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Santa Messa del giorno - 1

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    00 20/02/2012 06:49

    Antifona d'Ingresso Sal 12,6
    Confido, Signore, nella tua misericordia,
    Gioisca il mio cuore nella tua salvezza,
    canti al Signore che mi ha beneficato.


    Dómine, in tua misericórdia sperávi.

    Exsultávit cor meum in salutári tuo,

    cantábo Dómino, qui bona tríbuit mihi
    .


    Colletta
    Il tuo aiuto, Padre misericordioso, ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito, perché possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà e attuarlo nelle parole e nelle opere. Per il nostro Signore ...

    Praesta, quaesumus, omnípotens Deus, ut, semper rationabília meditántes, quae tibi sunt plácita, et dictis exsequámur et factis. Per Dóminum.


    LITURGIA DELLA PAROLA
    Prima Lettura Gc 3, 13-18
    Se avete nel vostro cuore spirito di contesa, non vantatevi.

    Dalla lettera san di Giacomo apostolo

    Fratelli miei, chi tra voi è saggio e intelligente? Con la buona condotta mostri che le sue opere sono ispirate a mitezza e sapienza. Ma se avete nel vostro cuore gelosia amara e spirito di contesa, non vantatevi e non dite menzogne contro la verità.
    Non è questa la sapienza che viene dall’alto: è terrestre, materiale, diabolica; perché dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera.
    Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia
    .

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 18
    I precetti del Signore sono retti, fanno gioire il cuore.

    La legge del Signore è perfetta,
    rinfranca l’anima;
    la testimonianza del Signore è stabile,
    rende saggio il semplice.

    I precetti del Signore sono retti,
    fanno gioire il cuore;
    il comando del Signore è limpido,
    illumina gli occhi.

    Il timore del Signore è puro,
    rimane per sempre;
    i giudizi del Signore sono fedeli,
    sono tutti giusti.

    Ti siano gradite le parole della mia bocca;
    davanti a te i pensieri del mio cuore,
    Signore, mia roccia e mio redentore.

    Canto al Vangelo 2Tm 1,10
    Alleluia, alleluia.
    Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte
    e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.
    Alleluia.

    Vangelo Mc 9, 14-29
    Credo, Signore: aiuta la mia incredulità.

    Dal vangelo secondo Marco

    In quel tempo, [Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte] e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro.
    E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono.
    Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!».
    Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando, e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi.
    Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera»
    .


    Sulle Offerte
    Accogli, Signore, quest'offerta espressione della nostra fede; fa' che dia gloria al tuo nome e giovi alla salvezza del mondo. Per Cristo nostro Signore.

    Mystéria tua, Dómine, débitis servítiis exsequéntes, súpplices te rogámus, ut, quod ad honórem tuae maiestátis offérimus, nobis profíciat ad salútem. Per Christum.

    Comunione Sal 9,2-3
    Annunzierò tutte le tue meraviglie.
    Io te gioisco ed esulto,
    canto inni al tuo nome, o Altissimo.


    Narrábo ómnia mirabília tua.

    Laetábor et exsultábo in te,

    psallam nómini tuo, Altíssime
    .


    Oppure: Gv 11, 27
    Signore, io credo che tu sei il Cristo,
    il Figlio del Dio vivente, venuto in questo mondo.


    Dómine,

    ego crédidi quia tu es Christus Fílius Dei vivi,

    qui in hunc mundum venísti
    .


    Dopo la Comunione

    Il pane che ci hai donato, o Dio, in questo sacramento di salvezza, sia per tutti noi pegno sicuro di vita eterna. Per Cristo nostro Signore.


    Praesta, quaesumus, omnípotens Deus, ut illíus capiámus efféctum, cuius per haec mystéria pignus accépimus. Per Christum.




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    00 20/02/2012 10:37
    Sul Vangelo di oggi:

    «Tutto è possibile a chi crede»

    Lunedì 20 febbraio
    Mc 9,14-29

    Gesù scende dal monte della Trasfigurazione e si imbatte con i discepoli rimasti in pianura che discutono con i farisei. Il motivo della discussione è l’incapacità dei discepoli nel guarire un giovane epilettico. Il padre di questo ragazzo voleva portarlo da Gesù perché lo guarisse; non avendolo trovato lo presenta ai discepoli. Questi però non riescono ad operare la guarigione. In verità, quante volte, anche oggi, i discepoli di Gesù, le comunità cristiane, non riescono a guarire i malati, a sollevare dalla disperazione, a ridonare la fiducia e la speranza! E tanti malati restano schiacciati dalla loro tristezza e dalla loro solitudine. Davvero, senza il Signore nulla è possibile ai cristiani. E Gesù lo aveva anche detto: «Senza di me non potete far nulla». Ma l’orgoglio acceca anche i discepoli e li rende impotenti. Il padre del ragazzo, in ogni caso, non curandosi delle diatribe teoriche sorte tra i farisei e i discepoli, si rivolge direttamente a Gesù perché guarisca suo figlio. Gesù gli dice: «Tutto è possibile a chi crede». E quel padre: «Io credo! Aiuta la mia poca fede!». Gesù, vedendo quella fede, semplice ma vera, ordina allo spirito muto e sordo di uscire da quel giovane. L’amore e la forza di Gesù sono più forti dello spirito immondo: prende il giovane per mano e lo rialza alla vita. Ai discepoli, che chiedono spiegazione sulla loro impotenza, Gesù risponde indicando loro la forza della preghiera.


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    00 20/02/2012 19:56

    Lunedì 20 febbraio 2012
    7a settimana del Tempo Ordinario

    Parola del giorno
    Lettera di Giacomo 3,13-18; Salmo 18,8-10.15; Vangelo di Marco 9,14-29

    Antifona e Salmo 18,8-10.15
    I precetti del Signore sono retti, fanno gioire il cuore.

    8 La legge del Signore è perfetta,
    rinfranca l’anima;
    la testimonianza del Signore è stabile,
    rende saggio il semplice.

    9 I precetti del Signore sono retti,
    fanno gioire il cuore;
    il comando del Signore è limpido,
    illumina gli occhi.

    10 Il timore del Signore è puro,
    rimane per sempre;
    i giudizi del Signore sono fedeli,
    sono tutti giusti.

    15 Ti siano gradite le parole della mia bocca;
    davanti a te i pensieri del mio cuore,
    Signore, mia roccia e mio redentore.

    Vangelo di Marco 9,14-29
    In quel tempo, Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte 14 e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro.
    15 E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. 16 Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?» 17 E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. 18 Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». 19 Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». 20 E glielo portarono.
    Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. 21 Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?» Ed egli rispose: «Dall’infanzia; 22 anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». 23 Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». 24 Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!»
    25 Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». 26 Gridando e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». 27 Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi.
    28 Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?» 29 Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».



    Lo fa sempre

    Lui con l’umanità fa sempre così. Satana con l’uomo fa sempre così, anche se non ce ne accorgiamo. Sin dall’infanzia lo prende e lo sbatte nel fuoco del dubbio finché non rinneghi la sua provenienza divina e si metta contro Dio, il suo Creatore; lo getta nell’acqua della solitudine per impregnare di paura il suo cuore, i suoi pensieri, il suo corpo. Lui con l’umanità fa sempre così, perché è completamente sordo nel ricevere il battito del cuore misericordioso di Dio e completamente muto per benedire ed esaltare il suo nome Santo. Lui con l’umanità fa sempre così, e non perde occasione per maltrattarla, gettarla a terra, umiliarla, schiacciarla, metterla a rischio della vita. Fino a quando? Fino a quando l’uomo non dirà a Dio: Credo; aiuta la mia incredulità! Fino a quando l’umanità non riconoscerà che, da sola, è impotente contro il Maligno e la sua opera distruttiva. Fino a quando l’umanità non si stringerà attorno alla fede in Dio, per un nuovo e meraviglioso rapporto d’amore con lui, un nuovo e meraviglioso rapporto con Dio che inizierà generato dalla più grande potenza spirituale mai data in mano al cuore e allo spirito dell’uomo: la preghiera.


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    00 21/02/2012 07:15

    VII SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - MARTEDÌ
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Sal 12,6
    Confido, Signore, nella tua misericordia,
    Gioisca il mio cuore nella tua salvezza,
    canti al Signore che mi ha beneficato.


    Dómine, in tua misericórdia sperávi.

    Exsultávit cor meum in salutári tuo,

    cantábo Dómino, qui bona tríbuit mihi.


    Colletta
    Il tuo aiuto, Padre misericordioso, ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito, perché possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà e attuarlo nelle parole e nelle opere. Per il nostro Signore ...

    Praesta, quaesumus, omnípotens Deus, ut, semper rationabília meditántes, quae tibi sunt plácita, et dictis exsequámur et factis. Per Dóminum.

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Gc 4, 1-10
    Voi chiedete e non ottenete perché chiedete male.

    Dalla lettera di san Giacomo apostolo
    Fratelli miei, da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni. Gente infedele! Non sapete che l’amore per il mondo è nemico di Dio?
    Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio. O forse pensate che invano la Scrittura dichiari: «Fino alla gelosia ci ama lo Spirito, che egli ha fatto abitare in noi»? Anzi, ci concede la grazia più grande; per questo dice:
    «Dio resiste ai superbi,
    agli umili invece dà la sua grazia».
    Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo, ed egli fuggirà lontano da voi. Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi. Peccatori, purificate le vostre mani; uomini dall’animo indeciso, santificate i vostri cuori. Riconoscete la vostra miseria, fate lutto e piangete; le vostre risa si cambino in lutto e la vostra allegria in tristezza. Umiliatevi davanti al Signore ed egli vi esalterà.


    Salmo Responsoriale Dal Salmo 54
    Affida al Signore il tuo peso ed egli ti sosterrà.

    Chi mi darà ali come di colomba
    per volare e trovare riposo?
    Ecco, errando, fuggirei lontano,
    abiterei nel deserto.
    In fretta raggiungerei un riparo
    dalla furia del vento, dalla bufera.

    Disperdili, Signore, confondi le loro lingue.
    Ho visto nella città violenza e discordia:
    giorno e notte fanno la ronda sulle sue mura.

    Affida al Signore il tuo peso
    ed egli ti sosterrà,
    mai permetterà che il giusto vacilli.

    Canto al Vangelo Gal 6,14
    Alleluia, alleluia.
    Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore,
    per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso,
    come io per il mondo.
    Alleluia.

    Vangelo Mc 9, 30-37
    Il Figlio dell’uomo viene consegnato. Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti.

    Dal vangelo secondo Marco

    In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
    Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
    E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato»
    .


    Sulle Offerte
    Accogli, Signore, quest'offerta espressione della nostra fede; fa' che dia gloria al tuo nome e giovi alla salvezza del mondo. Per Cristo nostro Signore.

    Mystéria tua, Dómine, débitis servítiis exsequéntes, súpplices te rogámus, ut, quod ad honórem tuae maiestátis offérimus, nobis profíciat ad salútem. Per Christum.

    Comunione Sal 9,2-3
    Annunzierò tutte le tue meraviglie.
    Io te gioisco ed esulto,
    canto inni al tuo nome, o Altissimo.


    Narrábo ómnia mirabília tua.

    Laetábor et exsultábo in te,

    psallam nómini tuo, Altíssime
    .


    Oppure: Gv 11, 27
    Signore, io credo che tu sei il Cristo,
    il Figlio del Dio vivente, venuto in questo mondo.


    Dómine,

    ego crédidi quia tu es Christus Fílius Dei vivi,

    qui in hunc mundum venísti
    .


    Dopo la Comunione
    Il pane che ci hai donato, o Dio, in questo sacramento di salvezza, sia per tutti noi pegno sicuro di vita eterna. Per Cristo nostro Signore.


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    00 21/02/2012 07:15

    Martedì 21 febbraio
    Mc 9,30-37

    Quando giungono a casa e si trovano soli, lontani dalla folla, Gesù fa capire ai discepoli quanto sia grande la loro distanza dal Vangelo. È sempre così quando ci disponiamo all’ascolto della Parola di Dio. Ma è per la nostra crescita. Gesù, in quei giorni, ben più di loro era angosciato a motivo della morte che lo attendeva. I discepoli, impauriti più per la loro sorte che per quella del maestro, si erano invece messi a discutere su chi doveva essere il primo tra loro. Gesù, scendendo quasi al loro livello, accetta il desiderio che essi hanno di primeggiare, ma ne rovescia il contenuto: il primo, nella comunità cristiana, è colui che serve. È il primato assoluto dell’amore che deve regnare nelle comunità cristiane. Questo comando era talmente importante nella coscienza delle prime comunità che nei Vangeli questa frase di Gesù viene riportata per ben cinque volte. Dopo questa affermazione, Gesù prende un bambino, lo pone in mezzo a tutti e lo abbraccia. Ovviamente non si tratta di porre al centro in senso fisico quanto di attenzione. I piccoli e i deboli debbono essere al centro, ossia nel cuore stesso, della comunità: in essi infatti è presente il Signore. Chi accoglie (Gesù abbraccia quel bambino) uno di loro, accoglie Dio stesso e sarà salvo.


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    00 22/02/2012 08:09

    MERCOLEDÌ DELLE CENERI

    MISSALE ROMANUM VETUS ORDO

    LETTURE: Gl 2,12-18; Sal 50; 2 Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6.16-18


    Il Digiuno che Salva

    «Lasciatevi riconciliare con Dio! ... Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza» (seconda lettura). «Convertitevi e credete al Vangelo!» (Mc 1,15).
    Con questi due imperativi la comunità cristiana è convocata per accogliere l’azione misericordiosa di Dio e ritornare a Lui. Il rito di imposizione delle ceneri può essere considerato una specie di iscrizione al catecumenato quaresimale, un gesto di ingresso nello stato di penitenti. Nei testi della liturgia la penitenza si esplicita nella pratica del digiuno.

    Se non cambia il cuore non cambia nulla
    Sobrietà, austerità, astinenza dai cibi sembrano anacronistici in questa società che fa del benessere e della sazietà il proprio vanto. Ma è proprio questa sazietà che rischia di renderci insensibili agli appelli di Dio e alle necessità dei fratelli.
    Per il cristiano il digiuno non è prodezza ascetica, né farisaica ostentazione di «giustizia», ma è segno della disponibilità al Signore e alla sua Parola. Astenersi dai cibi è dichiarare qual è l’unica cosa necessaria, è compiere un gesto profetico nei confronti di una civiltà che in modo subdolo e martellante insinua sempre nuovi bisogni e crea nuove insoddisfazioni. Prendere le distanze dalle cose futili e vane significa ricercare l’essenziale: affidarsi umilmente al Signore, creare spazi di risonanza alla voce dello Spirito. Il digiuno perciò riguarda tutto l’uomo ed esprime la conversione del cuore. Rinnegare se stessi (cf Mt 16,24) non è moralismo o mortificazione delle energie vitali, ma è cessare di considerare se stessi come centro e valore supremo. In questo decentramento da sé, Cristo attua ancora la sua vittoria sul male e l’uomo viene rinnovato a somiglianza di Lui.

    Rinnovàti, per celebrare la Pasqua del Signore
    In seno al popolo di Dio, il digiuno fu sempre considerato come una pratica essenziale dell’anima religiosa; infatti, secondo il pensiero ebraico, la privazione del nutrimento e, in generale, di tutto ciò che è gradevole ai sensi, era il mezzo ideale per esprimere a Dio, in una preghiera di supplica, la totale dipendenza di fronte a lui, il desiderio di vedersi perdonato e il fermo proposito di cambiar condotta. Tuttavia, di fronte all’aspetto formalistico istintivo che il digiuno aveva preso, i profeti hanno ricordato il primato dell’amore verso Dio e verso il prossimo.
    Nell’azione ecclesiale del digiuno c’è la presenza del Signore, senza del quale le opere dell’uomo sarebbero un’autoglorificazione. In forza di questa presenza il digiuno della Chiesa non è mesto e lugubre, ma gioioso, festivo. Digiunando, la Chiesa esprime la propria vigilanza e l’attesa del ritorno dello Sposo (cf Mc 2,18-22; Mt 9,14-15; Lc 5,34-35). Se da una parte lo Sposo è sempre presente alla sua Sposa, dall’altra questa presenza non è ancora piena e va dunque, preparata e sollecitata. La rottura definitiva del digiuno avverrà quando tutti saranno assisi al banchetto del Regno (Is 25,6).

