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Santa Messa del giorno - 1

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    IV SETTIMANA DI QUARESIMA - GIOVEDÌ
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Sal 104,3-4
    Gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
    Cercate il Signore e la sua potenza,
    cercate sempre il suo volto.



    Lætétur cor quæréntium Dóminum.

    Quærite Dóminum et confirmámini,

    quærite fáciem eius semper.

    Colletta
    O Padre, che ci hai dato la grazia di purificarci con la penitenza e di santificarci con le opere di carità fraterna, fa' che camminiamo fedelmente nella via dei tuoi precetti, per giungere rinnovati alle feste pasquali. Per il nostro Signore...



    Cleméntiam tuam, Dómine, súpplici voto depóscimus, ut nos fámulos tuos, pæniténtia emendátos et bonis opéribus erudítos, in mandátis tuis fácias perseveráre sincéros, et ad paschália festa perveníre illæsos. Per Dóminum.

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Es 32, 7-14
    Desisti dall'ardore della tua ira.

    Dal libro dell'Esodo
    In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Va’, scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostràti dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: “Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto”».
    Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervìce. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione».
    Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto con grande forza e con mano potente? Perché dovranno dire gli Egiziani: “Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra”? Desisti dall’ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo. Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: “Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre”».
    Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 105
    Ricòrdati di noi, Signore, per amore del tuo popolo.

    Si fabbricarono un vitello sull’Oreb,
    si prostrarono a una statua di metallo;
    scambiarono la loro gloria
    con la figura di un toro che mangia erba.

    Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
    che aveva operato in Egitto cose grandi,
    meraviglie nella terra di Cam,
    cose terribili presso il Mar Rosso.

    Ed egli li avrebbe sterminati,
    se Mosè, il suo eletto,
    non si fosse posto sulla breccia davanti a lui
    per impedire alla sua collera di distruggerli.

    Canto al Vangelo Gv 3,16
    Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
    Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito;
    chiunque crede in lui ha la vita eterna.
    Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!

    Vangelo Gv 5, 31-47
    Vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza.

    Dal vangelo secondo Giovanni
    In quel tempo, Gesù disse ai Giudei:
    «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.
    Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
    Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
    E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.
    Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita.
    Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?
    Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

    Sulle Offerte
    Dio onnipotente e misericordioso, l'offerta di questo sacrificio guarisca la nostra debolezza dalle ferite del peccato e ci renda forti nel bene. Per Cristo nostro Signore.



    Concéde, quæsumus, omnípotens Deus, ut huius sacrifícii munus oblátum fragilitátem nostram ab omni malo purget semper et múniat. Per Christum.

    Prefazio di Quaresima IV
    I frutti del digiuno

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo,
    Dio onnipotente ed eterno.

    Con il digiuno quaresimale
    tu vinci le nostre passioni, elèvi lo spirito,
    infondi la forza e doni il premio,
    per Cristo nostro Signore.

    Per questo mistero si allietano gli angeli
    e per l'eternità adorano la gloria del tuo volto.
    Al loro canto concedi, o Signore,
    che si uniscano le nostre umili voci
    nell'inno di lode:

    Santo, Santo, Santo ...



    Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre,

    nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

    Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:



    Qui corporáli ieiúnio vítia cómprimis,

    mentem élevas, virtútem largíris et præmia:

    per Christum Dóminum nostrum.



    Per quem maiestátem tuam laudant Angeli,

    adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes.

    Cæli cælorúmque Virtútes, ac beáta Séraphim,

    sócia exsultatióne concélebrant.

    Cum quibus et nostras voces ut admítti iúbeas,

    deprecámur, súpplici confessióne dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


    Comunione Ger 31,33
    «Porrò la mia legge nel loro animo,
    la scriverò nel loro cuore:
    sarò il loro Dio ed essi il mio popolo»,
    dice il Signore.



    Dabo legem meam in viscéribus eórum,

    et in corde eórum scribam eam;

    et ero eis in Deum,

    et ipsi erunt mihi in pópulum, dicit Dóminus.


    Dopo la Comunione
    Il sacramento che abbiamo ricevuto, Signore, ci liberi da ogni colpa, perché sollevati dall'umiliazione del peccato possiamo gloriarci della pienezza del tuo dono. Per Cristo nostro Signore.



    Puríficent nos, quæsumus, Dómine, sacraménta quæ súmpsimus, et fámulos tuos ab omni culpa líberos esse concéde, ut, qui consciéntiæ reátu constringúntur, cæléstis remédii plenitúdine gloriéntur. Per Christum.



    Oratio super populum

    Protéctor in te sperántium, Deus, bénedic pópulum tuum, salva, tuére, dispóne, ut, a peccátis liber, ab hoste secúrus, in tuo semper amóre persevéret. Per Christum..


    ====================================================================================


    Giovedì 22 marzo
    Gv 5,31-47



    Le Scritture, dice il Signore, rendono testimonianza che veramente la sua vita è la via di salvezza per tutti gli uomini. È la sapienza antica che ha guidato il popolo d’Israele, salvandolo dalla schiavitù e dal deserto, che si è voluta fare ancora più vicina agli uomini, tanto da diventare carne e parole come loro. Se non abbiamo fiducia in quella Parola, dice il Signore, che esprime tutto il suo amore per noi, come potremmo essere salvati? Cosa potrebbe convincerci se a smuoverci non basta la sua vita morte e resurrezione tramandata nel Vangelo? È l’essenzialità di un messaggio che Dio ha voluto affidare tutto intero alla debolezza umana, senza cercare di imporlo con la forza della prepotenza. È invece delicato e convincente come il consiglio di un amico, entra nel cuore perché conosce il suo linguaggio, vince la nostra chiusura perché percorre le vie della nostra stessa vita. Sta a noi non serrare definitivamente le porte e lasciare aperto lo spiraglio dal quale con fiducia far entrare la luce della misericordia di Dio che salva.


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    _________Aurora Ageno___________
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    00 23/03/2012 04:48
    IV SETTIMANA DI QUARESIMA - VENERDÌ
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Sal 53,3-4
    Salvami, o Dio, per il tuo nome,
    e nella tua potenza rendimi giustizia.
    Ascolta, o Dio, la mia preghiera,
    porgi l'orecchio alle parole della mia bocca.



    Deus, in nómine tuo salvum me fac, et in virtúte tua líbera me. Deus, exáudi oratiónem meam, áuribus pércipe verba oris mei.


    Colletta
    Padre santo, che nei tuoi sacramenti hai posto il rimedio alla nostra debolezza, fa' che accogliamo con gioia i frutti della redenzione e li manifestiamo nel rinnovamento della vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo...



    Deus, qui fragilitáti nostræ cóngrua subsídia præparásti, concéde, quæsumus, ut suæ reparatiónis efféctum et cum exsultatióne suscípiat, et pia conversatióne recénseat. Per Dóminum.


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Sap 2, 1. 12-22
    Condanniamolo il a una morte infame.

    Dal libro della Sapienza
    Dicono [gli empi] fra loro sragionando:
    «Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo
    e si oppone alle nostre azioni;
    ci rimprovera le colpe contro la legge
    e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta.
    Proclama di possedere la conoscenza di Dio
    e chiama se stesso figlio del Signore.
    È diventato per noi una condanna dei nostri pensieri;
    ci è insopportabile solo al vederlo,
    perché la sua vita non è come quella degli altri,
    e del tutto diverse sono le sue strade.
    Siamo stati considerati da lui moneta falsa,
    e si tiene lontano dalle nostre vie come da cose impure.
    Proclama beata la sorte finale dei giusti
    e si vanta di avere Dio per padre.
    Vediamo se le sue parole sono vere,
    consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.
    Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto
    e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
    Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti,
    per conoscere la sua mitezza
    e saggiare il suo spirito di sopportazione.
    Condanniamolo a una morte infamante,
    perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».
    Hanno pensato così, ma si sono sbagliati;
    la loro malizia li ha accecati.
    Non conoscono i misteriosi segreti di Dio,
    non sperano ricompensa per la rettitudine
    né credono a un premio per una vita irreprensibile.

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 33
    Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato.

    Il volto del Signore contro i malfattori,
    per eliminarne dalla terra il ricordo.
    Gridano i giusti e il Signore li ascolta,
    li libera da tutte le loro angosce.

    Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
    egli salva gli spiriti affranti.
    Molti sono i mali del giusto,
    ma da tutti lo libera il Signore.

    Custodisce tutte le sue ossa:
    neppure uno sarà spezzato.
    Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
    non sarà condannato chi in lui si rifugia.

    Canto al Vangelo Mt 4,4b
    Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
    Non di solo pane vivrà l’uomo,
    ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
    Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!

    Vangelo Gv 7, 1-2. 10. 25-30
    Cercavano di arrestare Gesù, ma non era ancora giunta la sua ora.

    Dal vangelo secondo Giovanni
    In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
    Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto.
    Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».
    Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».
    Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.

    Sulle Offerte
    La potenza di questo sacrificio ci liberi, Signore, dal peccato e ci faccia giungere più puri alle feste pasquali, principio della nostra salvezza. Per Cristo nostro Signore.



    Hæc sacrifícia nos, omnípotens Deus, poténti virtúte mundátos, ad suum fáciant purióres veníre princípium. Per Christum.


    Prefazio di Quaresima IV
    I frutti del digiuno

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo,
    Dio onnipotente ed eterno.

    Con il digiuno quaresimale
    tu vinci le nostre passioni, elèvi lo spirito,
    infondi la forza e doni il premio,
    per Cristo nostro Signore.

    Per questo mistero si allietano gli angeli
    e per l'eternità adorano la gloria del tuo volto.
    Al loro canto concedi, o Signore,
    che si uniscano le nostre umili voci
    nell'inno di lode:

    Santo, Santo, Santo ...



    Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre,

    nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

    Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:



    Qui corporáli ieiúnio vítia cómprimis,

    mentem élevas, virtútem largíris et præmia:

    per Christum Dóminum nostrum.



    Per quem maiestátem tuam laudant Angeli,

    adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes.

    Cæli cælorúmque Virtútes, ac beáta Séraphim,

    sócia exsultatióne concélebrant.

    Cum quibus et nostras voces ut admítti iúbeas,

    deprecámur, súpplici confessióne dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


    Comunione Ef 1,7
    In Cristo abbiamo la redenzione
    mediante il suo sangue,
    la remissione dei peccati
    secondo la ricchezza della sua grazia.


    In Christo habémus redemptiónem

    per sánguinem eius,

    remissiónem peccatórum,

    secúndum divítias grátiæ eius.


    Dopo la Comunione
    O Padre, questo sacramento che segna per noi il passaggio dall'antica alla nuova alleanza, ci spogli dell'uomo vecchio e ci rivesta del Cristo nella giustizia e nella santità. Per Cristo nostro Signore.



    Præsta, quæsumus, Dómine, ut, sicut de prætéritis ad nova transímus, ita, vetustáte depósita, sanctificátis méntibus innovémur. Per Christum.



    Oratio super populum

    Réspice, Dómine, super fámulos tuos, et in tua misericórdia confiténtes cælésti prótege benígnus auxílio. Per Christum.


    ======================================================================================



    Venerdì 23 marzo
    Gv 7,1-2.10.25-30



    C’è un modo scontato di ascoltare la Parola di Dio che ci fa ritenere di conoscerla già. Come quegli uomini che davanti a Gesù pensano di sapere già chi è, perché sanno da dove viene. Basta loro qualche sommaria notizia a chiudere occhi e orecchie. Gesù però sfugge a questa logica del pregiudizio: ha qualcosa da comunicare, o meglio qualcuno da farci conoscere che è Dio stesso, che sfugge ai facili giudizi di chi pensa di sapere già come vanno le cose. Per questo Gesù sfugge alla cattura di quegli uomini che volevano imprigionarlo. La Parola del Signore sfugge all’ingabbiamento che vogliamo tante volte imporgli, per farne qualcosa di innocuo e scontato. Sfugge e si libera del peso delle abitudini, anche quelle religiose, che tante volte noi usiamo per camuffarla. Non era giunta ancora la sua ora, dice Giovanni, perché il tempo opportuno per cercare Gesù è sempre, in ogni momento e situazione, e mai è l’ora in cui possiamo dire di possederlo già.


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    _________Aurora Ageno___________
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    IV SETTIMANA DI QUARESIMA - SABATO
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Sal 17,5-7
    Flutti di morte mi hanno circondato,
    mi hanno stretto dolori d'inferno;
    nella mia angoscia ho invocato il Signore,
    dal suo tempio ha ascoltato la mia voce.



    Circumdedérunt me gémitus mortis,

    dolóres inférni circumdedérunt me;

    et in tribulatióne mea invocávi Dóminum,

    et exaudívit de templo sancto suo vocem meam.


    Colletta
    Signore onnipotente e misericordioso, attira verso di te i nostri cuori, poiché senza di te non possiamo piacere a te, sommo bene. Per il nostro Signore...



    Dírigat corda nostra, quæsumus, Dómine, tuæ miseratiónis operátio, quia tibi sine te placére non póssumus. Per Dóminum.

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Ger 11, 18-20
    Come un agnello mansueto che viene portato al macello.

    Dal libro del profeta Geremìa
    Il Signore me lo ha manifestato e io l’ho saputo; mi ha fatto vedere i loro intrighi. E io, come un agnello mansueto che viene portato al macello, non sapevo che tramavano contro di me, e dicevano: «Abbattiamo l’albero nel suo pieno vigore, strappiamolo dalla terra dei viventi; nessuno ricordi più il suo nome».
    Signore degli eserciti, giusto giudice,
    che provi il cuore e la mente,
    possa io vedere la tua vendetta su di loro,
    poiché a te ho affidato la mia causa.

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 7
    Signore, mio Dio, in te ho trovato rifugio.

    Signore, mio Dio, in te ho trovato rifugio:
    salvami da chi mi perseguita e liberami,
    perché non mi sbrani come un leone,
    dilaniandomi senza che alcuno mi liberi.

    Giudicami, Signore, secondo la mia giustizia,
    secondo l’innocenza che è in me.
    Cessi la cattiveria dei malvagi.
    Rendi saldo il giusto,
    tu che scruti mente e cuore, o Dio giusto.

    Il mio scudo è in Dio:
    egli salva i retti di cuore.
    Dio è giudice giusto,
    Dio si sdegna ogni giorno.

    Canto al Vangelo Lc 8,15
    Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
    Beati coloro che custodiscono la parola di Dio
    con cuore integro e buono
    e producono frutto con perseveranza.
    Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!

    Vangelo Gv 7, 40-53
    Il Cristo viene forse dalla Galilea?

    Dal vangelo secondo Giovanni
    In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui.
    Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!».
    Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua.

    Sulle Offerte
    Accogli, o Dio, quest'offerta di riconciliazione, e con la forza del tuo amore piega a te, anche se ribelli, le nostre volontà. Per Cristo nostro Signore.



    Oblatiónibus nostris, quæsumus, Dómine, placáre suscéptis, et ad te nostras étiam rebélles compélle propítius voluntátes. Per Christum.

    Prefazio di Quaresima IV
    I frutti del digiuno

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo,
    Dio onnipotente ed eterno.

    Con il digiuno quaresimale
    tu vinci le nostre passioni, elèvi lo spirito,
    infondi la forza e doni il premio,
    per Cristo nostro Signore.

    Per questo mistero si allietano gli angeli
    e per l'eternità adorano la gloria del tuo volto.
    Al loro canto concedi, o Signore,
    che si uniscano le nostre umili voci
    nell'inno di lode:

    Santo, Santo, Santo ...



    Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre,

    nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

    Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:



    Qui corporáli ieiúnio vítia cómprimis,

    mentem élevas, virtútem largíris et præmia:

    per Christum Dóminum nostrum.



    Per quem maiestátem tuam laudant Angeli,

    adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes.

    Cæli cælorúmque Virtútes, ac beáta Séraphim,

    sócia exsultatióne concélebrant.

    Cum quibus et nostras voces ut admítti iúbeas,

    deprecámur, súpplici confessióne dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


    Comunione 1 Pt 1,19
    Siamo stati riscattati
    a prezzo del sangue prezioso di Cristo
    Agnello senza difetti e senza macchia.



    Pretióso sánguine quasi Agni immaculáti

    et incontamináti Christi redémpti sumus.


    Dopo la Comunione
    Padre misericordioso, il tuo Spirito operante in questo sacramento ci liberi dal male e ci renda degni della tua benevolenza. Per Cristo nostro Signore.



    Tua nos, quæsumus, Dómine, sancta puríficent, et operatióne sua tibi plácitos esse perfíciant. Per Christum.



    Oratio super populum

    Tuére, Dómine, plebem tuam, ad sacra ventúra properántem et cæléstis grátiæ largitáte proséquere, ut visibílibus adiúta soláciis ad invisibília bona prómptius incitétur. Per Christum.


    =====================================================================================



    Sabato 24 marzo
    Gv 7, 40-53



    Dopo Cafarnao, quando tutti tranne i Dodici, lo hanno abbandonato, Gesù lascia la Galilea e si incammina verso Gerusalemme. Sa bene che le sue parole possono costargli la vita. E, in effetti, il capitolo settimo di Giovanni si apre proprio con la decisione dei capi d’Israele di far tacere quel giovane profeta. È diventato troppo scomodo. Se è necessario va eliminato anche con la morte. È la storia dei tanti martiri cristiani la cui voce è stata stroncata dalla violenza omicida. Quella voce libera e autorevole doveva essere fermata. I capi del popolo decisero perciò di inviare alcune guardie per arrestarlo. Ma anche loro vennero conquistate: «Nessun uomo ha mai parlato così». Nessuno parla come lui: insegna a voler bene agli altri senza misura. È una voce che non si è mai udita: insegna che i veri beati sono i poveri, che beati sono i non violenti, che sono i miti e non i potenti a possedere la terra. E tuttavia Gesù non è un eroe impossibile, non è un maestro severo che impartisce ordini e precetti irraggiungibili. Gesù è l’uomo dell’amore senza limiti. Per questo lo hanno ucciso. Ma è risorto e la sua parola opera effetti ogni volta che il Vangelo è comunicato. Ma questo continua a provocare ostilità e opposizione. Il Vangelo viene contrastato perché scardina in ciascuno di noi il radicale egocentrismo a cui nessuno vuole rinunciare.


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    00 25/03/2012 05:13


    Liturgia della V Domenica di Quaresima - Anno B *

    Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA



    V DOMENICA DI QUARESIMA
    Anno B


    MISSALE ROMANUM VETUS ORDO

    LETTURE: Ger 31,31-34; Sal 50; Eb 5,7-9; Gv 12,20-33


    Vogliamo vedere Gesù

    «Vogliamo vedere Gesù!». La richiesta espressa con tanta speranza dal gruppo dei Greci traduce un'aspirazione che percorre i secoli. La figura di Gesù domina l'orizzonte della storia ed esercita un fascino indiscutibile. Anche chi vorrebbe cancellarne la memoria, ne confessa implicitamente la grandezza. Ma il mistero di Gesù sfugge a chi vuole accostarlo mosso da curiosità, da interesse storico o etico. Per Giovanni «vedere Gesù» indica lo sguardo della fede e l'apertura del cuore: condizioni indispensabili per cogliere l'identità di Gesù ed entrare in comunione con lui.


    Chicco di grano che muore...

    Con una metafora Gesù spiega il contenuto e il significato dell' « ora » che ormai incombe sulla sua vita: come il chicco di grano egli deve morire perché tutti abbiano la possibilità di entrare in comunione di vita con il Padre. È la logica che permea l'esistenza cristiana: incontrare Gesù implica seguirlo in una scelta di vita che si fa dono per gli altri.
    C'è chi pensa che la fede sia una garanzia, una specie di polizza di assicurazione contro gli infortuni della vita, una dottrina che insegna a « comportarsi bene» e a non far male a nessuno. Gesù presenta un quadro radicalmente diverso e una legge molto più esigente: essere cristiani implica seguire Gesù... Che significano infatti quelle parole paradossali: «Chi ama la sua vita la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna»? Chi si aggrappa al proprio egoismo e alle illusioni umane (potere, successo, sensualità...), conoscerà un'esistenza sterile, chiusa. Chi invece sa dimenticare se stesso e offrire con amore la propria vita, se la ritroverà in pienezza. Il valore di una persona è legato a ciò che dona.


    Pieno compimento dell'alleanza

    La prospettiva della gloria e della pienezza della vita non toglie nulla alla drammaticità della croce. L'ora segnata dal Padre e liberamente accolta da Gesù è anche l'ora della sofferenza che egli non vive in modo imperturbabile. Il progetto omicida del potere che Gesù intravede con sempre maggiore lucidità, produce un profondo turbamento nel suo animo (vangelo e seconda lettura) insieme alla tentazione di sottrarsi a una morte disumana e infamante.
    Tuttavia si affida senza riserve all'amore del Padre, con un gesto di totale abbandono che è donazione libera e perciò feconda di vita. Il frutto che scaturisce dall'offerta incondizionata di Gesù è il pieno compimento della promessa divina espressa dal profeta Geremia (prima lettura): la nuova alleanza. Nuova perché il rapporto di comunione che Dio stabilisce con l'uomo è senza precedenti, non è condizionato alla fedeltà dell'uomo, ma unicamente fondato sulla gratuita iniziativa di Dio. Il vincolo di amore che Dio aveva da sempre progettato finalmente si realizza perché in Gesù l'umanità ha pronunciato il suo « sì » più pieno. «Un vincolo così saldo che nulla potrà mai spezzare» (Pregh. euc. della riconciliazione I), perché nel donarsi obbediente di Gesù si instaura una relazione di conoscenza e di amore così intima da togliere il peccato e da far coincidere volontà di Dio e volontà dell'uomo.


