Una poesia per oggi

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auroraageno
00martedì 13 agosto 2013 10:47

Comincio oggi a scegliere una poesia di un grande autore per offrirla alla contemplazione, al rispetto e all'amore di tutti noi. Oggi una poesia di Alda Merini, grande poetessa, anima piena di slancio e di sofferenza.


I poeti


E tutti noi
costretti dentro le ombre del vino
non abbiamo né parole né porte
per invogliare gli altri avventori.
Siamo osti senza domanda
e riceviamo tutti solo che abbiano un cuore
siamo poeti fatti di vesti pesanti
e di intime calure di bosco:
siamo contadini che portano la terra a Venere
siamo usurai pieni di croci
siamo conventi che non hanno sangue
siamo una fede senza profeti
ma siamo poeti soli come le bestie
buttati per ogni fango senza una casa libera
o un sasso per sentimento.



Alda Merini


auroraageno
00mercoledì 14 agosto 2013 11:18

Oggi ho scelto questa poesia bellissima di Rabindranath Tagore. I suoi versi delicati e profondamente appassionati seducono l'anima...







TU SEI LA NUVOLA DELLA SERA



Tu sei la nuvola

della sera

che vaga nel cielo

dei miei sogni.

Io ti dipingo

e ti modello

con i miei desideri d’amore.



Tu sei mia,

solo mia,

l’abitatrice dei miei

sogni infiniti!



I tuoi piedi

sono rosso-rosati

per la vampa

del mio desiderio,

spigolatrice

dei miei canti

al tramonto!

Le tue labbra

sono dolci-amare

del sapore del mio

vino di dolore.



Tu sei mia,

solo mia,

abitatrice dei miei

sogni solitari!



Ho oscurato

i tuoi occhi

con l’ombra

della mia passione,

frequentatrice

della profondità

del mio sguardo!

T’ho presa e ti stringo,

amore mio,

nella rete

della mia musica.



Tu sei mia,

solo mia,

abitatrice dei miei

sogni immortali!



- Rabindranath Tagore -



auroraageno
00venerdì 16 agosto 2013 10:03

L'amore che pur segreto è svelato dal suo stesso potere... Pablo Neruda!


ODE AL SEGRETO AMORE



Tu sai
che indovinano
il mistero:
mi vedono,
ci vedono,
e nulla
è stato detto,
né i tuoi occhi,
né la tua voce, né i tuoi capelli,
né il tuo amore hanno parlato,
e lo sanno
d'improvviso,
senza saperlo
lo sanno:
mi accomiato e cammino
verso un'altra parte
e sanno
che mi attendi.

Felice
vivo
e canto
e sogno,
sicuro
di me stesso,
e in qualche modo
conoscono
che tu sei la mia gioia.

Vedono
attraverso i pantaloni oscuri
le chiavi
della tua porta,
le chiavi
della carta, della luna
nei gelsomini,
il canto nella cascata.

Tu, senza aprire la bocca,
sbrigliata,
tu, chiudendo gli occhi,
cristallina,
tu, che custodisci
tra le foglie nere
una colomba rossa,
il volo
di un cuore nascosto,
e allora
una sillaba,
una goccia
del cielo,
un suono
dolce d'ombra e di polline
nell'orecchio,
e tutti
lo sanno
amor mio,
circola tra gli uomini,
nelle librerie,
vicino alle donne,
vicino
al mercato
rotola
l'anello
del nostro
segreto
amore
segreto.

Lascia
che se ne vada
rotolando
per le strade,
che spaventi
i ritratti,
i muri,
che vada e torni
ed esca
con i nuovi
legumi del mercato,
ha
terra,
radici
e in alto
un papavero,
la tua bocca
un papavero.
Tutto
il nostro segreto,
la nostra chiave,
parola
nascosta,
ombra,
mormorio,
quello
che qualcuno
disse
quando non eravamo presenti,
è solo un papavero,
un papavero.
Amore,
amore,
amore,
oh fiore segreto,
fiamma
invisibile,
chiara
bruciatura!