    «Un cammino di vera conversione»
    Il digiuno non si fa per «risparmiare», cioè per motivi economici, ma per amore di Dio. Un amore che si fa preghiera, ma che reclama la sollecitudine per il prossimo, la solidarietà con i più poveri, un maggiore senso di giustizia (cf Is 1,17; Zc 7,5-9). «Il nutrimento di chi ha bisogno sia sostenuto dai nostri digiuni» (s. Leone Magno). In questo senso sono lodevoli le iniziative individuali e comunitarie per una «quaresima di fraternità»; e la partecipazione alla Cena del Signore diventa un gesto di povertà, di pentimento, di speranza, di annuncio. Chi partecipa seriamente alla passione del Signore, tutt’oggi viva nei poveri della terra, sa che il ritorno al Padre (quello proprio, come quello della comunità) è cominciato, e che nella mortificazione della carne può fiorire lo Spirito della risurrezione e della vita.
    Sulla scia dell’odierna pagina evangelica si possono verificare le espressioni di una vita di fede autentica: carità fraterna, preghiera, digiuno. E’ questo «Il trinomio per cui sta salda la fede... Il digiuno è l’anima della preghiera e la misericordia è la vita del digiuno. Nessuno le divida... Chi prega digiuni... Chi digiuna comprenda bene cosa significa per gli altri non avere da mangiare. Ascolti chi ha fame, se vuole che Dio gradisca il suo digiuno... » (s. Pier Crisologo).
    Chi pone questi segni sa che il ritorno al Padre è cominciato e che la risurrezione e la vita sono già germogliate.


    Fate penitenza

    Dalla «Lettera ai Corinzi» di san Clemente I, papa e martire.
    Teniamo fissi gli occhi sul sangue di Cristo, per comprendere quanto sia prezioso davanti a Dio suo Padre: fu versato per la nostra salvezza e portò al mondo intero la grazia della penitenza.
    Passiamo in rassegna tutte le epoche del mondo e constateremo come in ogni generazione il Signore abbia concesso modo e tempo di pentirsi a tutti coloro che furono disposti a ritornare a lui. Noè fu l’araldo della penitenza e coloro che lo ascoltarono furono salvi.
    Giona predicò la rovina ai Niniviti e questi, espiando i loro peccati, placarono Dio con le preghiere e conseguirono la salvezza. Eppure non appartenevano al popolo di Dio.
    Non mancarono mai ministri della grazia divina che, ispirati dallo Spirito Santo, predicassero la penitenza. Lo stesso Signore di tutte le cose parlò della penitenza impegnandosi con giuramento: Com’è vero ch’io vivo — oracolo del Signore — non godo della morte del peccatore, ma piuttosto della sua penitenza (cfr. Ez 33, 11). Aggiunse ancora parole piene di bontà: Allontànati, o casa di Israele, dai tuoi peccati. Di’ ai figli del mio popolo: Anche se i vostri peccati dalla terra arrivassero a toccare il cielo, fossero più rossi dello scarlatto e più neri del cilicio, basta che vi convertiate di tutto cuore e mi chiamiate « Padre », ed io vi tratterò come un popolo Santo ed esaudirò la vostra preghiera (cfr. Is 1,18; 63,16; 64,7; Ger 3,4; 31,9).
    Volendo far godere i beni della conversione a quelli che ama, pose la sua volontà onnipotente a sigillo della sua parola.
    Obbediamo perciò alla sua magnifica e gloriosa volontà. Prostriamoci davanti al Signore supplicandolo di essere misericordioso e benigno. Convertiamoci sinceramente al suo amore. Ripudiamo ogni opera di male, ogni specie di discordia e gelosia, causa di morte. Siamo dunque umili di spirito, o fratelli. Rigettiamo ogni sciocca vanteria, la superbia, il folle orgoglio e la collera. Mettiamo in pratica ciò che sta scritto. Dice, infatti, lo Spirito Santo: Non si vanti il saggio della sua saggezza, né il ricco delle sue ricchezze, ma chi vuol gloriarsi si vanti nel Signore, ricercandolo e praticando il diritto e la giustizia (cfr. Ger 9,22-23; 1 Cor 1,31). Ricordiamo soprattutto le parole del Signore Gesù quando esortava alla mitezza e alla pazienza: Siate misericordiosi per ottenere misericordia; perdonate, perché anche a voi sia perdonato; come trattate gli altri, così sarete trattati anche voi; donate e sarete ricambiati; non giudicate, e non sarete giudicati; siate benevoli, e sperimenterete la benevolenza; con la medesima misura con cui avrete misurato gli altri, sarete misurati anche voi (cfr. Mt 5, 7; 6, 14; 7, 1.2). Stiamo saldi in questa linea e aderiamo a questi comandamenti. Camminiamo sempre con tutta umiltà nell’obbedienza alle sante parole. Dice infatti un testo sacro: Su chi si posa il mio sguardo se non su chi è umile e pacifico e teme le mie parole? (cfr. Is 66, 2).
    Perciò, avendo vissuto grandi e illustri eventi, corriamo verso la meta della pace, preparata per noi fin da principio. Fissiamo fermamente lo sguardo sul Padre e Creatore di tutto il mondo, e aspiriamo vivamente ai suoi doni meravigliosi e ai suoi benefici incomparabili.


    MESSALE

    Antifona d'Ingresso Sap 11,24-25.27
    Tu ami tutte le creature, Signore,
    e nulla disprezzi di ciò che hai creato;
    tu dimentichi i peccati di quanti si convertono e li perdoni,
    perché tu sei il Signore nostro Dio.



    Miseréris ómnium, Dómine,

    et nihil odísti eórum quae fecísti,

    dissímulans peccáta hóminum

    propter paeniténtiam et parcens illis,

    quia tu es Dóminus Deus noster.


    Colletta
    O Dio, nostro Padre, concedi, al popolo cristiano di iniziare con questo digiuno un cammino di vera conversione, per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male. Per il nostro Signore.



    Concéde nobis, Dómine, praesídia milítiae christiánae sanctis inchoáre ieiúniis, ut, contra spiritáles nequítias pugnatúri, continéntiae muniámur auxíliis. Per Dóminum. Benedictio et impositio cinerum


    I - LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Gl 2,12-18
    Laceratevi il cuore e non le vesti.

    Dal libro del profeta Gioèle
    Così dice il Signore:
    «Ritornate a me con tutto il cuore,
    con digiuni, con pianti e lamenti.
    Laceratevi il cuore e non le vesti,
    ritornate al Signore, vostro Dio,
    perché egli è misericordioso e pietoso,
    lento all’ira, di grande amore,
    pronto a ravvedersi riguardo al male».
    Chi sa che non cambi e si ravveda
    e lasci dietro a sé una benedizione?
    Offerta e libagione per il Signore, vostro Dio.
    Suonate il corno in Sion,
    proclamate un solenne digiuno,
    convocate una riunione sacra.
    Radunate il popolo,
    indite un’assemblea solenne,
    chiamate i vecchi,
    riunite i fanciulli, i bambini lattanti;
    esca lo sposo dalla sua camera
    e la sposa dal suo talamo.
    Tra il vestibolo e l’altare piangano
    i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano:
    «Perdona, Signore, al tuo popolo
    e non esporre la tua eredità al ludibrio
    e alla derisione delle genti».
    Perché si dovrebbe dire fra i popoli:
    «Dov’è il loro Dio?».
    Il Signore si mostra geloso per la sua terra
    e si muove a compassione del suo popolo.

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 50
    Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.

    Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
    nella tua grande misericordia
    cancella la mia iniquità.
    Lavami tutto dalla mia colpa,
    dal mio peccato rendimi puro.

    Sì, le mie iniquità io le riconosco,
    il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
    Contro di te, contro te solo ho peccato,
    quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto.

    Crea in me, o Dio, un cuore puro,
    rinnova in me uno spirito saldo.
    Non scacciarmi dalla tua presenza
    e non privarmi del tuo santo spirito.

    Rendimi la gioia della tua salvezza,
    sostienimi con uno spirito generoso.
    Signore, apri le mie labbra
    e la mia bocca proclami la tua lode.

    Seconda Lettura 2 Cor 5,20-6,2
    Riconciliatevi con Dio. Ecco il momento favorevole.

    Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
    Fratelli, noi, in nome di Cristo, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.
    Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti:
    «Al momento favorevole ti ho esaudito
    e nel giorno della salvezza ti ho soccorso».
    Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!


    Canto al Vangelo Sal 94,8
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
    Oggi non indurite il vostro cuore,
    ma ascoltate la voce del Signore.
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!





    Vangelo Mt 6,1-6.16-18
    Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
    Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
    E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
    E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà»
    .


    II - LITURGIA DI PENITENZA

    Terminata l'omelia, il sacerdote benedice le ceneri:
    Raccogliamoci, fratelli carissimi, in umile preghiera, davanti a Dio nostro Padre, perché faccia scendere su di noi la sua benedizione e accolga l'atto penitenziale che stiamo per compiere.



    Deum Patrem, fratres caríssimi, supplíciter deprecémur, ut hos cíneres, quos paeniténtiae causa capítibus nostris impónimus, ubertáte grátiae suae benedícere dignétur.

    Tutti si raccolgono, per alcuni istanti, in preghiera silenziosa; e il sacerdote prosegue:
    O Dio, che hai pietà di chi si pente e doni la tua pace a chi si converte, accogli con paterna bontà la preghiera del tuo popolo e benedici questi tuoi figli, che riceveranno l'austero simbolo delle ceneri, perché, attraverso l'itinerario spirituale della Quaresima, giungano completamente rinnovati a celebrare la Pasqua del tuo Figlio, il Cristo nostro Signore. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.


    Deus, qui humiliatióne flécteris et satisfactióne placáris, aurem tuae pietátis précibus nostris inclína, et super fámulos tuos, horum cínerum aspersióne contáctos, grátiam tuae benedictiónis + effúnde propítius, ut, quadragesimálem observántiam prosequéntes, ad Fílii tui paschále mystérium celebrándum purificátis méntibus perveníre mereántur. Per Christum Dóminum nostrum. R. Amen.



    Oppure:
    O Dio, che non vuoi la morte ma la conversione dei peccatori, ascolta benigno la nostra preghiera: benedici queste ceneri, che stiamo per imporre al nostro capo, riconoscendo che il prezioso corpo tornerà in polvere; l'esercizio della penitenza quaresimale ci ottenga il perdono dei peccati e una vita rinnovata a immagine del Signore risorto. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.



    Deus, qui non mortem sed conversiónem desíderas peccatórum, preces nostras cleménter exáudi, et hos cíneres, quos capítibus nostris impóni decérnimus benedícere + pro tua pietáte dignáre, ut qui nos cínerem esse et in púlverem reversúros cognóscimus quadragesimális exercitatiónis stúdio, peccatórum véniam et novitátem vitae, ad imáginem Fílii tui resurgéntis, cónsequi valeámus. Qui vivit et regnat in saecula saeculórum. R. Amen.


    Il Sacerdote asperge con l’acqua benedetta le ceneri mentre fedeli processionalmente, si presentano al celebrante, il quale impone a ciascuno le ceneri, dicendo:
    Convertitevi, e credete al Vangelo.

    Paenitémini, et crédite Evangélio.

    Oppure:
    Ricòrdati che sei polvere, e in polvere tornerai.

    Meménto, homo, quia pulvis es, et in púlverem revertéris.



    Si canta mentre queste antifone:



    Antiphona 1

    Immutémur hábitu, in cínere et cilício, ieiunémus, et plorémus ante Dóminum, quia multum miséricors est dimíttere peccáta nostra Deus noster.



    Antiphona 2

    Cf. Jl 2,17; Est 4,17 Inter vestíbulum et altáre plorábunt sacerdótes minístri Dómini, et dicent: Parce, Dómine, parce pópulo tuo, et ne claudas ora canéntium te, Dómine.



    Antiphona 3

    Ps 50,3 Dele, Dómine, iniquitátem meam.

    Quae repeti potest post singulos versus psalmi 50 Miserére mei, Deus.



    Responsorium

    Cf. Ps 78,9

    R/. Emendémus in mélius, quae ignoránter peccávimus, ne súbito praeoccupáti die mortis quaerámus spátium paeniténtiae, et inveníre non possímus. *

    Atténde, Dómine, et miserére, quia peccávimus tibi.

    V/. Adiuva nos, Deus salutáris noster, et propter honórem nóminis tui, Dómine, líbera nos. *

    Atténde, Dómine


    III - LITURGIA EUCARISTICA

    Sulle Offerte
    Accogli, Signore, questo sacrificio, col quale iniziamo solennemente la Quaresima, e fa' che mediante le opere di carità e penitenza vinciamo i nostri vizi e liberi dal peccato possiamo celebrare la Pasqua del tuo Figlio. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.



    Sacrifícium quadragesimális inítii sollémniter immolámus, te, Dómine, deprecántes, ut per paeniténtiae caritatísque labóres a nóxiis voluptátibus temperémus, et, a peccátis mundáti, ad celebrándam Fílii tui passiónem mereámur esse devóti. Qui vivit et regnat in saecula saeculórum.


    Prefazio di Quaresima IV
    I frutti del digiuno

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo,
    Dio onnipotente ed eterno.

    Con il digiuno quaresimale
    tu vinci le nostre passioni, elèvi lo spirito,
    infondi la forza e doni il premio,
    per Cristo nostro Signore.

    Per questo mistero si allietano gli angeli
    e per l'eternità adorano la gloria del tuo volto.
    Al loro canto concedi, o Signore,
    che si uniscano le nostre voci nell'inno di lode:

    Santo, Santo, Santo il Signore ....



    Vere dignum et iustum est,

    aequum et salutáre,

    nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

    Dómine, sancte Pater, omnípotens aetérne Deus:



    Qui corporáli ieiúnio vítia cómprimis,

    mentem élevas, virtútem largíris et praemia:

    per Christum Dóminum nostrum.



    Per quem maiestátem tuam laudant Angeli,

    adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes.

    Caeli caelorúmque Virtútes, ac beáta Séraphim,

    sócia exsultatióne concélebrant.

    Cum quibus et nostras voces ut admítti iúbeas,

    deprecámur, súpplici confessióne dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


    Antifona alla Comunione Sal 1,2-3
    Chi medita giorno e notte sulla legge del Signore
    al tempo opportuno porterà il suo frutto.



    Qui meditábitur in lege Dómini

    die ac nocte, dabit fructum suum in témpore suo
    .


    Oppure: Mt 6,6
    Prega il Padre tuo nel segreto
    ed egli ti ricompenserà.

    Dopo la Comunione
    Questo sacramento che abbiamo ricevuto, o Padre, ci sostenga nel cammino quaresimale, santifichi il nostro digiuno e lo renda efficace per la guarigione del nostro spirito. Per Cristo nostro Signore.


    Percépta nobis, Dómine, praebeant sacraménta subsídium, ut tibi grata sint nostra ieiúnia, et nobis profíciant ad medélam. Per Christum.



    Oratio super populum

    Ad dimissionem sacerdos, stans versus ad populum, et super illum manus extendens, dicit hanc orationem: Super inclinántes se tuae maiestáti, Deus, spíritum compunctiónis propítius effúnde, et praemia


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    TEMPO DI QUARESIMA
    GIOVEDÌ DOPO LE CENERI
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Cf Sal 54,17-20.23
    Quando invoco il Signore, egli ascolta la mia voce
    e mi salva da coloro che mi avversano.
    Affida al Signore la tua sorte,
    ed egli sarà il tuo sostegno.



