Una grazia anche per me

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florentia89
00sabato 17 gennaio 2009 15:52
L'ultima, non la prima
Una “grazia” anche per me

Nella mia vita non breve quanto a “grazie” e protezioni ritengo di averne ricevute parecchie, forse per i santi scocciati da mia madre, per il suo Sant’Antonio da Padova, magari per il mio più laico Duce, non escluso un bel po’ di “sedere” che non mi ha mai abbandonato.
Comunque per l’episodio che riporterò, sempre che di “grazia” si tratti, potrebbe esserci stato veramente l’intervento volontario, deciso lì per lì, proprio di qualcuno di coloro che ho indicati sopra, impietosito al caso senza troppe preghiere specifiche e preventive.
Bene, siamo nel primo dopoguerra, difficile e pericoloso da non immaginare. Senza però il timore di scontri guerreggiati e bombardamenti, e questo è tanto. Molti di noi “ex” RSI, me compreso, siamo inclusi in qualche gruppo e gruppetto diciamo di “volontariato”, solo per riferirsi ai tempi odierni, che si dedicano a interventi assistenziali e spesso speciali, anche molto, senza che manchino del tutto i rischi legati alla presenza della malavita, della delinquenza politica, nonché di partiti, associazioni, persone, pressoché sempre tinteggiati del rosso comunista e del rosso resistenzialista. Al nord e centro nord inoltre sono ancora in atto le sparizioni di tante persone pseudo-fasciste, o solo scomode, le quali non verranno trovate più, oppure un giorno ne verrà fuori qualche insignificante traccia.
A Roma un “superiore” mi affida un incarico:
….“Franci, serve un intervento. Poco di speciale e pericoloso per te, importante per noi. Devi consegnare una valigetta alla persona che incontrerai come ti verrà precisato, la quale ti esibirà la documentazione che ti diremo, le parole per riconoscervi saranno “Marlène” e “Rosamunda. L’appuntamento è ad Anzio, nella piazza centrale, quella con la fontana, ove è la Chiesa dei funerali a Maria Goretti che un giorno, vedrai, faranno santa”….
…. “Devi mettere la massima attenzione perché nella valigetta ci sono tanti soldi, dollari, l’equivalente di quindici milioni di lire”… (cifra pazzesca, ci si acquistavano tre appartamenti. Io guadagnavo, e bene, cinquantamila al mese. Se si fa un raffronto corrisponderebbero a cinquecentomila euro odierni).
….”Non si tratta di denari italiani. Sono parte della riserva costituita da chi sappiamo per l’operazione sul “parallelo” del grano, che è scarso per noi, ma nel mondo si butta. E’ una transazione ove, a parte gli accordi, non deve risultare nulla, solo contanti e in dollari, non lire”
Non entro nei dettagli, specie per il mezzo cargo di grano scaricato con documenti ufficialmente corretti, che servirà a sfamare un bel po’ di gente. Parlo solo del miracolo che possa avermi coinvolto.
Cautele consuete, ritiro la robusta valigetta, speciale e chiusa a chiave, mi trasferisco ad Anzio su un nostro “Dodge” che porta alimentari e altri colli, con due cristoni a bordo (autista compreso) che mi faranno, qualora necessario, da boy-guard. Eccomi così nella piazza centrale semideserta, dando l’idea di essere un giovane e anonimo commesso viaggiatore, un turista occasionale. E’ vicina l’ora dell’incontro, mi siedo per poco ad un tavolo di un bar, con la valigetta accanto, da me ben guardata e tenuta, mentre i miei mi tengono d’occhio, mentre scaricano merci in un magazzino all’angolo.
Non viene alcun cameriere a vedere se desideri qualcosa. Mi alzo, vado all’interno, chiedo un cappuccio e mi siedo su uno sgabello prospiciente il banco, di quelli molto alti. Ho la valigetta collegata al polso sinistro ma non si vede, la manica del soprabito copre l’allaccio. Stando seduto in quella maniera non posso però tenerla, è scomodo e potrei dare nell’occhio, pur se siamo in pochi. La libero dal polso e la pongo a contatto della gamba.
Ricevo il cappuccio, una brioche, pur se non avrei dovuto prendere sia l’uno, sia l’altra. Poi sulla piazza noto un signore che si guarda attorno, mi giro, potrebbe essere il mio (ma non lo è). Termino la consumazione, lascio il dovuto, mi abbasso e riprendo la valigetta ma, Dio benedetto! è si’ una ventiquattro ore nera, più o meno simile, ma è un’altra! Mi prende un colpo. Non per modo di dire, mi prende sul serio, sento effettivamente il cuore bloccarsi e la bocca riempirsi di un fiotto di saliva elettrica e inattesa. Mi sento male, da morire, in un baleno provo tutte queste sensazioni e il locale mi gira attorno. Il barista si accorge che qualcosa non va’ e mi chiede se mi stia sentendo male, se voglia un bicchiere d’acqua.