    Scoprire il volto di Cristo

    Se ieri era Filippo che portava a Cristo e questi al Padre, oggi la missione di indicare agli uomini di buona volontà il volto di Cristo tocca alla comunità dei redenti. Tocca a noi che, amando e credendo, cresciamo nell'amore di Dio e del prossimo, indicare dove Cristo è realmente presente: anzitutto tra noi e in noi, nella misura in cui ci amiamo e viviamo nell'amore (ma gli increduli, incontrandoci, vedono in noi la testimonianza dell'amore?); nella gerarchia che, se di Gesù continua la missione docente, di lui deve anche sempre più scoprire l'inebriante fortezza della povertà reale; nell'Eucaristia, dove il pane è il segno di una fraternità ritrovata davanti a un Corpo immolato per amore.
    «Vogliamo vedere Gesù»: è il grido inconsapevole del giovane drogato che cerca una salvezza nella illusione della droga; è il grido della ragazzina troppo presto vendutasi per un pezzo di pane o per l'ebbrezza di un'avventura più grande di lei; del disoccupato che cerca lavoro; del prete che vorrebbe lavorare senza troppe formalità; del vescovo e del papa che vorrebbero sentire attorno a sé il calore umano di un presbiterio che si riscopre luogo di comunione per un annuncio che non sia solo professionale, ma esistenziale.
    La partecipazione all'Eucaristia è comunione al corpo e sangue del Cristo, è inserimento sempre più profondo in lui; il desiderio di «vedere il Signore» diventa così intima e gioiosa esperienza che fa esclamare: «Abbiamo visto il Signore!» (Gv 20,25).


    Celebriamo la vicina festa del Signore con autenticità di fede

    Dalle «Lettere pasquali» di sant'Atanasio, vescovo (Lett. 14, 1-2; PG 26, 1419-1420)

    Il Verbo, Cristo Signore, datosi a noi interamente ci fa dono della sua visita. Egli promette di restarci ininterrottamente vicino. Per questo dice: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20).
    Egli è pastore, sommo sacerdote, via e porta e come tale si rende presente nella celebrazione della solennità. Viene fra noi colui che era atteso, colui del quale san Paolo dice: «Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato» (1 Cor 5, 7). Si verifica anche ciò che dice il salmista: O mia esultanza, liberami da coloro che mi circondano (cfr. Sal 31, 7). Vera esultanza e vera solennità è quella che libera dai mali. Per conseguire questo bene ognuno si comporti santamente e dentro di sé mediti nella pace e nel timore di Dio.
    Così facevano anche i santi. Mentre erano in vita si sentivano nella gioia come in una continua festa. Uno di essi, il beato Davide, si alzava di notte non una volta sola ma sette volte e con la preghiera si rendeva propizio Dio. Un altro, il grande Mosè, esultava con inni, cantava lodi per la vittoria riportata sul faraone e su coloro che avevano oppresso gli Ebrei. E altri ancora, con gioia incessante attendevano al culto sacro, come Samuele ed il profeta Elia.
    Per questo loro stile di vita essi raggiunsero la libertà e ora fanno festa in cielo. Ripensano con gioia al loro pellegrinaggio terreno, capaci ormai di distinguere ciò che era figura e ciò che è divenuto finalmente realtà.
    Per prepararci, come si conviene, alla grande solennità che cosa dobbiamo fare? Chi dobbiamo seguire come guida? Nessun altro certamente, o miei cari, se non colui che voi stessi chiamate, come me, «Nostro Signore Gesù Cristo». Egli per l'appunto dice: «Io sono la via» (Gv 14, 6). Egli è colui che, al dire di san Giovanni, «toglie il peccato del mondo» (Gv 1, 29). Egli purifica le nostre anime, come afferma il profeta Geremia: «Fermatevi nelle strade e guardate, e state attenti a quale sia la via buona, e in essa troverete la rigenerazione delle vostre anime» (cfr. Ger 6, 16).
    Un tempo era il sangue dei capri e la cenere di un vitello ad aspergere quanti erano immondi. Serviva però solo a purificare il corpo. Ora invece, per la grazia del Verbo di Dio, ognuno viene purificato in modo completo nello spirito.
    Se seguiremo Cristo potremo sentirci già ora negli altri della Gerusalemme celeste e anticipare e pregustare anche la festa eterna. Così fecero gli apostoli, costituiti maestri della grazia per i loro coetanei ed anche per noi. Essi non fecero che seguire il Salvatore: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito »(Mt 19, 27).
    Seguiamo anche noi il Signore, cioè imitiamolo, e così avremo trovato il modo di celebrare la festa non soltanto esteriormente, ma nella maniera più fattiva, cioè non solo con le parole, ma anche con le opere.


    MESSALE

    Antifona d'Ingresso Sal 42,1-2

    Fammi giustizia, o Dio, e difendi la mia causa
    contro gente senza pietà;
    salvami dall'uomo ingiusto e malvagio,
    perché tu sei il mio Dio e la mia difesa.




    Iúdica me, Deus,

    et discérne causam meam de gente non sancta;

    ab hómine iníquo et dolóso éripe me,

    quia tu es Deus meus et fortitúdo mea.



    Colletta

    Vieni in nostro aiuto, Padre misericordioso, perché possiamo vivere e agire sempre in quella carità, che spinse il tuo Figlio a dare la vita per noi. Egli è Dio...



    Quaesumus, Dómine Deus noster, ut in illa caritáte, qua Fílius tuus díligens mundum morti se trádidit, inveniámur ipsi, te opitulánte, alácriter ambulántes. Per Dóminum.



    Oppure:

    Ascolta, o Padre, il grido del tuo Figlio che, per stabilire la nuova ed eterna alleanza, si è fatto obbediente fino alla morte di croce; fa' che nelle prove della vita partecipiamo intimamente alla sua passione redentrice, per avere la fecondità del seme che muore ed essere accolti come tua messe nel regno dei cieli. Per il nostro Signore Gesù Cristo...



    LITURGIA DELLA PAROLA



    Prima Lettura Ger 31, 31-34

    Concluderò un’alleanza nuova e non ricorderò più il peccato.

    Dal libro del profeta Geremìa
    Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore.
    Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: «Conoscete il Signore», perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato.


    Salmo Responsoriale Dal Salmo 50
    Crea in me, o Dio, un cuore puro.



    Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
    nella tua grande misericordia
    cancella la mia iniquità.
    Lavami tutto dalla mia colpa,
    dal mio peccato rendimi puro.

    Crea in me, o Dio, un cuore puro,
    rinnova in me uno spirito saldo.
    Non scacciarmi dalla tua presenza
    e non privarmi del tuo santo spirito.

    Rendimi la gioia della tua salvezza,
    sostienimi con uno spirito generoso.
    Insegnerò ai ribelli le tue vie
    e i peccatori a te ritorneranno.

    Seconda Lettura Eb 5,7-9

    Imparò l'obbedienza e divenne causa di salvezza eterna.

    Dalla lettera agli Ebrei

    Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito.
    Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono
    .


    Canto al Vangelo Gv 12,26

    Lode e onore a te, Signore Gesù!
    Se uno mi vuole servire, mi segua, dice il Signore,
    e dove sono io, là sarà anche il mio servitore.
    Lode e onore a te, Signore Gesù!







    Vangelo Gv 12,20-33

    Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto.

    Dal vangelo secondo Giovanni

    In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
    Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».
    Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
    La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.



    Sulle Offerte

    Esaudisci, Signore, le, nostre preghiere: tu che ci hai illuminati con gli insegnamenti della fede, trasformaci con la potenza di questo sacrificio. Per Cristo nostro Signore.



    Exáudi nos, omnípotens Deus, et fámulos tuos, quos fídei christiánae eruditiónibus imbuísti, huius sacrifícii tríbuas operatióne mundári. Per Christum.


    Prefazio
    La penitenza dello spirito


    È veramente giusto renderti grazie,
    è bello cantare la tua gloria, Padre santo,
    Dio onnipotente ed eterno:

    Tu hai stabilito per i tuoi figli
    un tempo di rinnovamento spirituale,
    perché si convertano a te con tutto il cuore,
    e liberi dai fermenti del peccato
    vivano le vicende di questo mondo,
    sempre orientati verso i beni eterni



    Per questo dono della tua benevolenza,
    uniti agli angeli e ai santi,

    con voce unanime cantiamo l'inno della tua lode:



    Santo, Santo, Santo il Signore...



    Antifona alla Comunione Gv 12,24-25

    «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo;
    se invece muore, produce molto frutto»
    .



    Omnis qui vivit et credit in me,

    non moriétur in aetérnum, dicit Dóminus.



    Jn 8,10-11 Nemo te condemnávit, múlier?

    Nemo, Dómine. Nec ego te condemnábo: iam ámplius noli peccáre.



    Jn 12,24-25 Amen, amen dico vobis:

    Nisi granum fruménti cadens in terram mórtuum fúerit,

    ipsum solum manet; si autem mórtuum fúerit, multum fructum affert.


    Dopo la Comunione
    Dio onnipotente, concedi a noi tuoi fedeli di essere sempre inseriti come membra vive nel Cristo, poiché abbiamo comunicato al suo corpo e al suo sangue. Per Cristo nostro Signore.



    Quaesumus, omnípotens Deus, ut inter eius membra semper numerémur, cuius Córpori communicámus et Sánguini. Qui vivit et regnat in saecula saeculórum.

    Oratio super populum

    Bénedic, Dómine, plebem tuam, quae munus tuae miseratiónis exspéctat, et concéde, ut, quod, te inspiránte, desíderat, te largiénte percípiat. Per Christum.




    _________Aurora Ageno___________
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    auroraageno
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    00 26/03/2012 08:17
    25 MARZO
    ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE
    Solennità

    MISSALE ROMANUM VETUS ORDO

    LETTURE: Is 7,10-14; Sal 39; Eb 10,4-10; Lc 1,26-38


    La stupenda pagina evangelica dell’annuncio dell’angelo a Maria che sarebbe diventata la Madre del Salvatore, trovò fin dal sec. II una precisa espressione nelle formule del Credo e nell’arte cristiana. Solo nel sec. VII in poi il mistero dell’Annunciazione fu celebrato con particolare solennità il 25 marzo, nove mesi prima della nascita del Signore, e giorno in cui – secondo la tradizione di antichi martirologi e di alcuni calendari medievali – sarebbe avvenuta la crocifissione di Gesù.

    Dio non è entrato nel mondo con la forza: ha voluto «proporsi». Il «si» di Maria è la definitiva realizzazione dell’alleanza: in lei è presente tutto il popolo della promessa: l’antico (Israele) e il nuovo (la Chiesa); «il Signore è con lei», cioè Dio è il nostro Dio e noi siamo per sempre il suo popolo.

    Le letture di questa solennità del Signore ci orientano verso il mistero della Pasqua. Il primo, l’unico «si» del Figlio che facendo il suo ingresso nel mondo ha detto: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà» (Sal 39,8-9; Eb 10,4-10), riceve la risposta del Padre, il quale, dopo l’offerta dolorosa della passione, sigillerà nello Spirito, con la risurrezione di Gesù, la salvezza per tutti nella Chiesa. Anche le orazioni e il prefazio sottolineano il mistero dell’Annunciazione come compimento della promessa e invitano a riviverlo «nella fede».

    L’Incarnazione è anche il mistero della collaborazione responsabile di Maria alla salvezza ricevuta in dono. Ci svela che Dio per salvarci ha scelto il «metodo» di passare attraverso, la creatura: «…e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi… e noi vedemmo la sua gloria». (Gv 1,14).

    Ripetendoci ad ogni messa: «Fate questo in memoria di me», il Signore ci insegna a «dare» anche noi il nostro corpo e il nostro sangue e il nostro sangue ai fratelli. Solo così rendiamo credibile la salvezza di Dio, incarnandola nei piccoli «si» che ogni giorno ripetiamo sull’esempio di Maria.





    Il mistero della nostra riconciliazione

    Dalle «Lettere» di san Leone Magno, papa (Lett. 28 a Flaviano, 3-4; Pl. 54,763-767)
    Dalla Maestà divina fu assunta l'umiltà della nostra natura, dalla forza la debolezza, da colui che è eterno, la nostra mortalità; e per pagare il debito, che gravava sulla nostra condizione, la natura impassibile fu unita alla nostra natura passibile. Tutto questo avvenne perché, come era conveniente perla nostra salvezza, il solo e unico mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, immune dalla morte per un verso, fosse, per l'altro, ad essa soggetto.
    Vera, integra e perfetta fu la natura nella quale è nato Dio, ma nel medesimo tempo vera e perfetta la natura divina nella quale rimane immutabilmente. In lui c'è tutto della sua divinità e tutto della nostra umanità.
    Per nostra natura intendiamo quella creata da Dio al principio e assunta, per essere redenta, dal Verbo. Nessuna traccia invece vi fu nel Salvatore di quelle malvagità che il seduttore portò nel mondo e che furono accolte dall'uomo sedotto. Volle addossarsi certo la nostra debolezza, ma non essere partecipe delle nostre colpe.
    Assunse la condizione di schiavo, ma senza la contaminazione del peccato. Sublimò l'umanità, ma non sminuì la divinità. Il suo annientamento rese visibile l'invisibile e mortale il creatore e il signore di tutte le cose. Ma il suo fu piuttosto un abbassarsi misericordioso verso la nostra miseria, che una perdita della sua potestà e del suo dominio. Fu creatore dell'uomo nella condizione divina e uomo nella condizione di schiavo. Questo fu l'unico e medesimo Salvatore.
    Il Figlio di Dio fa dunque il suo ingresso in mezzo alle miserie di questo mondo, scendendo dal suo trono celeste, senza lasciare la gloria del Padre. Entra in una condizione nuova, nasce in un modo nuovo. Entra in una condizione nuova: infatti invisibile in se stesso si rende visibile nella nostra natura; infinito, si lascia circoscrivere; esistente prima di tutti i tempi, comincia a vivere nel tempo; padrone e signore dell'universo, nasconde la sua infinita maestà, prende la forma di servo; impassibile e immortale, in quanto Dio, non sdegna di farsi uomo passibile e soggetto alle leggi della morte.
    Colui infatti che è vero Dio, è anche vero uomo. Non vi è nulla di fittizio in questa unità, perché sussistono e l'umiltà della natura umana, e la sublimità della natura divina.
    Dio non subisce mutazione per la sua misericordia, così l'uomo non viene alterato per la dignità ricevuta. Ognuna delle nature opera in comunione con l'altra tutto ciò che le è proprio. Il Verbo opera ciò che spetta al Verbo, e l'umanità esegue ciò che è proprio della umanità. La prima di queste nature risplende per i miracoli che compie, l'altra soggiace agli oltraggi che subisce. E, come il Verbo non rinunzia a quella gloria che possiede in tutto uguale al Padre, così l'umanità non abbandona la natura propria della specie.
    Non ci stancheremo di ripeterlo: L'unico e il medesimo è veramente Figlio di Dio e veramente figlio dell'uomo. È Dio, perché «In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio» (Gv 1,1). È uomo, perché: «il Verbo si fece carnee venne ad abitare in mezzo a noi » (Gv 1,14).








    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Eb 10,5.7
    Disse il Signore, quando entrò nel mondo:
    «Ecco, io vengo
    per fare, o Dio, la tua volontà».



    Dóminus ingrédiens mundum dixit:

    Ecce vénio ut fáciam, Deus, voluntátem tuam.


    Colletta
    O Padre, tu hai voluto che il tuo Verbo si facesse uomo nel grembo della Vergine Maria: concedi a noi, che adoriamo il mistero del nostro Redentore, vero Dio e vero uomo, di essere partecipi della sua vita immortale. Per il nostro Signore...



    Deus, qui Verbum tuum in útero Vírginis Maríæ veritátem carnis humánæ suscípere voluísti, concéde, quæsumus, ut, qui Redemptórem nostrum Deum et hóminem confitémur, ipsíus étiam divínæ natúræ mereámur esse consórtes. Per Dóminum.


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Is 7,10-14
    Ecco la vergine concepirà.

    Dal libro del profeta Isaìa
    In quei giorni, il Signore parlò ad Acaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto».
    Ma Acaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore».
    Allora Isaìa disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele, perché Dio è con noi».

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 39
    Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

    Sacrificio e offerta non gradisci,
    gli orecchi mi hai aperto,
    non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
    Allora ho detto: «Ecco, io vengo».

    «Nel rotolo del libro su di me è scritto
    di fare la tua volontà:
    mio Dio, questo io desidero;
    la tua legge è nel mio intimo».

    Ho annunciato la tua giustizia
    nella grande assemblea;
    vedi: non tengo chiuse le labbra,
    Signore, tu lo sai.

    Non ho nascosto la tua giustizia
    dentro il mio cuore,
    la tua verità e la tua salvezza
    ho proclamato.

    Seconda Lettura Eb 10,4-10
    Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà.

    Dalla lettera agli Ebrei
    Fratelli, è impossibile che il sangue di tori e di capri elimini i peccati. Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice:
    «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
    un corpo invece mi hai preparato.
    Non hai gradito
    né olocausti né sacrifici per il peccato.
    Allora ho detto: “Ecco, io vengo
    – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro –
    per fare, o Dio, la tua volontà”».
    Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo a fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.

    Canto al Vangelo Lc 1,28.38
    Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio.
    Nel tempo pasquale: Alleluia, alleluia.
    Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te.
    Eccomi, sono la serva del Signore.

    Oppure: Gv 1,14
    Il Verbo si fece carne
    e venne ad abitare in mezzo a noi;
    e noi abbiamo contemplato la sua gloria.
    Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio.





    Vangelo Lc 1,26-38
    Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.

    Dal vangelo secondo Luca
    In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
    A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
    Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
    Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

    Sulle Offerte
    Accogli con bontà, o Padre, i doni che ti offriamo celebrando l'incarnazione del tuo unico Figlio, e fa' che la tua Chiesa riviva nella fede il mistero in cui riconosce le sue origini. Per Cristo nostro Signore...



    Ecclésiæ tuæ munus, omnípotens Deus, dignáre suscípere, ut, quæ in Unigéniti tui incarnatióne primórdia sua constáre cognóscit, ipsíus gáudeat hac sollemnitáte celebráre mystéria. Per Christum.


    Prefazio
    È veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,
    per Cristo nostro Signore.

    All’annunzio dell’angelo
    la Vergine accolse nella fede la tua parola,
    e per l’azione misteriosa dello Spirito Santo
    concepì e con ineffabile amore portò in grembo
    il primogenito dell’umanità nuova,
    che doveva compiere le promesse di Israele
    e rivelarsi al mondo come il Salvatore atteso dalle genti.

    Per questo mistero esultano gli angeli
    e adorano la gloria del tuo volto.
    Al loro canto concedi, o Signore,
    che si uniscano le nostre umili voci nell’inno di lode:

    Santo, Santo, Santo il Signore ...


    Vere dignum et iustum est,

    æquum et salutáre,

    nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

    Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:

    per Christum Dóminum nostrum.



    Quem inter hómines et propter hómines nascitúrum,

    Spíritus Sancti obumbránte virtúte,

    a cælésti núntio Virgo fidénter audívit et

    immaculátis viscéribus amánter portávit,

    ut et promissiónes fíliis Isræl perfíceret véritas,

    et géntium exspectátio patéret ineffabíliter adimplénda.



    Per quem maiestátem tuam adórat

    exércitus Angelórum, ante conspéctum

    tuum in æternitáte lætántium.

    Cum quibus et nostras voces ut admítti

    iúbeas, deprecámur, sócia exsultatióne dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth...


    Antifona alla Comunione Is 7,14
    Ecco, la Vergine concepirà e darà alla luce un Figlio:
    sarà chiamato Emmanuele, Dio con noi.



    Ecce Virgo concípiet

    et páriet Fílium,

    et vocábitur nomen eius Emmánuel.

    Oppure: Cf Lc 1,31-32
    Rallegrati, Maria, colui che nascerà da te
    sarà santo e chiamato figlio di Dio.

    Dopo la Comunione
    O Padre, che ci hai accolti alla tua mensa, conferma in noi il dono della vera fede, che ci fa riconoscere nel figlio della Vergine il tuo Verbo fatto uomo, e per la potenza della sua risurrezione guidaci al possesso della gioia eterna. Per Cristo nostro Signore.



    In méntibus nostris, quæsumus, Dómine, veræ fídei sacraménta confírma, ut, qui concéptum de Vírgine Deum verum et hóminem confitémur, per eius salutíferæ resurrectiónis poténtiam, ad ætérnam mereámur perveníre lætítiam. Per Christum.



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    Lunedì 26 marzo 2012
    Annunciazione del Signore

    Parola del giorno
    Isaìa 7,10-14; 8,10c; Salmo 39,7-11b; Lettera agli Ebrei 10,4-10; Vangelo di Luca 1,26-38

    Antifona e Salmo 39,7-11b
    Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

    7 Sacrificio e offerta non gradisci,

    gli orecchi mi hai aperto,

    non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
    8 Allora ho detto: «Ecco, io vengo».

