Servizi "poco segreti"

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florentia89
00lunedì 26 ottobre 2009 19:54
L'agire all'italiana
Servizi “poco” segreti - facezia di anni particolari (Ragazzi di Portoria Capitolo 4)

La guerra è passata da poco. Duce, Fuhrer, Repubblica Sociale, fascismo, nazionalsocialismo, o sono all’altro mondo o cose remote. C’è però un dopoguerra non facile, con strascichi che non è agevole gestire.
Siamo in un periodo di tensione nel nord-est italico, slavi nostri, slavi loro, prepotenze nelle aree bilingui e slovene, violenze verso i pochi italiani rimasti di la’ e verso preti e eminenze accusate di opposizione al regime di Tito, pur se gli americani ora lo considerano mezzo alleato e democratico solo perché si è scontrato con l’URSS. Come ho accennato sono impegnato in qualche collaborazione con una struttura sul nero, la quale però non è del nero fascista ma un nero diverso, quello dei preti. Ho l’incarico di recarmi nel Friuli, a Gemona, per concordare con un corrispondente locale un intervento a favore di un prelato che si trova al di la’ della frontiera, arrestato per presunta collaborazione con le formazioni della Decima presenti in zona sino al 1945.
Dopo anni c’è stato qualcuno che lo ha denunciato e la Jugoslavia titina non scherza su queste imputazioni, per loro gravi e imperdonabili. Non intendo trattare dell’operazione. D’altronde essa si rivelò abbastanza semplice e affatto pericolosa, anche mercé l’aiuto di alcuni ex italiani viventi in loco, ma col cuore ancora a casa nostra, e con le autorità slave alle quali non parve vero disfarsi di quella grana che poteva guastare l’idillio con gli USA. Parlo invece delle modalità intercorse per svolgere la modesta operazione.
…”Allora lei si recherà a Gemona (del Friuli) e incontrerà il nostro referente locale, dottor Gaetano X (cognome e nome indubbiamente meridionali) il quale è incaricato del problema. Collaborerà con lui in quanto egli può esporsi poco, essendo un funzionario dello Stato li’ trasferito e ben conosciuto, Questi sono i documenti e le istruzioni, consideri che il responsabile è lui, per incontrarvi vi scambierete Rialto lui e Postano lei”…
…”bene, ho compreso. Oltre la parte verbale c’è qualche riferimento visivo per identificarci, non errare?"...
…”nessuna difficoltà. Lei sarà in una zona ove quasi tutti sono delle stanghe e mezzi tedeschi, mentre il nostro dottor Gaetano, del sud, è di carnagione scura, capelli neri, piccolino, non c’è da sbagliare”…
Gemona, dieci gradi sottozero, gelo, ghiaccio, umidità. L’incontro è nel bar-caffetteria principale nel corso della cittadina. Arrivo in tempo e non vedo o viene nessuno. Per quanto mi riguarda ho con me, come concordato, “Il Messaggero”, quotidiano di Roma sconosciuto a Gemona, e mostro di leggerlo vistosamente.
Dopo mezz’ora ancora nessuno. Allora esco sull’ingresso, anche se il freddo è feroce, guardo a destra, sinistra, infine resto allibito. Vedo approssimarsi un qualcosa che non posso chiamare persona.
Incredibilmente bassa da sfiorare il nanismo, almeno a mio giudizio, ciò in mezzo al modesto flusso di robusti cristoni locali. Il problema però è che “lui” non c’è, non lo vedo, provo a immaginare. Quello che si nota è solo un pesante cappotto scuro, lungo quasi a sfiorare i piedi, bavero alzato, sciarpa avvolta e riavvolta attorno collo e viso, cappello calcato oltre le orecchie, mani sprofondate Il pastrano più che avanzare sembra scivoli sul marciapiede gelato, mi sembra il film di Fellini ove ballavano così Papi e cardinali (Roma?). Malgrado il freddo fingo di sventolarmi col “Messaggero” . Il cappotto marciante si ferma, mi guarda, io non vedo niente, poi: …”Minghia che freddo! mai mi abbituai a Gemona, a Positano vorrei stare, no in questo buco di ghiaccio”…
…”non c’è solo Positano, e allora Venezia col famoso ponte di Rialto?”…
Entriamo nel bar e prendiamo qualcosa di caldo, non caffè che il dottor Gaetano lo bolla come una schifezza.
Così si avviò e si concluderà col mio superiore “riservato”, nemmeno mi azzardo a dire “segreto”, l’operazione della quale nessuno avrebbe dovuto sapere nulla. Per quanto riguarda il Dottore questi, toltosi il paletot, la sciarpa ampia e lunga, il cappello abbondante, guanti quasi da boxeur, finì che restò un mezzo ometto, pur sempre infagottato, alto come mia nipote di quattordici anni.
Devo dire però che il suo impegno fu concreto e scrupoloso, pur se svolto alla sudista, in modi e tempi per me inconcepibili, sull’onda di un notevole e solo apparente pressappochismo. Nel lasciarci quella prima volta (ci rivedremo) ebbe a dirmi: …”Dottò, mi raccomando, si vede che lei non è di quì, cerchi di non dare nell’occhio perché quanto dobbiamo svolgere dev’essere fatto da persona che passi inosservata”... Ciò detto si immerse nella sua montagna di pastrano, rigirò la sciarpa su collo, bocca, orecchie, si calcò il cappello, si aggiustò gli occhiali, mise i guanti e si allontanò. In effetti era già sparito di fronte agli occhi miei e di altri. Mi fece pensare alla figura dell’uomo invisibile della mia fanciullezza. Prima di lasciarmi borbottò: …”Minghia che freddo!”…
E io mi dirigerò verso l’hotel cercando, come suggeritomi dal pastrano vivente, di dare poco nell’occhio, stante la mia modesta altezza superiore di venticinque centimetri al dottor Gaetano e le mie fattezze a mezza via fra centro e nord. A Roma chiedono: …”ha avuto difficoltà ad incontrarsi col dottore?”
Rispondo: …”assolutamente no, solo che mi sono incontrato non con lui, ma col suo cappotto mobile. Non potevate come agente “segreto” scegliere uno meno appariscente, non riconoscibile con immediatezza da parte di chiunque? Per fortuna che tutto è andato bene, pure troppo, e meno male che i servizi slavi questa volta sembra abbiano fatta più acqua dei nostri, o chiuso un occhio, anzi due”…A me, a tutti, anche al Duce dei miei tempi di balilla, dico: …”Poveri noi! E pensare che volevamo vincere una guerra!”…

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auroraageno
00martedì 27 ottobre 2009 14:32


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Bellissimo racconto! Grazie, Francesco..!

aurora

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