Pablo Neruda


auroraageno
00sabato 17 agosto 2013 10:55

Una poesia per cantare ancora il rapporto fra due amanti... un ampio sospiro del cuore... Jacques Prévert



Sabbie mobili



Demoni e meraviglie

venti e maree

lontano di già si è ritirato il mare

e tu

come alga dolcemente accarezzata dal vento

nella sabbia del tuo letto ti agiti sognando

demoni e meraviglie

venti e maree

lontano di già si è ritirato il mare

ma nei tuoi occhi socchiusi

due piccole onde son rimaste

demoni e meraviglie

venti e maree

due piccole onde per annegarmi.



Jacques Prévert





auroraageno
00domenica 18 agosto 2013 11:05

La poesia di Shelley... grande!


Ode al Vento Dell'Ovest



O Selvaggio Vento dell'Ovest, tuo è il respiro d'Autunno-
Tu dalla quale inosservata presenza le foglie morte
son guidate, come fantasmi che fuggano da un incantatore,
Gialle, e nere, e pallide, e rosso intenso,
Moltitudini colpite dalla pestilenza! — O tu
Che conduci al loro scuro letto invernale
i semi alati, dove riposano giù al freddo,
ognuno come un cadavere dentro la sua tomba,
finché la tua azzurra sorella Primavera soffierà
il suo corno sulla terra sognante, e riempirà
(Guidando i dolci germogli come greggi da nutrire nell'aria)
con vivide sfumature ed aromi la pianura e la collina -
Spirito Selvaggio, che si sposta ovunque —
Distruttore e Preservatore — ascolta, O ascolta!

Tu sul quale flusso, tra la scoscesa commozione del cielo,
nuvole sciolte come foglie marcescenti della terra son sparse,
scosso dai rami aggrovigliati di Cielo e dall'Oceano,
Angeli di pioggia e fulmine! Essi sono stesi
sulla superficie blu del tuo leggero ondeggiare,
come i luminosi capelli sollevati dalla testa
di qualche feroce Menade, perfino dal ciglio pallido
dell'orizzonte all'altezza dello zenith—
le chiuse della tempesta che si avvicina. Tu canto funebre
del morente anno, cui questo scorcio di notte
sarà la cupola di un vasto sepolcro,
coperto da una volta con tutta la tua adunata potenza
di vapori, dalla quale solida atmosfera
Nera pioggia, e fuoco, e grandine scoppieranno: —O ascolta!

Tu che svegliasti dai suoi sogni estivi
l'azzurro Mediterraneo, ove esso giace,
cullato dolcemente dalle spire dei suoi ruscelli cristallini,
accanto a un'isola di pietra pomice nella baia del Baiæ,
e vedesti nel sonno antichi palazzi e torri,
vibranti entro il giorno dell'onda più intensa,
tutti coperti di muschio azzurro, e fiori
cosí dolci, che il senso viene meno nel raffigurarli!
Per i cui percorsi i poteri d'equilibrio dell'Atlantico
si spaccano negli abissi, mentre lontano al di sotto
le infiorescenze marine e i fangosi boschi che indossano
il fogliame avvizzito dell'oceano, conoscono
la tua voce, e crescono subitamente grigi impauriti
e tremolano e si spogliano: —O ascolta!

Fossi io una foglia che trasporti, o vento,
fossi una nube che segue il tuo volo
fossi un'onda gonfiata dal tremendo
tuo soffio: e fossi anch'io potente, solo,
libero come te, che mai nessuno
ha incatenato! Un tempo, vagabondo,
correvo e ti seguivo lungo il cielo:
tu percorrevi a passi azzurri il mondo
e sognavo di starti al fianco. Ma ora
sanguino fra le acute spine, stanco:
ti prego, alzami, vento, come un'onda
o una foglia, o una nuvola! Io gemo,
da una catena d'ore imprigionato,
io che ero come te: orgoglioso e libero,
come te: coraggioso e mai domato.