    «Nel rotolo del libro su di me è scritto

    9 di fare la tua volontà:
    mio Dio, questo io desidero;

    la tua legge è nel mio intimo».

    10 Ho annunciato la tua giustizia
    nella grande assemblea;

    vedi: non tengo chiuse le labbra,
    Signore, tu lo sai.

    11 Non ho nascosto la tua giustizia
    dentro il mio cuore,

    la tua verità e la tua salvezza
    ho proclamato.

    Vangelo di Luca 1,26-38
    In quel tempo, 26 l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28 Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
    29 A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30 L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
    34 Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?» 35 Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36 Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37 nulla è impossibile a Dio».


    L’alleata

    Ecco l’alleata di Dio. Ecco colei che non ha mai avuto dubbi su Dio. Ecco colei che ha il cuore puro da ogni ribellione, sfida e alleanza schiavizzanti con il Maligno. Ecco l’alleata per eccellenza di Dio. E chi, se non lei, poteva essere tenda e tempio a Gesù per entrare su questa terra? L’angelo sapeva bene dove andare, non c’era sulla terra un’alleata di Dio così. L’angelo Gabriele saluta Maria con il saluto dell’onore e della riverenza, con il saluto che si conviene ai re e alle regine, lei è l’alleata sublime del Gran Re. Maria ascolta la voce e il messaggio dell’angelo e, anche se tutto non è comprensibile in quel momento, non ha dubbi, non discute, non ha tentennamenti né sospetti. Lei si fida, si abbandona in tutto e per tutto al suo Altissimo alleato e si immerge nella sua volontà e nel suo amore. È proprio Maria che, immersa nel Paraclito Spirito, per l’occasione si attribuisce un titolo, un nuovo nome. L’angelo la chiama piena di grazia, lei risponde di essere completamente serva e serva dell’Altissimo. Il sostantivo greco dùle indica l’essere, il diventare unicamente uno strumento di lavoro, dùle è un termine fortissimo, è: “schiavo, servitore”. Ma ora, con Maria, questo titolo sta a significare docilità e amore, totale dedizione della propria essenza, di ciò che nemmeno lei conosce di se stessa ma che lei si fida di essere davanti a Dio. È l’alleanza che diventa dono totale, è l’alleata che diventa serva del Tutto e dell’Uno come nessuno nei multi cosmi ha potuto essere. Maria è salutata dall’angelo Gabriele con il saluto dedicato ai re, le dice infatti: onore a te, perché lei è Regina dell’Altissimo, e Maria nello stesso istante si riconosce Serva dell’Altissimo. Maria è Regina perché si è fatta Serva dell’Altissimo ma è la Serva dell’Altissimo perché dell’Altissimo è l’Alleata, la totalmente Alleata di Dio, l’Alleata sublime e suprema di Dio. Questa alleanza senza limiti e totale con Dio dona a Maria una potenza smisurata per combattere e vincere il diavolo e i suoi servi alleati, tanto da potergli schiacciare la testa con il proprio calcagno. Per questo il diavolo non può sopportare nemmeno per un istante di sentir nominare anche solo il nome di Maria, perché lui, che vive esclusivamente perché gli uomini si alleino con lui per schiavizzarli e sottometterli, nulla può fare con l’Alleata di Dio, Maria, e con tutti i figli di Dio che a Maria si affidano. Le alleanze che Satana vuole stipulare con l’uomo hanno lo scopo di sottomettere e dominare completamente l’uomo. Alleanza con il diavolo significa schiavitù. L’alleanza che Dio Padre ispira agli uomini di compiere in Gesù ha lo scopo di liberare l’uomo perché diventi servo innamorato dell’Amore, per donare all’umanità tutta la gioia, il benessere e la pace possibili. Con Dio alleanza significa diventare liberi servi dell’Amore. Chi meglio dell’Alleata, la Serva dell’Altissimo, può liberarci dalle alleanze oscure e guidarci alle alleanze di luce per una vita meravigliosa a servizio dell’amore, della bellezza, della felicità e della pace? Chi invoca Maria e si consacra a lei come la sublime e suprema Alleata di Dio, sarà all’istante liberato da ogni alleanza con il Maligno, stipulata consciamente o inconsciamente durante la vita, e chi sa tenere teneramente il proprio pensiero in lei non potrà conoscere il dubbio e il pensar male di Dio che conduce alla ribellione contro Dio e alle alleanze con le Tenebre.


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    V SETTIMANA DI QUARESIMA - MARTEDÌ
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Sal 26,14
    Stà in attesa del Signore, prendi forza e coraggio;
    tieni saldo il tuo cuore e spera nel Signore.



    Exspécta Dóminum, viríliter age;

    et confortétur cor tuum, et sústine Dóminum.


    Colletta
    Il tuo aiuto, Dio onnipotente, ci renda perseveranti nel tuo servizio, perché anche nel nostro tempo la tua Chiesa si accresca di nuovi membri e si rinnovi sempre nello spirito. Per il nostro Signore...



    Da nobis, quæsumus, Dómine, perseverántem in tua voluntáte famulátum, ut in diébus nostris et mérito et número pópulus tibi sérviens augeátur. Per Dóminum.


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Nm 21, 4-9
    Il nostro Dio viene a salvarci.

    Dal libro dei Numeri
    In quei giorni, gli Israeliti si mossero dal monte Or per la via del Mar Rosso, per aggirare il territorio di Edom. Ma il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero».
    Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì. Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti».
    Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita».
    Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 101
    Signora, ascolta la mia preghiera.

    Signore, ascolta la mia preghiera,
    a te giunga il mio grido di aiuto.
    Non nascondermi il tuo volto
    nel giorno in cui sono nell’angoscia.
    Tendi verso di me l’orecchio,
    quando t’invoco, presto, rispondimi!

    Le genti temeranno il nome del Signore
    e tutti i re della terra la tua gloria,
    quando il Signore avrà ricostruito Sion
    e sarà apparso in tutto il suo splendore.
    Egli si volge alla preghiera dei derelitti,
    non disprezza la loro preghiera.

    Questo si scriva per la generazione futura
    e un popolo, da lui creato, darà lode al Signore:
    «Il Signore si è affacciato dall’alto del suo santuario,
    dal cielo ha guardato la terra,
    per ascoltare il sospiro del prigioniero,
    per liberare i condannati a morte».

    Canto al Vangelo Cf Gv 3,16
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
    Il seme è la parola di Dio,
    il seminatore è Cristo:
    chiunque trova lui, ha la vita eterna.
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

    Vangelo Gv 8,21-30
    Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono.

    Dal vangelo secondo Giovanni
    In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?».
    E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati».
    Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre.
    Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui.

    Sulle Offerte
    Accogli, Signore, questa vittima di riconciliazione, perdona le nostre colpe, e guida i nostri cuori vacillanti sulla via del bene. Per Cristo nostro Signore.



    Hóstias tibi, Dómine, placatiónis offérimus, ut et delícta nostra miserátus absólvas, et nutántia corda tu dírigas. Per Christum.

    Prefazio della Passione del Signore I
    La potenza misteriosa della Croce

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

    Nella passione redentrice del tuo Figlio
    tu rinnovi l'universo
    e doni all'uomo il vero senso della tua gloria;
    nella potenza misteriosa della croce
    tu giudichi il mondo
    e fai risplendere il potere regale di Cristo crocifisso.

    Per questo mistero di salvezza,
    uniti agli angeli e ai santi,
    eleviamo a te un inno di lode ed esultanti cantiamo:

    Santo, Santo, Santo ...



    Vere dignum et iustum est,

    æquum et salutáre,

    nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

    Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:



    Quia per Fílii tui salutíferam passiónem

    sensum confiténdæ tuæ maiestátis

    totus mundus accépit,

    dum ineffábili crucis poténtia iudícium mundi

    et potéstas émicat Crucifíxi.



    Unde et nos, Dómine,

    cum Angelis et Sanctis univérsis,

    tibi confitémur, in exsultatióne dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


    Comunione Gv 12,32
    «Quando sarò elevato da terra,
    attirerò tutti a me» , dice il Signore.



    Cum exaltátus fúero a terra,

    ómnia traham ad meípsum, dicit Dóminus.

    Dopo la Comunione
    Dio grande e misericordioso, l'assidua partecipazione ai tuoi misteri ci avvicini sempre più a te, che sei l'unico e vero bene. Per Cristo nostro Signore.



    Da, quæsumus, omnípotens Deus, ut, quæ divína sunt iúgiter ambiéntes, donis semper mereámur cæléstibus propinquáre. Per Christum.



    Oratio super populum

    Deus, qui sperántibus in te miseréri pótius éligis, quam irásci, da fidélibus tuis digne flere mala, quæ fecérunt, ut tuæ consolatiónis grátiam inveníre mereántur. Per Christum.



    ======================================================================================


    Martedì 27 marzo
    Gv 8,21-30



    C’è una incompatibilità profonda fra il Signore e questo mondo, la sua logica e quella degli uomini. Gesù è sempre avanti, un passo oltre a noi, e quando pretendiamo di averlo già capito o di possederlo, è proprio allora che ce ne siamo allontanati di più. Ma questo non perché Gesù vuole nascondersi o sfuggirci, ma perché egli vuole attrarci sempre più lontani da noi stessi, dalle nostre abitudini e modi di essere per innalzarci con lui verso il Padre. Ecco che allora quella domanda essenziale e scarna che gli pongono: «Tu chi sei?» diventa anche la domanda della nostra vita, il senso del nostro sforzo di essere migliori. A quell’interrogativo Gesù risponde in modo altrettanto scarno ed essenziale: «Proprio ciò che vi dico». Cioè è la Parola che ci dà la vera immagine e identità di Dio, per questo va scavata, ruminata, digerita, perché ci rivela sempre nuovi tratti ed espressioni del suo volto.


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    V SETTIMANA DI QUARESIMA - MERCOLEDÌ
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Sal 17,48-49
    Tu mi liberi, Signore, dall'ira dei miei nemici.
    Tu mi innalzi sopra i miei avversari,
    e mi salvi dall'uomo violento.



    Liberátor meus de géntibus iracúndis.

    Ab insurgéntibus in me exaltábis me,

    a viro iníquo erípies me, Dómine.

    Colletta
    Risplenda la tua luce, Dio misericordioso, sui tuoi figli purificàti dalla penitenza; tu che ci hai ispirato la volontà di servirti, porta a compimento l'opera da te iniziata. Per il nostro Signore...



    Sanctificáta per pæniténtiam tuórum corda filiórum, Deus miserátor, illústra, et, quibus præstas devotiónis afféctum, præbe supplicántibus pium benígnus audítum. Per Dóminum.

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Dn 3, 14-20. 46-50. 91-92. 95
    Dio ha mandato il suo angelo e ha liberato i suoi servi.

    Dal libro del profeta Daniele
    In quei giorni il re Nabucodònosor disse: «È vero, Sadrac, Mesac e Abdènego, che voi non servite i miei dèi e non adorate la statua d’oro che io ho fatto erigere? Ora se voi, quando udrete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell’arpa, del salterio, della zampogna e di ogni specie di strumenti musicali, sarete pronti a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatto, bene; altrimenti, in quel medesimo istante, sarete gettati in mezzo a una fornace di fuoco ardente. Quale dio vi potrà liberare dalla mia mano?».
    Ma Sadrac, Mesac e Abdènego risposero al re Nabucodònosor: «Noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito; sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace di fuoco ardente e dalla tua mano, o re. Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d’oro che tu hai eretto».
    Allora Nabucodònosor fu pieno d’ira e il suo aspetto si alterò nei confronti di Sadrac, Mesac e Abdènego, e ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette volte più del solito. Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare Sadrac, Mesac e Abdènego e gettarli nella fornace di fuoco ardente.
    I servi del re, che li avevano gettati dentro, non cessarono di aumentare il fuoco nella fornace, con bitume, stoppa, pece e sarmenti. La fiamma si alzava quarantanove cùbiti sopra la fornace e uscendo bruciò quei Caldèi che si trovavano vicino alla fornace. Ma l’angelo del Signore, che era sceso con Azarìa e con i suoi compagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco della fornace e rese l’interno della fornace come se vi soffiasse dentro un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia.
    Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in fretta si rivolse ai suoi ministri: «Non abbiamo noi gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?». «Certo, o re», risposero. Egli soggiunse: «Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il quarto è simile nell’aspetto a un figlio di dèi».
    Nabucodònosor prese a dire: «Benedetto il Dio di Sadrac, Mesac e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro dio all’infuori del loro Dio».

    Salmo Responsoriale Dn 3,52-56
    A te la lode e la gloria nei secoli.

    Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri,
    Benedetto il tuo nome glorioso e santo.

    Benedetto sei tu nel tuo tempio santo, glorioso,
    Benedetto sei tu sul trono del tuo regno.

    Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi
    e siedi sui cherubini,
    Benedetto sei tu nel firmamento del cielo..

    Canto al Vangelo Cf Lc 8,15

    Lode e onore a te, Signore Gesù!
    Beati coloro che custodiscono la parola di Dio
    con cuore integro e buono
    e producono frutto con perseveranza.
    Lode e onore a te, Signore Gesù!

    Vangelo Gv 8, 31-42
    Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi d'avvero.

    Dal vangelo secondo Giovanni
    In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?».
    Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro».
    Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro».
    Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato».

    Sulle Offerte
    Accogli, Signore, questo sacrificio che ci concedi di offrire alla tua santità, e rendilo per noi sorgente di salvezza. Per Cristo nostro Signore.



    Tibi, Dómine, sacrifícia dicáta reddántur, quæ sic ad honórem nóminis tui deferénda tribuísti, ut éadem remédia fíeri nostra præstáres. Per Christum.

    Prefazio della Passione del Signore I
    La potenza misteriosa della Croce

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

    Nella passione redentrice del tuo Figlio
    tu rinnovi l'universo
    e doni all'uomo il vero senso della tua gloria;
    nella potenza misteriosa della croce
    tu giudichi il mondo
    e fai risplendere il potere regale di Cristo crocifisso.

    Per questo mistero di salvezza,
    uniti agli angeli e ai santi,
    eleviamo a te un inno di lode ed esultanti cantiamo:

    Santo, Santo, Santo ...



    Vere dignum et iustum est,

    æquum et salutáre,

    nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

    Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:



    Quia per Fílii tui salutíferam passiónem

    sensum confiténdæ tuæ maiestátis

    totus mundus accépit,

    dum ineffábili crucis poténtia iudícium mundi

    et potéstas émicat Crucifíxi.



    Unde et nos, Dómine,

    cum Angelis et Sanctis univérsis,

    tibi confitémur, in exsultatióne dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


    Comunione Col 1,13-14
    Dio ci ha fatti passare nel regno
    del suo Figlio prediletto;
    in lui abbiamo la redenzione
    per mezzo del suo sangue,
    la remissione dei peccati.



    Tránstulit nos Deus in regnum

    Fílii dilectiónis suæ,

    in quo habémus redemptiónem

    per sánguinem eius,

    remissiónem peccatórum.

    Dopo la Comunione
    O Dio, fonte della vita, fa' che la partecipazione al tuo sacramento sia per noi medicina di salvezza; ci guarisca dalle ferite del male e ci confermi nella tua amicizia. Per Cristo nostro Signore.



    Cæléstem nobis, Dómine, præbeant sumpta mystéria medicínam, ut et vítia nostri cordis expúrgent, et sempitérna nos protectióne confírment. Per Christum.



    Oratio super populum

    Adésto supplicátionibus pópuli tui, omnípotens Deus, et, quibus fidúciam sperándæ pietátis indúlges, consuétæ misericórdiæ tríbue benígnus efféctum. Per Christum.


    ==================================================================================


    Mercoledì 28 marzo
    Gv 8,31-42



    I giudei che ascoltavano Gesù si ribellano perché lui li giudica non liberi. C’è una presunzione di chi è schiavo, che è proprio quella di negare la propria mancanza di libertà, perché fa comodo, pone al riparo dalle responsabilità e dalla fatica di cercare sempre la direzione verso cui incamminarsi. «La verità vi farà liberi» dice Gesù, cioè guardarsi così come si è veramente, dei poveracci, deboli e limitati, ci permette di incontrarlo perché ci libera dall’idea di conoscerlo già e di possedere già le risorse per vivere, in quanto figli di Abramo. Ma la vera figliolanza, il vero essere familiari ed amici di Dio nasce dal «Fare le opere del Padre vostro». Non chi dice «Signore Signore», dirà altrove Gesù, fa parte del Regno di Dio, ma chi fa della sua Parola la base della sua stessa vita.



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    V SETTIMANA DI QUARESIMA - GIOVEDÌ
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Eb 9,15
    Cristo è mediatore della nuova alleanza
    perché, mediante la sua morte,
    coloro che sono stati chiamati
    ricevano l'eredità eterna che è stata loro promessa.



    Novi Testaménti mediátor est Christus,

    ut, morte intercedénte,

    repromissiónem accípiant,

    qui vocáti sunt ætérnæ hereditátis.

    Colletta
    Assisti e proteggi sempre, Padre buono questa tua famiglia che ha posto in te ogni speranza, perché liberata dalla corruzione del peccato resti fedele all'impegno del Battesimo, e ottenga in premio l'eredità promessa. Per il nostro Signore...



    Adésto, Dómine, supplícibus tuis, et spem suam in tua misericórdia collocántes tuére propítius, ut, a peccatórum labe mundáti, in sancta conversatióne permáneant, et promissiónis tuæ perficiántur herédes. Per Dóminum.

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Gn 17, 3-9
    Diventerai padre di una moltitudine di nazioni.

    Dal libro della Gènesi
    In quei giorni Abram si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui:
    «Quanto a me, ecco, la mia alleanza è con te:
    diventerai padre di una moltitudine di nazioni.
    Non ti chiamerai più Abram,
    ma ti chiamerai Abramo,
    perché padre di una moltitudine di nazioni ti renderò.
    E ti renderò molto, molto fecondo; ti farò diventare nazioni e da te usciranno dei re. Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione, come alleanza perenne, per essere il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te. La terra dove sei forestiero, tutta la terra di Canaan, la darò in possesso per sempre a te e alla tua discendenza dopo di te; sarò il loro Dio».
    Disse Dio ad Abramo: «Da parte tua devi osservare la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione».

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 104
    Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza.

    Cercate il Signore e la sua potenza,
    ricercate sempre il suo volto.
    Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
    i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca.

    Voi, stirpe di Abramo, suo servo,
    figli di Giacobbe, suo eletto.
    È lui il Signore, nostro Dio:
    su tutta la terra i suoi giudizi.

    Si è sempre ricordato della sua alleanza,
    parola data per mille generazioni,
    dell’alleanza stabilita con Abramo
    e del suo giuramento a Isacco.

    Canto al Vangelo Sal 94,8
    Lode e onore a te, Signore Gesù!
    Oggi non indurite il vostro cuore,
    ma ascoltate la voce del Signore.
    Lode e onore a te, Signore Gesù!

    Vangelo Gv 8, 51-59
    Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno.

    Dal vangelo secondo Giovanni
    In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?».
    Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia».
    Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono».
    Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

    Sulle Offerte
    Guarda con bontà, o Dio, il sacrificio che ti presentiamo, perché giovi alla nostra conversione e porti la salvezza al mondo intero. Per Cristo nostro Signore.



    Sacrifíciis præséntibus, quæsumus, Dómine, placátus inténde, ut et conversióni nostræ profíciant et totíus mundi salúti. Per Christum.


    Prefazio della Passione del Signore I
    La potenza misteriosa della Croce

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

    Nella passione redentrice del tuo Figlio
    tu rinnovi l'universo
    e doni all'uomo il vero senso della tua gloria;
    nella potenza misteriosa della croce
    tu giudichi il mondo
    e fai risplendere il potere regale di Cristo crocifisso.

    Per questo mistero di salvezza,
    uniti agli angeli e ai santi,
    eleviamo a te un inno di lode ed esultanti cantiamo:

    Santo, Santo, Santo ...



    Vere dignum et iustum est,

    æquum et salutáre,

    nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

    Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:



    Quia per Fílii tui salutíferam passiónem

    sensum confiténdæ tuæ maiestátis

    totus mundus accépit,

    dum ineffábili crucis poténtia iudícium mundi

    et potéstas émicat Crucifíxi.



    Unde et nos, Dómine,

    cum Angelis et Sanctis univérsis,

    tibi confitémur, in exsultatióne dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


    Comunione Rm 8,32
    Dio non ha risparmiato il proprio Figlio,
    ma lo ha dato per tutti noi:
    con lui ci ha fatto dono di ogni cosa.



    Próprio Fílio suo non pepércit Deus, sed pro nobis ómnibus trádidit illum: cum illo ómnia nobis donávit.

    Dopo la Comunione
    Padre misericordioso, il pane eucaristico, che ci fa tuoi commensali in questo mondo, ci ottenga la perfetta comunione con te nella vita eterna. Per Cristo nostro Signore.



    Satiáti múnere salutári, tuam, Dómine, misericórdiam deprecámur, ut hoc eódem sacraménto, quo nos temporáliter végetas, effícias perpétuæ vitæ partícipes. Per Christum.