    Dum clamárem ad Dóminum,

    exaudívit vocem meam ab his,

    qui appropínquant mihi.

    Iacta cogitátum tuum in Dómino, et ipse te enútriet.


    Colletta
    Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto, perché ogni nostra attività abbia sempre da te il suo inizio e in te il suo compimento. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio...



    Actiónes nostras, quæsumus, Dómine, aspirándo præveni et adiuvándo proséquere, ut cuncta nostra operátio a te semper incípiat, et per te copta finiátur. Per Dóminum.


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Dt 30, 15-20
    Io pongo oggi davanti a te la benedizione e la maledizione.

    Dal libro del Deuteronòmio
    Mosè parlò al popolo e disse:
    «Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male. Oggi, perciò, io ti comando di amare il Signore, tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi e il Signore, tuo Dio, ti benedica nella terra in cui tu stai per entrare per prenderne possesso.
    Ma se il tuo cuore si volge indietro e se tu non ascolti e ti lasci trascinare a prostrarti davanti ad altri dèi e a servirli, oggi io vi dichiaro che certo perirete, che non avrete vita lunga nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso, attraversando il Giordano.
    Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione. Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore, tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita e la tua longevità, per poter così abitare nel paese che il Signore ha giurato di dare ai tuoi padri, Abramo, Isacco e Giacobbe»
    .

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 1
    Beato l’uomo che confida nel Signore.

    Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi,
    non indugia nella via dei peccatori
    e non siede in compagnia degli stolti;
    ma si compiace della legge del Signore,
    la sua legge medita giorno e notte.

    Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua,
    che darà frutto a suo tempo
    e le sue foglie non cadranno mai;
    riusciranno tutte le sue opere.

    Non così, non così gli empi:
    ma come pula che il vento disperde.
    Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
    ma la via degli empi andrà in rovina.

    Canto al Vangelo MT 4, 17
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
    Convertitevi, dice il Signore,
    perché il regno dei cieli è vicino.
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

    Vangelo Lc 9, 22-25
    Chi perderà la propria vita per me, la salverà.

    Dal vangelo secondo Luca
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
    Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?».


    Sulle Offerte
    Accogli con bontà, o Dio, le offerte che presentiamo al tuo altare, perché ci ottengano il perdono e rendano onore al tuo nome. Per Cristo nostro Signore.



    Hóstias, quæsumus, Dómine, propítius inténde, quas sacris altáribus exhibémus, ut, nobis indulgéntiam largiéndo, tuo nómini dent honórem. Per Christum.


    Prefazio di Quaresima I
    Il significato spirituale della Quaresima

    È veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo,
    Dio onnipotente ed eterno.

    Ogni anno tu doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia,
    purificati nello spirito,
    alla celebrazione della Pasqua,
    perché, assidui nella preghiera e nella carità operosa,
    attingano ai misteri della redenzione
    la pienezza della vita nuova
    in Cristo tuo Figlio, nostro salvatore.

    E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli,
    ai Troni e alle Dominazioni
    e alla moltitudine dei Cori celesti,
    cantiamo con voce incessante
    l’inno della tua gloria:

    Santo, Santo, Santo il Signore ....



    Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre,

    nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

    Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:

    per Christum Dóminum nostrum.



    Quia fidélibus tuis dignánter concédis

    quotánnis paschália sacraménta in gáudio

    purificátis méntibus exspectáre: ut, pietátis

    offícia et ópera caritátis propénsius exsequéntes,

    frequentatióne mysteriórum, quibus renáti sunt,

    ad grátiæ filiórum plenitúdinem perducántur.



    Et ídeo cum Angelis et Archángelis,

    cum Thronis et Dominatiónibus,

    cumque omni milítia cæléstis exércitus,

    hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


    Comunione Sal 50,12
    Crea in me, o Dio, un cuore puro,
    e rinnova in me uno spirito saldo.



    Cor mundum crea in me, Deus,

    et spíritum rectum ínnova in viscéribus meis.


    Dopo la Comunione
    Il pane di vita eterna che ci hai donato, Signore, santifichi il tuo popolo e sia principio inesauribile di perdono e di salvezza. Per Cristo nostro Signore.



    Cæléstis doni benedictióne percépta, súpplices te, Deus omnípotens, deprecámur, ut hoc idem nobis semper et indulgéntiæ causa sit et salútis. Per Christum.



    Oratio super populum

    Qui pópulo tuo, omnípotens Deus, notas fecísti vias vitæ ætérnæ, per eas ad te, lumen indefíciens, nos fácias, quæsumus, perveníre. Per Christum.


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    Giovedì 23 febbraio 2012
    Dopo le Ceneri

    Parola del giorno
    Deuteronòmio 30,15-20; Salmo 1,1-4.6; Vangelo di Luca 9,22-25

    Antifona e Salmo 1,1-4.6
    Beato l’uomo che confida nel Signore.

    1 Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
    non resta nella via dei peccatori
    e non siede in compagnia degli arroganti,
    2 ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
    la sua legge medita giorno e notte.

    3 È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
    che dà frutto a suo tempo:
    le sue foglie non appassiscono
    e tutto quello che fa, riesce bene.

    4 Non così, non così i malvagi,
    ma come pula che il vento disperde;
    6 poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
    mentre la via dei malvagi va in rovina.

    Vangelo di Luca 9,22-25
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 22 «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
    23 Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. 24 Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. 25 Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?»


    Salvare o perdere?


    Un muscolo è fatto per produrre movimento, molti movimenti, ma il muscolo non può essere identificato con il movimento e il movimento non può essere identificato con il muscolo, anche se sono assolutamente connessi e indispensabili l’uno all’altro.
    Il cervello dell’uomo è capace di concepire pensieri e idee, concetti e immagini, ma i pensieri, le idee, i concetti, le immagini non sono il cervello, non possono essere identificati con il cervello, anche se sono assolutamente interconnessi e correlati a esso. Il cervello produce i pensieri, una serie di pensieri abituali diventa mentalità, una serie di pensieri secondo una mentalità consueta diventa un modo di pensare e il modo di pensare, con il tempo, diventa un orientamento mentale. È l’orientamento mentale che determina poi completamente la vita dell’uomo.
    Gesù è preciso, non dice chi vuole salvare la propria vita, ma letteralmente afferma chi vuole salvare la propria psyché, termine che anche nella lingua italiana non ha mai trovato traduzione ma pura e semplice traslitterazione. In nessun modo psyché è traducibile con vita in quanto la lingua greca ha un termine preciso per esprimere vita-vitalità: zoè. Psyché significa respiro pensante, il principio senziente unico, la mente-cuore-l’interno, il logos, il dialogo interiore mentale-cardiaco emozionale. Si distingue così da un lato dal pnèuma, “spirito” – nome deverbativo da pnèo, “alito, soffio, spiro” –, che è l’essere spirituale razionale e immortale, l’essenza stessa della persona umana, la dimensione che lo identifica nelle radici dell’energia vitale che gli è stata donata dal Padre, e dall’altro da zoè, “vita”, che è vitalità pura, naturale, è la vita universale comune a tutti gli esseri viventi. Gesù non chiede dunque di rinunciare alla vita, di rinnegare la propria vita ma di rinnegare, respingere, non riconoscere come propria la psyché come noi ce la siamo costruita, completamente dominata e avvolta dall’ego.
    Psyché è qui intesa come la somma dei pensieri e delle mentalità, degli orientamenti mentali che determinano le scelte, le emozioni e le azioni e dunque la vita dell’uomo. È la sequenza dei pensieri, è l’orientamento mentale ed emozionale che Gesù chiede all’uomo di rinnegare, non la propria vita che è e rimane un dono meraviglioso di Dio, né la psyché intesa come la capacità dell’uomo di pensare. Gesù chiede all’uomo di rinnegare il proprio modo di pensare e di ricostruirlo sulle fondamenta delle procedure evangeliche per vivere felice, sano, nel benessere e nella pace. Il messaggio di Gesù è letteralmente questo: Chi vuole salvare la psyché di sé (il proprio modo di pensare, quello individuale, costruito, la psyché propria, individuale, costruita autonomamente, seguendo i propri interessi) perderà essa (perderà la psyché, il dono divino fatto all’uomo di avere un cuore-emozionale-pensante), ma chi perderà la psyché di se stesso per causa mia, salverà essa (salverà-sanerà la psyché, il dono divino fatto all’uomo di avere un cuore emozionale-pensante). In realtà non è propriamente scritto perdere la psyché. Il verbo è apòllumi, “mando in rovina, faccio perire, distruggo, perdo, svanisco, perisco”, verbo formato dalla preposizione intensiva apò, unita al verbo òllymi, “faccio perire, guasto; riduco al nulla, consumo, anniento”. Quindi non si tratta semplicemente di morire, ma di “essere distrutto, mandato in rovina, venir perso”, più specificatamente si tratta di “perdersi, perdere tutto, essere vanificato”. Secondo Gesù dunque chi non rinnega il proprio modo di pensare, non fondato sulle procedure evangeliche, vanifica, riduce al nulla, distrugge, butta via tutta la sua vita.


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    00 24/02/2012 07:36

    TEMPO DI QUARESIMA
    VENERDÌ DOPO LE CENERI
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Sal 29,11
    Il Signore mi ha ascoltato, ha avuto pietà di me:
    il Signore è il mio aiuto
    .



    Audívit Dóminus,

    et misértus est mihi,

    Dóminus factus est adiútor meus.


    Colletta
    Accompagna con la tua benevolenza, Padre misericordioso, i primi passi del nostro cammino penitenziale, perché all'osservanza esteriore corrisponda un profondo rinnovamento dello spirito. Per il nostro Signore...


    Inchoáta pæniténtiæ ópera, quæsumus, Dómine, benígno favóre proséquere, ut observántiam, quam corporáliter exercémus, méntibus étiam valeámus implére sincéris. Per Dóminum.


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Is 58, 1-9
    È forse questo il digiuno che bramo?

    Dal libro del profeta Isaìa
    Così dice il Signore:
    «Grida a squarciagola, non avere riguardo;
    alza la voce come il corno,
    dichiara al mio popolo i suoi delitti,
    alla casa di Giacobbe i suoi peccati.
    Mi cercano ogni giorno,
    bramano di conoscere le mie vie,
    come un popolo che pratichi la giustizia
    e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio;
    mi chiedono giudizi giusti,
    bramano la vicinanza di Dio:
    “Perché digiunare, se tu non lo vedi,
    mortificarci, se tu non lo sai?”.
    Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari,
    angariate tutti i vostri operai.
    Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi
    e colpendo con pugni iniqui.
    Non digiunate più come fate oggi,
    così da fare udire in alto il vostro chiasso.
    È forse come questo il digiuno che bramo,
    il giorno in cui l’uomo si mortifica?
    Piegare come un giunco il proprio capo,
    usare sacco e cenere per letto,
    forse questo vorresti chiamare digiuno
    e giorno gradito al Signore?
    Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
    sciogliere le catene inique,
    togliere i legami del giogo,
    rimandare liberi gli oppressi
    e spezzare ogni giogo?
    Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato,
    nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
    nel vestire uno che vedi nudo,
    senza trascurare i tuoi parenti?
    Allora la tua luce sorgerà come l’aurora,
    la tua ferita si rimarginerà presto.
    Davanti a te camminerà la tua giustizia,
    la gloria del Signore ti seguirà.
    Allora invocherai e il Signore ti risponderà,
    implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”».


    Salmo Responsoriale Dal Salmo 50
    Tu non disprezzi, o Dio, un cuore contrito e affranto.

    Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
    nella tua grande misericordia
    cancella la mia iniquità.
    Lavami tutto dalla mia colpa,
    dal mio peccato rendimi puro.

    Sì, le mie iniquità io le riconosco,
    il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
    Contro di te, contro te solo ho peccato,
    quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto.

    Tu non gradisci il sacrificio;
    se offro olocàusti, tu non li accetti.
    Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
    un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

    Canto al Vangelo Am 5, 14
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
    Cercate il bene e non il male, se volete vivere,
    e il Signore sarà con voi.
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

    Vangelo Mt 9, 14-15
    Quando lo sposo sarà loro tolto, allora digiuneranno.

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
    E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».


    Sulle Offerte
    Il sacrificio che ti offriamo, Signore, in questo tempo di penitenza, renda a te graditi i nostri cuori, e ci dia la forza per più generose rinunce. Per Cristo nostro Signore.



    Sacrifícium, Dómine, observántiæ quadragesimális offérimus, quod tibi, quæsumus, mentes nostras reddat accéptas, et continéntiæ promptióris nobis tríbuat facultátem. Per Christum.


    Prefazio di Quaresima II
    La penitenza dello spirito

    È veramente giusto renderti grazie,
    è bello cantare la tua gloria,
    Padre Santo,
    Dio onnipotente ed eterno.

    Tu hai stabilito per i tuoi figli
    un tempo di rinnovamento spirituale,
    perché si convertano a te con tutto il cuore,
    e liberi dai fermenti del peccato
    vivano le vicende di questo mondo,
    sempre orientati verso i beni eterni.

    Per questo dono della tua benevolenza,
    uniti agli angeli e ai santi,
    con voce unanime
    cantiamo l’inno della tua lode:

    Santo, Santo, Santo il Signore ....



    Vere dignum et iustum est,

    æquum et salutáre,

    nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

    Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:



    Qui fíliis tuis ad reparándam méntium puritátem,

    tempus præcípuum salúbriter statuísti,

    quo, mente ab inordinátis afféctibus expedíta,

    sic incúmberent transitúris

    ut rebus pótius perpétuis inhærérent.



    Et ídeo, cum Sanctis et Angelis univérsis,

    te collaudámus, sine fine dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


    Comunione Sal 24,4
    Mostrami, o Signore, le tue vie,
    insegnami i tuoi sentieri.



    Vias tuas, Dómine,

    demónstra nobis,

    et sémitas tuas édoce nos.


    Dopo la Comunione
    La partecipazione a questo sacramento, Dio onnipotente, ci liberi da ogni colpa e ci ottenga dalla tua misericordia la conversione del nostro spirito. Per Cristo nostro Signore.



    Quæsumus, omnípotens Deus, ut, huius participatióne mystérii a delíctis ómnibus expiáti, remédiis tuæ pietátis aptémur. Per Christum.



    Oratio super populum

    De magnálibus tuis, Deus miséricors, grátias iúgiter réferat plebs tua, et observatiónes antíquas peregrína recenséndo ad perpétuam tui visiónem perveníre mereátur. Per Christum.




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    00 25/02/2012 08:38

    TEMPO DI QUARESIMA
    SABATO DOPO LE CENERI
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Sal 68,17
    Ascoltaci, Signore,
    perché generosa è la tua misericordia;
    nella tua grande clemenza
    volgiti a noi, Signore.



    Exáudi nos, Dómine, quóniam benígna

    est misericórdia tua; secúndum multitúdinem

    miseratiónum tuárum réspice nos, Dómine.


    Colletta
    Guarda con paterna bontà, Dio onnipotente, la debolezza dei tuoi figli, e a nostra protezione e difesa stendi il tuo braccio invincibile. Per il nostro Signore...



    Omnípotens sempitérne Deus, infirmitátem nostram propítius réspice, atque ad protegéndum nos déxteram tuæ maiestátis exténde. Per Dóminum.


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Is 58, 9b-14
    Se aprirai il tuo cuore all’affamato, brillerà fra le tenebre la tua luce.