Nemmeno mi avvedo di lui, sono disperato, gelido come un morto, il cuore è in fibrillazione. Automaticamente, senza rendermene neppure conto, mi rivolgo anche al Sant’Antonio di mia madre e al Duce che non c’è più, ma io so che mi protegge; li supplico, li imploro, li invoco, affinché intervengano ad aiutarmi e, se proprio non possano, di farmi crepare lì per lì, perché non ce la farei a superare il fatto. Il barista è preoccupato, quando, inaspettatamente:
….”Che fortuna signore che lei è ancora qui, mi scuso ma devo aver preso la sua valigetta e non la mia, mi sono sbagliato. Ero accanto lei, esse sono state vicine qualche attimo e con la fretta di andar via non ho fatto caso allo scambio. Però l’ho notato quasi subito, questa oltretutto è più pesante, e sono tornato indietro. Non avevo traversato del tutto la piazza, pensi. Mi è andata bene; creda, sarei stato rovinato se avessi perduto la mia, ci sono documenti importanti e il lavoro di una settimana. Ma che fa? Ha gli occhi lucidi e mi abbraccia? guardi non è il caso. L’avrei comunque resa, come penso lei la mia, una volta aperta qualcosa per rintracciarla ci sarà pur stata, no?”…. Così tutto si sistemerà. Il lungo discorso si riferisce a tre-quattro minuti di vita vissuta, non più. La missione proseguirà come previsto, ecco chi aspettavo, ci sussurrammo “Marlène” e “Rosamunda”, le due canzoni simbolo della guerra recente. Non è necessario ne parli. Penso però che quel giorno il mio cuore ricevette uno dei primi di quei colpi che quaranta anni dopo mi metteranno un bel po’ al tappeto. Entro un attimo nella chiesa della piazza e sul lato destro una statua di Sant’Antonio mi guarda benevola. Lo ringrazio del suo possibile intervento, ringrazio poi il Duce per ciò che possa avere o non avere fatto e dedico un pensiero pure allo sfacciato “sedere” che potrebbe avermi anch’esso aiutato. Rientro a Roma col Dodge i cui addetti non s’erano accorti di nulla, e io non riferisco alcunché. Sono però distrutto fisicamente e moralmente, oltre incavolato per la mia disattenzione e leggerezza di comportamento.
Il fatto è accaduto realmente, non ho aggiunto nulla, non l’ho dimenticato, come potrei? Stavolta ho parlato poco del Duce in quanto nell’episodio lui c’entra poco; l’operazione era organizzata da livelli sempre “neri”, non del suo “nero” però (come se due neri possano esser diversi). Comunque potevo pur pensare a un suo coinvolgimento in quanto il nostro da fare era conseguente a un dopoguerra infame da superare.
Quindi lo ringraziai. Chissà non mi abbia veramente aiutato?
C’è chi domanda:
“chi erano le organizzazioni che allora operavano, i fascisti? i preti?“
Rispondo di usare un po’ di fantasia. Non è difficile individuarle, erano “Preti”. Io, se non lo sapessi, ci arriverei senza difficoltà.
Inoltre: "E con tutti quei soldi con te non c'era nessuno?”
Non volevo dettagliare oltre misura per ragioni di spazio, tempo e pazienza, dato che quello che interessava l'avevo pur detto. Aggiungo dei dettagli.
- Feci il viaggio con un autocarro Dodge del nostro servizio il cui autista, e l'aiutante di fatica, erano due giovanotti svegli e nerboruti che, specie il secondo, oltre il loro lavoro, sarebbero stati la mia scorta;
- Giunti in piazza a Anzio dovevamo trovare quel signore con il quale fare l'operazione. Ciò però non avvenne. Per altre cause egli arrivò in ritardo;
- Il Camion doveva scaricare un quantitativo di farina USA e altro a un forno laterale alla piazza, a due passi, con piena vista di me e attorno. Io mi allontanai un po’ dicendo "tenetemi d'occhio, vado a prendere qualcosa al bar, magari vi porto il caffè". Io li vedevo e loro vedevano me. Erano tempi di violenze, ma d'altro tipo rispetto oggi;
-Loro del camion mi tennero sotto controllo, specie l’autista poco impegnato allo scarico, e non si avvidero di nulla circa lo scambio della valigetta, né potevano avvedersene. Mi notavano presente nel Bar semivuoto, da cui non mi mossi, e non si allarmarono affatto in quanto non ci fu alcunché di traumatico. Chiaro che successivamente riconobbi di aver agito con leggerezza, ma è il discorso del poi.
Ringraziando Dio, gli altri, e il mio fondo schiena, tutto finì bene ed io nel futuro accentuai la prudenza e accortezza necessarie ad ogni frangente. Questi dettagli costituiscono il completamento “tecnico” del racconto, ma li avevo considerati ininfluenti alla sua sostanza e, in verità, seguito a considerarli tali.
auroraageno
00domenica 18 gennaio 2009 10:23

E' stata certamente una grazia ricevuta!

Terribili momenti....

Bello il tuo racconto, sai che mi piace molto come scrivi, Francesco!

Anche se è trascorso tanto tempo non è un ricordo che si dimentichi.... povero il tuo cuore! Mi rallegro tanto, sai, che sia finita così bene!

E oggi come stai Francesco? Se posso chiedertelo qui...

Un caro saluto affettuoso

aurora


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