Fa di me la tua lira, come lo è anche la foresta:
che importa se le mie foglie cadono come le sue!
Il tumulto delle tue potenti armonie trarrà da entrambi
un profondo tono autunnale, dolce anche se triste.
Sii tu, o fiero spirito, il mio spirito!
Sii tu me, o impetuoso!
Guida i miei pensieri morti su per l'universo,
come foglie appassite per affrettare una nuova nascita!
E, per l'incantesimo di questo verso, diffondi,
come ceneri e faville da un focolare inestinguibile,
le mie parole fra l'umanità!
Sii attraverso le mie labbra per la terra addormentata
la tromba di una profezia! O vento,
se viene l'Inverno, può esser lontana la Primavera?



P.B.Shelley











SoleInvernale
00lunedì 19 agosto 2013 14:54
Io ho scelto questa poesia di Quasimodo, per oggi:

Ride la gazza, nera sugli aranci - di Salvatore Quasimodo


Forse è un segno vero della vita:
intorno a me fanciulli con leggeri
moti del capo danzano in un gioco
di cadenze e di voci lungo il prato
della chiesa. Pietà della sera, ombre
riaccese sopra l'erba così verde,
bellissime nel fuoco della luna!
Memoria vi concede breve sonno;
ora, destatevi. Ecco, scroscia il pozzo
per la prima marea. Questa è l'ora:
non più mia, arsi, remoti simulacri.
E tu vento del sud forte di zàgare,
spingi la luna dove nudi dormono
fanciulli, forza il puledro sui campi
umidi d'orme di cavalle, apri
il mare, alza le nuvole dagli alberi:
già l'airone s'avanza verso l'acqua
e fiuta lento il fango tra le spine,
ride la gazza, nera sugli aranci.




auroraageno
00martedì 20 agosto 2013 16:50

Alda Merini mi incanta...


Il monte Sinai
qualcuno lo confonde
col monte di Venere.

E' una vita
che cerco riparo
dalla santità.

Le mani
un poco sudate
fanno fuggire
le parole.

Chi mi guarda rimarrà
eternamente confuso.

Quando sorge il sole
mi pento
amaramente
di non avere peccato.

Dio è il mio
grande amore.


Alda Merini




auroraageno
00mercoledì 21 agosto 2013 17:26

Conoscete questa? E' di Dylan Marlais Thomas:



E morte non avrà signorìa

E morte non avrà signoria.
I morti ignudi saranno tutt'uno con l'uomo nel vento e la luna in occidente,
quando le loro ossa siano scarnite ben bene e l'ossa scarnite scomparse,
stelle avranno essi al fianco e sotto i piedi;
sebbene impazziscano avranno intera la mente,
sebbene sprofondino nel mare, risorgeranno;
sebbene gli amanti si perdano, non così l'amore;
e morte non avrà signoria.

E morte non avrà signoria.
Sotto i gorghi del mare
coloro che a lungo saranno giaciuti non morranno in tempesta;
torcendosi sotto i tormenti quando i nervi cedono,
legati a una ruota non si spezzeranno;
la fede tra le loro mani si schianterà in due,
e i mali unicorni li trafiggeranno;
distorti da ogni parte non si smembreranno;
e morte non avrà signoria.