    Dal libro del profeta Isaìa
    Così dice il Signore:
    «Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,
    il puntare il dito e il parlare empio,
    se aprirai il tuo cuore all’affamato,
    se sazierai l’afflitto di cuore,
    allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
    la tua tenebra sarà come il meriggio.
    Ti guiderà sempre il Signore,
    ti sazierà in terreni aridi,
    rinvigorirà le tue ossa;
    sarai come un giardino irrigato
    e come una sorgente
    le cui acque non inaridiscono.
    La tua gente riedificherà le rovine antiche,
    ricostruirai le fondamenta di trascorse generazioni.
    Ti chiameranno riparatore di brecce,
    e restauratore di strade perché siano popolate.
    Se tratterrai il piede dal violare il sabato,
    dallo sbrigare affari nel giorno a me sacro,
    se chiamerai il sabato delizia
    e venerabile il giorno sacro al Signore,
    se lo onorerai evitando di metterti in cammino,
    di sbrigare affari e di contrattare,
    allora troverai la delizia nel Signore.
    Io ti farò montare sulle alture della terra,
    ti farò gustare l’eredità di Giacobbe, tuo padre,
    perché la bocca del Signore ha parlato».

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 85
    Mostrami, Signore, la tua via.

    Signore, tendi l’orecchio, rispondimi,
    perché io sono povero e misero.
    Custodiscimi perché sono fedele;
    tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te confida.

    Pietà di me, Signore,
    a te grido tutto il giorno.
    Rallegra la vita del tuo servo,
    perché a te, Signore, rivolgo l’anima mia.

    Tu sei buono, Signore, e perdoni,
    sei pieno di misericordia con chi t’invoca.
    Porgi l’orecchio, Signore, alla mia preghiera
    e sii attento alla voce delle mie suppliche.

    Canto al Vangelo Ez 33,11
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
    Io non godo della morte del malvagio, dice il Signore,
    ma che si converta dalla sua malvagità e viva.
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

    Vangelo Lc 5, 27-32
    Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perchè si convertano.

    Dal vangelo secondo Luca
    In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
    Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

    Sulle Offerte
    Questo sacrificio di espiazione e di lode ci purifichi e ci rinnovi, Signore, perché tutti i nostri pensieri e le nostre azioni siano conformi alla tua volontà. Per Cristo nostro Signore.



    Súscipe, quæsumus, Dómine, sacrifícium placatiónis et laudis, et præsta, ut, huius operatióne mundáti, beneplácitum tibi nostræ mentis offerámus afféctum. Per Christum.


    Prefazio di Quaresima III
    I frutti della penitenza

    È veramente cosa buona e giusta,
    innalzare un inno a te, Padre onnipotente,
    e cantare insieme la tua lode.

    Tu vuoi che ti glorifichiamo
    con le opere della penitenza quaresimale,
    perché la vittoria sul nostro egoismo
    ci renda disponibili alle necessità dei poveri,
    a imitazione di Cristo tuo Figlio, nostro salvatore.

    E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli,
    ai Troni e alle Dominazioni
    e alla moltitudine dei Cori celesti,
    cantiamo con voce incessante
    l’inno della tua gloria:

    Santo, Santo, Santo il Signore ....



    Vere dignum et iustum est,

    æquum et salutáre,

    nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

    Dómine, sancte Pater,

    omnípotens ætérne Deus:



    Qui nos per abstinéntiam

    tibi grátias reférre voluísti,

    ut ipsa et nos peccatóres ab

    insoléntia mitigáret, et,

    egéntium profíciens aliménto,

    imitatóres tuæ benignitátis effíceret.



    Et ídeo, cum innúmeris Angelis,

    una te magnificámus laudis voce dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


    Comunione Mt 9,13
    «Io voglio misericordia e non sacrificio»,
    dice il Signore;
    «non sono venuto a chiamare i giusti,
    ma i peccatori».



    Misericórdiam volo et non sacrifícium,

    dicit Dóminus; non enim veni

    vocáre iustos, sed peccatóres.


    Dopo la Comunione
    Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa' che questo sacramento, fonte di vita per la tua Chiesa, sia per noi pegno sicuro di salvezza. Per Cristo nostro Signore.



    Cæléstis vitæ múnere vegetáti, quæsumus, Dómine, ut, quod est nobis in præsénti vita mystérium, fiat æternitátis auxílium. Per Christum.



    Oratio super populum

    Adésto, Dómine, benígnus pópulo tuo, qui sacra mystéria contígerit, ut nullis perículis affligátur, qui in te protectórem confídit. Per Christum.


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    00 26/02/2012 08:55
    Liturgia della I Domenica di Quaresima - Anno B *

    Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA






    I DOMENICA DI QUARESIMA
    Anno B

    MISSALE ROMANUM VETUS ORDO

    LETTURE: Gn 9,8-15; Sal 24; 1 Pt 3,18-22; Mc 1,12-15


    Convertitevi e credete al Vangelo

    Un altro cammino verso la Pasqua è iniziato. La meta che sta dinanzi alla Chiesa significa rinnovamento e storia nuova. Per raggiungere un traguardo, lo sappiamo per esperienza, non è sufficiente un entusiasmo epidermico o una volontà generica: occorre un impegno preciso, una lunga e laboriosa preparazione. Il rinnovamento della propria vita non è affare di un momento, ma è frutto di sacrificio, di costanza, di pazienza. La Quaresima è l'opportunità che Dio ci offre.

    Restaurazione dell'armonia
    Nel deserto, dove Gesù si prepara alla sua missione, avviene lo scontro con Satana, uno scontro che riemergerà in tutto il vangelo di Marco. L'opera del Figlio di Dio infatti manifesterà progressivamente ciò che lo scarno episodio di Marco in certo senso anticipa: il forte (= Satana) sarà incatenato e vinto dal più forte (= Gesù; cf Mc 3,27). La presenza di Gesù fa arretrare il dominio del male e diventa il segno palese dell'avvento del Regno di Dio. In altri termini, con Gesù è finalmente giunto il tempo in cui Dio prende in mano la storia in modo decisivo per dirigerla verso il suo radicale rinnovamento. L'accenno del vangelo alla pacifica coabitazione di Gesù con le fiere (v. 13) richiama la visione dell'Eden, in cui la creazione è in perfetta armonia con l'uomo. Con Gesù, nuovo Adamo, l'umanità entra nella riconciliazione annunciata dai profeti per gli ultimi tempi (cf Is 11,6; 65,25). Con Gesù che porta a compimento nella sua persona la fedeltà di Noè — l'uomo giusto che salva l'avvenire del mondo (prima lettura) —, la storia degli uomini si apre verso un nuovo futuro. In questo quadro sono da collocare le prime parole della predicazione di Gesù: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino (= è presente); convertitevi e credete al vangelo».

    Cambiare mentalità
    Quando Dio irrompe nella storia o nella vita di un uomo (Noè, Abramo, Mosè, i profeti...), avviene un profondo cambiamento: mutano progetti, prospettive, abitudini, legami. Il perentorio appello di Gesù alla conversione si giustifica per il fatto che se è giunta la salvezza, se Dio si è fatto vicino bisogna disporsi ad accoglierlo senza indugi e resistenze per partecipare alla novità che Egli prospetta.
    Convertirsi significa volgersi a Dio in modo incondizionato, invertire la rotta del proprio cammino, cambiare mentalità. Non si tratta solo di rinunciare al peccato, ma di dare un orientamento nuovo alla propria vita aderendo al vangelo. Uno sguardo lucido e schietto alla nostra esistenza di cristiani può far emergere situazioni di compromesso e di comodo, valori inconsistenti, prospettive sbagliate, buone abitudini senza convinzioni di fondo, sottomissione passiva agli idoli del mondo. Solo «chi si riconosce bisognoso di essere salvato da Dio e si lascia trasformare dal di dentro, diventa capace di rinnovare la sua esistenza e il mondo» (Il catechismo degli adulti, pag. 54). Una duplice tentazione si può insinuare: quella di sentirsi abbastanza «a posto», di essere sufficientemente buoni e quella di non assumersi la fatica di cambiare scegliendo ciò che è più facile e meno impegnativo. Lasciar cadere la proposta pasquale di Dio è rimanere preda delle proprie illusioni e, in definitiva, delle proprie schiavitù, anche se dorate.

    Il diluvio del nostro battesimo
    Noè è l'uomo «trovato giusto» (Gn 7,1) perché, messo alla prova (deve costruire l'arca senza conoscere le precise intenzioni divine e subire la derisione), ha fiducia e crede; per questo diventa l'uomo col quale Dio riannoda la sua opera di salvezza.
    Nell'acqua del battesimo Dio pronuncia il suo giudizio di condanna sul peccato e fa rinascere il mondo rinnovato di una umanità fedele.Il battesimo realizza totalmente ciò che il diluvio ha prefigurato: è il «diluvio» che sancisce l'impegno di sottomettere a Dio tutta l'esistenza (seconda lettura). Come Noè e Gesù, i battezzati sono coloro con i quali Dio fa alleanza in vista di un mondo e di una storia nuova. Ma l'alleanza è un dono che esige fedeltà continua. La conversione è precisamente l'abbandono del peccato che compromette la sopravvivenza dell'uomo e del mondo; è combattere ogni forma di malvagità e ingiustizia dentro e fuori di noi; è volgersi a Dio con una coscienza rinnovata per partecipare alla risurrezione dì Cristo.
    Inseriti nel dinamismo della salvezza, i battezzati sono responsabili dell'annuncio del Regno presente nella novità del vangelo. Solo allora la quaresima farà emergere più nitidamente di fronte al mondo quei fermenti di novità che testimoniano la fecondità della fede e la forza rinnovatrice «di ogni parola che esce dalla... bocca» di Dio (oraz. dopo la comunione).


    In Cristo siamo stati tentati e in lui abbiamo vinto il diavolo

    Dal «Commento sui salmi» di sant'Agostino, vescovo (Sal 60, 2-3; CCL 39, 766)
    «Ascolta, o Dio, il mio grido, sii attento alla mia preghiera» (Sal 60, 1). Chi è colui che parla? Sembrerebbe una persona sola. Ma osserva bene se si tratta davvero di una persona sola. Dice infatti: «Dai confini della terra io t'invoco; mentre il mio cuore è angosciato» (Sal 60, 2).
    Dunque non si tratta già di un solo individuo: ma, in tanto sembra uno, in quanto uno solo è Cristo, di cui noi tutti siamo membra. Una persona sola, infatti, come potrebbe gridare dai confini della terra? Dai confini della terra non grida se non quella eredità, di cui fu detto al Figlio stesso: «Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra» (Sal 2, 8).
    Dunque, è questo possesso di Cristo, quest'eredità di Cristo, questo corpo di Cristo, quest'unica Chiesa di Cristo, quest'unità, che noi tutti formiamo e siamo, che grida dai confini della terra.
    E che cosa grida? Quanto ho detto sopra: «Ascolta, o Dio, il mio grido, sii attento alla mia preghiera; dai confini della terra io t'invoco». Cioè, quanto ho gridato a te, l'ho gridato dai confini della terra: ossia da ogni luogo.
    Ma, perché ho gridato questo? Perché il mio cuore è in angoscia. Mostra di trovarsi fra tutte le genti, su tutta la terra non in grande gloria, ma in mezzo a grandi prove.
    Infatti la nostra vita in questo pellegrinaggio non può essere esente da prove e il nostro progresso si compie attraverso la tentazione. Nessuno può conoscere se stesso, se non è tentato, né può essere coronato senza aver vinto, né può vincere senza combattere; ma il combattimento suppone un nemico, una prova.
    Pertanto si trova in angoscia colui che grida dai confini della terra, ma tuttavia non viene abbandonato. Poiché il Signore volle prefigurare noi, che siamo il suo corpo mistico, nelle vicende del suo corpo reale, nel quale egli morì, risuscitò e salì al cielo. In tal modo anche le membra possono sperare di giungere là dove il Capo le ha precedute.
    Dunque egli ci ha come trasfigurati in sé, quando volle essere tentato da Satana. Leggevamo ora nel vangelo che il Signore Gesù era tentato dal diavolo nel deserto. Precisamente Cristo fu tentato dal diavolo, ma in Cristo eri tentato anche tu. Perché Cristo prese da te la sua carne, ma da sé la tua salvezza, da te la morte, da sé la tua vita, da te l'umiliazione, da sé la tua gloria, dunque prese da te la sua tentazione, da sé la tua vittoria.
    Se siamo stati tentati in lui, sarà proprio in lui che vinceremo il diavolo. Tu fermi la tua attenzione al fatto che Cristo fu tentato; perché non consideri che egli ha anche vinto? Fosti tu ad essere tentato in lui, ma riconosci anche che in lui tu sei vincitore. Egli avrebbe potuto tener lontano da sé il diavolo; ma, se non si fosse lasciato tentare, non ti avrebbe insegnato a vincere, quando sei tentato.


    MESSALE

    Antifona d'Ingresso Sal 90,15-16
    Egli mi invocherà e io lo esaudirò;
    gli darò salvezza e gloria,
    lo sazierò con una lunga vita.



    Cf. Ps 90,15-16
    Invocábit me, et ego exáudiam eum;

    erípiam eum, et glorificábo eum,

    longitúdine diérum adimplébo eum.


    Colletta
    O Dio, nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita. Per il nostro Signore...



    Concéde nobis, omnípotens Deus, ut, per ánnua quadragesimális exercítia sacraménti, et ad intellegéndum Christi proficiámus arcánum, et efféctus eius digna conversatióne sectémur. Per Dóminum.


    Oppure:
    Dio paziente e misericordioso, che rinnovi nei secoli la tua alleanza con tutte le generazioni, disponi i nostri cuori all'ascolto della tua parola, perché in questo tempo che tu ci offri si compia in noi la vera conversione. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Gen 9,8-15
    L'alleanza fra Dio e Noè liberato dalla acque del diluvio.

    Dal libro della Gènesi
    Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: «Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca, con tutti gli animali della terra. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra».
    Dio disse:
    «Questo è il segno dell’alleanza,
    che io pongo tra me e voi
    e ogni essere vivente che è con voi,
    per tutte le generazioni future.
    Pongo il mio arco sulle nubi,
    perché sia il segno dell’alleanza
    tra me e la terra.
    Quando ammasserò le nubi sulla terra
    e apparirà l’arco sulle nubi,
    ricorderò la mia alleanza
    che è tra me e voi
    e ogni essere che vive in ogni carne,
    e non ci saranno più le acque per il diluvio,
    per distruggere ogni carne».

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 24
    Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà.

    Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
    insegnami i tuoi sentieri.
    Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
    perché sei tu il Dio della mia salvezza.

    Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
    e del tuo amore, che è da sempre.
    Ricòrdati di me nella tua misericordia,
    per la tua bontà, Signore.

    Buono e retto è il Signore,
    indica ai peccatori la via giusta;
    guida i poveri secondo giustizia,
    insegna ai poveri la sua via.

    Seconda Lettura 1Pt 3,18-22
    Quest’acqua, come immagine del battesimo, ora salva anche voi.

    Dalla prima lettera di san Pietro apostolo
    Carissimi, Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere, quando Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua.
    Quest’acqua, come immagine del battesimo, ora salva anche voi; non porta via la sporcizia del corpo, ma è invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo. Egli è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze.

    Canto al Vangelo Mt 4,4b
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
    Non di solo pane vivrà l’uomo,
    ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!






    Vangelo Mc 1,12-15
    Gesù, tentato da satana, è servito dagli angeli.

    Dal vangelo secondo Marco
    In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
    Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».


    Sulle Offerte
    Si rinnovi, Signore, la nostra vita e col tuo aiuto si ispiri, sempre più al sacrificio, che santifica l'inizio della Quaresima, tempo favorevole per la nostra salvezza. Per Cristo nostro Signore.



    Fac nos, quaesumus, Dómine, his munéribus offeréndis conveniénter aptári, quibus ipsíus venerábilis sacraménti celebrámus exórdium. Per Christum.

    Prefazio
    Gesù vittorioso sulla tentazione del maligno.

    È veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre Santo,
    Dio onnipotente ed eterno,
    per Cristo nostro Signore.

    Egli consacrò l'istituzione del tempo penitenziale
    con il digiuno di quaranta giorni,
    e vincendo le insidie dell'antico tentatore
    ci insegnò a dominare le seduzioni del peccato,
    perché celebrando con spirito rinnovato il mistero pasquale
    possiamo giungere alla Pasqua eterna.

