e mo' oggi vi regalo...

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Skydos
00mercoledì 20 agosto 2008 09:54
queste....

così, lisce:

dodici quartine di Omar KhayyÂm

tradotte dal persiano da Vittorio Rugarli



Da: Vittorio Rugarli, Dodici quartine di Omar Khayyâm, trad. dal persiano, Bologna, 1895, per nozze. Utilizza l’edizione francese di J.B. NICOLAS (Les Quatrains de Khèyam, Parigi 1867) e ne riporta tra parentesi la numerazione. Non ho visto l’ed. originaria, ma la trad. è riportata da Mario CHINI in appendice a: Rubâiyât di Omar Khayyâm secondo la lezione di Edoardo FitzGerald, Carabba, Lanciano, s.d. ma con data dell’introduzione 1916 (prima vers. 1907).





I (77)

Danzatrici, e vino, e fanciulle belle come Urí, se ve n'ha; ovvero acque correnti e margini erbosi, se ve n'ha. Meglio di questo non chiedere; non temere l'Inferno che è spento; in verità, ché fuori di questo non vi ha Paradiso, se pure vi ha.



II (82)

Nella coppa rossa il vino color della rosa è gradevole; con gemito di liuto e con lamento di cetra è gradevole. Il monaco che non ha notizia della dolce tazza mi è caro, quando è lontano da me mille parasanghe.



III (85)

Sappi che dall'anima devi separarti, e che andrai dietro i veli del segreto di Dio. Bevi vino, ché non sai donde sei venuto: sii lieto, perché non sai dove anderai.



IV (94)

Lo splendore della luna, colla sua luce, ha dilacerata la veste della notte; bevi vino, ché un momento simile non è possibile trovare; sii lieto e pensa che molti splendori di luna verranno l'un dopo l'altro sulla faccia della terra.



V (98)

Sii lieto, ché il dolore sarà infinito: nel cielo avverranno le congiunzioni dei pianeti e i mattoni che si faranno col tuo corpo saranno per i palazzi degli altri.



VI (152)

La stagione è dolce, e l'aria non è né calda né fredda: le nubi dalla faccia dei roseti detergono la polvere; l'usignolo in sua lingua parla ai fiori gialli, e sussurra che occorre bever vino.



VII (235)

Ecco, è l'aurora: sorgi, o maestra dei vezzi; dolcemente dolcemente bevi vino e suona il liuto: quelli che dormono non vivranno lungamente, e di quelli che sono morti nessuno tornerà indietro.



VIII (269)

O Amico, vieni; non curiamoci della noia del dimani: Dimani, quando partiremo da quest'antica sede, saremo con quelli di settemila anni fa.



IX (346)

O Signore, al mio cuore prigioniero usa misericordia, al mio petto che accoglie il dolore usa misericordia, ai miei piedi che vanno alla taverna perdona, alla mia mano che afferra la coppa usa misericordia.



X (370)

Vedi: per opera di zeffiro il calice delle rose s'è aperto; l'usignolo per la bellezza delle rose s'è fatto lieto. All'ombra delle rose ti assidi, perché spesso queste rose dalla terra sono uscite e sotterra sono andate.



XI (396)

O rosa, tu somigli al volto di una fanciulla fascinatrice di cuori; o vino, tu assomigli a un rubino che allieta l'anima; o fortuna litigiosa, ogni momento mi sei più ignota, e tuttavia mi sei nota.



XII (---)

Dal libro dell'amore io traevo un augurio: d'improvviso un sapiente dal cuore acceso disse: - Felice chi nella casa ha un'amica bella come la luna, e una notte lunga come un anno.


eeehhh???