E morte non avrà signoria.
I gabbiani potranno non più stridere alle loro orecchie
o l'onda non più infrangersi furiosa sulla riva;
dove sbocciò un fiore mai più fiore
levare il capo ai colpi della pioggia;
ma sebbene siano pazzi e morti come stecchi,
le teste dei messeri martellano attraverso le margherite;
irrompono nel sole fin che il sole sprofonda,
e morte non avrà signoria.





auroraageno
00venerdì 23 agosto 2013 14:47

Oggi una bellissima lirica di Robert Burns:


Vecchi tempi andati


Si dovrebbero dimenticare le vecchie
amicizie e non ricordarle più?
Si dovrebbero dimenticare le vecchie
amicizie e i giorni lontani e passati?
Per i vecchi tempi, amico mio,
per i vecchi tempi
berremo una coppa di tenerezza,
ancora per i vecchi tempi.
Noi due abbiamo corso sui sereni
pendii e raccolto bei fiori,
ma abbiamo camminato stancamente
molte volte da quei tempi lontani.
Abbiamo camminato a piedi nudi sulle
rive dal sole del mattino fino alla sera,
ma ora gli oceani hanno ruggito
da quei vecchi giorni lontani.
Eccoti la mano, mio fedele amico
e tu dammi la tua
e faremo un'abbondante bevuta
ancora per i vecchi tempi.
E sarò per te come un sorso
di birra, e tu lo sarai per me.
E berremo una tazza di tenerezza,
ancora per i vecchi tempi andati.
Per i vecchi tempi, amico mio,
per i vecchi tempi
berremo una coppa di tenerezza,
ancora per i vecchi tempi.


Robert Burns




auroraageno
00domenica 25 agosto 2013 10:27

Percy Shelley, poeta dell'armonia e della grazia, vigoroso e gentile, magnifico!


A UN'ALLODOLA


Salute a te, o spirito di gioia!
Tu che non fosti mai uccello, e dall'alto
del Cielo, o vicino, rovesci
la piena del tuo cuore in generose
melodie di un'arte non premeditata.

Sempre più in alto, più in alto, ti vedo
guizzare dalla terra, una nube di fuoco,
e percorri con l'ali l'infinito azzurro,
ti levi nell'aria cantando,
e librandoti alta ancora canti.

Nei bagliori dorati del sole
che sta per tramontare, là dove
s'accendono in alto le nubi
tu corri e veleggi, una gioia incorporea
che ha appena dato inizio alla sua corsa.

La pallida sera di porpora
attorno al tuo volo si scioglie;
come una stella del Cielo nel colmo
della luce del giorno tu resti
completamente invisibile, eppure

odo la tua felicità squillante, acuta
come le frecce di quella sfera argentea
la cui lampada intensa si sfoca
nel bianco chiarore dell'alba,
così che noi faticosamente

la riusciamo a vedere, pur sapendo
dove si trova: della tua voce risuonano
l'aria e la terra, come quando è limpida
la notte e da una nube solitaria
la luna piove i suoi raggi e n'è sommerso il cielo.

Noi non sappiamo cosa sei, né a cosa
più rassomigli. Dalle nubi accese
dal colorato arcobaleno non si versa goccia
che tanto splenda a vedersi come dalla
tua presenza un rovescio di pioggia melodiosa.

Sei come un poeta nascosto
entro la luce del pensiero, un poeta che canta
liberamente i suoi inni, finché il mondo
entra in perfetto accordo
con le speranze e i timori che prima ignorava;

sei come una fanciulla di nobile nascita
che acquieta nella torre di un palazzo
la sua anima oppressa dall'amore,
in un'ora segreta, con una musica dolce
come l'amore stesso, e ne inonda la camera;

sei come una lucciola d'oro
in una piccola valle coperta di rugiada,
che diffonde nascosta agli sguardi
la sua aerea luminescenza
in mezzo ai fiori e all'erba che la celano;

sei come una rosa protetta
dalle sue foglie verdi, violata
dai venti caldi, finché il suo profumo
illanguidisce con troppa dolcezza
quei ladri dall'ala pesante;

il suono dei rovesci della pioggia
primaverile sull'erba scintillante,
i fiori risvegliati dagli scrosci, e ogni cosa
che sia stata felice e chiara e fresca
la tua musica sempre la supera.

Insegnaci, Spirito o Uccello,
quali dolci pensieri sono i tuoi:
io non ho mai udito una lode d'amore o di vino
da cui fluisse così palpitante
un simile celeste rapimento.