    E noi, uniti agli angeli e ai santi,
    cantiamo senza fine l'inno della tua lode:

    Santo, Santo, Santo il Signore...



    Vere dignum et iustum est,

    aequum et salutáre,

    nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

    Dómine, sancte Pater, omnípotens aetérne Deus:

    per Christum Dóminum nostrum.

    Qui quadragínta diébus, terrénis ábstinens aliméntis,

    formam huius observántiae ieiúnio dedicávit,

    et, omnes evértens antíqui serpéntis insídias,

    ferméntum malítiae nos dócuit superáre,

    ut, paschále mystérium dignis méntibus celebrántes,

    ad pascha demum perpétuum transeámus.

    Et ídeo cum Angelórum atque Sanctórum

    turba hymnum laudis tibi cánimus, sine fine dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth...


    Antifona alla Comunione Mc 1,15
    «Il regno di Dio è vicino;
    convertitevi e credete al vangelo».



    Non in solo pane vivit homo,

    sed in omni verbo quod procédit de ore Dei.

    Oppure: Sal 90,4
    Il Signore ti coprirà con la sua protezione
    sotto le sue ali troverai rifugio.



    Cf. Ps 90,4

    Scápulis suis obumbrábit tibi Dóminus,

    et sub pennis eius sperábis.


    Dopo la Comunione
    Il pane del cielo che ci hai dato, o Padre, alimenti in noi la fede, accresca la speranza, rafforzi la carità, e ci insegni ad avere fame di Cristo, pane vivo e vero, e a nutrirci di ogni parola che esce dalla tua bocca. Per Cristo nostro Signore.


    Caelésti pane refécti, quo fides álitur, spes provéhitur et cáritas roborátur, quaesumus, Dómine, ut ipsum, qui est panis vivus et verus, esuríre discámus, et in omni verbo, quod procédit de ore tuo, vívere valeámus. Per Christum.



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    I SETTIMANA DI QUARESIMA - LUNEDÌ
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Sal 122,2-3
    Come gli occhi dei servi
    sono attenti ai cenni del padrone,
    così i nostri occhi sono rivolti al Signore, nostro Dio,
    finché abbia pietà di noi.
    Pietà di noi, Signore, pietà di noi.



    Sicut óculi servórum in mánibus

    dominórum suórum,

    ita óculi nostri ad Dóminum Deum nostrum,

    donec misereátur nobis.

    Miserére nobis, Dómine, miserére nobis.


    Colletta
    Convertici a te, o Padre, nostra salvezza, e formaci alla scuola della tua sapienza, perché l'impegno quaresimale lasci una traccia profonda nella nostra vita. Per il nostro Signore...



    Convérte nos, Deus, salutáris noster, et, ut nobis opus quadragesimále profíciat, mentes nostras cæléstibus ínstrue disciplínis. Per Dóminum.

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Lv 19, 1-2. 11-18
    Giudica il tuo prossimo con giustizia.

    Dal libro del Levìtico
    Il Signore parlò a Mosè e disse:
    «Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo.
    Non ruberete né userete inganno o menzogna a danno del prossimo.
    Non giurerete il falso servendovi del mio nome: profaneresti il nome del tuo Dio. Io sono il Signore.
    Non opprimerai il tuo prossimo, né lo spoglierai di ciò che è suo; non tratterrai il salario del bracciante al tuo servizio fino al mattino dopo.
    Non maledirai il sordo, né metterai inciampo davanti al cieco, ma temerai il tuo Dio. Io sono il Signore.
    Non commetterete ingiustizia in giudizio; non tratterai con parzialità il povero né userai preferenze verso il potente: giudicherai il tuo prossimo con giustizia. Non andrai in giro a spargere calunnie fra il tuo popolo né coopererai alla morte del tuo prossimo. Io sono il Signore.
    Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai d’un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore”».

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 18
    Le tue parole, Signore, sono spirito e vita.

    La legge del Signore è perfetta,
    rinfranca l’anima;
    la testimonianza del Signore è stabile,
    rende saggio il semplice.

    I precetti del Signore sono retti,
    fanno gioire il cuore;
    il comando del Signore è limpido,
    illumina gli occhi.

    Il timore del Signore è puro,
    rimane per sempre;
    i giudizi del Signore sono fedeli,
    sono tutti giusti.

    Ti siano gradite le parole della mia bocca;
    davanti a te i pensieri del mio cuore,
    Signore, mia roccia e mio redentore.

    Canto al Vangelo 2 Cor 6,2
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
    Ecco ora il momento favorevole,
    ecco ora il giorno della salvezza!
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

    Vangelo Mt 25,31-46
    Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
    Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
    Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
    Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
    Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
    E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

    Sulle Offerte
    Accogli, Signore, queste offerte, segno della nostra devozione; perdonaci nella tua misericordia e trasformi tutta la nostra vita. Per Cristo nostro Signore.



    Accépta tibi sit, Dómine, nostræ devotiónis oblátio, quæ et conversatiónem nostram, te operánte, sanctíficet, et indulgéntiam nobis tuæ propitiatiónis obtíneat. Per Christum.


    Prefazio di Quaresima I
    Il significato spirituale della Quaresima

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo,
    Dio onnipotente ed eterno.

    Ogni anno tu doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia,
    purificati nello spirito alla celebrazione della Pasqua,
    perché, assidui nella preghiera e nella carità operosa,
    attingano ai misteri della redenzione
    la pienezza della vita nuova
    in Cristo tuo Figlio, nostro salvatore.

    E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli,
    ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti,
    cantiamo con voce incessante l'inno della tua gloria:

    Santo, Santo, Santo ...



    Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre,

    nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

    Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:

    per Christum Dóminum nostrum.



    Quia fidélibus tuis dignánter concédis

    quotánnis paschália sacraménta in gáudio

    purificátis méntibus exspectáre: ut, pietátis

    offícia et ópera caritátis propénsius exsequéntes,

    frequentatióne mysteriórum, quibus renáti sunt,

    ad grátiæ filiórum plenitúdinem perducántur.



    Et ídeo cum Angelis et Archángelis,

    cum Thronis et Dominatiónibus,

    cumque omni milítia cæléstis exércitus,

    hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.

    Comunione Mt 25, 40.34
    «In verità vi dico: ciò che avete fatto
    a uno solo di questi miei fratelli più piccoli
    l'avete fatto a me» , dice il Signore.
    «Venite, benedetti dal Padre mio,
    prendete possesso del regno preparato per voi
    fin dall'inizio del mondo».



    Amen dico vobis, quod uni ex mínimis meis fecístis,

    mihi fecístis, dicit Dóminus:

    Veníte, benedícti Patris mei,

    possidéte parátum vobis regnum ab inítio sæculi.

    Dopo la Comunione
    La partecipazione a questo sacramento, Signore, ci sostenga nel corpo e nello spirito, perché, completamente rinnovati, possiamo gloriarci della pienezza del tuo dono. Per Cristo nostro Signore.



    Sentiámus, Dómine, quæsumus, tui perceptióne sacraménti, subsídium mentis et córporis, ut, in utróque salváti, de cæléstis remédii plenitúdine gloriémur. Per Christum.



    Oratio super populum

    Mentem pópuli tui, quæsumus, Dómine, lúmine tuæ claritátis illústra, ut vidére possit, quæ agénda sunt, et, quæ recta sunt, ágere váleat. Per Christum.


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    Lunedì 27 febbraio 2012
    1a settimana di Quaresima

    Parola del giorno
    Levìtico 19,1-2.11-8; Salmo 18,8-10.15; Vangelo di Matteo 25,31-46

    Antifona e Salmo 18,8-10.15
    Le tue parole, Signore, sono spirito e vita.

    8 La legge del Signore è perfetta,
    rinfranca l’anima;
    la testimonianza del Signore è stabile,
    rende saggio il semplice.

    9 I precetti del Signore sono retti,
    fanno gioire il cuore;
    il comando del Signore è limpido,
    illumina gli occhi.

    10 Il timore del Signore è puro,
    rimane per sempre;
    i giudizi del Signore sono fedeli,
    sono tutti giusti.

    15 Ti siano gradite le parole della mia bocca;
    davanti a te i pensieri del mio cuore,
    Signore, mia roccia e mio redentore.

    Vangelo di Matteo 25,31-46
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 31 «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32 Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33 e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
    34 Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35 perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36 nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
    37 Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38 Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39 Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”
    40 E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
    41 Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42 perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43 ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
    44 Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”
    45 Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 46 E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

    Lui verrà
    Lui verrà e tutti i popoli saranno radunati davanti a lui. Lui verrà e non chiederà. Lui verrà e non farà domande. Lui verrà e non porrà quesiti e richieste. Lui verrà e non avanzerà pretese e rivendicazioni. Lui verrà e non esprimerà giudizi, non esporrà esigenze, considerazioni, istanze, mozioni. Lui verrà e non esigerà riscontri, non condurrà ispezioni, verifiche, esami. Lui verrà e non verificherà appartenenze religiose, non controllerà gli accumuli meritocratici derivati dal numero di sacrifici rituali praticati. Lui verrà e non misurerà la percentuale dei precetti osservati e delle morali rispettate, la somma dei comportamenti legittimi o illegittimi, delle azioni etiche o corrotte. Lui verrà e non farà accenno alla virtù, all’ascesi mistica, al clero, alle gerarchie religiose, alle celebrazioni, alle devozioni, all’immoralità, alla partecipazione o meno alle liturgie, alla quantità delle preghiere, alla santità dei costumi, ai sacrilegi, alle eresie, ai dogmi, ai precetti, alle bestemmie. Lui verrà e non porrà questioni, non aprirà dibattiti, non istituirà processi, non controllerà etichette, successi, insuccessi, profitti e perdite. Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria, non farà domande ma farà un'affermazione, un’unica affermazione fotografica di ciò che è già stato. Lui verrà e farà un’affermazione per noi assurda e, se non fosse che ci ha già rivelato in anticipo quale sarà, assolutamente imprevedibile. Lui verrà e farà un’affermazione che in quel momento nessuno potrà mai più cambiare nei suoi effetti. Lui verrà e farà un’affermazione ineluttabile, ho avuto fame, questo ci dirà tranquillamente in faccia Dio Gesù, dopo milioni di anni di storia umana, ho avuto fame, sete, freddo in ciascuno dei figli di Dio che hanno avuto fame, sete, freddo. Se un uomo ha ancora fame e sete su questa terra, che significato hanno il nostro progresso, la nostra civiltà, che valore hanno i nostri governi, le democrazie, i parlamenti, le costituzioni? Se ogni tre secondi muore di fame un uomo e ogni cinque ne muore un altro di sete, che senso e valore possono avere agli occhi di Dio le nostre liturgie, le ritualità, le convinzioni confessionali, le gerarchie religiose? Lui verrà e all’umanità così piena di successo, arte, potere, mode, eserciti, mezzi di comunicazioni, armi, musei, imperi, scuole, templi, banche, accademie, culture, ospedali, prigioni, ideologie, libertà di pensiero, diritti umani, organizzazioni politiche, umanitarie, scienze, Lui dirà, Lui dirà in faccia a questa umanità semplicemente: ho avuto fame. Lui verrà e all’umanità così arrogante da opporsi alle leggi naturali, così orgogliosa da negare l’evidenza delle sue scelte mortali, così prepotente e assetata di dominio da sottomettere i sui figli, così avida da prostrarli nella miseria e nella schiavitù più abbiette, dirà semplicemente: ho avuto fame, ho continuato ad avere fame. Lui verrà e questo affermerà. Affermerà qualcosa a cui non potremo rispondere con i programmi della politica, con le speculazioni dell’economia, con i principi delle morali, con i precetti delle religioni. Affermerà una verità assoluta: in tutta la storia, in tutta la vita che ci è stata donata per la nostra evoluzione verso la luce e la bellezza di Dio, non siamo riusciti ad amarci nemmeno fino a riuscire a sfamarci e a dissetarci dignitosamente a vicenda, questo affermerà.
    Lui verrà e affermerà: Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi. Lui verrà e farà un’altra affermazione ineluttabile: Ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Tutto qui. Qui è tutto. Il resto, pie o violente, sono tutte, solo ed esclusivamente illusioni.


    People in Praise


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    00 28/02/2012 08:43
    I SETTIMANA DI QUARESIMA - MARTEDÌ
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Sal 89,1-2
    Signore, tu sei nostro rifugio
    di generazione in generazione;
    tu sei da sempre, Signore, e per sempre.



    Dómine, refúgium factus es nobis

    a generatióne et progénie; a sæculo,

    et in sæculum tu es.

    Colletta
    Volgi il tuo sguardo, Padre misericordioso, a questa tua famiglia, e fa' che superando ogni forma di egoismo risplenda ai tuoi occhi per il desiderio di te. Per il nostro Signore...



    Réspice, Dómine, famíliam tuam, et præsta, ut apud te mens nostra tuo desidério fúlgeat, quæ se corporálium moderatióne castígat. Per Dóminum.


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Is 55, 10-11
    La mia parola opera ciò che desidero.

    Così dice il Signore:
    «Come la pioggia e la neve scendono dal cielo
    e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
    senza averla fecondata e fatta germogliare,
    perché dia il seme a chi semina
    e il pane a chi mangia,
    così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
    non ritornerà a me senza effetto,
    senza aver operato ciò che desidero
    e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 33
    Il Signore libera i giusti da tutte le loro angosce.

    Magnificate con me il Signore,
    esaltiamo insieme il suo nome.
    Ho cercato il Signore: mi ha risposto
    e da ogni mia paura mi ha liberato.

    Guardate a lui e sarete raggianti,
    i vostri volti non dovranno arrossire.
    Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
    lo salva da tutte le sue angosce.

    Gli occhi del Signore sui giusti,
    i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
    Il volto del Signore contro i malfattori,
    per eliminarne dalla terra il ricordo.

    Gridano i giusti e il Signore li ascolta,
    li libera da tutte le loro angosce.
    Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
    egli salva gli spiriti affranti.

    Canto al Vangelo Mt 4,4
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
    Non di solo pane vivrà l’uomo,
    ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

    Vangelo Mt 6, 7-15
    Voi dunque pregate così.

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
    Voi dunque pregate così:

    Padre nostro che sei nei cieli,
    sia santificato il tuo nome,
    venga il tuo regno,
    sia fatta la tua volontà,
    come in cielo così in terra.
    Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
    e rimetti a noi i nostri debiti
    come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
    e non abbandonarci alla tentazione,
    ma liberaci dal male.

    Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

    Sulle Offerte
    Accetta, Dio creatore, i doni che abbiamo ricevuto dalla tua paterna generosità, e trasforma il pane e il vino che ci hai dato per la nostra vita quotidiana in sacramento di salvezza eterna. Per Cristo nostro Signore.



    Súscipe, creátor omnípotens Deus, quæ de tuæ munificéntiæ largitáte deférimus, et temporália nobis colláta præsídia ad vitam convérte propitiátus ætérnam. Per Christum.


    Prefazio di Quaresima I
    Il significato spirituale della Quaresima

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo,
    Dio onnipotente ed eterno.

    Ogni anno tu doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia,
    purificati nello spirito alla celebrazione della Pasqua,
    perché, assidui nella preghiera e nella carità operosa,
    attingano ai misteri della redenzione
    la pienezza della vita nuova
    in Cristo tuo Figlio, nostro salvatore.

    E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli,
    ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti,
    cantiamo con voce incessante l'inno della tua gloria:

    Santo, Santo, Santo ...



    Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre,

    nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

    Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:

    per Christum Dóminum nostrum.



    Quia fidélibus tuis dignánter concédis

    quotánnis paschália sacraménta in gáudio

    purificátis méntibus exspectáre: ut, pietátis

    offícia et ópera caritátis propénsius exsequéntes,

    frequentatióne mysteriórum, quibus renáti sunt,

    ad grátiæ filiórum plenitúdinem perducántur.



