Testamento al Tempo

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ViolaCorsaro
00giovedì 23 ottobre 2008 22:58

Vado cercando il pericolo d’accidia,
battimento e risonanza in lascivia
che si sparge cavalcando un refolo
sulle orme biascicate che noi, incerti,
trasciniamo nel deserto del pensiero.

Seppellivo l’ultimo eroe
con i pugni stretti e chiusi,
la vanga livellava sabbia
sui lineamenti del riposo
che solo sindone conserva
quando un bagliore,
da non so quale minareto,
proiettò fenici argentate
deflorando i gesti circolari
con un irregolare taglio,
aperto sulla fronte.

Ho colto sfumare la distanza tra i due abissi
su quelle tinte di rosso bevute avidamente
affinché la farfalla potesse scorgere l’eterno,
volando con le ali nottambule d’un pipistrello.

E’ testamento olografo al Tempo
questo nostro precorrere attimi,
distanze che mal conosciamo,
le distanze tra due baci,
quelle che dilatano l’attesa
d’una ineluttabile resa:

io,
al contempo
erede e legatario.



ormedelcaos
00venerdì 24 ottobre 2008 11:02





Qui c’è grande raccoglimento nella dispersione.
Si nota un grande sentire del mondo, in tutte le tonalità del sentimento, e in cui la storia diventa mito.
Per portarti un esempio di come l’ho percepita, l’assimilo al mio campo di ricerca economica di valore: cioè il passaggio dalla vetustà all’antico di un’opera, sia essa anche una semplice auto che da vecchia e da rottamare diventa, poi, un’auto d’epoca. Cioè il “salto qualitativo” nel corso del continuum del tempo, e che ce lo differenzia da una semplice ed aritmetica sequenza di (identici) attimi. Problema filosofico affrontato da Aristotele con l’aritmetica che non ci dice quando, togliendo uno alla volta i capelli da una capigliatura folta, passeremo alla calvizia.
Tu qui il volgimento qualitativo lo ricavi col cerchio, quasi a rappresentare la spirale, il vortice del mutamento.

Le atmosfere che crea questa bellissima tua sono quelle tra la logica e la fede, tra le sinapsi e il mistero della vita. Questa distanza, questo abisso da colmare, e che farà dire a Nietzsche: “L’uomo è un filo teso tra la bestia e il super/uomo; è solo un tendere e non una meta.".

auroraageno
00sabato 25 ottobre 2008 09:53

Poesia d'ampio respiro, questa..!

Una levità che si fa solennità, ed è grandiosa... anche nel finale struggente.

Bravissimo, Mattia. Tutto è bello, poesia... immagine e musica!

Un affettuoso saluto e grazie di ogni cosa, amico caro [SM=x832000]


aurora

[SM=g6094]

elfo nero
00domenica 26 ottobre 2008 20:52
Re:
ViolaCorsaro, 23/10/2008 22.58:




Ho colto sfumare la distanza tra i due abissi
su quelle tinte di rosso bevute avidamente
affinché la farfalla potesse scorgere l’eterno,
volando con le ali nottambule d’un pipistrello.

E’ testamento olografo al Tempo
questo nostro precorrere attimi,
distanze che mal conosciamo,
le distanze tra due baci,
quelle che dilatano l’attesa
d’una ineluttabile resa





Una lettura che mi ha emozionato moltissimo.
Grazie Violacorsaro per questa tua "Testamento al Tempo"



ViolaCorsaro
00lunedì 27 ottobre 2008 22:44
Intanto grazie a tutti e tre per la vostra attenzione e paziente lettura.
Ho cercato di essere meno ermetico rispetto allo standard avvalendomi di metafore ed allegorie che avessero un significato esse stesse in modo da poter creare dei diversi piani di lettura a seconda che uno recepisse questo o quel "buco nero" disseminati qui e là.
Non posso che partire dalla religione sulla quale tutto è giocato come reso esplicito dalla strofa centrale dove è condensata la vicenda del Messia comunque attualizzata dalla fenice (non a caso araba) che "deflora", dissacra con un solo volo (vi si può vedere l'11 settembre) tutto il sistema mito-teologico prima istituito. Il prevalere dell'azione sulla parola che può pure essere il solo "scripta manent" dei pagani latini.
La farfalla è semplicemente intesa come la psiché greca, l'anima, mentre per il pipistrello mi sono rifatto all'araldica che vede in questo mammifero il significato di un "portatore d'ausilio" necessario per poter raggiungere altitudini (o abissi) altrimenti inacessibili alla sola farfalla.
I due abissi sono quelli di Pascal: il nulla e l'infinito tra i quali l'uomo è in costante e pericoloso bilico tanto che quotidianamente aumenta il rischio di venirne sopraffatto;
infine per la strofa finale mi sono abbandonato tra sentimento e concetti dello ius moderno (peraltro nemmeno molto poichè discendente diretto di quello latino), ridicolo specchio di come l'uomo vorrebbe incanalare il suo potere decisionale in senso temporale non rendendosi conto della propria reale miseria che basterebbe un momento di solitudine o nullafacenza per essere avverita(ancora Pascal).
Saluti.

Violacorsaro
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