Sonno sfuggente
Accogliente s'avvicina la notte
e il mio capo tentenna e reclina:
sonno e stanchezza confermano
l'ora del giaciglio aperto, in attesa.
Perché dunque, posata la guancia
sul fresco tessuto, solo per poco
quieta giaccio in abbandono?
Mi credo arresa e pronta
all'oblio e al sogno che verrà,
ma ad un tratto mi devo alzare,
lasciare il notturno rifugio
e della quiete il mio piacere.
Qualcosa accade dentro me
mentre conto conchiglie rosate
nel'aria avvolte di nebbia
e troppo pesanti per giocare
troppo belle per lasciarle andare.
Nell'inquieto vegliare sonno m'opprime,
ma non è ancora giunto sovrano
e io mi oppongo ad occhi semichiusi
in attesa di niente, eppure chissà...
Aurora Ageno
20 maggio 2008
Ho modificato cambiando un verbo: nel penultimo verso ho sostituito "recalcitro" (che non 'suonava' bene) con "mi oppongo"