    Et ídeo cum Angelis et Archángelis,

    cum Thronis et Dominatiónibus,

    cumque omni milítia cæléstis exércitus,

    hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


    Comunione Sal 4,2
    Quando t'invoco, esaudiscimi, o Dio,
    tu che sei la mia giustizia
    e dalle angosce mi hai liberato;
    pietà di me, Signore, ascolta la mia preghiera.



    Cum invocárem te, exaudísti me,

    Deus iustítiæ meæ,

    in tribulatióne dilatásti me;

    miserére mihi, Dómine,

    et exáudi oratiónem meam.


    Dopo la Comunione
    Per questa comunione ai tuoi misteri insegnaci, Signore, a moderare le passioni e i desideri terreni e a cercare la tua giustizia e il tuo regno. Per il Cristo nostro Signore.



    His nobis, Dómine, mystériis conferátur, quo, terréna desidéria mitigántes, discámus amáre cæléstia. Per Christum.



    Oratio super populum

    Fidéles tui, Deus, benedictióne tua firméntur, sis eis in mæróre solátium, in tribulatióne patiéntia, in perículo præsídium. Per Christum.



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    Martedì 28 febbraio 2012
    1a settimana di Quaresima

    Parola del giorno
    Isaìa 55,10-11; Salmo 33,4-7.16-19; Vangelo di Matteo 6,7-15

    Antifona e Salmo 33,4-7.16-19
    Il Signore libera i giusti da tutte le loro angosce.
    Oppure: Chi spera nel Signore non resta confuso.

    4 Magnificate con me il Signore,

    esaltiamo insieme il suo nome.
    5 Ho cercato il Signore: mi ha risposto

    e da ogni mia paura mi ha liberato.

    6 Guardate a lui e sarete raggianti,

    i vostri volti non dovranno arrossire.
    7 Questo povero grida e il Signore lo ascolta,

    lo salva da tutte le sue angosce.

    16 Gli occhi del Signore sui giusti,

    i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
    17 Il volto del Signore contro i malfattori,

    per eliminarne dalla terra il ricordo.

    18 Gridano i giusti e il Signore li ascolta,

    li libera da tutte le loro angosce.
    19 Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,

    egli salva gli spiriti affranti.

    Vangelo di Matteo 6,7-15
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 7 «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. 8 Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
9 Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli,
 sia santificato il tuo nome, 
10 venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
11 Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
12 e rimetti a noi i nostri debiti 
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
 13 e non abbandonarci alla tentazione, 
ma liberaci dal male.
    14 Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; 15 ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».
    Avùn
    Il breviarium totius evangelii (il “breviario” – riassunto – di tutto il vangelo), così come amava chiamare il Padre Nostro Tertulliano tra la fine del II e l’inizio del III secolo (De oratione 1,6), è la preghiera per eccellenza del cristiano: essa non è “una” delle preghiere della chiesa ma “la preghiera”, l’unica che il Maestro ha insegnato ai suoi. Per questo i cristiani, a partire almeno dal IV secolo, la recitano durante la celebrazione dell’Eucaristia.
    La radice aramaica tsl’ del termine preghiera ha vari significati letterali: “inclinare, inclinarsi, piegarsi verso, porre l’intenzione in qualcosa, porre o preparare la mente, applicare i pensieri a, piegare uno a una cosa o all’altra”, ma anche “stabilire insidie, predisporre trappole”. Dalla radice tsl’ deriva il verbo tslò e il sostantivo tslòtho, rispettivamente “pregare” e “preghiera” con tutte le accezioni sopra indicate. Pregare è quindi un’inclinare e preparare la mente affinché intrappoli tutta la sua attenzione verso qualcosa di ben stabilito e specifico che sorge da un desiderio. La mente e perciò lo spirito vanno sintonizzati e regolati in un modo di pensare e in uno stato di essere che le parole della preghiera indicano. Ciascuna parola della preghiera è in pratica una trappola che ha il compito di irretire tutte le dimensioni dell’uomo che sta pregando – mente, cuore, anima e forze emotive – perché non siano da nessun’altra parte se non dove il senso o il desiderio di quella parola sono posizionati. Questo afferma che non esiste preghiera, se non esiste la totale concentrazione amorosa di tutte le dimensioni dell’uomo nell’incontrare Dio come sorgente e come compiersi dei propri desideri. La potenza smisurata della preghiera sta proprio nella totalità della concentrazione amorosa di chi prega. Sta nel riuscire a irretire, a intrappolare nelle parole della preghiera completamente tutto il proprio essere e il proprio desiderare. Ogni parola della preghiera è una rete, che deve intrappolare e raccogliere, trattenere senza scampo tutta la nostra attenzione e slancio d’amore. Il più piccolo rancore del cuore, con chiunque sia, la rabbia più sottile della mente, il più semplice fastidio hanno il potere sconcertante di rompere le maglie della rete e di disperdere la potenza della preghiera nel nulla di un patetico cicalare dallo sfondo vagamente religioso.
    In greco il verbo pregare, prosèuchomai – formato da pròs, “verso”, ed èuchomai, “prego supplico” – significa letteralmente “annuncio, dico, nomino, chiedo”, indica cioè un’affermazione, una sottolineatura di una realtà particolare e puntuale. Èuchomai nei suoi svariati significati radicali traduce “dichiaro, prometto solennemente, faccio voto, desidero, rendo grazie”. La radice indoeuropea eugh e in particolare il sanscrito ohate si traducono con “lodare”, l’accadico awatu con “parola solenne”, dalla radice sempre accadica qawu che ha il senso di “parola a Dio, promessa”, il neobabilonese buchuchu con “ho ambizione, desidero”. Preghiera quindi, e in particolare “la preghiera”, il Padre Nostro, nell’accezione dei diversi gruppi linguistici, è la predisposizione mentale e spirituale ad affermare nello stesso istante la gloria, la presenza di Dio e la potenza e l’impellenza del desiderio. In questo senso il Padre Nostro, come è costruito nella forma e nella sostanza, è una preghiera semplicemente perfetta.
    Desiderare è un concetto che non trova traduzione verbale; le diverse lingue esprimono generalmente il desiderare attraverso delle perifrasi linguistiche costruite da ausiliari in forme composte, “voglia il cielo che”, “vorrei poter”, “vorrei che”, “magari io potessi”, “sarebbe bello se”. C’è un modo temporale, il condizionale, che esprime l’ipotesi, c’è l’ottativo esprime la speranza, poi ci sono i vari tempi futuri e l’unico presente. Non c’è un preciso tempo per esprimere il desiderio e il desiderare perché, come dice Gesù, ognuno parla dalla pienezza del cuore; le civiltà, che nella pienezza del loro cuore non hanno la cultura spirituale di coltivare il desiderio e il desiderare, non hanno ovviamente nemmeno una forma verbale utile ed efficace per esprimerlo. Per queste civiltà il desiderio nasce da una necessità, la necessità da una mancanza, la mancanza dalla dimensione del tempo. È solo concependo la vita arginata tra passato e futuro che si sperimenta spiritualmente e mentalmente l’angoscia della mancanza, di ogni mancanza. In realtà nel presente, nell’istante e nell’ora presente, che è il tempo di Dio, c’è sempre tutto, completamente tutto ciò che ci serve, perché non c’è un istante dove Dio non ama completamente e totalmente. È solo l’azione mentale del giudicare e del porsi in conflitto con il presente, con ciò che è, che annulla ogni percezione dell’amore e della bellezza di cui Dio ci fa partecipi. Desiderare è un atteggiamento spirituale che vive, si nutre e cresce al presente. Il lavoro straordinario di Gesù, in tutta la sua vita terrena e ora nella sua presenza invisibile ma certa, è quello di ispirare gli uomini a imparare a desiderare, e insegna loro a farlo non mai con le categorie della speranza o del futuro ma sempre con quelle della certezza della fede e del presente. Il termine speranza, per quanto strano possa sembrare, non è un termine evangelico, non appare mai nel linguaggio di Gesù, non fa parte della sua visione di Dio né del suo annuncio. Nelle categorie della catechesi e dell’annuncio di Gesù, il Figlio di Dio, il termine speranza e la posizione mentale che esso rappresenta suonerebbero come un’antitesi ingannevole rispetto alla potenza e alla certezza della fede e del credere. Chi crede non spera, chi spera non crede; la parola greca elpìs, “speranza”, e l’atteggiamento interiore dello sperare non sono mai presenti nei vangeli.
    Il Padre Nostro nel testo greco opera una scelta verbale particolare in quanto usa l’unica forma dell’aoristo e nell’unico modo verbale dell’imperativo, attivo e passivo. Comunemente questa forma verbale viene tradotta con “sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, dacci il pane quotidiano, perdona i nostri debiti”, ma è una traduzione che non rende l’ampiezza reale dei significati espressi dalla preghiera e non è coerente con l’atteggiamento spirituale di Gesù che in tutto il vangelo non risponde mai, assolutamente mai, alle esigenze dell’uomo con un augurio, un’ipotesi o con l’invito alla speranza. Anche san Girolamo nella Vulgata, per tradurre i vangeli dal greco al latino, non ha scelto l’imperativo – come avrebbe potuto fare – ma il congiuntivo esortativo. Il tempo aoristo – da àristos chrònos, letteralmente a-orìzein, “senza confini” – indica un’azione accaduta in un tempo indefinito, senza appunto porre confini temporali. Indica cioè un’azione fuori dal tempo, o meglio un’azione che è già stata compiuta nell’istante stesso in cui si pronuncia, e si è compiuta in una dimensione eterna, atemporale, nel tempo senza tempo di Dio. Nel testo greco poi l’azione è espressa alla seconda persona singolare e si riferisce quindi al Padre e afferma che il Padre ha voluto tutte queste cose e per questo motivo le ha compiute e le compie in ogni istante, e perciò adesso all’uomo spetta lodarlo e riconoscerlo nella preghiera.
    L’imperativo aoristo è una vera e propria ucronia – da u, “contrario”, chrònos, “tempo” –, è una contraddizione temporale, definisce un tempo che non esiste. In particolare è il comando di un’azione già avvenuta e destinata a durare, è un atteggiamento, è una decisione spirituale precisa prima ancora che inizi la vera e propria attività etico-pratica. In questo contesto la traduzione italiana scelta è un presente indicativo. Presente perché si tratta di un tempo in cui l’azione avviene nello stesso momento in cui si esprime, indicativo perché è il modo dell’oggettività e della certezza. Dire Padre Nostro che sei nei cieli è un’affermazione dossologica che deriva dall’esperienza diretta di Gesù e dalla certezza di fede del popolo, che coglie questa verità dall’autorità stessa dei testi evangelici. Proprio perché è Dio, lui abita per simbologia la parte più elevata da noi conosciuta, i cieli appunto. Pregare Dio Padre che è nei cieli, dicendo “Padre nostro, che tu sia nei cieli”, non avrebbe dunque senso. Dio è nei cieli. Allo stesso modo pregare e affermare che il nome di Dio è santo, è in ogni istante e sempre santificato, ha un significato diverso dal dire “sia santificato il tuo nome”. Così è per il regno e la volontà di Dio che, in tutto il vangelo, Gesù stesso afferma con precisione essere realtà già piene e sempre presenti e in realizzazione qui e ora. Non avrebbe senso quindi invocarle come delle possibilità, delle speranze, delle opzioni che dipendono dall’implorazione stessa dell’uomo. Nel testo della Peshitta (la versione aramaica del vangelo) è interessante notare che le tre invocazioni iniziali che riguardano il nome, il regno, la volontà di Dio, sono espresse verbalmente attraverso l’imperfetto, che può essere appunto tradotto con l’indicativo presente, l’indicativo futuro o il congiuntivo ottativo. Anche qui la scelta operata in questo contesto, che resta aperta a due varianti (indicativo presente e congiuntivo esortativo), cade sull’indicativo presente, che indica la certezza, non una possibilità. Le tre invocazioni finali sono espresse da un imperativo, ma in aramaico l’imperfetto e l’imperativo coincidono e si suppliscono a vicenda. Non si vuole qui sostituire o negare la forma verbale imperativa dell’aoristo, quanto invece aprire una strada di riflessione spirituale sempre alla luce dell’autorità e della bellezza dei testi evangelici.
    Il pronome possessivo “nostro” percorre tutta la preghiera, si ripete più volte e ne struttura la composizione, dona ritmo e cadenza al suo incedere. È il pronome che ci pone insieme e come famiglia al cospetto di Dio unico Padre, è il pronome che aiuta l’uomo che prega a non dimenticare mai qual è la particolare e stupefacente forza della preghiera quando è preghiera comunitaria, preghiera dei cuori in coro, preghiera dell’unità, la preghiera che Gesù stesso ci ispira a compiere in Matteo 18,20: Dove infatti sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono in mezzo a loro. È la preghiera della chiesa. Il pronome nostro segna il passo all’universalità di questa preghiera che, senza confini temporali nella forma verbale e senza confini spirituali nell’essenza, è la preghiera di tutti gli uomini e di tutto l’uomo nella lode a Dio e nell’umanità delle richieste. Il Padre Nostro nasce da un episodio particolare raccontato in Luca 11,1, nel quale Gesù stesso insegna a pregare ai suoi discepoli. Gesù, come dice espressamente il testo, non insegna solo la preghiera, ma in questa preghiera insegna a pregare, insegna la procedura del pregare, per una preghiera potente, vera ed efficace. E la insegna così:

    Padre nostro che sei nei cieli
    santificato è il tuo nome
    il tuo regno viene
    la tua volontà si compie
    come in cielo così in terra,
    tu ci doni il pane di ogni giorno
    tu rimetti a noi i nostri debiti
    nell’istante in cui noi li rimettiamo
    ai nostri debitori,
    tu non ci induci in tentazione
    ma ci strappi dal maligno.
    Perché tuo è il regno
    e la potenza
    e la gloria
    ora e per sempre.
    Amen



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    I SETTIMANA DI QUARESIMA - MERCOLEDÌ
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Sal 24,6.3.22
    Ricorda, Signore, il tuo amore e la tua bontà,
    le tue misericordie che sono da sempre.
    Non trionfino su di noi i nostri nemici;
    libera il tuo popolo, Signore, da tutte le sue angosce.



    Reminíscere miseratiónum tuárum, Dómine,

    et misericórdiæ tuæ, quæ a sæculo sunt.

    Ne umquam dominéntur nobis inimíci nostri;

    líbera nos, Deus Isræl, ex ómnibus angústiis nostris.

    Colletta
    Guarda, o Padre, il popolo a te consacrato, e fa' che mortificando il corpo con l'astinenza si rinnovi nello spirito con il frutto delle buone opere. Per il nostro Signore...



    Devotiónem pópuli tui, quæsumus, Dómine, benígnus inténde, ut, qui per abstinéntiam temperántur in córpore, per fructum boni óperis reficiántur in mente. Per Dóminum.


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Gio 3, 1-10
    I Niniviti si convertirono dalla loro condotta malvagia.

    Dal libro del profeta Giona
    In quel tempo, fu rivolta a Giona questa parola del Signore: «Àlzati, va’ a Nìnive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore.
    Nìnive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta».
    I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Giunta la notizia fino al re di Nìnive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere.
    Per ordine del re e dei suoi grandi fu poi proclamato a Nìnive questo decreto: «Uomini e animali, armenti e greggi non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua. Uomini e animali si coprano di sacco e Dio sia invocato con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. Chi sa che Dio non cambi, si ravveda, deponga il suo ardente sdegno e noi non abbiamo a perire!».
    Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 50
    Tu non disprezzi, o Dio, un cuore contrito e affranto.

    Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
    nella tua grande misericordia
    cancella la mia iniquità.
    Lavami tutto dalla mia colpa,
    dal mio peccato rendimi puro.

    Crea in me, o Dio, un cuore puro,
    rinnova in me uno spirito saldo.
    Non scacciarmi dalla tua presenza
    e non privarmi del tuo santo spirito.