Cori d'Imene o canti di trionfo
paragonati al tuo non sarebbero altro
che una misera vuota vanteria,
cose in cui noi sentiamo si nasconde
sicuramente un difetto.

Quali ragioni sono la sorgente
di questa tua felice melodia?
Che prati, onde o montagne? Quali aspetti
della pianura o del cielo? Che amore
della tua stessa specie? Che ignoranza

perfino del dolore? con la tua
chiara ed acuta gioia non potrà mai esistere
il languore, né un'ombra di noia
mai t'è venuta accanto; tu ami, eppure mai
hai conosciuto la triste sazietà d'amore.

Che tu sia desta o in sonno, della morte
devi considerare cose più vere e profonde
di quanto in sogno gli uomini, altrimenti
come potrebbero mai le tue note
fluire in simili rivi cristallini?

Noi guardiamo in avanti, guardiamo
dietro di noi, e siamo tormentati
da tutto ciò che non è: le nostre risa,
anche le più sincere, nascondono la pena,
e le nostre canzoni più dolci sono quelle

che raccontano sempre il pensiero più triste.
Anche se noi potessimo schernire
odio paura e orgoglio, anche fossimo nati
per non versare lacrime, non so
come potremmo giungere alla tua stessa gioia.

Più di qualsiasi misura di suoni deliziosi
sarebbe adatta al poeta la tua maestria,
più di qualsiasi tesoro nascosto nei libri,
o tu che hai in dispregio la terra!
E dunque insegnami almeno la metà

di tutta quella gioia che conosci:
dalle mie labbra allora fluirebbe
una follia armoniosa, e finalmente il mondo
ascolterebbe, proprio come me
che sono qui in ascolto della tua.







auroraageno
00mercoledì 28 agosto 2013 11:15

Oggi scelgo ancora una poesia di Percy Shelley, è cupa, non indulge a facili consolazioni, è realistica.
A mio avviso molto, molto bella.



STANZE - Aprile 1814


Via! Sotto la luna la brughiera è fosca,
rapide nubi hanno bevuto l'ultimo
pallido raggio della sera: via!
i venti che si adunano richiameranno il buio,
e la notte più fonda con il suo sudario
ammanterà le luci serene del cielo.

Non ti fermare! Passato è il tempo! Ogni voce
grida: Su via! Più non tentare
con un'ultima lacrima la ritrosia della tua compagna:
l'occhio della tua amante, così vitreo e gelido,
non osa chiederti di rimanere; dovere e abbandono
ti riconducono indietro nella solitudine.

Via, via! Alla tua casa triste e silenziosa;
versa lacrime amare sul suo desolato
focolare ed osserva le ombre
che vanno e vengono incerte come spettri,
le strane reti complesse che si intessono
in una malinconica allegria.

Le foglie dei boschi d'autunno già spogli
volteggeranno attorno alla tua testa,
e i bocci della primavera rugiadosa
risplenderanno ai tuoi piedi, ma l'anima
o questo mondo un giorno svaniranno
nel gelo che avvince anche i morti,
prima che l'occhio severo della mezzanotte
possa incontrare il sorriso del mattino,
prima che tu e la pace possiate incontrarvi.

L'ombre rannuvolate della mezzanotte
qui finalmente trovano riposo,
sia perché i venti ormai deboli tacciono,
sia perché anche la luna è ormai precipitata
nel proprio abisso; e perfino l'oceano conosce
una tregua al suo moto irrequieto, e qualunque
cosa si muova o s'affatichi o si lamenti,
ora anch'essa si concede il sonno.

Tu solo nella tomba avrai riposo - e tuttavia
finché i fantasmi non fuggano, che un tempo
ti resero caro il giardino, la casa e la brughiera,
i tuoi ricordi e il tuo pentimento, e le tue
meditazioni profonde non saranno liberi
dalla musica di due voci, dalla luce di un dolce sorriso.


