Servizi e disservizi

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florentia89
00martedì 1 dicembre 2009 17:05
Parlo ovviamente dei cosiddetti Servizi Segreti, o di Sicurezza
“Servizi e disservizi”
Ragazzi di Portoria, capitolo 13
Aprile-Maggio 1945, dicono che l’Italia sia in pace. In effetti invece, almeno al Nord, è in fiamme peggio di prima. Sono a Milano con tre colleghi in una missione un po’ particolare, siamo partiti in quattro con divise all’americana, una piccola croce sul petto e una targhetta col tricolore precisante che siamo degli incaricati di un certo Istituto Assistenziale. Abbiamo tutti i permessi per il non agevole transito in quanto il mio “Ente” con gli americani può fare come vuole, o forse sono loro i quali gli fanno fare il loro comodo. Comunque partiamo in quattro e torniamo in quattro, solo che al ritorno due non sono gli stessi della partenza. Non è mio intendimento trattare questa operazione, che poi qualche difficoltà la incontrò, bensì un fatto minore, ma simpatico, accaduto anni dopo. Torno a parlare di Milano. Sono in una tumultuante Piazza del Duomo con schiere di persone agitatissime e vedo uno dei primi comizi del dopoguerra nordista. Parlano alcuni politici, fra cui uno per me quasi sconosciuto, con l’aria di chi ci si possa fidare, è l’Avvocato Sandro Pertini, piccolo, asciutto, nervoso, irruente, di cui dicono che sulla scalinata dell’arcivescovado era intenzionato a far fuori il Duce. Per la verità, idee a parte, non mi risulta antipatico, lo vedo un po’ come un Pavolini, un Savonarola, un Cola di Rienzo, e penso che la pletora dei resistenzialisti che in questi giorni si stanno scatenando dovrebbero cercare di somigliargli.
Passa parecchio tempo, arriviamo agli anni 70 e il nostro gruppo, ufficialmente di studio del periodo italico 1920-1950, discretamente apprezzato almeno per i problemi di analisi storica (sorvolo su altri), è stato invitato dal Presidente della Camera dei Deputati, l’onorevole Sandro Pertini, ad un incontro sia con lui, sia per una visita al complesso istituzionale di Montecitorio. Il Presidente aveva avviata la tradizione delle visite indirizzate a Enti, Istituti, scuole, gruppi, nella casa definita di tutti gli italiani. Il nostro assembramento di acritici studiosi, affatto imparziali, è alquanto composito. Ci sono i Moschettieri del Duce che conosco bene, un nobile (Conte) già fascista doc, un’alta carica del governo ante otto settembre, uno dei rapitori del corpo di Mussolini, alcuni volontari RSI o con i tedeschi, inclusi anche alcuni semplici simpatizzanti delle comuni idee.
Potrebbe esserci forse qualche altro neutro, non impegnato. Per la quasi totalità però avevano avuto a fare col Duce, Hitler, Graziani, Borghese, Repubblica Sociale, Germania, magari Giappone.
….“allora domani imbarcata a Montecitorio”…. ….”è sicuro che ci abbiano invitati? mi pare strano!”….
Il giorno dopo tutti lustri e stirati sulla piazza del Parlamento.
Nella serata precedente e prima mattina sono giunti anche dei “foranei” dal sud e nord. I “Capi” ci invitano alla moderazione, a non provocare in alcun modo, ad essere cioè i più asettici possibili. Loro daranno l’esempio, speriamo sia vero. E ecco cosa accade. Mi sembra impossibile che i nostri Servizi, più o meno Segreti, che in certa misura potremmo pure conoscere, non si siano accorti della nostra tipologia di ospiti, altrettanto dicasi per gli addetti interni, volti ad assistere il Presidente in tutti i suoi aspetti. Ebbene, nessuno ha evidenziato alcunché e siamo ammessi nel Sancta Sanctorum Italico senza che sia stato dato uno straccio d’avvertimento all’irruente Presidente su chi stia per incontrare. Siamo affiancati da alcuni commessi che ci fanno salire nello studio ove Pertini ci attende sorridente, felice di incontrare un così qualificato team di amanti del periodo a lui tanto caro.