    Tu non gradisci il sacrificio;
    se offro olocàusti, tu non li accetti.
    Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
    un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

    Canto al Vangelo Gl 2,12-13
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
    Ritornate a me con tutto il vostro cuore, dice il Signore,
    perché sono buono e misericordioso.
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

    Vangelo Lc 11, 29-32
    A questa generazione non sarà dato che il segno di Giona.

    Dal vangelo secondo Luca
    In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
    «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
    Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
    Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

    Sulle Offerte
    Ti offriamo, Signore, questi doni che ci hai dato per consacrarli al tuo nome; trasformali in sacrificio di lode e rendili a noi come pegno di salvezza eterna. Per Cristo nostro Signore.



    Offérimus tibi, Dómine, quæ dicánda tuo nómini tu dedísti, ut, sicut éadem nobis éfficis sacraméntum, ita fíeri tríbuas remédium sempitérnum. Per Christum.

    Prefazio di Quaresima I
    Il significato spirituale della Quaresima

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo,
    Dio onnipotente ed eterno.

    Ogni anno tu doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia,
    purificati nello spirito alla celebrazione della Pasqua,
    perché, assidui nella preghiera e nella carità operosa,
    attingano ai misteri della redenzione
    la pienezza della vita nuova
    in Cristo tuo Figlio, nostro salvatore.

    E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli,
    ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti,
    cantiamo con voce incessante l'inno della tua gloria:

    Santo, Santo, Santo ...



    Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre,

    nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

    Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:

    per Christum Dóminum nostrum.



    Quia fidélibus tuis dignánter concédis

    quotánnis paschália sacraménta in gáudio

    purificátis méntibus exspectáre: ut, pietátis

    offícia et ópera caritátis propénsius exsequéntes,

    frequentatióne mysteriórum, quibus renáti sunt,

    ad grátiæ filiórum plenitúdinem perducántur.



    Et ídeo cum Angelis et Archángelis,

    cum Thronis et Dominatiónibus,

    cumque omni milítia cæléstis exércitus,

    hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


    Comunione Sal 5,12
    Si rallegrino, Signore, quelli che in te confidano,
    esultino in eterno perché tu sei con loro.



    Læténtur omnes qui sperant in te,

    Dómine, in ætérnum exsultábunt et habitábis in eis.


    Dopo la Comunione
    O Dio, che sempre nutri come pastore il popolo cristiano con la tua parola e i tuoi sacramenti, per questi doni della tua bontà, guidaci alla vita eterna. Per Cristo nostro Signore.



    Deus, qui nos sacraméntis tuis páscere non desístis, tríbue, ut eórum nobis indúlta reféctio vitam, quæsumus, cónferat sempitérnam. Per Christum.



    Oratio super populum

    Tuére, Dómine, pópulum tuum, et ab ómnibus peccátis cleménter emúnda, quia nulla ei nocébit advérsitas, si nulla ei dominétur iníquitas. Per Christum.



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    Mercoledì 29 febbraio 2012
    1a settimana di Quaresima

    Parola del giorno
    Giona 3,1-10; Salmo 50,3-4.12-13.18-19; Vangelo di Luca 11,29-32

    Antifona e Salmo 50,3-4.12-13.18-19
    Tu non disprezzi, o Dio, un cuore contrito e affranto.
    Oppure: Tu gradisci, Signore, il cuore penitente.

    3 Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;

    nella tua grande misericordia

    cancella la mia iniquità.
    4 Lavami tutto dalla mia colpa,

    dal mio peccato rendimi puro.

    12 Crea in me, o Dio, un cuore puro,

    rinnova in me uno spirito saldo.
    13 Non scacciarmi dalla tua presenza

    e non privarmi del tuo santo spirito.

    18 Tu non gradisci il sacrificio;

    se offro olocàusti, tu non li accetti.
    19 Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;

    un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

    Vangelo di Luca 11,29-32
    In quel tempo, 29 mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. 30 Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
    31 Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
    32 Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco,qui vi è uno più grande di Giona».
    Prima e oltre
    Gesù è prima e oltre Giona il profeta. Se Giona viene mandato a parlare a Ninive per avvisare il suo popolo della prossima estinzione significa che molte e molte volte a Ninive era già stato recapitato dalla vita e dagli eventi il messaggio di pericolo per la sua società umana. Giona è in assoluto la voce più importante per Ninive. Perché? Semplicemente perché è l’ultima. Gesù è prima e oltre Giona come uomo e profeta, ma Gesù stesso si identifica con Giona nella misura in cui Giona è stato un segno, un segno finale. Gesù è in assoluto la voce più importante per la nostra generazione. Perché? Semplicemente perché è l’ultima. Gesù è la voce più importante per la nostra generazione non solo per la potenza divina e la luminosità guarente del suo messaggio, ma soprattutto perché è l’ultima voce che avvisa l’umanità intera che, se non sceglie di procedere verso la propria evoluzione, sceglierà di procedere verso la propria estinzione. Gesù non è un profeta, Gesù è Dio, Figlio di Dio ed è l’ultimo segno di risveglio per questa generazione. E quando lui si riferisce a questa generazione non intende la generazione della fine di tutta la storia dell’uomo, ma appunto la nostra generazione, questo periodo storico preciso che si è aperto ed è iniziato con Lui, con la sua visita sulla terra e terminerà con la sua visita sulla terra, ma non più nelle umili vesti di un bambino nascosto in una grotta. Lui tornerà a chiudere i giochi di questa generazione perversa e arrogante per aprire la storia umana a una nuova età dello Spirito Paraclito nell’amore. Anche per Satana l’età di questa generazione è a un punto particolarmente importante, infatti lui la sta guidando a una svolta epocale che i potenti lupi rapaci e il gruppo dei vantaggi (vedi nota per il lettore) del mondo stanno organizzando con il nome di nuovo ordine mondiale. Gesù sta tornando per inaugurare il suo tempo di luce e di pace e non sarà la fine dei tempi, ma la fine di questo tempo e di questo modo infelice e misero di vivere alleati con il Maligno. Gesù sta tornando a raccogliere i frutti del segno che lui stesso è stato per questa generazione. Le gerarchie politiche e religiose fanno finta di non sapere nulla e stanno intensificando come non mai i loro intrighi e le loro malvagità, ma lui sta tonando e i segni sono nella natura, nel sole, nelle stelle e nel bavaglio violento e pieno di odio stretto sulla bocca dei suoi profeti.

    Nota per il lettore
    Per quanto riguarda il concetto de “il gruppo dei vantaggi” vedi la prossima uscita editoriale Ispirare il cuore, Vangelo quotidiano, Paolo Spoladore, Ed. Usiogope, Venezia, marzo 2012, pp. 426-428.


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    I SETTIMANA DI QUARESIMA - GIOVEDÌ
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Sal 5,2-3
    Ascolta le mie parole, Signore, intendi il mio lamento.
    Sii attento al mio grido di aiuto, mio Re e mio Dio.


    Verba mea áuribus pércipe, Dómine,

    intéllege clamórem meum.

    Inténde voci oratiónis meæ,

    Rex meus et Deus meus.


    Colletta
    Ispiraci, o Padre, pensieri e propositi santi, e donaci il coraggio di attuarli, e poiché non possiamo esistere senza di te, fa' che viviamo secondo la tua volontà. Per il nostro Signore...

    Largíre nobis, quæsumus, Dómine, semper spíritum cogitándi quæ recta sunt, prómptius et agéndi, ut, qui sine te esse non póssumus, secúndum te vívere valeámus. Per Dóminum.


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Est 4,17k-u
    Non ho altro soccorso fuori di te, o Signore.

    Dal libro di Ester
    In quei giorni, la regina Ester cercò rifugio presso il Signore, presa da un’angoscia mortale. Si prostrò a terra con le sue ancelle da mattina a sera e disse: «Tu sei benedetto, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe. Vieni in aiuto a me che sono sola e non ho altro soccorso all’infuori di te, o Signore, perché un grande pericolo mi sovrasta.
    Io ho sentito dai libri dei miei antenati, Signore, che tu liberi fino all’ultimo tutti coloro che compiono la tua volontà. Ora, Signore, mio Dio, aiuta me che sono sola e non ho nessuno all’infuori di te.
    Vieni in soccorso a me, che sono orfana, e poni sulle mie labbra una parola opportuna davanti al leone, e rendimi gradita a lui. Volgi il suo cuore all’odio contro chi ci combatte, a rovina sua e di quanti sono d’accordo con lui. Quanto a noi, liberaci dalla mano dei nostri nemici, volgi il nostro lutto in gioia e le nostre sofferenze in salvezza».

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 137
    Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto.

    Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
    hai ascoltato le parole della mia bocca.
    Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
    mi prostro verso il tuo tempio santo.

    Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
    hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
    Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
    hai accresciuto in me la forza.

    La tua destra mi salva.
    Il Signore farà tutto per me.
    Signore, il tuo amore è per sempre:
    non abbandonare l’opera delle tue mani.

    Canto al Vangelo Sal 50,12
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
    Crea in me, o Dio un cuore puro;
    rendimi la gioia della tua salvezza.
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

    Vangelo Mt 7, 7-12
    Chiunque chiede, riceve.

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.
    Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!
    Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».

    Sulle Offerte
    Accogli nella tua bontà, o Dio, le preghiere e le offerte che ti presentiamo e converti a te i nostri cuori. Per Cristo nostro Signore.

    Súpplicum votis, Dómine, esto propítius, et, pópuli tui oblatiónibus precibúsque suscéptis, ómnium nostrum ad te corda convérte. Per Christum.

    Prefazio di Quaresima I
    Il significato spirituale della Quaresima

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo,
    Dio onnipotente ed eterno.

    Ogni anno tu doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia,
    purificati nello spirito alla celebrazione della Pasqua,
    perché, assidui nella preghiera e nella carità operosa,
    attingano ai misteri della redenzione
    la pienezza della vita nuova
    in Cristo tuo Figlio, nostro salvatore.

    E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli,
    ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti,
    cantiamo con voce incessante l'inno della tua gloria:

    Santo, Santo, Santo ...



    Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre,

    nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

    Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:

    per Christum Dóminum nostrum.



    Quia fidélibus tuis dignánter concédis

    quotánnis paschália sacraménta in gáudio

    purificátis méntibus exspectáre: ut, pietátis

    offícia et ópera caritátis propénsius exsequéntes,

    frequentatióne mysteriórum, quibus renáti sunt,

    ad grátiæ filiórum plenitúdinem perducántur.



    Et ídeo cum Angelis et Archángelis,

    cum Thronis et Dominatiónibus,

    cumque omni milítia cæléstis exércitus,

    hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


    Comunione Mt 7,8
    «Chiunque chiede, riceve», dice il Signore,
    «chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto».


    Omnis qui petit áccipit,

    et qui quærit ínvenit,

    et pulsánti aperiétur.


    Dopo la Comunione
    Signore nostro Dio, questi santi misteri, che hai dato alla tua Chiesa come forza e vigore nel cammino della salvezza, ci siano di aiuto in ogni momento della nostra vita. Per Cristo nostro Signore.


    Quæsumus, Dómine Deus noster, ut sacrosáncta mystéria, quæ pro reparatiónis nostræ munímine contulísti, et præsens nobis remédium esse fácias et futúrum. Per Christum.



    Oratio super populum

    Advéniat, quæsumus, Dómine, misericórdia speráta supplícibus, et eísdem cæléstis munificéntia tribuátur, qua et recte poscénda cognóscant et postuláta percípiant. Per Christum.


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    Giovedì 1 marzo
    Mt 7,7-12

    Gesù, dopo averci donato il Padre nostro, torna ad insistere sulla efficacia della preghiera. Ed è molto esplicito: «Chiedete e vi sarà dato», ossia non bisogna avere dubbi circa l’esaudimento della preghiera. Del resto, come può un padre essere sordo all’invocazione dei figli? E Gesù insiste per allontanare dalla mente dei discepoli ogni minima incertezza: «Chiunque chiede ottiene e chi cerca trova». Questa convinzione però non si basa sulla qualità della nostra preghiera (ovviamente necessaria), bensì nella bontà e nella misericordia senza limiti di Dio. Gesù continua a presentare Dio come un padre affettuoso che, ovviamente, non può che dare cose buone ai suoi figli: se i padri della terra non danno pietre al posto del pane, quanto più il Padre celeste – davvero buono! – curerà e proteggerà i suoi figli! Il brano si chiude con una norma – chiamata regola d’oro – presente anche in altre tradizioni religiose: «Tutto quanto volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro». Queste parole, vissute da Gesù, acquistano la novità di un amore che non ha nessun limite: egli ci ha donato il suo amore senza pretendere alcun contraccambio da parte nostra.


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    I SETTIMANA DI QUARESIMA - VENERDÌ
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Sal 24,17-18
    Salvami, o Signore, da tutte le mie angosce.
    Vedi la mia miseria e la mia pena,
    e perdona tutti i miei peccati.



    De necessitátibus meis éripe me,

    Dómine. Vide humilitátem meam

    et labórem meum,

    et dimítte ómnia peccáta mea.


    Colletta
    Concedi, Signore, alla tua Chiesa di prepararsi interiormente alla celebrazione della Pasqua, perché il comune impegno nella mortificazione corporale porti a tutti noi un vero rinnovamento dello spirito. Per il nostro Signore...



    Da, quæsumus, Dómine, fidélibus tuis observatióni pascháli conveniénter aptári, ut suscépta sollémniter castigátio corporális cunctis ad fructum profíciat animárum. Per Dóminum.


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Ez 18, 21-28
    Forse che io ho piacere della morte del malvagio, o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?

    Dal libro del profeta Ezechièle
    Così dice il Signore Dio:
    «Se il malvagio si allontana da tutti i peccati che ha commesso e osserva tutte le mie leggi e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà, non morirà. Nessuna delle colpe commesse sarà più ricordata, ma vivrà per la giustizia che ha praticato. Forse che io ho piacere della morte del malvagio – oracolo del Signore – o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?
    Ma se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male, imitando tutte le azioni abominevoli che l’empio commette, potrà egli vivere? Tutte le opere giuste da lui fatte saranno dimenticate; a causa della prevaricazione in cui è caduto e del peccato che ha commesso, egli morirà.
    Voi dite: “Non è retto il modo di agire del Signore”. Ascolta dunque, casa d’Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra? Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso. E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà».

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 129
    Se consideri le colpe, Signore, chi ti può resistere?

    Dal profondo a te grido, o Signore;
    Signore, ascolta la mia voce.
    Siano i tuoi orecchi attenti
    alla voce della mia supplica.

    Se consideri le colpe, Signore,
    Signore, chi ti può resistere?
    Ma con te è il perdono:
    così avremo il tuo timore.

    Io spero, Signore.
    Spera l’anima mia,
    attendo la sua parola.
    L’anima mia è rivolta al Signore
    più che le sentinelle all’aurora.

    Più che le sentinelle all’aurora,
    Israele attenda il Signore,
    perché con il Signore è la misericordia
    e grande è con lui la redenzione.
    Egli redimerà Israele
    da tutte le sue colpe.

    Canto al Vangelo Ez 18,31
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
    Liberatevi da tutte le iniquità commesse, dice il Signore,
    e formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo.
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

    Vangelo Mt 5, 20-26
    Va' prima a riconciliarti con il tuo fratello.

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
    Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
    Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
    Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

    Sulle Offerte
    Accogli, o Dio, questo sacrificio, che nella tua grande misericordia hai istituito perché abbiamo pace con te e otteniamo il dono della salvezza eterna. Per Cristo nostro Signore.



    Súscipe, Dómine, propitiátus hóstias, quibus et te placári voluísti, et nobis salútem poténti pietáte restítui. Per Christum.


    Prefazio di Quaresima I
    Il significato spirituale della Quaresima

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo,
    Dio onnipotente ed eterno.

    Ogni anno tu doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia,
    purificati nello spirito alla celebrazione della Pasqua,
    perché, assidui nella preghiera e nella carità operosa,
    attingano ai misteri della redenzione
    la pienezza della vita nuova
    in Cristo tuo Figlio, nostro salvatore.