Percy B. Shelley



auroraageno
00giovedì 29 agosto 2013 11:33

Oggi gustiamo le vivide e ricche immagini di quest'altra poesia di Percy B. Shelley!


La nuvola - di Percy Shelley


Da mari e fiumi porto fresche piogge
per i fiori assetati; e alle foglie
porto un'ombra leggera quando stanno
a riposare nei sogni meridiani
Dalle mie ali stillano rugiade
che svegliano uno ad uno i dolci bocci
quando sono cullati sul seno della madre
che danza attorno al sole. Uso il flagello
della sferzante grandine, e imbianco le verdi
pianure sottostanti,
e poi di nuovo la dissolvo in pioggia,
e mentre passo rintronando rido

Setaccio le nevi sui monti
e i grandi pini gemono spauriti,
tutta la notte è questo il mio cuscino bianco
mentre dormo abbracciata con i turbini.
Sublime sulle torri delle mie
dimore celestiali siede il lampo
che mi fa da pilota; e in una grotta
è incatenato il tuono, che lotta strenuamente
e si dibatte in gemiti terribili;
con lieve moto sulla terra e il mare
il pilota mi guida, e lo sospinge
l'amore di quei geni che si muovono
nelle profondità del mare violetto;
sui torrenti e le rocce, sui colli,
sui laghi e le pianure, ovunque sogni,
sotto montagne o fiumi lo Spirito che lui
ama rimane; ed io per tutto il tempo mi riscaldo
all'azzurro sorriso dei Cieli
mentre lui si dissolve nella pioggia.

L'Aurora colore di sangue, con occhi di meteora
con le sue piume ardenti dispiegate,
balza sopra il mio nembo veleggiante
quando la stella del mattino splende
quasi svanita; in questo modo, al culmine
di una vetta montana che si scuote e oscilla
a un terremoto, un'aquila discende
e si posa alla luce delle sue ali d'oro
E quando il sole alita al tramonto
dal mare illuminato i suoi ardori
di riposo e d'amore, ed il mantello cremisi
della sera ricade dal profondo abisso
dei Cieli, io mi soffermo con le ali chiuse
sopra il nido aereo, serena
come colomba intenta alla covata.

Quella fanciulla sferica ricolma
di fuoco bianco che i mortali chiamano
Luna scivola splendida sul mio
corpo simile a un velo che sia stato steso
a mezzanotte dai venti; e ovunque il passo
di quei piedi invisibili che gli angeli soltanto
possono udire, alla mia tenda abbia sfondato il fragile
traliccio che la copre, dietro di lei occhieggiano
e spiano le stelle. Io nel vederle rido
quando fuggono in turbini e assomigliano
a uno sciame di api dorate, e allora allargo
lo strappo nella tenda che mi eresse il vento
finché i fiumi sereni e i laghi e i mari
come lembi di cielo quaggiù precipitati
sopra di me dall'alto
di luna e stelle siano lastricati.

Cingo il trono del Sole con una fascia ardente
e quello della luna con un cinto di perle;
ogni vulcano è spento, le stelle vacillano e ondeggiano
quando il turbine spiega il mio stendardo.
Da un promontorio all'altro, con la forma
dell'arcata di un ponte su un mare torrentizio
che resiste a ogni raggio di sole,
resto appesa in alto come un tetto -
e le colonne sono le montagne.
L'arco trionfale che oltrepasso in marcia
con l'uragano e il fuoco e con la neve
e le Potenze dell'aria incatenate al carro
non è che l'arcobaleno dai mille colori;
su cui la sfera di fuoco intrecciava le tinte
lievi e la fresca terra sorrideva in basso.