….“Benvenuti, accomodatevi nella casa dell’Italia democratica, sono felice di accogliere voi esponenti di Italia Nostra Due e vi ringrazio per essere qui”. Poi: ...“Dottore (sottobraccio al nostro Capo, uno dei Moschettieri del Duce) vedo che ha osservato questi quadri, mi sono stati donati dai pittori moderni che più amo, (e li espone uno per uno), un giorno li lascerò qui, ove ora si trovano. No’, non sono affatto per me! saranno degli italiani tutti”… Il Presidente è squisito, signorile (e come ho detto mi è pure simpatico, anche considerando le qualità di un paio di colleghi precedenti). Prosegue col Moschettiere per noi il Big massimo, sottobraccio: ….“vede, questo è un palazzo che ha passato momenti oscuri per la libera espressione del popolo. Non molti anni fa’ era un simbolo dell’asservimento a una dittatura che lor signori per la maggior parte conobbero, vero?”….
Le cose cominciano a mettersi male. E’ evidente che Pertini nulla sappia delle particolarità di chi lo circonda.
Parla con noi, raccomanda d’apprezzare la libertà avuta con la resistenza, ricevendo risposte da fatica per contenerle nella non belligeranza: ….“beh Presidente, erano italiani anche gli altri, magari avranno creduto in qualcosa e di fare il proprio dovere” (è il nostro massimo contestatorio) ricevendo risposte come: ...“si figlioli! lo erano, ma dalla parte sbagliata. Sono stati riaccettati dall’Italia democratica, ma non possono essere confusi con chi ha scelto con sacrificio la via della libertà”…. Le cose seguitano a mettersi storto, almeno per noi che non sappiamo che pesci prendere e coi capi che con lo sguardo ci dicono di pazientare. Io rompo un po’ il ghiaccio: ..“pensi Presidente, nell’Aprile del 45 la vidi a Milano in uno dei suoi incontri col popolo, e non l’ho mai dimenticata”. ….“mi compiaccio, ma lei come fa’ a ricordarlo?… ah! non è così giovane come sembra! ma era con la resistenza? no? con l’assistenza? (Wehrmacht), bene, siete stati ragazzi in gamba”…
Poi il Presidente scambierà battute con colui che rapì il corpo del Duce, il quale gli rivolge una domanda orribile: “Presidente, per Lei l’opera di sua eccellenza Mussolini (il Duce l’evitò) è stata del tutto negativa?”.
….“vede, non è che qualcosa di positivo possa cancellare la negatività generale, grandi uomini non ce ne sono creda, il mio compagno Lombardi mi riferì come agì Mussolini nell’incontro col cardinale Schuster e il Comitato Liberazione Nazionale. Io non potei vederlo, giunsi ma lui si era già allontanato”….
….“deve sapere poi che a Ponza ………” e qui si dilunga sul Mussolini trasferito a quattro passi da lui, nella villetta già di un Ras abissino al confino, proseguendo con una simpatica elegia, se non altro per l’entusiasmo, sull’opera dell’antifascismo tutto e sulle angherie fasciste vere o presunte.
Ci siamo imposti il controllo e lo manterremo, dando pure qualche risposta che, analizzandola bene, poteva essere di dissociazione e contestazione. Poi Pertini ci accompagna nel corridoio del Transatlantico, nella salone della Camera, in alcuni altri delle Commissioni, sorridente, gioviale, soddisfatto. Fa’ una foto con tutti, che conservo in mega-poster, e si avvia con noi verso l’uscita. Fuori, sulla scalinata, siamo bagnati dal sudore, sia per gli abiti indossati, sia per la fatica dell’aver mantenuto un contegno. I capi si congratulano per il self-control tenuto. Pertini scherzò, fece delle battute, offrirà un piccolo rinfresco, esporrà il suo punto di vista senza reticenze, ma capite con che razza di servizi di sicurezza o parlamentari abbiamo a fare in Italia?
Il Presidente non era stato avvertito che avrebbe visto uno staff affatto resistenziale, con più della metà provenienti dalla Repubblica Sociale, anche con posizioni primarie. Rivedrò il Presidente in altro incontro con una società di lavoro. Mi guardò acuto come soleva fare e: “ci conosciamo, esatto?” Vero.

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auroraageno
00mercoledì 2 dicembre 2009 08:53

Sì, l'osservazione che fai è interessante. Interessante è tutto il brano.. non c'è che dire, ma... sai... a me mette i brividi...

Ciao, caro Francesco

aurora

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