    E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli,
    ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti,
    cantiamo con voce incessante l'inno della tua gloria:

    Santo, Santo, Santo ...



    Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre,

    nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

    Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:

    per Christum Dóminum nostrum.



    Quia fidélibus tuis dignánter concédis

    quotánnis paschália sacraménta in gáudio

    purificátis méntibus exspectáre: ut, pietátis

    offícia et ópera caritátis propénsius exsequéntes,

    frequentatióne mysteriórum, quibus renáti sunt,

    ad grátiæ filiórum plenitúdinem perducántur.



    Et ídeo cum Angelis et Archángelis,

    cum Thronis et Dominatiónibus,

    cumque omni milítia cæléstis exércitus,

    hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


    Comunione Ez 33,11
    «Com'è vero che io vivo», dice il Signore,
    «non voglio la morte del peccatore,
    ma che si converta e viva».



    Vivo ego, dicit Dóminus;

    nolo mortem peccatóris,

    sed magis ut convertátur et vivat.


    Dopo la Comunione
    Questi santi sacramenti che abbiamo ricevuto ci rinnovino profondamente, Signore, perché liberi dalla corruzione del peccato entriamo in comunione col tuo mistero di salvezza. Per Cristo nostro Signore.



    Tui nos, Dómine, sacraménti reféctio sancta restáuret, et, a vetustáte purgátos, in mystérii salutáris fáciat transíre consórtium. Per Christum.



    Oratio super populum

    Réspice, Dómine, propítius ad plebem tuam, ut quod eius observántia profitétur extrínsecus, intérius operétur. Per Christum.



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    Venerdì 2 marzo 2012
    1a settimana di Quaresima

    Parola del giorno
    Ezechièle 18,21-28; Salmo 129,1-8; Vangelo di Matteo 5,20-26

    Antifona e Salmo 129,1-8
    Se consideri le colpe, Signore, chi ti può resistere?
    Oppure: Perdonaci, Signore, e noi vivremo.

    1 Dal profondo a te grido, o Signore;

    2 Signore, ascolta la mia voce.

    Siano i tuoi orecchi attenti

    alla voce della mia supplica.

    3 Se consideri le colpe, Signore,

    Signore, chi ti può resistere?
    4 Ma con te è il perdono:

    così avremo il tuo timore.

    5 Io spero, Signore.

    Spera l’anima mia,

    attendo la sua parola.
    6 L’anima mia è rivolta al Signore

    più che le sentinelle all’aurora.

    Più che le sentinelle l’aurora,

    7 Israele attenda il Signore,

    perché con il Signore è la misericordia

    e grande è con lui la redenzione.
    8 Egli redimerà Israele

    da tutte le sue colpe.

    Vangelo di Matteo 5,20-26
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 20 «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
    21 Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22 Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
    23 Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24 lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
    25 Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26 In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!»

    La cima
    I nativi d’America dicevano: guarda sempre verso la cima della montagna e tieni lo sguardo fisso sulla cima della montagna. Chi tiene lo sguardo fisso alla cima della montagna sentirà i chilometri sciogliersi sotto i suoi piedi e sentirà di poter saltare i cespugli, gli alberi e persino il fiume. Qual è la cima della nostra montagna, se non l’amore e la compassione? Gesù lo afferma continuamente nella sua Parola. La cima della montagna, dove tenere fisso lo sguardo, non può essere una legge, antica o nuova che sia, una legge che dice: non uccidere, non rubare, non dire falsità. La cima della montagna, dove tenere fisso lo sguardo, non può essere il dovere che ritma le responsabilità, le azioni, non può essere il principio che garantisce il rispetto per le persone e per il creato. La cima della montagna, dove tenere fisso lo sguardo, non può essere la convinzione che crede di poter garantire la comprensione, non può essere la morale che crede di determinare le scelte dell’uomo. La cima della montagna, dove tenere fisso lo sguardo, non può essere la tradizione, la cultura, i sistemi politici ed economici. La cima della montagna, dove tenere fisso lo sguardo, non potrà mai essere l’avidità, la sete di dominio, l’invidia, la separazione, il giudizio del prossimo, l’ingiustizia, il profitto, gli interessi e i vantaggi personali. La cima della montagna, dove tenere fisso lo sguardo, è l’Amore e l’Amore nella sua realizzazione più alta che è l’unità. Solo se l’uomo farà dell’unità e dell’amore la cima della sua montagna, dove guardare e tenere fisso lo sguardo, egli potrà sentire sotto i suoi piedi sciogliersi la fatica, tra le mani sparire la miseria, nel cuore non conoscere più la paura e la sottomissione.
    Ogni giorno, ogni secondo, in ogni pensiero il nostro spirito ha comunque lo sguardo fisso sulla cima di una montagna; sta a noi decidere qual è la montagna della nostra vita, la cima del nostro esistere.


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    Venerdì 2 marzo
    Mt 5,20-26

    Gesù mostra cosa vuol dire portare a compimento la legge: cogliere in essa il pensiero e il cuore stesso di Dio. La giustizia, pertanto, non consiste in un egualitarismo esteriore, peraltro impossibile, ma nell’amore senza limiti che Dio ha per i suoi figli. Aggiunge, infatti, con una severa ammonizione: «Se la vostra giustizia non sorpasserà quella degli scribi e farisei, non entrerete nel regno dei cieli». Esser buoni alla pari dei farisei, vuol dire Gesù, vale lo stesso che esserlo per nulla. E lo spiega. Le parole che seguono nessuno ha mai osato dirle come le ha dette Gesù e nessuno le ha udite da altro luogo se non dal Vangelo. Il primo tema è tratto dal quinto comandamento: «Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai…io, invece, vi dico: chiunque s’adira con il suo fratello sarà sottoposto al giudizio». Gesù non propone una nuova casistica (con l’aggiunta delle altre due scansioni: chi dice stupido e pazzo al proprio fratello) o una nuova prassi giuridica, bensì un nuovo modo di intendere i rapporti tra gli uomini. Gesù afferma che l’amore è il compimento della legge. Occorre, quindi, passare da un precetto in negativo alla positività dell’amicizia. L’amore ha un valore così alto da richiedere, se manca, l’interruzione dell’atto supremo del culto. La misericordia vale più del sacrificio; il culto, come relazione con Dio, non può prescindere da un rapporto d’amore con gli uomini.


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    I SETTIMANA DI QUARESIMA - SABATO
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Sal 18,8
    La legge del Signore è perfetta e rinfranca il cuore;
    la testimonianza del Signore è verace
    e rende saggi i semplici.



    Lex Dómini irreprehensíbilis,

    convértens ánimas;

    testimónium Dómini fidéle,

    sapiéntiam præstans párvulis.


    Colletta
    O Dio, Padre di eterna misericordia, fa' che si convertano a te i nostri cuori, perché nella ricerca dell'unico bene necessario e nelle opere di carità fraterna siamo sempre consacrati alla tua lode. Per il nostro Signore...



    Ad te corda nostra, Pater ætérne, convérte, ut nos, unum necessárium semper quæréntes et ópera caritátis exercéntes, tuo cúltui præstes esse dicátos. Per Dóminum.


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Dt 26, 16-19
    Sarai un popolo consacrato al Signore tuo Dio.

    Dal libro del Deuteronòmio
    Mosè parlò al popolo, e disse:
    «Oggi il Signore, tuo Dio, ti comanda di mettere in pratica queste leggi e queste norme. Osservale e mettile in pratica con tutto il cuore e con tutta l’anima.
    Tu hai sentito oggi il Signore dichiarare che egli sarà Dio per te, ma solo se tu camminerai per le sue vie e osserverai le sue leggi, i suoi comandi, le sue norme e ascolterai la sua voce.
    Il Signore ti ha fatto dichiarare oggi che tu sarai il suo popolo particolare, come egli ti ha detto, ma solo se osserverai tutti i suoi comandi.
    Egli ti metterà, per gloria, rinomanza e splendore, sopra tutte le nazioni che ha fatto e tu sarai un popolo consacrato al Signore, tuo Dio, come egli ha promesso».

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 118
    Beato chi cammina nella legge del Signore.

    Beato chi è integro nella sua via
    e cammina nella legge del Signore.
    Beato chi custodisce i suoi insegnamenti
    e lo cerca con tutto il cuore.

    Tu hai promulgato i tuoi precetti
    perché siano osservati interamente.
    Siano stabili le mie vie
    nel custodire i tuoi decreti.

    Ti loderò con cuore sincero,
    quando avrò appreso i tuoi giusti giudizi.
    Voglio osservare i tuoi decreti:
    non abbandonarmi mai.

    Canto al Vangelo 2 Cor 6,2
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
    Ecco ora il momento favorevole,
    ecco ora il giorno della salvezza!
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

    Vangelo Mt 5, 43-48
    Siate perfetti come il Padre vostro celeste.

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
    Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
    Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

    Sulle Offerte
    Signore Dio nostro, l'offerta di questi santi misteri ci renda degni di ricevere il dono della tua salvezza. Per Cristo nostro Signore.



    Hæc quæ nos réparent, quæsumus, Dómine, beáta mystéria suo nos múnere dignos effíciant. Per Christum.

    Prefazio di Quaresima I
    Il significato spirituale della Quaresima

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo,
    Dio onnipotente ed eterno.

    Ogni anno tu doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia,
    purificati nello spirito alla celebrazione della Pasqua,
    perché, assidui nella preghiera e nella carità operosa,
    attingano ai misteri della redenzione
    la pienezza della vita nuova
    in Cristo tuo Figlio, nostro salvatore.

    E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli,
    ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti,
    cantiamo con voce incessante l'inno della tua gloria:

    Santo, Santo, Santo ...



    Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre,

    nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

    Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:

    per Christum Dóminum nostrum.



    Quia fidélibus tuis dignánter concédis

    quotánnis paschália sacraménta in gáudio

    purificátis méntibus exspectáre: ut, pietátis

    offícia et ópera caritátis propénsius exsequéntes,

    frequentatióne mysteriórum, quibus renáti sunt,

    ad grátiæ filiórum plenitúdinem perducántur.



    Et ídeo cum Angelis et Archángelis,

    cum Thronis et Dominatiónibus,

    cumque omni milítia cæléstis exércitus,

    hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


    Comunione Mt 5,48
    «Siate perfetti» , dice il Signore,
    «come è perfetto il vostro Padre che è nei cieli».



    Estóte perfécti,

    sicut et Pater vester

    cæléstis perféctus est, dicit Dóminus.

    Dopo la Comunione
    Non manchi mai la tua benevolenza, Signore, a coloro che nutri con questi santi misteri, e poiché ci hai accolto alla scuola della tua sapienza, continua ad assisterci con il tuo paterno aiuto. Per Cristo nostro Signore.



    Perpétuo, Dómine, favóre proséquere, quos réficis divíno mystério, et, quos imbuísti cæléstibus institútis, salutáribus comitáre soláciis. Per Christum.



    Oratio super populum

    Fidéles tuos, Deus, benedíctio desideráta confírmet, quæ eos et a tua voluntáte numquam fáciat discrepáre, et tuis semper indúlgeat benefíciis gratulári. Per Christum.


    _________Aurora Ageno___________
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    00 03/03/2012 06:47
    Sabato 3 marzo 2012
    1a settimana di Quaresima

    Parola del giorno
    Deuteronòmio 26,16-19; Salmo 118,1-2.4-5.7-8; Vangelo di Matteo 5,43-48

    Antifona e Salmo 118,1-2.4-5.7-8
    Beato chi cammina nella legge del Signore.

    1 Beato chi è integro nella sua via
    e cammina nella legge del Signore.
    2 Beato chi custodisce i suoi insegnamenti
    e lo cerca con tutto il cuore.

    4 Tu hai promulgato i tuoi precetti
    perché siano osservati interamente.
    5 Siano stabili le mie vie
    nel custodire i tuoi decreti.

    7 Ti loderò con cuore sincero,
    quando avrò appreso i tuoi giusti giudizi.
    8 Voglio osservare i tuoi decreti:
    non abbandonarmi mai.

    Vangelo di Matteo 5,43-48
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «43 Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. 44 Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45 affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
    46 Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47 E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48 Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».



    Perfetti

    Letteralmente è scritto sarete dunque voi perfetti [greco: tèleios] come il Padre vostro il celeste è perfetto. L’aggettivo tèleios significa “giunto a compimento, che ha conseguito la propria completezza; finito, maturo, completo, perfetto”, dalla radice tel- di tèlos, “fine, termine, perfezione”; etimologicamente designa il punto di conversione nella corsa dei cavalli e nell’aratura, è il punto di svolta al termine della pista o di un solco; è l’estremità, il momento ultimo. Le parole di Gesù non sono un invito, non sono un consiglio, un’indicazione ma sono una rivelazione. Gesù non ci invita a essere perfetti come il Padre nostro celeste, Gesù ci rivela che essere perfetti come il Padre nostro celeste è il fine ultimo della vita, lo scopo dell’esistenza, il destino di ciascuno dei figli di Dio. Per raggiungere questa perfezione Gesù offre all’uomo una procedura precisa e potentissima: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano. Questa procedura, sconvolgente e terribile per la mente umana, è la procedura vitale per il processo di evoluzione dell’uomo verso la perfezione. Gesù non propone morale, buonismo, galateo, ma indica amore e preghiera amante, anche per i nemici, per la salvezza dell’umanità. L’amore e la preghiera che Gesù propone non sono atti emotivi ma strategie di vita per raggiungere i più alti livelli di evoluzione e di perfezione in tutta la vita dell’uomo. Secondo Gesù l’amore non è un sentimento, un’attività emotiva, una pulsione passionale ma è un’energia che si sviluppa da una scelta, una scelta precisa e definitiva interiore del logos, del dialogo interiore. Gesù non propone di giustificare il nemico, di sottomettersi alle persecuzioni, di rassegnarsi al male ma di rispondere al nemico e alle persecuzioni con la forza, l’energia, la potenza superiori dell’amore e della preghiera. Gesù non propone amore e preghiera per i nostri nemici come un invito morale per moderare i nostri comportamenti violenti o sconvenienti, ma propone l’amore e la preghiera come il sistema energetico più potente che esista per attuare l’evoluzione umana, fino a raggiungere il nostro destino ultimo immortale: essere perfetti come il Padre nostro celeste.


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    00 03/03/2012 06:48
    Sabato 3 marzo
    Mt 5, 43-48



    Il discorso della montagna affronta il tema della giustizia di Dio. L’antica legge del taglione, che pure cercava di regolare la vendetta perché non fosse illimitata e implacabile, viene abrogata da Gesù. Il suo intento è sconfiggere in radice la vendetta e scongiurare l’inarrestabile spirale di violenza. Il male, infatti, mantiene tutta la sua forza, anche se lo si distribuisce equamente. L’unico modo per sconfiggerlo è eliminarlo là dove nasce. La via del superamento proposta da Gesù è quella di un amore sovrabbondante. Il male non si vince con altro male, ma con il bene. Tutto, insomma, viene capovolto: il discepolo non solo bandisce la vendetta dal suo comportamento, ma deve porgere l’altra guancia. Non è ovviamente una nuova regola, né tantomeno un atteggiamento masochista. È piuttosto un nuovo modo di vivere tutto centrato sull’amore. È l’amore che rinnova il cuore e che rende nuova la vita. Se uno ama offre anche il mantello a chi glielo chiede ed è pronto a compiere anche il doppio dei chilometri a chi gli domanda compagnia. L’amore, il primo dei comandamenti, è il cuore della vita del discepolo e della Chiesa. Gesù giunge sino al paradosso di amare anche i nemici. Tale sconvolgente novità egli l’ha praticata per primo: dall’alto della croce prega per i suoi carnefici. Un amore così non viene da noi, nasce dall’alto. È il Signore che ce lo dona, per questo può chiedere: «Siate perfetti come il Padre vostro celeste».


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