
e cieco respirerà il silenzio,
e pur se muto ascolterà il mare
attraverso una conchiglia…
e privato dei sensi
lo ritroverà in un sogno…
perché è infinito
quello che non ha confine.
Python