[SM=x831996]





ormedelcaos
00mercoledì 20 agosto 2008 12:44


penso che siano versi non più adatti ai nostri giorni.

il nosto tempo è accelerato e spinto al massimo della velocità, mentre in essi si nota bello e fermo ad attendere i mutamenti dei nostri stati d'animo.

e poi, i giovani, preferiscono la birra al vino, e le droghe alle spezie.

la poesia, secondo me, racconta, come ogni linguaggio, la propria epoca, e la nostra sembra aver consumato, abbattendoli, tutti i tempi, tutte le durate; ed in cui non c'è più spazio per l'attesa, nel tutto e subito che ci propone la nostra locomotiva consumistica.




Skydos
00mercoledì 20 agosto 2008 15:54
OH, DOLCISSIMO AMICO....
E chi ha mai detto che noi dobbiamo per forza uniformarci a tutti i controcorrente e non provare, anche tornando alla pura contemplazione delle passate parole, ad andare contro la corrente dei controcorrente o dei correnti correntisti che corrono? E poi... io invece sento in tutte le quartine del sommo poeta scienziato della fine del medioevo persiano un impulso di movimento... davvero simile alle danze circolari degli astri su se stessi ed intorno ai propri assi ed agli altrui per forza centrifuga, vi sento la itjihad, il fecondo spirito di rinnovamento della sua era, che si bloccò di fronte ai soliti perbenisti di tutte le ere nella società da cui mosse i propri passi di ebbro in equilibrio sul proprio asse in apertura verso l'ignoto...... accenttandolo, sottomettendovisi, proprio come ci si sottomette (genuinamente ed islamicamente intendendo) all'ignoto Dio senza sembiante, l'Alfa e l'Omega in mezzo a cui c'è l'ignoto da scoprire, ma non necessariamente e non per forza in unica soluzione... OH, INSOMMA PER ME E' GRANDE IL GRANDE OMAR!
auroraageno
00giovedì 21 agosto 2008 08:57

Che bellezza, Army!

Conoscevo qualche cosa di questo grande autore ma non queste quartine. Del resto ciò che ne conosco è veramente pochissimo.
Ho apprezzato più alcune che altre, è vero... ma mi fa veramente tanto piacere aver potuto leggerle! E te ne ringrazio vivamente [SM=x832000]

Alziamo la coppa e libiamo! [SM=x832028]

Ti abbraccio forte [SM=x832007]

aurora

ViolaCorsaro
00giovedì 21 agosto 2008 12:48
Mi hai bruciato sul tempo prima che potessi procurarmele io stesso.
Noto sicuramente in Khayyâm un eccellente sommelier [SM=x832008] , speriamo che abbia a suo tempo, trovato una giusta misura per non anticipare il Disegno che era stato fatto su di lui.
A parte gli scherzi devo dire che mi sono piaciute anche se, più che vera poesia, a me sembrano più delle massime (alcune di stampo più filosofico) da considerare alla stregua dei motti o di alcune frasi celebri estrapolate ai grandi della letteratura.
Un enologo potrbbe imbastirci un'intera campagna pubblicitaria su questi versi [SM=x832009] .
E poi devo convenire che la ricerca di questo tipo di testi, proprio per il fatto che tenta di porre un freno alla precipitosa e dirompente vita consumistica attuale, sia da considerare positivamente in quanto sintomo di una ricerca di identità spirituale e non che all'interno del quotidiano ci è difficilmente concessa.
Proprio al solo leggere queste quartine si ha un respiro più rilassato e si ottengono degli spunti che poi, con la dovuta complessità (che Walter ha ben sottolineato)possono essere trasposti alla nostra realtà.
Su tutte ho preferito queste:

III (85)

Sappi che dall'anima devi separarti, e che andrai dietro i veli del segreto di Dio. Bevi vino, ché non sai donde sei venuto: sii lieto, perché non sai dove anderai.


XI (396)

O rosa, tu somigli al volto di una fanciulla fascinatrice di cuori; o vino, tu assomigli a un rubino che allieta l'anima; o fortuna litigiosa, ogni momento mi sei più ignota, e tuttavia mi sei nota.
lazharus
00venerdì 22 agosto 2008 02:24
Grazie Armi grazie davvero,
Khayyam è uno dei miei preferiti.

Bacio

Sebastiano
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