    Oratio super populum

    Esto, quæsumus, Dómine, propítius plebi tuæ, ut, de die in diem, quæ tibi non plácent réspuens, tuórum pótius repleátur delectatiónibus mandatórum. Per Christum.



    ======================================================================================



    Giovedì 29 marzo
    Gv 8,51-59



    Il Signore vuole donare agli uomini la vita piena, cioè la vita che non finisce con la morte, ma incontra resistenze e opposizioni. Essi preferiscono la vita abituale, sottomessa alla dura legge della morte, pur di non sconvolgere la loro tranquilla normalità. È la stessa cecità con cui tanti uomini anche oggi guardano con diffidenza e ostilità all’offerta generosa che il Signore fa a ciascuno di una vita diversa, più umana e piena di significato, se abbandonano il modo di pensare triste e scontato con cui sono abituati a vivere. Duri come pietre sono questi modi di fare, con i quali allontaniamo da noi il Signore scagliandoci contro tutto ciò che ci parla della nuova legge di misericordia, perdono, amore che il Vangelo è venuto a portare. Sono i pezzi di un cuore sclerotico e pesante che la vita ci porta via uno alla volta, lasciandoci duri ed aggressivi contro Gesù, costretto ad allontanarsi da noi.



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    V SETTIMANA DI QUARESIMA - VENERDÌ
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Sal 30,10.16.18
    Abbi pietà di me, Signore, perché sono in angustia;
    strappami dalla mano dei miei nemici
    e salvami dai miei persecutori:
    Signore, che io non resti confuso.



    Miserére mihi, Dómine,

    quóniam tríbulor;

    líbera me et éripe me de mánibus inimicórum meórum,

    et a persequéntibus me.

    Dómine, non confúndar, quóniam invocávi te.


    Colletta
    Perdona, Signore, i nostri peccati, e nella tua misericordia spezza le catene che ci tengono prigionieri a causa delle nostre colpe, e guidaci alla libertà che Cristo ci ha conquistata. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.



    Absólve, quæsumus, Dómine, tuórum delícta populórum, ut a peccatórum néxibus, quæ pro nostra fragilitáte contráximus, tua benignitáte liberémur. Per Dóminum.



    Oppure:



    Deus, qui Ecclésiæ tuæ in hoc témpore tríbuis benígne, beátam Maríam in passióne Christi contemplánda devóte imitári, da nobis, quæsumus, eiúsdem Vírginis intercessióne, Unigénito Fílio tuo fírmius in dies adhærére et ad plenitúdinem grátiæ eius demum perveníre. Qui tecum.


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Ger 20, 10-13
    Il Signore è al mio fianco come un prode valoroso.

    Dal libro del profeta Geremìa
    Sentivo la calunnia di molti:
    «Terrore all’intorno!
    Denunciàtelo! Sì, lo denunceremo».
    Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta:
    «Forse si lascerà trarre in inganno,
    così noi prevarremo su di lui,
    ci prenderemo la nostra vendetta».
    Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso,
    per questo i miei persecutori vacilleranno
    e non potranno prevalere;
    arrossiranno perché non avranno successo,
    sarà una vergogna eterna e incancellabile.
    Signore degli eserciti, che provi il giusto,
    che vedi il cuore e la mente,
    possa io vedere la tua vendetta su di loro,
    poiché a te ho affidato la mia causa!
    Cantate inni al Signore,
    lodate il Signore,
    perché ha liberato la vita del povero
    dalle mani dei malfattori.

    Salmo Responsoriale Salmo 17
    Nell'angoscia t'invoco: salvami, Signore.

    Ti amo, Signore, mia forza,
    Signore, mia roccia,
    mia fortezza, mio liberatore.

    Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
    mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
    Invoco il Signore, degno di lode,
    e sarò salvato dai miei nemici.

    Mi circondavano flutti di morte,
    mi travolgevano torrenti infernali;
    già mi avvolgevano i lacci degli ínferi,
    già mi stringevano agguati mortali.

    Nell’angoscia invocai il Signore,
    nell’angoscia gridai al mio Dio:
    dal suo tempio ascoltò la mia voce,
    a lui, ai suoi orecchi, giunse il mio grido.

    Canto al Vangelo Gv 7,63.68
    Lode e onore a te, Signore Gesù.
    Le tue parole, Signore, sono spirito e vita;
    tu hai parole di vita eterna.
    Lode e onore a te, Signore Gesù.

    Vangelo Gv 10, 31-42
    Cercavano di catturarli, ma egli sfuggì dalle loro mani.

    Dal vangelo secondo Giovanni
    In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio».
    Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
    Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.

    Sulle Offerte
    Il tuo aiuto, Dio misericordioso, ci renda degni di accostarci al santo altare, perché l'assidua partecipazione al divino sacrificio ci ottenga la salvezza. Per Cristo nostro Signore.



    Præsta nobis, miséricors Deus, ut digne tuis servíre semper altáribus mereámur, et eórum perpétua participatióne salvári. Per Christum.


    Prefazio della Passione del Signore I
    La potenza misteriosa della Croce

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

    Nella passione redentrice del tuo Figlio
    tu rinnovi l'universo
    e doni all'uomo il vero senso della tua gloria;
    nella potenza misteriosa della croce
    tu giudichi il mondo
    e fai risplendere il potere regale di Cristo crocifisso.

    Per questo mistero di salvezza,
    uniti agli angeli e ai santi,
    eleviamo a te un inno di lode ed esultanti cantiamo:

    Santo, Santo, Santo ...



    Vere dignum et iustum est,

    æquum et salutáre,

    nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

    Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:



    Quia per Fílii tui salutíferam passiónem

    sensum confiténdæ tuæ maiestátis

    totus mundus accépit,

    dum ineffábili crucis poténtia iudícium mundi

    et potéstas émicat Crucifíxi.



    Unde et nos, Dómine,

    cum Angelis et Sanctis univérsis,

    tibi confitémur, in exsultatióne dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


    Comunione 1 Pt 2,24
    Gesù portò nel suo corpo i nostri peccati sul legno della croce,
    perché, morti ai peccati, vivessimo per la giustizia;
    le sue piaghe ci hanno risanati.



    Iesus peccáta nostra pértulit in córpore suo super lignum,

    ut, peccátis mórtui, iustítiæ vivámus; cuius livóre sanáti sumus.


    Dopo la Comunione
    Non ci abbandoni, Signore, la forza di questo sacramento che ci unisce a te, e allontani sempre da noi ogni male. Per Cristo nostro Signore.



    Sumpti sacrifícii, Dómine, perpétua nos tuítio non relínquat, et nóxia semper a nobis cuncta depéllat. Per Christum.



    Oratio super populum

    Concéde, quæsumus, omnípotens Deus, ut, fámuli tui, qui protectiónis tuæ quærunt grátiam, liberáti a malis ómnibus, secúra tibi mente sérviant. Per Christum..



    ======================================================================================


    Venerdì 30 marzo
    Gv 10,31-42



    Gesù ci parla di Dio non con i ragionamenti dei filosofi, né col romanticismo o il realismo rassegnato dei nostri pensieri. Gesù parla di Dio con la sua stessa vita. È un linguaggio che parla a tutti, non ha bisogno di cultura né di un ruolo sociale per essere compreso. Basta lasciarsi toccare, restare vulnerabili alle «Molte opere buone del Padre mio» che il Signore ci mostra. Sono queste che ci danno il potere di diventare simili a Dio, sciocchezza per i pagani e bestemmia per i giudei, ma salvezza per tutti quelli che si fidano del bene che vedono realizzarsi davanti ai loro occhi. Di nuovo Gesù sfugge alle mani di quelli che vogliono catturarlo. Il Vangelo non lo si possiede, lo si vive; la Parola di Dio non la si conosce già, la si scopre, ogni volta nuova e più densa ancora di significato per la nostra vita.



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    V SETTIMANA DI QUARESIMA - SABATO
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Sal 21,20.7
    Signore, non stare lontano,
    affréttati, mia forza, ad aiutarmi,
    perché io sono un verme e non un uomo,
    un obbrobrio per tutti, lo scherno della gente.

    Dómine, ne longe fácias auxílium tuum a me, ad defensiónem meam áspice; quia ego sum vermis et non homo, oppróbrium hóminum et abiéctio plebis.

    Colletta
    O Dio, che operi sempre per la nostra salvezza e in questi giorni ci allieti con un dono speciale della tua grazia, guarda con bontà alla tua famiglia, custodisci nel tuo amore chi attende il Battesimo e assisti chi è già rinato alla vita nuova. Per il nostro Signore...


    Deus, qui omnes in Christo renátos genus eléctum et regále sacerdótium fecísti, da nobis et velle et posse quod præcipis, ut pópulo ad æternitátem vocáto una sit fides córdium et píetas actiónum. Per Dóminum.


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Ez 37, 21-28
    Farò di loro un solo popolo.

    Dal libro del profeta Ezechièle
    Così dice il Signore Dio: Ecco, io prenderò i figli d’Israele dalle nazioni fra le quali sono andati e li radunerò da ogni parte e li ricondurrò nella loro terra: farò di loro un solo popolo nella mia terra, sui monti d’Israele; un solo re regnerà su tutti loro e non saranno più due popoli, né saranno più divisi in due regni.
    Non si contamineranno più con i loro ìdoli, con i loro abomìni e con tutte le loro iniquità; li libererò da tutte le ribellioni con cui hanno peccato, li purificherò e saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio.
    Il mio servo Davide regnerà su di loro e vi sarà un unico pastore per tutti; seguiranno le mie norme, osserveranno le mie leggi e le metteranno in pratica. Abiteranno nella terra che ho dato al mio servo Giacobbe. In quella terra su cui abitarono i loro padri, abiteranno essi, i loro figli e i figli dei loro figli, per sempre; il mio servo Davide sarà loro re per sempre.
    Farò con loro un’alleanza di pace; sarà un’alleanza eterna con loro. Li stabilirò e li moltiplicherò e porrò il mio santuario in mezzo a loro per sempre. In mezzo a loro sarà la mia dimora: io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo.
    Le nazioni sapranno che io sono il Signore che santifico Israele, quando il mio santuario sarà in mezzo a loro per sempre.

    Salmo Responsoriale Ger 31,10-13
    Il Signore ci custodisce come un pastore il suo gregge.

    Ascoltate, genti, la parola del Signore,
    annunciàtela alle isole più lontane e dite:
    «Chi ha disperso Israele lo raduna
    e lo custodisce come un pastore il suo gregge».

    Perché il Signore ha riscattato Giacobbe,
    lo ha liberato dalle mani di uno più forte di lui.
    Verranno e canteranno inni sull’altura di Sion,
    andranno insieme verso i beni del Signore.

    La vergine allora gioirà danzando
    e insieme i giovani e i vecchi.
    «Cambierò il loro lutto in gioia,

    Canto al Vangelo Cf Gv 3,16
    Lode e onore a te, Signore Gesù!
    Liberatevi da tutte le iniquità commesse, dice il Signore,
    e formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo.
    Lode e onore a te, Signore Gesù!

    Vangelo Gv 11, 45-56
    Per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi

    Dal vangelo secondo Giovanni
    In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.
    Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione».
    Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
    Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli.
    Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».

    Sulle Offerte
    Dio onnipotente ed eterno, che nel sacramento del Battesimo fai rinascere coloro che confessano il tuo nome, accogli i doni e le preghiere di questa tua famiglia, distruggi le nostre colpe ed esaudisci le speranze di chi crede in te. Per Cristo nostro Signore.

    Accépta tibi sint, Dómine, quæsumus, nostri dona ieiúnii, quæ expiándo nos tuæ gratiæ dignos effíciant et ad sempitérna promíssa perdúcant. Per Christum.

    Prefazio della Passione del Signore I
    La potenza misteriosa della Croce

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

    Nella passione redentrice del tuo Figlio
    tu rinnovi l'universo
    e doni all'uomo il vero senso della tua gloria;
    nella potenza misteriosa della croce
    tu giudichi il mondo
    e fai risplendere il potere regale di Cristo crocifisso.

    Per questo mistero di salvezza,
    uniti agli angeli e ai santi,
    eleviamo a te un inno di lode ed esultanti cantiamo:

    Santo, Santo, Santo ...


    Vere dignum et iustum est,

    æquum et salutáre,

    nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

    Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:



    Quia per Fílii tui salutíferam passiónem

    sensum confiténdæ tuæ maiestátis

    totus mundus accépit,

    dum ineffábili crucis poténtia iudícium mundi

    et potéstas émicat Crucifíxi.



    Unde et nos, Dómine,

    cum Angelis et Sanctis univérsis,

    tibi confitémur, in exsultatióne dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


    Comunione Cf Gv 11,52
    Cristo è stato consegnato alla morte
    per riunire insieme i figli di Dio
    che erano dispersi.

    Tráditus est Christus, ut fílios Dei, qui erant dispérsi, congregáret in unum.

    Dopo la Comunione
    O Padre, che ci hai nutriti con il corpo e sangue del tuo Figlio, per questo sacramento di salvezza fa' che entriamo in comunione con la tua vita divina. Per Cristo...


    Maiestátem tuam, Dómine, supplíciter deprecámur, ut, sicut nos Córporis et Sánguinis sacrosáncti pascis aliménto, ita divínæ natúræ fácias esse consórtes. Per Christum.



    Oratio super populum

    Miserére, Dómine, deprecántis Ecclésiæ tuæ, et inclinántibus tibi sua corda propitiátus inténde, ut, quos Unigéniti Fílii tui morte redemísti, nec peccátis fíeri permíttas obnóxios, nec ópprimi patiáris advérsis. Per Christum..


    ==================================================================================


    Sabato 31 marzo
    Gv 11,45-56



    Questo brano evangelico che segue immediatamente la resurrezione di Lazzaro vuole preparare il lettore alla narrazione della morte di Gesù. I Sommi sacerdoti comprendono che quel miracolo così straordinario rischiava di far crescere in maniera inarrestabile il movimento di Gesù, con la conseguenza della distruzione del loro potere sul popolo. Era accaduto così già al momento della nascita di Gesù, quando Erode cercò di ucciderlo temendo per il suo trono. Per questo decidono di bloccarlo. Ed è Caifa che, in piena assemblea, afferma: «È meglio che un uomo solo muoia invece del popolo e che non perisca tutta la nazione». Egli non lo sapeva, ma interpretava il significato più vero e più profondo del mistero di Gesù, che è l’unico salvatore del mondo. Nota infatti l’evangelista: «Non disse questo da sé stesso, ma essendo sommo sacerdote in quell’anno, profetizzò che Gesù stava per morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma per ricondurre all’unità i figli di Dio dispersi». Con la morte di Gesù si abbattevano i muri che dividono i popoli e la storia prendeva un nuovo avvio, quello verso l’unità tra le nazioni. Gesù, ancora una volta, si ritira in un luogo deserto con i suoi discepoli, come a voler sottolineare che la dimensione universale del Vangelo si sostanzia nella comunione profonda che unisce i discepoli con Gesù.



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    00 01/04/2012 10:03
    Liturgia della Domenica delle Palme - Anno B *

    Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA






    DOMENICA DELLE PALME
    E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
    Anno B

    MISSALE ROMANUM VETUS ORDO

    LETTURE: Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mc 14,1-15,47


    Cristo va incontro alla morte con libertà di figlio

    Tutto l’impegno quaresimale di penitenza e di conversione in questa domenica viene focalizzato attorno al momento cruciale del mistero di Cristo e della vita cristiana: la croce come obbedienza al Padre e solidarietà con gli uomini, la sofferenza del Servo del Signore (cf prima lettura) inseparabilmente congiunta alla gloria (seconda lettura). La strada che Gesù intraprende per salvare (= per regnare) si pone in contrasto con ogni più ragionevole attesa perché egli sceglie non la forza e la ricchezza, ma la debolezza e la povertà. Il compendio della celebrazione odierna è offerto già nella monizione che introduce la processione delle Palme: «Questa assemblea liturgica è preludio alla Pasqua del Signore... Gesù entra in Gerusalemme per dare compimento al mistero della sua morte e risurrezione... Chiediamo la grazia di seguirlo fino alla croce per essere partecipi della sua risurrezione».

    Il mistero della croce
    Vertice della liturgia della Parola è la lettura della Passione: è a questo centro che occorre volgere l’attenzione, più che alla processione delle palme. I ramoscelli d’olivo non sono un talismano contro possibili disgrazie; al contrario, sono il segno di un popolo che acclama al suo Re e lo riconosce come Signore che salva e che libera. Ma la sua regalità si manifesterà in modo sconcertante sulla croce. Proprio in questo misterioso scandalo di umiliazione, di sofferenza, di abbandono totale si compie il disegno salvifico di Dio. Nell’impatto con la croce la fede vacilla: il peso di una forca schiaccia il Giusto per eccellenza e sembra dar ragione alla potenza dell’ingiustizia, della violenza e della malvagità. Sale inquietante la domanda del «perché» di questo cumulo insopportabile di sofferenza e di dolore che investe Gesù, il Crocifisso, e con lui tutti i crocifissi della storia. Sulla croce muoiono tutte le false immagini di Dio che la mente umana ha partorito e che noi, forse, continuiamo inconsciamente ad alimentare. Dov’è l’onnipotenza di Dio, la sua perfezione, la sua giustizia? Perché Dio non interviene in certe situazioni intollerabili?

    « Portò il peso dei nostri peccati »
    Solo la fede è capace di leggere l’onnipotenza di Dio nell’impotenza di una croce. E’ l’impotenza dell’Amore. Gesù ha talmente amato il Padre («obbediente fino alla morte e alla morte di croce»: seconda lettura) da accogliere liberamente il suo progetto «per noi uomini e per la nostra salvezza». Gesù non muore perché lo uccidono, ma perché egli stesso «si consegna» (cf Gal 2,20) con libertà sovrana, per amore. Questo amore supremo che egli dona perdendo se stesso e diventando solidale con tutte le umiliazioni, i dolori, i rifiuti patiti dall’uomo, dà la misura dell’annientamento (cf seconda lettura) di Gesù e manifesta il rovesciamento delle situazioni umane: la vera grandezza dell’uomo non sta nel potere, nella ricchezza, nella considerazione sociale, ma nell’amore che condivide, che è solidale, che è vicino ai fratelli, che si fa servizio. Dio vince il dolore e la morte non togliendoli dal cammino dell’uomo, ma assumendoli in sé. Il Dio giusto si sottrae ai nostri schemi di giustizia, che reclamerebbero la vendetta immediata sui cattivi e sugli accusatori dell’Innocente: la sua giustizia si rivela perdonando e togliendo all’omicida anche il peso del proprio peccato. Il vinto che perdona il vincitore lo libera dalla sua aggressività mortale mostrandogli come l’amore vinca l’odio.

    Dio regna dal legno
    Nel legno della croce le prime generazioni cristiane hanno saputo scorgere il segno della regalità di Cristo.
    Gli evangelisti non hanno bisogno di attendere la risurrezione di Gesù per proclamare l’inizio del mondo nuovo. Già la croce è carica di novità, è l’inizio di un nuovo ordine di cose. Anche se tutto è apparentemente finito e le forze del male sembrano avere prevalso su Gesù, i segni che ne accompagnano la morte (cf Mc 15,37-39; Mt 27,51) lasciano filtrare la novità: il velo del tempio si squarcia indicando che l’antico tempio con i suoi ordinamenti e le sue attese è finito. Il Tempio nuovo è il corpo di Cristo che Dio ricostruirà con la risurrezione; e il primo ad entrare in questo Tempio sarà un pagano, il centurione, per la sua professione di fede (Mc 15,38; Mt 27,54). Nell’annientamento del Figlio di Dio nasce una nuova umanità. Il mistero della morte diventa mistero di vita e di trionfo.
    In questa domenica di Passione, la Croce è al centro della contemplazione della comunità cristiana che in essa legge il progetto misterioso di Dio e adora la regalità di Cristo. Una regalità che rinuncia a schemi di potenza umana, che indica per quali strade umanamente illogiche passi la «gloria», che diventa misura di confronto e di verifica net servizio dei fratelli.






    Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele

    Dai «Discorsi» di sant'Andrea di Creta, vescovo
    (Disc. 9 sulle Palme; PG 97, 990-994)
    Venite, e saliamo insieme sul monte degli Ulivi, e andiamo incontro a Cristo che oggi ritorna da Betània e si avvicina spontaneamente alla venerabile e beata passione, per compiere il mistero della nostra salvezza.
    Viene di sua spontanea volontà verso Gerusalemme. E' disceso dal cielo, per farci salire con sé lassù «al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare» (Ef 1, 21). Venne non per conquistare la gloria, non nello sfarzo e nella spettacolarità, «Non contenderà», dice, «né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce» (Mt 12, 19). Sarà mansueto e umile, ed entrerà con un vestito dimesso e in condizione di povertà.
    Corriamo anche noi insieme a colui che si affretta verso la passione, e imitiamo coloro che gli andarono incontro. Non però per stendere davanti a lui lungo il suo cammino rami d'olivo o di palme, tappeti o altre cose del genere, ma come per stendere in umile prostrazione e in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le nostre persone. Accogliamo così il Verbo di Dio che si avanza e riceviamo in noi stessi quel Dio che nessun luogo può contenere. Egli, che è la mansuetudine stessa, gode i venire a noi mansueto. Sale, per così dire, sopra il crepuscolo del nostro orgoglio, o meglio entra nell'ombra della nostra infinita bassezza, si fa nostro intimo, diventa uno di noi per sollevarci e ricondurci a sé.
    Egli salì «verso oriente sopra i cieli dei cieli» (cfr. Sal 67, 34) cioè al culmine della gloria e del suo trionfo divino, come principio e anticipazione della nostra condizione futura. Tuttavia non abbandona il genere umano perché lo ama, perché vuole sublimare con sé la natura umana, innalzandola dalle bassezze della terra verso la gloria. Stendiamo, dunque, umilmente innanzi a Cristo noi stessi, piuttosto che le tuniche o i rami inanimati e le verdi fronde che rallegrano gli occhi solo per poche ore e sono destinate a perdere, con la linfa, anche il loro verde. Stendiamo noi stessi rivestiti della sua grazia, o meglio, di tutto lui stesso poiché quanti siamo stati battezzati in Cristo, ci siamo rivestiti di Cristo (cfr. Gal 3, 27) e prostriamoci ai suoi piedi come tuniche distese.
    Per il peccato eravamo prima rossi come scarlatto, poi in virtù del lavacro battesimale della salvezza, siamo arrivati al candore della lana per poter offrire al vincitore della morte non più semplici rami di palma, ma trofei di vittoria. Agitando i rami spirituali dell'anima, anche noi ogni giorno, assieme ai fanciulli, acclamiamo santamente: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele».


    COMMEMORAZIONE DELL'
    INGRESSO DI GESU' IN GERUSALEMME

    CELEBRAZIONE DELL'EUCARISTIA
    Quando non c'è la processione, la Messa inizia come al solito


    Antifona d'Ingresso Sal 23,9-10
    Sei giorni prima della solenne celebrazione della Pasqua, quando il Signore entrò in Gerusalemme, gli andarono incontro i fanciulli: portavano in mano rami di palma, e acclamavano a gran voce:

    Osanna nell'alto dei cieli:
    Gloria a te che vieni,
    pieno di bontà e di misericordia.

    Sollevate, porte, i vostri frontali,
    alzatevi, porte antiche,
    ed entri il re della gloria.
    Chi è questo re della gloria?
    Il Signore degli eserciti è il re della gloria.

    Osanna nell'alto dei cieli:
    Gloria a te che vieni,
    pieno di bontà e di misericordia.



    Ante sex dies sollémnis Paschæ,

    quando venit Dóminus in civitátem Ierúsalem,

    occurrérunt ei púeri: et in mánibus portábant ramos palmárum

    et clamábant voce magna, dicéntes: * Hosánna in excélsis:



    Benedíctus, qui venísti in multitúdine misericórdiæ tuæ.

    Attóllite, portæ, cápita vestra, et elevámini,

    portæ æternáles, et introíbit rex glóriæ. Quis est iste rex glóriæ?

    Dóminus virtútum ipse est rex glóriæ. * Hosánna in excélsis:

    Benedíctus, qui venísti in multitúdine misericórdiæ tuæ.


    Colletta
    O Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa' che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione. Egli è Dio...

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Is 50,4-7
    Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare confuso.

    Dal libro del profeta Isaìa
    Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
    perché io sappia indirizzare
    una parola allo sfiduciato.

    Ogni mattina fa attento il mio orecchio
    perché io ascolti come i discepoli.
    Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
    e io non ho opposto resistenza,
    non mi sono tirato indietro.

    Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
    le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
    non ho sottratto la faccia
    agli insulti e agli sputi.

    Il Signore Dio mi assiste,
    per questo non resto svergognato,
    per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
    sapendo di non restare confuso.

    SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 21
    Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?

    Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
    storcono le labbra, scuotono il capo:
    «Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
    lo porti in salvo, se davvero lo ama!».

    Un branco di cani mi circonda,
    mi accerchia una banda di malfattori;
    hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
    Posso contare tutte le mie ossa.

    Si dividono le mie vesti,
    sulla mia tunica gettano la sorte.
    Ma tu, Signore, non stare lontano,
    mia forza, vieni presto in mio aiuto.

    Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
    ti loderò in mezzo all’assemblea.
    Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
    gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
    lo tema tutta la discendenza d’Israele.

    Seconda Lettura Fil 2,6-11
    Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò.

    Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippèsi
    Cristo Gesù,
    pur essendo nella condizione di Dio,
    non ritenne un privilegio
    l’essere come Dio,
    ma svuotò se stesso
    assumendo una condizione di servo,
    diventando simile agli uomini.
    Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
    umiliò se stesso
    facendosi obbediente fino alla morte
    e a una morte di croce.

    Per questo Dio lo esaltò
    e gli donò il nome
    che è al di sopra di ogni nome,
    perché nel nome di Gesù
    ogni ginocchio si pieghi
    nei cieli, sulla terra e sotto terra,
    e ogni lingua proclami:
    «Gesù Cristo è Signore!»,
    a gloria di Dio Padre.

    Canto al Vangelo Fil 2,8-9
    Lode e onore a te, Signore Gesù!
    Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte
    e a una morte di croce.
    Per questo Dio lo esaltò
    e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.
    Lode e onore a te, Signore Gesù!







    Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco

    Vangelo Mc 14,1-15,47
    La passione del Signore


    Indicazioni per la lettura dialogata:
    X = Gesù; C = Cronista; D =Discepoli e amici; F =Folla; A =Altri personaggi



    Cercavano il modo di impadronirsi di lui per ucciderlo
    C Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Àzzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un inganno per farlo morire. Dicevano infatti: A «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».

    Ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura
    C Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: A «Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». C Ed erano infuriati contro di lei.
    Allora Gesù disse: X «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».

    Promisero a Giuda Iscariota di dargli denaro
    C Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.

    Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?
    Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: D «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». C Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: X «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». C I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.

    Uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà
    Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: X «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». C Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: D «Sono forse io?». C Egli disse loro: X «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».

    Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue dell’alleanza
    C E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: X«Prendete, questo è il mio corpo». C Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: X«Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».

    Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai
    C Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: X «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto: “Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse”. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». C Pietro gli disse: D «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». C Gesù gli disse: X «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». C Ma egli, con grande insistenza, diceva: D «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». C Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.

    Cominciò a sentire paura e angoscia
    Giunsero a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: X «Sedetevi qui, mentre io prego». C Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: X «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». C Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: X «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». C Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: X «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». C Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse loro: X «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

    Arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta
    C E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: D «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». C Appena giunto, gli si avvicinò e disse: D «Rabbì» C e lo baciò. Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. Allora Gesù disse loro: X «Come se fossi un brigante siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!». C Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.

    Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?
    Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: A «Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”». C Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: A «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». C Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: A «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». C Gesù rispose: X «Io lo sono!
    E vedrete il Figlio dell’uomo
    seduto alla destra della Potenza
    e venire con le nubi del cielo».
    C Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: A «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». C Tutti sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: F «Fa’ il profeta!». C E i servi lo schiaffeggiavano.

    Non conosco quest’uomo di cui parlate
    Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: A «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». C Ma egli negò, dicendo: D «Non so e non capisco che cosa dici». C Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: A «Costui è uno di loro». C Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: A «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». C Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: D «Non conosco quest’uomo di cui parlate». C E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.

    Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?
    E subito, [al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: A «Tu sei il re dei Giudei?». C Ed egli rispose: X «Tu lo dici». C I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: A «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». C Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.
    A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: A «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». C Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: A «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». C Ed essi di nuovo gridarono: F «Crocifiggilo!». C Pilato diceva loro: A «Che male ha fatto?». C Ma essi gridarono più forte: F «Crocifiggilo». C Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

    Intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo
    Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: F «Salve, re dei Giudei!». C E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

    Condussero Gesù al luogo del Gòlgota
    Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.

    Con lui crocifissero anche due ladroni
    Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.

    Ha salvato altri e non può salvare se stesso!
    Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: F «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». C Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: A «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». C E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

    Gesù, dando un forte grido, spirò
    Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: X «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», C che significa: X «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». C Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: A «Ecco, chiama Elia!». C Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: A «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». C Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

    (Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

    Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: A «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».]
    C Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.

    Giuseppe fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro
    Venuta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.


    Sulle Offerte
    Dio onnipotente, la passione del tuo unico Figlio affretti il giorno del tuo perdono; non lo meritiamo per le nostre opere, ma l'ottenga dalla tua misericordia questo unico mirabile sacrificio. Per Cristo nostro Signore.

    Prefazio
    La Passione redentrice del Signore

    È veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo,
    Dio onnipotente ed eterno,
    per Cristo nostro Signore.

    Egli, che era senza peccato,
    accettò la passione per noi peccatori
    e, consegnandosi a un’ingiusta condanna,
    portò il peso dei nostri peccati.
    Con la sua morte lavò le nostre colpe
    e con la sua risurrezione
    ci acquistò la salvezza.

    E noi, con tutti gli angeli del cielo,
    innalziamo a te il nostro canto,
    e proclamiamo insieme la tua lode:

    Santo, Santo, Santo il Signore ...

    Antifona alla Comunione Mt 26,42; cf Mc 14,36; Lc 22,42
    «Padre, se questo calice non può passare
    senza che io lo beva,
    sia fatta la tua volontà».

    Dopo la Comunione
    O Padre, che ci hai nutriti con i tuoi santi doni, e con la morte del tuo Figlio ci fai sperare nei beni in cui crediamo, fa' che per la sua risurrezione possiamo giungere alla meta della nostra speranza. Per Cristo nostro Signore.




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    LUNEDÌ DELLA SETTIMANA SANTA
    MESSALE

    MISSALE ROMANUM VETUS ORDO


    Antifona d'Ingresso Sal 34,1-2; 139,8
    Giudica, Signore, chi mi accusa,
    combatti chi mi assalta:
    tieni saldo lo scudo e l'armatura,
    sorgi, vieni in mio soccorso,
    Signore, forza della mia salvezza.



    Iúdica, Dómine, nocéntes me,

    expúgna impugnántes me:

    apprehénde arma et scutum,

    et exsúrge in adiutórium meum,

    Dómine, virtus salútis meæ.

    Colletta
    Guarda Dio onnipotente, l'umanità sfinita per la sua debolezza mortale, e fa' che riprenda vita per la passione del tuo unico Figlio. Egli è Dio...



    Da, quæsumus, omnípotens Deus, ut, qui ex nostra infirmitáte defícimus, intercedénte Unigéniti Fílii tui passióne, respirémus. Qui tecum

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Is 42, 1-7
    Non griderà, né farà udire in piazza la sua voce.
    (Primo canto del Servo del Signore)

    Dal libro del profeta Isaìa
    «Ecco il mio servo che io sostengo,
    il mio eletto di cui mi compiaccio.
    Ho posto il mio spirito su di lui;
    egli porterà il diritto alle nazioni.
    Non griderà né alzerà il tono,
    non farà udire in piazza la sua voce,
    non spezzerà una canna incrinata,
    non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta;
    proclamerà il diritto con verità.
    Non verrà meno e non si abbatterà,
    finché non avrà stabilito il diritto sulla terra,
    e le isole attendono il suo insegnamento».
    Così dice il Signore Dio,
    che crea i cieli e li dispiega,
    distende la terra con ciò che vi nasce,
    dà il respiro alla gente che la abita
    e l’alito a quanti camminano su di essa:
    «Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia
    e ti ho preso per mano;
    ti ho formato e ti ho stabilito
    come alleanza del popolo
    e luce delle nazioni,
    perché tu apra gli occhi ai ciechi
    e faccia uscire dal carcere i prigionieri,
    dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre».

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 26
    Il Signore è mia luce e mia salvezza.

    Il Signore è mia luce e mia salvezza:
    di chi avrò timore?
    Il Signore è difesa della mia vita:
    di chi avrò paura?

    Quando mi assalgono i malvagi
    per divorarmi la carne,
    sono essi, avversari e nemici,
    a inciampare e cadere.

    Se contro di me si accampa un esercito,
    il mio cuore non teme;
    se contro di me si scatena una guerra,
    anche allora ho fiducia.

    Sono certo di contemplare la bontà del Signore
    nella terra dei viventi.
    Spera nel Signore, sii forte,
    si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

    Canto al Vangelo
    Lode e onore a te, Signore Gesù!
    Salve, nostro Re:
    tu solo hai compassione di noi peccatori.
    Lode e onore a te, Signore Gesù!

    Vangelo Gv 12, 1-11
    Lasciatela fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura.

    Dal vangelo secondo Giovanni
    Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali.
    Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo.
    Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.
    Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
    Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

    Sulle Offerte
    Accogli, o Padre, il sacrificio che ti offriamo e fa' che l'albero della croce, che ha annullato la nostra condanna, produca per noi frutti di vita eterna. Per Cristo nostro Signore.



    Réspice, Dómine, propítius sacra mystéria quæ gérimus, et, quod ad nostra evacuánda præiudícia miséricors prævidísti, vitam nobis tríbue fructificáre perpétuam. Per Christum.


    Prefazio della Passione del Signore II
    La vittoria della Passione

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo,
    Dio onnipotente ed eterno,
    per Cristo nostro Signore.

    Contempliamo ormai vicini i giorni
    della sua Pasqua di morte e risurrezione,
    che segna la sconfitta dell'antico avversario
    e l'evento stupendo della nostra redenzione.

    Per questo mistero si allietano gli angeli
    e per l'eternità adorano la gloria del tuo volto.
    Al loro canto concedi, o Signore,
    che si uniscano le nostre umili voci
    nell'inno di lode:

    Santo, Santo, Santo ...



    Vere dignum et iustum est,

    æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

    Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:

    per Christum Dóminum nostrum.



    Cuius salutíferæ passiónis et gloriósæ resurrectiónis

    dies appropinquáre noscúntur,

    quibus et de antíqui hostis supérbia triumphátur,

    et nostræ redemptiónis recólitur sacraméntum.



    Per quem maiestátem tuam adórat exércitus Angelórum,

    ante conspéctum tuum in æternitáte lætántium.

    Cum quibus et nostras voces ut admítti iúbeas,

    deprecámur, sócia exsultatióne dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


    Comunione Sal 101,3
    Non nascondere da me il tuo volto;
    nel giorno della mia angoscia
    tendi verso di me il tuo orecchio;
    quando t'invoco, affrettati a rispondermi.



    Non avértas fáciem tuam a me; in quacúmque die tríbulor,

    inclína ad me aurem tuam;

    in quacúmque die invocávero te, velóciter exáudi me.

    Dopo la Comunione
    Visita, Signore, il tuo popolo, consacrato da questi santi misteri, proteggilo con il tuo amore premuroso, perché custodisca con il tuo aiuto i doni che ha ricevuto dalla tua misericordia. Per Cristo nostro Signore.



    Vísita, quæsumus, Dómine, plebem tuam, et corda sacris dicáta mystériis pietáte tuére pervígili, ut remédia salútis ætérnæ, quæ te miseránte pércipit, te protegénte custódiat. Per Christum.



    Oratio super populum

    Defénsio tua, Dómine, quæsumus, adsit humílibus, et iúgiter prótegat in tua misericórdia confidéntes, ut, ad festa paschália celebránda, non solum observántiam corporálem, sed, quod est pótius, hábeant méntium puritátem. Per Christum.



    ========================================================================================


    Lunedì 2 aprile
    Gv 12,1-11

    Gesù si ferma in casa di Marta, Maria e Lazzaro: una famiglia molto cara a Gesù. Ad un certo momento della cena, Maria si alza, si inginocchia ai piedi di Gesù e li cosparge con l’unguento; poi li asciuga con i capelli. Per Giuda è uno spreco inutile. L’apostolo appare un uomo equilibrato, ragionevole e persino attento ai più poveri. In realtà, il suo interesse vero era per i soldi, non per i poveri. Gesù che guarda il cuore lascia fare la donna; quell’unguento anticipa l’olio con cui il suo corpo verrà cosparso prima della sepoltura. E poi aggiunge: «I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Di lì a poco sarebbe iniziata la sua via crucis, fino alla morte. Maria, unica tra tutti, aveva compreso che Gesù era un moribondo e perciò bisognoso di affetto. Questa donna ci insegna come stare accanto a Gesù, ai deboli e ai malati. Quella che lei ha percorso sino a baciare i piedi del maestro è la via della salvezza: essere compagni dei poveri per essere accanto a Gesù. I poveri li avremo sempre con noi. Essi possono dirci quanto hanno bisogno dell’unguento dell’amicizia e dell’affetto


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    00 03/04/2012 08:17
    MARTEDÌ DELLA SETTIMANA SANTA
    MESSALE

    MISSALE ROMANUM VETUS ORDO


    Antifona d'Ingresso Sal 26,12
    Non consegnarmi in potere dei miei nemici;
    contro di me sono insorti falsi testimoni,
    gente che spira violenza.



    Ne tradíderis me, Dómine,

    in ánimas persequéntium me:

    quóniam insurrexérunt in me testes

    iníqui, et mentíta est iníquitas sibi.


    Colletta
    Concedi a questa tua famiglia, o Padre, di celebrare con fede i misteri della passione del tuo Figlio, per gustare la dolcezza del tuo perdono. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.



    Omnípotens sempitérne Deus, da nobis ita domínicæ passiónis sacraménta perágere, ut indulgéntiam percípere mereámur. Per Dóminum.

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Is 49, 1-6
    Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino alla estremità della terra. (Secondo canto del Servo del Signore)

    Dal libro del profeta Isaìa
    Ascoltatemi, o isole,
    udite attentamente, nazioni lontane;
    il Signore dal seno materno mi ha chiamato,
    fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome.
    Ha reso la mia bocca come spada affilata,
    mi ha nascosto all’ombra della sua mano,
    mi ha reso freccia appuntita,
    mi ha riposto nella sua farètra.
    Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele,
    sul quale manifesterò la mia gloria».
    Io ho risposto: «Invano ho faticato,
    per nulla e invano ho consumato le mie forze.
    Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore,
    la mia ricompensa presso il mio Dio».
    Ora ha parlato il Signore,
    che mi ha plasmato suo servo dal seno materno
    per ricondurre a lui Giacobbe
    e a lui riunire Israele
    – poiché ero stato onorato dal Signore
    e Dio era stato la mia forza –,
    e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo
    per restaurare le tribù di Giacobbe
    e ricondurre i superstiti d’Israele.
    Io ti renderò luce delle nazioni,
    perché porti la mia salvezza
    fino all’estremità della terra».

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 70
    La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza.

    In te, Signore, mi sono rifugiato,
    mai sarò deluso.
    Per la tua giustizia, liberami e difendimi,
    tendi a me il tuo orecchio e salvami.

    Sii tu la mia roccia,
    una dimora sempre accessibile;
    hai deciso di darmi salvezza:
    davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!
    Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio.

    Sei tu, mio Signore, la mia speranza,
    la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
    Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
    dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno.

    La mia bocca racconterà la tua giustizia,
    ogni giorno la tua salvezza,
    che io non so misurare.
    Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
    e oggi ancora proclamo le tue meraviglie.

    Canto al Vangelo
    Lode e onore a te, Signore Gesù!
    Salve, nostro Re, obbediente al Padre:
    sei stato condotto alla croce,
    come agnello mansueto al macello.
    Lode e onore a te, Signore Gesù!

    Vangelo Gv 13, 21-33. 36-38
    Uno di voi mi tradirà ... Non canterà il gallo prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte.

    Dal vangelo secondo Giovanni
    In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà».
    I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui.
    Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte.
    Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire».
    Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».

    Sulle Offerte
    Accetta con bontà, Signore, l'offerta dei tuoi fedeli: tu che ci rendi partecipi di questi santi doni, fa' che giungiamo a possederli pienamente nel tuo regno. Per Cristo nostro Signore.



    Hóstias famíliæ tuæ, quæsumus, Dómine, placátus inténde, et, quam sacris munéribus facis esse partícipem, tríbuas ad eórum plenitúdinem perveníre. Per Christum.

    Prefazio della Passione del Signore II
    La vittoria della Passione

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo,
    Dio onnipotente ed eterno,
    per Cristo nostro Signore.

    Contempliamo ormai vicini i giorni
    della sua Pasqua di morte e risurrezione,
    che segna la sconfitta dell'antico avversario
    e l'evento stupendo della nostra redenzione.

    Per questo mistero si allietano gli angeli
    e per l'eternità adorano la gloria del tuo volto.
    Al loro canto concedi, o Signore,
    che si uniscano le nostre umili voci
    nell'inno di lode:

    Santo, Santo, Santo ...



    Vere dignum et iustum est,

    æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

    Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:

    per Christum Dóminum nostrum.



    Cuius salutíferæ passiónis et gloriósæ resurrectiónis

    dies appropinquáre noscúntur,

    quibus et de antíqui hostis supérbia triumphátur,

    et nostræ redemptiónis recólitur sacraméntum.



    Per quem maiestátem tuam adórat exércitus Angelórum,

    ante conspéctum tuum in æternitáte lætántium.

    Cum quibus et nostras voces ut admítti iúbeas,

    deprecámur, sócia exsultatióne dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


    Comunione Rm 8,32
    Dio non ha risparmiato il proprio Figlio,
    ma lo ha dato per tutti noi.



    Próprio Fílio suo non pepércit Deus,

    sed pro nobis ómnibus trádidit illum.

    Dopo la Comunione
    Padre misericordioso, questo pane eucaristico, che ci fa tuoi commensali in questo mondo, ci ottenga la perfetta comunione con te nella vita eterna. Per Cristo nostro Signore.