Sono la figlia dell'Acqua e della Terra,
sono l'allieva del Cielo;
passo attraverso i pori del mare e delle spiagge;
mi trasformo, ma mai potrò morire.
Perché dopo la pioggia,
quando la volta del Cielo è immacolata e nitida
e i venti e il sole coi convessi raggi
levano azzurra la cupola dell'aria,
io silenziosamente rido a quel mio cenotafio,
e come un neonato dal grembo,
come uno spettro dalla tomba sorgo
dalle caverne della pioggia e lo distruggo ancora.



Percy Bysshe Shelley



auroraageno
00domenica 1 settembre 2013 16:36

KAHLIL GIBRAN


Non sono né un artista né un poeta.
Ho trascorso i miei giorni scrivendo e dipingendo,
ma non sono in sintonia
con i miei giorni e le mie notti.
Sono una nube,
una nube che si confonde con gli oggetti,
ma ad essi mai si unisce.
Sono una nube,
e nella nube è la mia solitudine,
la mia fame e la mia sete.
La calamità è che la nube, la mia realtà,
anela di udire qualcunaltro che dica:
< ma siamo due, insieme,
e io so chi sei tu>>.



Khalil Gibran


auroraageno
00lunedì 2 settembre 2013 18:24

Oggi ho scelto una bella poesia di Cesare Pavese!



La terra e la morte



Terra rossa terra nera,
tu vieni dal mare,
dal verde riarso,
dove sono parole
antiche e fatica sanguigna
e gerani tra i sassi -
non sai quanto porti
di mare parole e fatica,
tu ricca come un ricordo,
come la brulla campagna,
tu dura e dolcissima
parola, antica per sangue
raccolto negli occhi;
giovane, come un frutto
che è ricordo e stagione -
il tuo fiato riposa
sotto il cielo d'agosto,
le olive del tuo sguardo
addolciscono il mare,
e tu vivi rivivi
senza stupire, certa
come la terra, buia
come la terra, frantoio
di stagioni e di sogni
che alla luna si scopre
antichissimo, come
le mani di tua madre,
la conca del braciere.



27 ottobre 1945



auroraageno
00domenica 15 settembre 2013 10:13

Oggi scelgo questa poesia di Robert Burns:



Per tutto questo e per tutto quello




Dinanzi alla onesta povertà
che ha chinato la testa in silenzio,
è stata detta ogni cosa?
Noi passiamo oltre l'abiezione di schiavi
perché osiamo essere liberi: per tutto questo.
Tutto è per questo e per quello.
I nostri lavori nel segreto si eseguono: per questo.
Rango, ricchezza e toga conquidono
l'uomo, per quello.


Se accettiamo su logora mensa
la parsimonia di cibo, non è forse per questo?
I pazzi sfoggiano gli abiti, le canaglie il vino.
Un uomo invece è uomo per tutto questo.
Per questo e per quello.
Per quello trionfano gli ornamenti sgargianti
ma un uomo onesto, benché povero,
è il re della vita, per questo.


Quando vedrete nel mondo
il potente incedere con alterigia,
guardando fisso innanzi: ciò è per tutto quello.
Pensate che gli osanna non valgono
anche se tanti sono a una parola,
perché alla vita egli è sordo; per quello.
Per questo e per quello, tutto.
La sua cintura rifulge di gemme: per quello.
Ma l'uomo di liberi sensi
guarda e sorride: per questo.


Per tutto quello, il principe può cingere
la spada a un cavaliere,
elevare un marchese o duca, ma nel loro cuore
gli uomini onesti hanno potere e guida;
per tutto questo hanno un dono supremo.
Per tutto quello e tutto questo.
Le dignità, dai potenti, sono
a quel fine rivolte.
La coscienza dell'autentico significato
innalza gli uomini al più alto rango.


Preghiamo che sia così,
che la volontà di tutto questo si compia,
che nel mondo, sentimento e valore
contengano la disordinata brama.
Per tutto questo e tutto quello.
Qualcuno, per questo, è ancora da venire;
l'uomo sarà fratello all'uomo e la terra
sarà popolata di fratelli un giorno,
per tutto questo.


Robert Burns



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