    Satiáti múnere salutári, tuam, Dómine, misericórdiam deprecámur, ut hoc eódem sacraménto, quo nos voluísti temporáliter vegetári, perpétuæ vitæ fácias esse partícipes. Per Christum.



    Oratio super populum

    Tua misericórdia, Deus, pópulum tibi súbditum et ab omni subreptióne vetustátis expúrget, et capácem sanctæ novitátis effíciat. Per Christum..


    ==================================================================================


    Martedì 3 aprile
    Gv 13,21-33.36-38

    Il Vangelo di Giovanni, dal capitolo 13 al capitolo 17, riporta una serie di discorsi che manifestano la preoccupazione di Gesù per quel piccolo gruppo di discepoli e per quelli che attraverso la loro parola crederanno in lui (cfr. Gv 17,20). È un’ora segnata dall’inesorabile avvicinarsi della morte. Gesù ha il cuore affollato di sentimenti, anche contraddittori: non vuole morire ma neppure fuggire. È giunta comunque l’ora della sua “partenza”. Ma quel che lo angoscia è il futuro di quel piccolo gruppo a cui ha legato il suo Vangelo. Non è scontato che continueranno a stare insieme. Eppure è a loro

    che lascia l’eredità del cammino intrapreso. Dice loro: «Un comandamento nuovo vi do: che vi amiate gli uni gli altri». Non è la prima volta che parla di questo comandamento, ma ora c’è la solennità di un testamento. È evidente la volontà di Gesù di creare una comunità d’amore tra i suoi; una comunità di fratelli, quella che gli uomini da soli non sanno creare. Proprio questi discepoli, infatti, durante la stessa cena, avevano appena discusso su chi fosse tra loro il più grande. Solo Gesù sa creare tra gli uomini un’amicizia nuova, fraterna, profonda e non competitiva.



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    MERCOLEDÌ DELLA SETTIMANA SANTA
    MESSALE

    MISSALE ROMANUM VETUS ORDO


    Antifona d'Ingresso Fil 2,10.8.11
    Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi
    in cielo, in terra e sottoterra,
    perché Gesù si è fatto obbediente
    fino alla morte, alla morte di croce:
    per questo Gesù Cristo è il Signore,
    a gloria di Dio Padre.


    In nómine Iesu omne genu flectátur,

    cæléstium, terréstrium et infernórum:

    quia Dóminus factus est obo´ diens usque ad mortem,

    mortem autem crucis:

    ídeo Dóminus Iesus Christus in glória est Dei Patris.


    Colletta
    Padre misericordioso, tu hai voluto che il Cristo tuo Figlio subisse per noi il supplizio della croce per liberarci dal potere del nemico; donaci di giungere alla gloria della risurrezione. Per il nostro Signore...



    Deus, qui pro nobis Fílium tuum crucis patíbulum subíre voluísti, ut inimíci a nobis expélleres potestátem, concéde nobis fámulis tuis, ut resurrectiónis grátiam consequámur. Per Dóminum.


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Is 50, 4-9a
    Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.
    (Terzo canto del Servo del Signore)

    Dal libro del profeta Isaìa
    Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
    perché io sappia indirizzare
    una parola allo sfiduciato.
    Ogni mattina fa attento il mio orecchio
    perché io ascolti come i discepoli.
    Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
    e io non ho opposto resistenza,
    non mi sono tirato indietro.
    Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
    le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
    non ho sottratto la faccia
    agli insulti e agli sputi.
    Il Signore Dio mi assiste,
    per questo non resto svergognato,
    per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
    sapendo di non restare confuso.
    È vicino chi mi rende giustizia:
    chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci.
    Chi mi accusa? Si avvicini a me.
    Ecco, il Signore Dio mi assiste:
    chi mi dichiarerà colpevole?

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 68
    O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi.

    Per te io sopporto l’insulto
    e la vergogna mi copre la faccia;
    sono diventato un estraneo ai miei fratelli,
    uno straniero per i figli di mia madre.
    Perché mi divora lo zelo per la tua casa,
    gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me.

    Mi sento venir meno.
    Mi aspettavo compassione, ma invano,
    consolatori, ma non ne ho trovati.
    Mi hanno messo veleno nel cibo
    e quando avevo sete mi hanno dato aceto.

    Loderò il nome di Dio con un canto,
    lo magnificherò con un ringraziamento,
    Vedano i poveri e si rallegrino;
    voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
    perché il Signore ascolta i miseri
    e non disprezza i suoi che sono prigionieri.

    Canto al Vangelo
    Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
    Salve, nostro Re, obbediente al Padre:
    sei stato condotto alla croce,
    come agnello mansueto al macello.
    Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!

    Vangelo Mt 26, 14-25
    Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.
    Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
    Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».

    Sulle Offerte
    Accetta questa offerta, Signore, e fa' che testimoniamo nella nostra vita la passione del tuo Figlio, che celebriamo nei santi misteri. Per Cristo nostro Signore.



    Súscipe, quæsumus, Dómine, munus oblátum, et dignánter operáre, ut, quod gérimus Fílii tui mystério passiónis, piis efféctibus consequámur. Per Christum.

    Prefazio della Passione del Signore II
    La vittoria della Passione

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo,
    Dio onnipotente ed eterno,
    per Cristo nostro Signore.

    Contempliamo ormai vicini i giorni
    della sua Pasqua di morte e risurrezione,
    che segna la sconfitta dell'antico avversario
    e l'evento stupendo della nostra redenzione.

    Per questo mistero si allietano gli angeli
    e per l'eternità adorano la gloria del tuo volto.
    Al loro canto concedi, o Signore,
    che si uniscano le nostre umili voci
    nell'inno di lode:

    Santo, Santo, Santo ...



    Vere dignum et iustum est,

    æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

    Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:

    per Christum Dóminum nostrum.



    Cuius salutíferæ passiónis et gloriósæ resurrectiónis

    dies appropinquáre noscúntur,

    quibus et de antíqui hostis supérbia triumphátur,

    et nostræ redemptiónis recólitur sacraméntum.



    Per quem maiestátem tuam adórat exércitus Angelórum,

    ante conspéctum tuum in æternitáte lætántium.

    Cum quibus et nostras voces ut admítti iúbeas,

    deprecámur, sócia exsultatióne dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


    Comunione Mt 20,28
    «Il Figlio dell'uomo è venuto
    non per essere servito,
    ma per servire e dare la sua vita
    in riscatto per tutti gli uomini».



    Fílius hóminis non venit ministrári,

    sed ministráre, et dare ánimam suam redemptiónem pro multis.


    Dopo la Comunione
    Dona ai tuoi fedeli, Dio onnipotente, la certezza di essere rigenerati alla vita eterna nella gloriosa morte del tuo Figlio, che la Chiesa annunzia in questo grande mistero. Per Cristo nostro Signore.



    Largíre sénsibus nostris, omnípotens Deus, ut per temporálem Fílii tui mortem, quam mystéria veneránda testántur, vitam te nobis dedísse perpétuam confidámus. Per Christum.



    Oratio super populum

    Da, quæsumus, Dómine, fidélibus tuis et sine cessatióne cápere paschália sacraménta, et desideránter exspectáre dona ventúra, ut, mystériis quibus renáti sunt permanéntes, ad novam vitam his opéribus perducántur. Per Christum.


    =============================================================================


    Mercoledì 4 aprile
    Mt 26,14-25



    Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
    Giuda cova nel suo cuore il tradimento già da molto prima del suo metterlo in atto. C’è una lontananza della nostra vita dal Signore che costituisce il terreno sul quale affondano le radici il tradimento e la diffidenza. E una volta presa dimora la pianta maligna si sviluppa mascherando i suoi rami con i ragionamenti del realismo, come un argine ad un sogno che potrebbe portarci troppo lontani da noi stessi. Nella scena intima e familiare di quell’ultima cena dei fratelli del Signore riuniti il tradimento si affaccia e semina sconcerto. Non è un estraneo, un nemico che cova il risentimento, ma uno di quei familiari. Non è un pagano o un fariseo, ma uno di loro ad aprire le porte del cuore al male, tanto da divenirne complice. È facile, vuol dirci il Signore, sentirsi nel giusto e intanto fare spazio al male, cooperare con suo agire, ritenersi vicini e costruire intanto baratri di incomprensione e freddezza. Non è un mostro Giuda, è uno dei dodici, ha visto e vissuto tutto quello che ha fatto Gesù, ha intinto la mano nel suo stesso piatto, eppure ha fatto del suo cuore la casa del risentimento verso quel Signore che ha l’unica colpa di avergli voluto fin troppo bene.


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    Liturgia del Giovedì Santo - Cena del Signore *

    Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA






    GIOVEDÌ SANTO
    CENA DEL SIGNORE

    MISSALE ROMANUM VETUS ORDO


    LETTURE: Es 12, 1-8. 11-14; Sal 115; 1Cor 11, 23-26; Gv 13, 1-15


    Cristo sacerdote istituisce il sacramento dell'amore

    L’istituzione dell’Eucaristia come rito memoriale della «nuova ed eterna alleanza» è certamente l’aspetto più evidente della celebrazione odierna che del resto giustifica la sua solennità proprio con un richiamo «storico» e figurativo dell’avvenimento compiuto nell’ultima cena. Ma è lo stesso messale romano che invita a meditare su altri due aspetti dei mistero di questo giorno: l’istituzione del sacerdozio ministeriale e il servizio fraterno della carità. Sacerdozio e carità sono, in effetti, strettamente collegati con il sacramento dell’Eucaristia, in quanto creano la comunione fraterna e indicano nel dono di sé e nei servizio il cammino della Chiesa.

    Gesù lava i piedi ai suoi: è un gesto di amore
    E’ significativo il fatto che Giovanni, nel riferire le ultime ore di Gesù con i suoi discepoli e nel raccogliere nei «discorsi dell’ultima cena» i temi fondamentali del suo vangelo, non riferisca i gesti rituali sui pane e sul vino come gli altri evangelisti: eppure era questo un dato antichissimo della tradizione, riportato in una forma ben definita dal primo documento che ne parla, la lettera di Paolo ai Corinzi (prima lettura). Giovanni richiama l’attenzione sul gesto di Gesù che lava i piedi ai suoi e lascia, come suo testamento di parola e di esempio, di fare altrettanto tra i fratelli. Non comanda di ripetere un rito, ma di fare come lui, cioè di rifare in ogni tempo e in ogni comunità gesti di servizio vicendevole — non standardizzati, ma sgorgati dall’inventiva di chi ama — attraverso i quali sia reso presente l’amore di Cristo per i suoi («li amò sino alla fine»). Ogni gesto di amore diventa così «sacramento», cioè visibilizzazione, incarnazione, linguaggio simbolico dell’unica realtà: l’amore del Padre in Cristo, l’amore in Cristo dei credenti.

    Gesù dà se stesso in cibo: è il sacramento dell’amore
    Il Giovedì santo, con il suo richiamo «anniversario» all’evento dell’ultima cena, pone al centro della memoria ecclesiale il segno dell’amore gratuito, totale e definitivo: Gesù è l’Agnello pasquale che porta a compimento il progetto di liberazione iniziato nel primo esodo (cf prima lettura); il suo donarsi nella morte è l’inizio di una presenza nuova e permanente; «il suo corpo per noi immolato è nostro cibo e ci dà forza, il suo sangue per noi versato è la bevanda che ci redime da ogni colpa» (prefazio della ss. Eucaristia I). Partecipare consapevolmente all’Eucaristia, memoriale dei Sacrificio di Gesù, implica avere per il corpo ecclesiale di Cristo quel rispetto che si porta al suo corpo eucaristico. La presenza reale del Signore morto e risuscitato nel pane e nel vino su cui si pronuncia l’azione di grazie (cf seconda lettura), si estende, sia pure in altro modo, alla persona dei fratelli, specialmente dei più poveri (cf tutto il contesto della 1 Cor 11). «In questo grande mistero tu (o Padre) nutri e santifichi i tuoi fedeli, perché una sola fede illumini e una sola carità riunisca l’umanità diffusa su tutta la terra» (prefazio della ss. Eucaristia II). Chi dunque fa discriminazioni, chi disprezza gli altri, chi mantiene le divisioni nella comunità «non riconosce il corpo del Signore». La sua non è più la Cena dei Signore, ma un rito vuoto che segna la sua condanna.

    Il sacerdozio nasce dall’Eucaristia: è il dono per l’unità
    All’interno della comunità, i rapporti reciproci sono valutati in chiave di servizio e non di potere, e trovano la loro più perfetta espressione nel momento dell’azione eucaristica. Chi «presiede» la comunità e ne è responsabile, presiede anche l’Eucaristia: la raccoglie nella preghiera comune, come la unisce nelle diverse attività della parola e dell’aiuto reciproco.
    Il Concilio Vaticano II afferma: «I Presbiteri... ad immagine di Cristo, sommo ed eterno Sacerdote, sono consacrati per predicare il vangelo, pascere i fedeli e celebrare il culto divino, quali veri sacerdoti dei Nuovo Testamento... Esercitando, secondo la loro parte di autorità, l’ufficio di Cristo Pastore e Capo, raccolgono la famiglia di Dio, quale insieme di fratelli animati da un solo spirito, e per mezzo di Cristo nello Spirito li portano al Padre... » (LG 28). «Il senso ultimo del sacerdozio di Cristo e di ogni sacerdozio che da lui trae origine, è quello di essere modello per tutti coloro che offrendosi in lui, con lui, per lui in sacrificio a Dio gradito, mettono la loro vita a servizio dei fratelli.... Cristo e il suo mistero vive e perdura nella Chiesa; la Chiesa non fa altro che rendere attuale questo mistero di salvezza mediante la Parola, il Sacrificio, i Sacramenti, mentre riceve in sé per la forza dello Spirito Santo, la vita del suo Signore da testimoniare nel mondo... Da questa sacramentalità della Chiesa... scaturisce il significato essenziale della consacrazione-missione di quanti sono chiamati a predicare il Vangelo, a presiedere le azioni di culto e a svolgere un ruolo di guida del popolo di Dio» (Ordinazione del Vescovo, dei Presbiteri e dei Diaconi, Premesse, p. 12).




    L'agnello immolato ci strappò dalla morte

    Dall'«Omelia sulla Pasqua» di Melitone di Sardi, vescovo (66-67; SC 123,95-101)
    Molte cose sono state predette dai profeti riguardanti il mistero della Pasqua, che è Cristo, «al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen ». (Gal 1,5 ecc.). Egli scese dai cieli sulla terra per l'umanità sofferente; si rivestì della nostra umanità nel grembo della Vergine e nacque come uomo. Prese su di sé le sofferenze dell'uomo sofferente attraverso il corpo soggetto alla sofferenza, e distrusse le passioni della carne. Con lo Spirito immortale distrusse la morte omicida.
    Egli infatti fu condotto e ucciso dai suoi carnefici come un agnello, ci liberò dal modo di vivere del mondo come dall'Egitto, e ci salvò dalla schiavitù del demonio come dalla mano del Faraone. Contrassegnò le nostre anime con il proprio Spirito e le membra del nostro corpo con il suo sangue.
    Egli è colui che coprì di confusione la morte e gettò nel pianto il diavolo, come Mosè il faraone. Egli è colui che percosse l'iniquità e l'ingiustizia, come Mosè condannò alla sterilità l'Egitto.
    Egli è colui che ci trasse dalla schiavitù alla libertà, dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita, dalla tirannia al regno eterno. Ha fatto di noi un sacerdozio nuovo e un popolo eletto per sempre. Egli è la Pasqua della nostra salvezza.
    Egli è colui che prese su di se le sofferenze di tutti. Egli è colui che fu ucciso in Abele, e in Isacco fu legato ai piedi. Andò pellegrinando in Giacobbe, e in Giuseppe fu venduto. Fu esposto sulle acque in Mosè e nell'agnello fu sgozzato.
    Fu perseguitato in Davide e nei profeti fu disonorato.
    Egli è colui che si incarnò nel seno della Vergine, fu appeso alla croce, fu sepolto nella terra e risorgendo dai morti, salì alle altezze dei cieli. Egli è l'agnello che non apre bocca, egli è l'agnello ucciso, egli è nato da Maria, agnella senza macchia. Egli fu preso dal gregge, condotto all'uccisione, immolato verso sera, sepolto nella notte. Sulla croce non gli fu spezzato osso e sotto terra non fu soggetto alla decomposizione.
    Egli risuscitò dai morti e fece risorgere l'umanità dal profondo del sepolcro.


    Messa «in Cena Domini»

    I - RITI DI INTRODUZIONE E LITURGIA DELLA PAROLA


    Antifona d'Ingresso Cf Gal 6,14
    Di null'altro mai ci glorieremo
    se non della croce di Gesù Cristo, nostro Signore:
    egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione;
    per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati.



    Nos autem gloriári opórtet

    in cruce Dómini nostri Iesu Christi,

    in quo est salus, vita et resurréctio nostra,

    per quem salváti et liberáti sumus.


    Colletta
    O Dio, che ci hai riuniti per celebrare la santa Cena nella quale il tuo unico Figlio, prima di consegnarsi alla morte, affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio, convito nuziale del suo amore, fa' che dalla partecipazione a così grande mistero attingiamo pienezza di carità e di vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio ...



    Sacratíssimam, Deus, frequentántibus Cenam, in qua Unigénitus tuus, morti se traditúrus, novum in sǽcula sacrifícium dilectionísque suæ convívium Ecclésiæ commendávit, da nobis, quæsumus, ut ex tanto mystério plenitúdinem caritátis hauriámus et vitæ. Per Dóminum.


    Prima Lettura Es 12, 1-8. 11-14
    Prescrizioni per la cena pasquale.

    Dal libro dell’Èsodo
    «Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne.
    Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore!
    In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d’Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne”».

    Salmo Responsoriale Sal 115
    Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.

    Che cosa renderò al Signore,
    per tutti i benefici che mi ha fatto?
    Alzerò il calice della salvezza
    e invocherò il nome del Signore.

    Agli occhi del Signore è preziosa
    la morte dei suoi fedeli.
    Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
    tu hai spezzato le mie catene.

    A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
    e invocherò il nome del Signore.
    Adempirò i miei voti al Signore
    davanti a tutto il suo popolo.

    Seconda Lettura 1 Cor 11, 23-26
    Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore.

    Dalla prima lettera di S. Paolo apostolo ai Corinzi
    Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
    Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
    Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

    Canto al Vangelo Cf Gv 13,34
    Gloria e lode a te, Cristo Signore!
    Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
    come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
    Gloria e lode a te, Cristo Signore!





    Vangelo Gv 13, 1-15
    Li amò sino alla fine

    Dal vangelo secondo Giovanni
    Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.
    Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.
    Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
    Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».


    II - LAVANDA DEI PIEDI


    Dove motivi pastorali lo consigliano, dopo l'omelia ha luogo la lavanda dei piedi. Durante il rito, si cantano alcune antifone, scelte tra le seguenti, o altri canti adatti alla circostanza.

    Antifona Prima Cf Gv 13,4.5.15
    Il Signore si alzò da tavola
    versò dell'acqua in un catino,
    e cominciò a lavare i piedi ai discepoli:
    ad essi volle lasciare questo esempio.



    Postquam surréxit Dóminus a cena,

    misit aquam in pelvim,

    et copit laváre pedes discipulórum:

    hoc exémplum relíquit eis..


    Antifona Seconda Gv 13,6.7.8
    «Signore, tu lavi i piedi a me?».
    Gesù gli rispose dicendo:
    «e non ti laverò, non avrai parte con me».

    Venne dunque a Simon Pietro,
    e disse a lui Pietro: «Signore, tu...

    «Quello che io faccio, ora non lo comprendi,
    ma lo comprenderai un giorno». «Signore, tu...



    Si ego, Dóminus et Magíster vester,

    lavi vobis pedes: quanto magis debétis

    alter alteríus laváre pedes?.


    Antifona Terza Cf Gv 13,14
    «Se vi ho lavato i piedi,
    io, Signore e Maestro,
    quanto più voi avete il dovere
    di lavarvi i piedi l'un l'altro».



    Si ego, Dóminus et Magíster vester,

    lavi vobis pedes: quanto magis debétis

    alter alteríus laváre pedes?.


    Antifona Quarta Gv 13, 35
    «Da questo tutti sapranno
    che siete miei discepoli,
    se vi amerete gli uni gli altri.

    Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Da questo tutti sapranno....



    In hoc cognóscent omnes,

    quia discípuli mei estis,

    si dilectiónem habuéritis ad ínvicem.



    V. Dixit Iesus discípulis suis. - In hoc.


    Antifona Quinta Gv 13,34
    «Vi do un comandamento nuovo:
    che vi amiate gli uni gli altri
    come io ho amato voi» dice il Signore.



    Mandátum novum do vobis,

    ut diligátis ínvicem,

    sicut diléxi vos, dicit Dóminus.


    Antifona Sesta Cf 1 Cor 13,13
    Fede, speranza e carità,
    tutte e tre rimangano tra voi:
    ma più grande di tutte è la carità.

    Fede, speranza e carità,
    tutte e tre le abbiamo qui al presente:
    ma più grande di tutte è la carità. Fede, speranza ......



    Máneant in vobis fides,

    spes, cáritas, tria hæc: maior autem horum est cáritas.



    V. Nunc autem manent fides,

    spes, cáritas, tria hæc: maior horum est cáritas. - Máneant.

    LA PAROLA SI FA PREGHIERA
    Fratelli (e sorelle), abbiamo ricevuto dal nostro Signore e Maestro una proposta molto impegnativa. Conoscendo la nostra debolezza, rivolgiamoci al Padre con la preghiera:
    Aiutaci, Signore!

    - Per le comunità cristiane: perché attuino sempre meglio la loro vocazione di servizio agli uomini nella ricerca della verità e con gesti concreti di amore, preghiamo.

    - Per i ministri della Chiesa: perché svolgano il loro servizio della parola, dei sacramenti e della comunione ecclesiale come ha insegnato Gesù, preghiamo.

    - Per i fanciulli che quest'anno parteciperanno alla messa di prima comunione: perché trovino nella comunità cristiana la spiegazione vivente dell'Eucaristia attraverso l'impegno della carità, del servizio, della fraternità, preghiamo.

    - Per tutti noi qui presenti: perché condividendo il pane eucaristico sappiamo anche condividere il pane quotidiano, mettendo in comune quello che abbiamo e che siamo, preghiamo.

    Dio, nostro Padre, aiutaci a capire e a fare gli uni per gli altri quello che per noi ha fatto Cristo tuo Figlio e nostro Padre.


    III -LITURGIA EUCARISTICA


    Mentre si svolge la processione, si esegue il canto seguente o un altro canto adatto.

    Dov’è carità e amore, lì c’è Dio.

    Ci ha riuniti tutti insieme Cristo, amore.
    Rallegriamoci, esultiamo nel Signore!
    Temiamo e amiamo il Dio vivente,
    e amiamoci tra noi con cuore sincero.

    Noi formiamo, qui riuniti, un solo corpo:
    evitiamo di dividerci tra noi,
    via le lotte maligne, via le liti
    e regni in mezzo a noi Cristo Dio.

    Fa’ che un giorno contempliamo il tuo volto
    nella gloria dei beati, Cristo Dio.
    E sarà gioia immensa, gioia vera:
    durerà per tutti i secoli senza fine.



    Oppure in Latino:



    Ubi cáritas est vera, Deus ibi est.

    Congregávit nos in unum Christi amor.

    Exsultémus et in ipso iucundémur.

    Timeámus et amémus Deum vivum.

    Et ex corde diligámus nos sincéro.



    Ubi cáritas est vera, Deus ibi est.

    Simul ergo cum in unum congregámur:

    Ne nos mente dividámur, caveámus.

    Cessent iúrgia malígna, cessent lites.

    Et in médio nostri sit Christus Deus.



    Ubi cáritas est vera, Deus ibi est.

    Simul quoque cum beátis videámus

    Gloriánter vultum tuum, Christe Deus:

    Gáudium, quod est imménsum atque probum,

    Sæcula per infiníta sæculórum. Amen.


    Sulle Offerte
    Concedi a noi tuoi fedeli, Signore, di partecipare degnamente ai santi misteri, perché ogni volta che celebriamo questo memoriale del sacrificio del Signore, si compia l'opera della nostra redenzione. Per Cristo nostro Signore.

    Concéde nobis, quæsumus, Dómine, hæc digne frequentáre mystéria, quia, quóties huius hóstiæ commemorátio celebrátur, opus nostræ redemptiónis exercétur. Per Christum.

    Prefazio della SS. Eucaristia I
    L'Eucaristia memoriale del sacrificio di Cristo

    È veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo,
    Dio onnipotente e misericordioso,
    per Cristo nostro Signore.

    Sacerdote vero ed eterno,
    egli istituì il rito del sacrificio perenne;
    a te per primo si offrì vittima di salvezza,
    e comandò a noi di perpetuare l’offerta in sua memoria.
    Il suo corpo per noi immolato è nostro cibo e ci dà forza,
    il suo sangue per noi versato
    è la bevanda che ci redime da ogni colpa.

    Per questo mistero del tuo amore,
    uniti agli angeli e ai santi,
    cantiamo con gioia l’inno della tua lode:

    Santo, Santo, Santo...



    Vere dignum et iustum est,

    æquum et salutáre, nos tibi semper

    et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater,

    omnípotens ætérne Deus:

    per Christum Dóminum nostrum.



    Qui, verus æternúsque Sacérdos,

    formam sacrifícii perénnis instítuens,

    hóstiam tibi se primus óbtulit salutárem,

    et nos, in sui memóriam, præcépit offérre.



    Cuius carnem pro nobis immolátam dum súmimus,

    roborámur, et fusum pro nobis sánguinem dum potámus,

    ablúimur.



    Et ídeo cum Angelis et Archángelis,

    cum Thronis et Dominatiónibus,

    cumque omni milítia cæléstis exércitus,

    hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.



    Si fa la Preghiera Eucaristica I
    o Canone Romano che ha i Propri Comunicantes !


    Antifona alla Comunione 1 Cor 11,24.25
    «Questo è il mio corpo, che è per voi;
    questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue» , dice il Signore.
    «Fate questo ogni volta che ne prendete
    in memoria di me».



    Hoc Corpus, quod pro vobis tradétur:

    hic calix novi testaménti est in meo Sánguine,

    dicit Dóminus; hoc fácite, quotiescúmque súmitis,

    in meam commemoratiónem.


    Oppure: Gv 13,1
    Il Signore Gesù, sapendo che era giunta la sua ora,
    dopo aver amato i suoi che erano nel mondo,
    li amò sino alla fine.

    Dopo la Comunione
    Padre onnipotente, che nella vita terrena ci hai nutriti alla Cena del tuo Figlio, accoglici come tuoi commensali al banchetto glorioso del cielo. Per Cristo nostro Signore.



    Concéde nobis, omnípotens Deus, ut, sicut Cena Fílii tui refícimur temporáli, ita satiári mereámur ætérna. Per Christum.



    =================================================================================


    Giovedì 5 aprile
    Gv 13,1-15

    Con la narrazione dell’ultima cena entriamo nei giorni finali della vita di Gesù. Il pasto che sta consumando con i suoi discepoli sembra una comune cena; non viene fatto alcun cenno agli usi pasquali. Ma una cosa è chiara: Gesù sa che è giunta la sua ora. La prospettiva della morte tuttavia non lo rende incerto, anzi lo spinge ad amare fino alle estreme conseguenze quel piccolo gruppo di uomini che con tanta fatica si è radunato. Ora ancor più di prima hanno bisogno del suo amore. E Gesù glielo mostra, più che con le parole, con un gesto che nessuno si aspettava: si inginocchia davanti a ognuno dei Dodici e lava loro i piedi. Pietro vuole sottrarsi, ma Gesù lo rimprovera. Povero Pietro, non ha capito nulla! Gesù non si inchina semplicemente per umiltà ma per affetto; non è una questione di virtù, è un problema d’amore. È un gesto che mostra l’infinito bisogno di dolcezza, di intimità e di consolazione che abbiamo e che solo il Signore ci può dare. È un gesto eccessivo, ma è così la tenerezza di Gesù. È eccessiva, come il suo amore. Lo aveva intuito Maria che aveva lavato i piedi a Gesù con l’unguento e li aveva poi asciugati con i suoi capelli e coperti di baci. Gesù sta davanti ai suoi come uno che serve, come uno che lava i piedi.


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    Liturgia del Venerdì Santo - Passione del Signore *

    Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA






    VENERDÌ SANTO
    PASSIONE DEL SIGNORE

    MISSALE ROMANUM VETUS ORDO


    LETTURE: Is 52, 13 - 53, 12; Sal 30; Eb 4, 14-16; 5, 7-9; Gv 18, 1 - 19, 42


    Cristo vero Agnello Pasquale

    Oggi la comunità cristiana non celebra l’Eucaristia perché il clima di festa non si addice all’evento che riempie il suo ricordo e motiva il suo digiuno (cf Mc 2,19-20): la morte del suo Signore e Sposo. L’azione liturgica è dominata dalla croce; manifestazione luminosa dell’amore divino spinto alla follia, la croce lascia spazio solo al silenzio e alla contemplazione.

    « Per le sue piaghe siamo stati guariti »
    I profeti (cf prima lettura) descrivono il Servo del Signore nel momento in cui attua la missione di liberare il popolo dai peccati: come agnello innocente, carico dei delitti del suo popolo, si lascia condurre in silenzio al macello. E proprio dalla sua morte liberamente accettata sgorga la giustificazione «per i molti».
    Le scelte di Dio sono sconcertanti: l’onnipotenza rinuncia ad imporsi con la forza e diventa impotenza. Ma il fallimento e la sconfitta, frutto della dedizione a Dio e agli uomini, sono vissuti da Gesù con incrollabile fiducia nella paternità di Dio.
    Gesù muore nel momento in cui nel tempio si immolano gli agnelli destinati alla celebrazione della Pasqua: la sua è un’immolazione «reale», un sacrificio compiuto una volta per tutte, perché la vittima «spirituale» ha reso inutili le vittime materiali. Dal suo fianco trafitto sgorga il sangue da cui sono misteriosamente segnati gli appartenenti al nuovo popolo, quelli che Dio salva (cf Es 12,7.13). Cristo crocifisso è dunque il «vero Agnello pasquale», è lui la «nostra Pasqua» immolata (cf I Cor 5,7). «Vero» perché è la realtà di ciò che i sacrifici antichi esprimevano: l’alleanza con Dio e l’inserimento nel suo progetto di salvezza.

    Una morte per la vita
    La passione di Gesù è veramente una «passione gloriosa» perché il Padre ha già dato la sua risposta che trasforma la sconfitta in vittoria e il luogo dell’infamia in centro di attrazione universale: «Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me!» (Gv 12,32). Nella carne dell’Agnello immolato «tutto è compiuto» (Gv 19,30), si attua la salvezza voluta dai Padre, quella di riunire in unità i figli di Dio dispersi dal peccato (cf Gv 11,52); attraverso il sangue dell’Agnello pasquale Dio riconcilia a sé l’umanità ed essa può entrare (cf Eb 4,16: seconda lettura) in comunione vitale con Dio; nella morte di Cristo lo Spirito è riconsegnato al Padre perché lo effonda sugli uomini, come sorgente di vita nuova.
    La croce diventa così il cuore del mondo. Da essa si è innalzata al Padre la preghiera di Cristo per la salvezza di tutti. Unita al gesto sacerdotale dei suo Signore la Chiesa eleva la grande intercessione: tutto è radunato sotto la croce, perché solo in questo mistero di morte e di risurrezione possono trovare soluzione i problemi e i drammi che coinvolgono la storia della Chiesa e dell’umanità. Tra le molteplici invocazioni emerge la supplica per l’unità dei cristiani. La croce svela il dramma della divisione fra le Chiese e diventa implicita accusa di un peccato originato dalla poca fedeltà alla croce e dall’orgoglio. Per ultimi, uniti da una strana coincidenza, sono ricordati gli uomini che governano e i tribolati. Gli uni hanno bisogno di vedere il potere come «servizio che crocifigge», gli altri, perché crocifissi, di riacquistare il posto dovuto nella considerazione di tutti.

    « Guarderanno colui che hanno trafitto »
    Il rifiuto di un popolo riassume, in un certo senso, il rifiuto, l’ottusità, l’incredulità dell’uomo di ogni tempo, posto di fronte ai valori di verità, di giustizia e di amore che Dio ha rivelato in Gesù. La fede professa che il Giusto « morì per i nostri peccati » (1 Cor 15,3): a motivo dei nostri peccati, del peccato universale di tutta la famiglia umana; ma soprattutto morì a vantaggio di noi, per la remissione dei peccati di tutti: Dio infatti ci ha perdonati e riconciliati a sé per il sangue di Cristo (cf Il catechismo dei giovani, pp. 146.150).
    Il gesto dell’adorazione della croce diventa significativa risposta al dono immeritato, e avveramento della parola profetica: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto!» (Zc 12,10; Gv 19,37). Gesto di fede e di amore, riconoscimento della regalità salvifica di Cristo e della speranza nata dalla croce; gesto di penitenza, ma anche di impegno a vivere nell’obbedienza a Dio e a promuovere con tutte le forze la verità e l’amore.
    La comunione eucaristica, che conclude l’azione liturgica, rende partecipi della morte gloriosa di Cristo e dei suoi frutti: è inserimento nell’alleanza sigillata nel sangue dell’Agnello; è accoglienza dello Spirito sgorgato dal costato di Cristo e che permette già ora di partecipare alle nozze dell’Agnello, che avranno il loro pieno compimento nella festa dei cielo (cf Ap 19,7-9).






    La forza del sangue di Cristo

    Dalle « Catechesi » di san Giovanni Crisostomo, vescovo
    (Catech. 3,13-19; SC 50,174-177)
    Vuoi conoscere la forza del sangue di Cristo? Richiamiamone la figura, scorrendo le pagine dell'Antico Testamento.
    «Immolate, dice Mosè, un agnello di un anno e col suo sangue segnate le porte» (Es 12,5). Cosa dici, Mosè? Quando mai il sangue di un agnello ha salvato l'uomo ragionevole? Certamente, sembra rispondere, non perché è sangue, ma perché è immagine del sangue del Signore. Molto più di allora il nemico passerà senza nuocere se vedrà sui battenti non il sangue dell'antico simbolo, ma quello della nuova realtà, vivo e splendente sulle labbra dei fedeli, sulla porta del tempio di Cristo.
    Se vuoi comprendere ancor più profondamente la forza di questo sangue, considera da dove cominciò a scorrere e da quale sorgente scaturì. Fu versato sulla croce e sgorgò dal costato del Signore. A Gesù morto e ancora appeso alla croce, racconta il vangelo, s'avvicinò un soldato che gli aprì con un colpo di lancia il costato: ne uscì acqua e sangue.
    L'una simbolo del battesimo, l'altro dell'eucaristia. Il soldato aprì il costato: dischiuse il tempio sacro, dove ho scoperto un tesoro e dove ho la gioia di trovare splendide ricchezze. La stessa cosa accadde per l'Agnello: i Giudei sgozzarono la vittima ed io godo la salvezza, frutto di quel sacrificio.
    «E uscì dal fianco sangue ed acqua» (cfr. Gv19,34). Carissimo, non passare troppo facilmente sopra a questo mistero. Ho ancora un altro significato mistico da spiegarti. Ho detto che quell'acqua e quel sangue sono simbolo del battesimo e dell'eucaristia. Ora la Chiesa è nata da questi due sacramenti, da questo bagno di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito santo per mezzo del battesimo e dell'Eucaristia. E i simboli del battesimo e dell'Eucaristia sono usciti dal costato. Quindi è dal suo costato che Cristo ha formato la Chiesa, come dal costato di Adamo fu formata Eva.
    Per questo Mosè, parlando del primo uomo, usa l'espressione: «ossa delle mie ossa, carne della mia carne» (Gn 2,23), per indicarci il costato del Signore. Similmente come Dio formò la donna dal fianco di Adamo, così Cristo ci ha donato l'acqua e il sangue dal suo costato per formare la Chiesa. E come il fianco di Adamo fu toccato da Dio durante il sonno, così Cristo ci ha dato il sangue e l'acqua durante il sonno della sua morte.
    Vedete in che modo Cristo unì a sé la sua Sposa, vedete con quale cibo ci nutre. Per il suo sangue nasciamo, con il suo sangue alimentiamo la nostra vita. Come la donna nutre il figlio col proprio latte, così il Cristo nutre costantemente col suo sangue coloro che ha rigenerato.




    VENERDÌ SANTO
    Celebrazione della Passione del Signore


    In questo giorno e nel giorno seguente, la Chiesa, per antichissima tradizione, non celebra l'Eucaristia.

    Nelle ore pomeridiane ha luogo la celebrazione della Passione del Signore. Commemoriamo insieme i due aspetti del mistero della croce: la sofferenza che prepara la gioia di Pasqua, l'umiliazione e la vergogna di Gesù da cui sorge la sua glorificazione. Oggi è già Pasqua: Cristo che muore sulla croce «passa» da questo mondo al Padre; dal suo costato sgorga per noi la vita divina: noi «passiamo» dalla morte del peccato alla vita in Dio.

    La celebrazione si svolge in tre momenti: Liturgia della Parola, Adorazione della Croce, Comunione eucaristica.

    Non vi è Antifona d'inizio; la solenne azione liturgica comincia con la preghiera silenziosa, in ginocchio, di tutta l'assemblea.

    Orazione
    Ricòrdati, Padre, della tua misericordia; santifica e proteggi sempre questa tua famiglia, per la quale Cristo, tuo Figlio, inaugurò nel suo sangue il mistero pasquale. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.



    Reminíscere miseratiónum tuárum, Dómine, et fámulos tuos ætérna protectióne sanctífica, pro quibus Christus, Fílius tuus, per suum cruórem instítuit paschále mystérium. Qui vivit et regnat in sǽcula sæculórum. R. Amen.


    Oppure:
    O Dio, che nella passione del Cristo nostro Signore ci hai liberati dalla morte, eredità dell'antico peccato trasmessa a tutto il genere umano, rinnovaci a somiglianza del tuo Figlio; e come abbiamo portato in noi, per la nostra nascita, l'immagine dell'uomo terreno, così per l'azione del tuo Spirito, fa' che portiamo l'immagine dell'uomo celeste. Per Cristo nostro Signore.



    Deus, qui peccáti véteris hereditáriam mortem, in qua posteritátis genus omne succésserat, Christi Fílii tui, Dómini nostri, passióne solvísti, da, ut confórmes eídem facti, sicut imáginem terréni hóminis natúræ necessitáte portávimus, ita imáginem cæléstis grátiæ sanctificatióne portémus. Per Christum Dóminum nostrum. R. Amen.


    I - LITURGIA DELLA PAROLA


    Prima Lettura Is 52, 13 - 53, 12
    Egli è stato trafitto per le nostre colpe. (Quarto canto del Servo del Signore)

    Dal libro del profeta Isaia

    Ecco, il mio servo avrà successo,
    sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.
    Come molti si stupirono di lui
    – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto
    e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –,
    così si meraviglieranno di lui molte nazioni;
    i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
    poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato
    e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
    Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
    A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?

    È cresciuto come un virgulto davanti a lui
    e come una radice in terra arida.
    Non ha apparenza né bellezza
    per attirare i nostri sguardi,
    non splendore per poterci piacere.
    Disprezzato e reietto dagli uomini,
    uomo dei dolori che ben conosce il patire,
    come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
    era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.

    Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
    si è addossato i nostri dolori;
    e noi lo giudicavamo castigato,
    percosso da Dio e umiliato.
    Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
    schiacciato per le nostre iniquità.
    Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
    per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

    Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
    ognuno di noi seguiva la sua strada;
    il Signore fece ricadere su di lui
    l’iniquità di noi tutti.
    Maltrattato, si lasciò umiliare
    e non aprì la sua bocca;
    era come agnello condotto al macello,
    come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
    e non aprì la sua bocca.

    Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
    chi si affligge per la sua posterità?
    Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
    per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.
    Gli si diede sepoltura con gli empi,
    con il ricco fu il suo tumulo,
    sebbene non avesse commesso violenza
    né vi fosse inganno nella sua bocca.

    Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
    Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
    vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
    si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
    Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
    e si sazierà della sua conoscenza;
    il giusto mio servo giustificherà molti,
    egli si addosserà le loro iniquità.

    Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
    dei potenti egli farà bottino,
    perché ha spogliato se stesso fino alla morte
    ed è stato annoverato fra gli empi,
    mentre egli portava il peccato di molti
    e intercedeva per i colpevoli.

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 30
    Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.

    In te, Signore, mi sono rifugiato,
    mai sarò deluso;
    difendimi per la tua giustizia.
    Alle tue mani affido il mio spirito;
    tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.

    Sono il rifiuto dei miei nemici
    e persino dei miei vicini,
    il terrore dei miei conoscenti;
    chi mi vede per strada mi sfugge.
    Sono come un morto, lontano dal cuore;
    sono come un coccio da gettare.

    Ma io confido in te, Signore;
    dico: «Tu sei il mio Dio,
    i miei giorni sono nelle tue mani».
    Liberami dalla mano dei miei nemici
    e dai miei persecutori.

    Sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto,
    salvami per la tua misericordia.
    Siate forti, rendete saldo il vostro cuore,
    voi tutti che sperate nel Signore.

    Seconda Lettura Eb 4, 14-16; 5, 7-9
    Cristo imparò l’obbedienza e divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono.

    Dalla lettera agli Ebrei
    Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
    Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.
    [ Cristo, infatti, ] nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.

    Canto al Vangelo Cf Fil 2, 8-9
    Gloria e lode a te, Cristo Signore!
    Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte
    e a una morte di croce.
    Per questo Dio lo esaltò
    e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.
    Gloria e lode a te, Cristo Signore!





    Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni

    Vangelo Gv 18, 1-19, 42

    Indicazioni per la lettura dialogata:
    X=Gesù; C=Cronista; D=Discepoli e amici; F=Folla; A=Altri personaggi


    Catturarono Gesù e lo legarono
    C In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: X «Chi cercate?». C Gli risposero: F «Gesù, il Nazareno». C Disse loro Gesù: X «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. C Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra.
    Domandò loro di nuovo: X «Chi cercate?». C Risposero: F «Gesù, il Nazareno». C Gesù replicò: X «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», C perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: X «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».

    Lo condussero prima da Anna
    C Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».

    Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: A «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». C Egli rispose: D «Non lo sono». C Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.

    Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: X «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». C Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: « A Così rispondi al sommo sacerdote?». C Gli rispose Gesù: X «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». C Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.

    Non sei anche tu uno dei suoi discepoli? Non lo sono!
    Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: A «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». C Egli lo negò e disse: D «Non lo sono». C Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: A «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». C Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.

    Il mio regno non è di questo mondo
    Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: A «Che accusa portate contro quest’uomo?». C Gli risposero: F «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». C Allora Pilato disse loro: A «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». C Gli risposero i Giudei: F «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». C Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire.

    Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: A «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: X «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». C Pilato disse: A «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». C Rispose Gesù: X «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». C Allora Pilato gli disse: A «Dunque tu sei re?». C Rispose Gesù: X «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». C Gli dice Pilato: A «Che cos’è la verità?».

    C E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: A «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». C Allora essi gridarono di nuovo: F «Non costui, ma Barabba!». C Barabba era un brigante.

    Salve, re dei Giudei!
    Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: F «Salve, re dei Giudei!». C E gli davano schiaffi.

    Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: A «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». C Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: A «Ecco l’uomo!».

    C Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: F «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». C Disse loro Pilato: A «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». C Gli risposero i Giudei: F «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».

    C All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: A «Di dove sei tu?». C Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: A «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». C Gli rispose Gesù: X «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».

    Via! Via! Crocifiggilo!
    C Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: F «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». C Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: A «Ecco il vostro re!». C Ma quelli gridarono: F «Via! Via! Crocifiggilo!». C Disse loro Pilato: A «Metterò in croce il vostro re?». C Risposero i capi dei sacerdoti: F «Non abbiamo altro re che Cesare». C Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

    Lo crocifissero e con lui altri due
    Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: F «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». C Rispose Pilato: A «Quel che ho scritto, ho scritto».

    Si sono divisi tra loro le mie vesti
    C I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato –, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così.

    Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!
    Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: X «Donna, ecco tuo figlio!». C Poi disse al discepolo: X «Ecco tua madre!». C E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
    Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: X «Ho sete». C Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: X «È compiuto!». C E, chinato il capo, consegnò lo spirito.






    (Qui si genuflette e si fa una breve pausa)


    E subito ne uscì sangue e acqua
    Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

    Presero il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli insieme ad aromi
    Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di áloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.


    PREGHIERA UNIVERSALE


    I. Per la santa Chiesa
    Preghiamo, fratelli carissimi, per la santa Chiesa di Dio: il Signore le conceda unità e pace, la protegga su tutta la terra, e doni a noi, in una vita serena e tranquilla, di render gloria a Dio Padre onnipotente.



    Dilectíssimi nobis, pro Ecclésia sancta Dei, ut eam Deus et Dóminus noster pacificáre, adunáre et custodíre dignétur toto orbe terrárum, detque nobis, quiétam et tranquíllam vitam degéntibus, glorificáre Deum Patrem omnipoténtem.


    Dio onnipotente ed eterno, che hai rivelato in Cristo la tua gloria a tutte le genti, custodisci l'opera della tua misericordia, perché la tua Chiesa, diffusa su tutta la terra, perseveri con saldezza di fede nella confessione del tuo nome. Per Cristo nostro Signore.



    Omnípotens sempitérne Deus, qui glóriam tuam ómnibus in Christo géntibus revelásti: custódi ópera misericórdiæ tuæ, ut Ecclésia tua, toto orbe diffúsa, stábili fide in confessióne tui nóminis persevéret. Per Christum Dóminum nostrum. R. Amen.


    II. Per il papa
    Preghiamo il Signore per il nostro santo padre il papa Benedetto XVI: il Signore Dio nostro, che lo ha scelto nell'ordine episcopale, gli conceda vita e salute e lo conservi alla sua santa Chiesa, come guida e pastore del popolo santo di Dio.


    Orémus et pro beatíssimo Papa nostro N., ut Deus et Dóminus noster, qui elégit eum in órdine episcopátus, salvum atque incólumem custódiat Ecclésiæ suæ sanctæ, ad regéndum pópulum sanctum Dei.


    Dio onnipotente ed eterno, sapienza che reggi l'universo, ascolta la tua famiglia in preghiera, e custodisci con la tua bontà il papa che tu hai scelto per noi, perché il popolo cristiano, da te affidato alla sua guida pastorale, progredisca sempre nella fede. Per Cristo nostro Signore.



    Omnípotens sempitérne Deus, cuius iudício univérsa fundántur, réspice propítius ad preces nostras, et eléctum nobis Antístitem tua pietáte consérva, ut christiána plebs, quæ te gubernátur auctóre, sub ipso Pontífice, fídei suæ méritis augeátur. Per Christum Dóminum nostrum. R. Amen.


    III. Per tutti gli ordini sacri e per tutti i fedeli
    Preghiamo per il nostro vescovo N, per tutti i vescovi presbiteri e i diaconi, per tutti coloro che svolgono un ministero nella Chiesa e per tutto il popolo di Dio.



    Orémus et pro Epíscopo nostro N., pro ómnibus Epíscopis, presbyteris, diáconis Ecclésiæ, et univérsa plebe fidélium.


    Dio onnipotente ed eterno che con il tuo Spirito guidi e santifichi tutto il corpo della Chiesa, accogli le preghiere che ti rivolgiamo perché secondo il dono della tua grazia tutti i membri della comunità nel loro ordine e grado ti possano fedelmente servire. Per Cristo nostro Signore.

    IV. Per i catecumeni
    Preghiamo per i [nostri] catecumeni: il Signore, Dio nostro, illumini i loro cuori e apra loro la porta della sua misericordia, perché mediante l'acqua del Battesimo ricevano il perdono di tutti i peccati e siano incorporati in Cristo Gesù, nostro Signore.



    Orémus et pro catechúmenis (nostris), ut Deus et Dóminus noster adapériat aures præcordiórum ipsórum ianuámque misericórdiæ, ut, per lavácrum regeneratiónis accépta remissióne ómnium peccatórum, et ipsi inveniántur in Christo Iesu Dómino nostro.


    Dio onnipotente ed eterno, che rendi la tua Chiesa sempre feconda di nuovi figli, aumenta nei [nostri] catecumeni l'intelligenza della fede, perché, nati a vita nuova nel fonte battesimale, siano accolti fra i tuoi figli di adozione. Per Cristo nostro Signore.



    Omnípotens sempitérne Deus, qui Ecclésiam tuam nova semper prole fecúndas, auge fidem et intelléctum catechúmenis (nostris), ut, renáti fonte baptísmatis, adoptiónis tuæ fíliis aggregéntur. Per Christum Dóminum nostrum. R. Amen.


    V. Per l'unità dei cristiani
    Preghiamo per tutti i fratelli che credono in Cristo; il Signore Dio nostro conceda loro di vivere la verità e professano e li raduni e li custodisca nell'unica sua Chiesa.



    Orémus et pro univérsis frátribus in Christum credéntibus, ut Deus et Dóminus noster eos, veritátem faciéntes, in una Ecclésia sua congregáre et custodíre dignétur.


    Dio onnipotente ed eterno, che riunisci i dispersi e li custodisci nell'unità, guarda benigno al gregge del tuo Figlio, perché coloro che sono stati consacrati da un solo Battesimo formino una sola famiglia nel vincolo dell'amore e della vera fede. Per Cristo nostro Signore.



    Omnípotens sempitérne Deus, qui dispérsa cóngregas et congregáta consérvas, ad gregem Fílii tui placátus inténde, ut, quos unum baptísma sacrávit, eos et fídei iungat intégritas et vínculum sóciet caritátis. Per Christum Dóminum nostrum. R. Amen.


    VI. Per gli ebrei
    Preghiamo per gli ebrei: il Signore Dio nostro, che li scelse primi fra tutti gli uomini ad accogliere la sua parola, li aiuti a progredire sempre nell'amore del suo nome e nella fedeltà alla sua alleanza.



    Orémus et pro Iudæis, ut, ad quos prius locútus est Dóminus Deus noster, eis tríbuat in sui nóminis amóre et in sui foderis fidelitáte profícere.


    Dio onnipotente ed eterno, che hai fatto le tue promesse ad Abramo e alla sua discendenza, ascolta la preghiera della tua Chiesa, perché il popolo primogenito della tua alleanza possa giungere alla pienezza della redenzione. Per Cristo nostro Signore.



    Omnípotens sempitérne Deus, qui promissiónes tuas Abrahæ eiúsque sémini contulísti, Ecclésiæ tuæ preces cleménter exáudi, ut pópulus acquisitiónis prióris ad redemptiónis mereátur plenitúdinem perveníre. Per Christum Dóminum nostrum. R. Amen.


    VII. Per i non cristiani
    Preghiamo per coloro che non credono in Cristo perché, illuminati dallo Spirito Santo, possano entrare anch'essi nella via della salvezza.



    Orémus et pro iis qui in Christum non credunt, ut, luce Sancti Spíritus illustráti, viam salútis et ipsi váleant introíre.


    Dio onnipotente ed eterno, fa' che gli uomini che non conoscono il Cristo possano conoscere la verità camminando alla tua presenza in sincerità di cuore, e a noi tuoi fedeli concedi di entrare profondamente nel tuo mistero di salvezza e di viverlo con una carità sempre più grande tra noi, per dare al mondo una testimonianza credibile del tuo amore. Per Cristo nostro Signore.



    Omnípotens sempitérne Deus, fac ut qui Christum non confiténtur, coram te sincéro corde ambulántes, invéniant veritátem, nosque, mútuo proficiéntes semper amóre et ad tuæ vitæ mystérium plénius percipiéndum sollícitos, perfectióres éffice tuæ testes caritátis in mundo. Per Christum Dóminum nostrum. R. Amen.


    VIII. Per coloro che non credono in Dio
    preghiamo per coloro che non credono in Dio perché, vivendo con bontà e rettitudine di cuore, giungano alla conoscenza del Dio vero.



    Orémus et pro iis qui Deum non agnóscunt, ut, quæ recta sunt sincéro corde sectántes, ad ipsum Deum perveníre mereántur.


    Dio onnipotente ed eterno, tu hai messo nel cuore degli uomini una così profonda nostalgia di te, solo quando ti trovano hanno pace: fa' che, al di là di ogni ostacolo, tutti riconoscano i segni della tua bontà e, stimolati dalla testimonianza della nostra vita, abbiano la gioia di credere in te, unico vero Dio e padre di tutti gli uomini. Per Cristo nostro Signore.


    Omnípotens sempitérne Deus, qui cunctos hómines condidísti, ut te semper desiderándo quærerent et inveniéndo quiéscerent, præsta, quæsumus, ut inter nóxia quæque obstácula omnes, tuæ signa pietátis et in te credéntium testimónium bonórum óperum percipiéntes, te solum verum Deum nostríque géneris Patrem gáudeant confitéri. Per Christum Dóminum nostrum. R. Amen.


    IX. Per i governanti
    Preghiamo per coloro che sono chiamati a governare la comunità civile, perché il Signore Dio nostro illumini la loro mente e il loro cuore a cercare il bene comune nella vera libertà e nella vera pace.



    Orémus et pro ómnibus rempúblicam moderántibus, ut Deus et Dóminus noster mentes et corda eórum secúndum voluntátem suam dírigat ad veram ómnium pacem et libertátem.


    Dio onnipotente ed eterno, nelle tue mani sono le speranze degli uomini e i diritti di ogni popolo: assisti con la tua sapienza coloro che ci governano, perché, con il tuo aiuto, promuovano su tutta la terra una pace duratura, il progresso sociale e la libertà religiosa. Per Cristo nostro Signore.



    Omnípotens sempitérne Deus, in cuius manu sunt hóminum corda et iura populórum, réspice benígnus ad eos, qui nos in potestáte moderántur, ut ubíque terrárum populórum prospéritas, pacis secúritas et religiónis libértas, te largiénte, consístant. Per Christum Dóminum nostrum. R. Amen.


    X. Per i tribolati
    Preghiamo, fratelli carissimi, Dio Padre onnipotente, perché liberi il mondo da ogni disordine: allontani le malattie, scacci la fame, renda libertà ai prigionieri, giustizia agli oppressi, conceda sicurezza a chi viaggia, il ritorno ai lontani da casa, la salute agli ammalati, ai morenti la salvezza eterna.



    Orémus, dilectíssimi nobis, Deum Patrem omnipoténtem, ut cunctis mundo purget erróribus, morbos áuferat, famem depéllat, apériat cárceres, víncula solvat, viatóribus securitátem, peregrinántibus réditum, infirmántibus sanitátem atque moriéntibus salútem indúlgeat.


    Dio onnipotente ed eterno, conforto degli afflitti, sostegno dei tribolati, ascolta il grido dell'umanità sofferente, perché tutti si rallegrino di avere ricevuto nelle loro necessità il soccorso della tua misericordia. Per Cristo nostro Signore.



    Omnípotens sempitérne Deus, mæstórum consolátio, laborántium fortitúdo, pervéniant ad te preces de quacúmque tribulatióne clamántium, ut omnes sibi in necessitátibus suis misericórdiam tuam gáudeant affuísse. Per Christum Dóminum nostrum. R. Amen.


    II - ADORAZIONE DELLA SANTA CROCE


    L'ostensione della croce può farsi o dall'altare, oppure partendo dalla porta della chiesa e avanzando verso l'altare. Nel fare l'ostensione della croce, il sacerdote dice o canta:

    Ecco il legno della Croce, al quale fu appeso il Cristo, salvatore del mondo.
    Venite, adoriamo.

    Ecce lignum Crucis, in quo salus mundi pepéndit

    Vénite, adorémus..

    Il sacerdote, il clero e i fedeli si recano quindi processionalmente all'adorazione della croce, facendo davanti ad essa una genuflessione semplice o un altro segno di venerazione (ad esempio baciando la croce), secondo l'uso del luogo. Nel frattempo si eseguono i seguenti canti o altri adatti. (I canti si fanno a cori alterni, le parti in nero a cori uniti).


    Adoriamo la tua Croce Signore,
    lodiamo e glorifichiamo la tua santa risurrezione.
    Dal legno della Croce è venuta la gioia in tutto il mondo.

    Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto e abbia misericordia. Sal 66, 2

    Adoriamo la tua Croce Signore...



    Crucem tuam adorámus, Dómine,

    et sanctam resurrectiónem tuam laudámus et glorificámus: ecce enim propter lignum venit gáudium in univérso mundo.



    Cf. Ps 66,2

    Deus misereátur nostri, et benedícat nobis: illúminet vultum suum super nos, et misereátur nostri.

    Crucem tuam...

    LAMENTI DEL SIGNORE I

    Popolo mio che male ti ho fatto?
    In che ti ho provocato? Dammi risposta.

    Io ti ho guidato fuori dall'Egitto,
    e tu hai preparato la Croce al tuo Salvatore.

    Popolo mio che male ti ho fatto?
    In che ti ho provocato? Dammi risposta.

    Hágios o Theós. Sanctus Deus.
    Hágios ischyrós. Sanctus fortis.
    Hágios athánatos, eléison himás. Sanctus immortális, miserére nobis.

    Perché ti ho guidato quarant'anni nel deserto,
    ti ho sfamato con manna,
    ti ho introdotto in paese fecondo,
    tu hai preparato la Croce al tuo Salvatore.

    Hágios o Theós...

    Che altro avrei dovuto fare e non ti ho fatto?
    Io ti ho piantato, mia scelta e florida vigna,
    ma tu mi sei divenuta aspra e amara:
    poiché mi hai spento la sete con aceto
    e hai piantato una lancia nel petto del tuo Salvatore.

    Hágios o Theós...


    IN LATINO



    1 et 2 Pópule meus, quid feci tibi? Aut in quo contristávi te? Respónde mihi!



    1 Quia edúxi te de terra Ægypti: parásti Crucem Salvatóri tuo.



    1 Hágios o Theós.

    2 Sanctus Deus.



    1 Hágios Ischyrós.

    2 Sanctus Fortis.



    1 Hágios Athánatos, eléison himás.

    2 Sanctus Immortális, miserére nobis.



    1 et 2 Quia edúxi te per desértum quadragínta annis,

    et manna cibávi te, et introdúxi te in terram satis bonam:

    parásti Crucem Salvatóri tuo.



    1 Hágios o Theós.

    2 Sanctus Deus.



    1 Hágios Ischyrós.

    2 Sanctus Fortis.



    1 Hágios Athánatos, eléison himás.

    2 Sanctus Immortális, miserére nobis.

    LAMENTI DEL SIGNORE II

    Io per te ho flagellato l'Egitto e i primogeniti suoi
    e tu mi hai consegnato per esser flagellato.

    Popolo mio, che male ti ho fatto?
    In che ti ho provocato? Dammi risposta.

    Io ti ho guidato fuori dall'Egitto
    e ho sommerso il faraone nel Mar Rosso,
    e tu mi hai consegnato ai capi dei sacerdoti.

    Io ho aperto davanti a te il mare,
    e tu mi hai aperto con la lancia il costato

    Io ti ho fatto strada con la nube,
    e tu mi hai condotto al pretorio di Pilato

    Io ti ho nutrito con manna nel deserto,
    e tu mi hai colpito con schiaffi e flagelli.

    Io ti ho dissetato dalla rupe con acqua di salvezza,
    e tu mi hai dissetato con fiele e aceto.

    Io per te ho colpito i re dei Cananei,
    e tu hai colpito il mio capo con la canna

    Io ti ho posto in mano uno scettro regale,
    e tu hai posto sul mio capo una corona di spine.

    lo ti ho esaltato con grande potenza,
    e tu mi hai sospeso al patibolo della croce.


    IN LATINO



    Ego propter te flagellávi Ægyptum cum primogénitis suis: et tu me flagellátum tradidísti.



    Pópule meus, quid feci tibi? Aut in quo contristávi te? Respónde mihi!



    Ego edúxi te de Ægypto, demérso Pharaóne in Mare Rubrum: et tu me tradidísti princípibus sacerdótum.



    Pópule meus, quid feci tibi?...



    Ego ante te apérui mare: et tu aperuísti láncea latus meum.



    Pópule meus, quid feci tibi?...



    Ego ante te præívi in colúmna nubis: et tu me duxísti ad prætórium Piláti.



    Pópule meus, quid feci tibi?...



    Ego te pavi manna per desértum: et tu me cecidísti álapis et flagéllis.



    Pópule meus, quid feci tibi?...



    Ego te potávi aqua salútis de petra: et tu me potásti felle et acéto.



    Pópule meus, quid feci tibi?...



    Ego propter te Chananæórum reges percússi: et tu percussísti arúndine caput meum.



    Pópule meus, quid feci tibi?...



    Ego dedi tibi sceptrum regále: et tu dedísti cápiti meo spíneam corónam.



    Pópule meus, quid feci tibi?...



    Ego te exaltávi magna virtúte: et tu me suspendísti in patíbulo Crucis.



    Pópule meus, quid feci tibi?...



    HYMNUS



    Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis, Nulla talem silva profert, flore, fronde, gérmine!



    Dulce lignum dulci clavo dulce pondus sústinens!



    Pange, lingua, gloriósi pro´ lium certáminis, Et super crucis trop?o dic triúmphum nóbilem, Quáliter Redémptor orbis immolátus vícerit.



    Crux fidélis…



    De paréntis protoplásti fraude factor cóndolens, Quando pomi noxiális morte morsu córruit, Ipse lignum tunc notávit, damna ligni ut sólveret.



    Dulce lignum…



    Hoc opus nostræ salútis ordo depopóscerat, Multifórmis perditóris arte ut artem fálleret, Et medélam ferret inde, hostis unde læserat.



    Crux fidélis…



    Quando venit ergo sacri plenitúdo témporis, Missus est ab arce Patris Natus, orbis cónditor, Atque ventre virgináli carne factus pródiit.



    Dulce lignum…



    Vagit infans inter arta cónditus præse´ pia, Membra pannis involúta Virgo Mater álligat, Et manus pedésque et crura stricta cingit fáscia.



    Crux fidélis…



    Lustra sex qui iam perácta tempus implens córporis, se volénte, natus ad hoc, passióni déditus, agnus in crucis levátur immolándus stípite.



    Dulce lignum…



    En acétum, fel, arúndo, sputa, clavi, láncea; Mite corpus perforátur, sanguis, unda prófluit; Terra, pontus, astra, mundus quo lavántur flúmine!



    Crux fidélis…



    Flecte ramos, arbor alta, tensa laxa víscera, Et rigor lentéscat ille, quem dedit natívitas, Ut supérni membra Regis miti tendas stípite.



    Dulce lignum…



    Sola digna tu fuísti ferre sæcli prétium Atque portum præparáre nauta mundo náufrago, Quem sacer cruor perúnxit fusus Agni córpore.



    Crux fidélis…



    Per finire si conclude con :



    Æqua Patri Filióque, ínclito Paráclito, Sempitérna sit beátæ Trinitáti glória; cuius alma nos redémit atque servat grátia. Amen.



    Si può cantare anche lo Stabat Mater




    III - COMUNIONE DELL'ASSEMBLEA


    Il Presidente intona o recita il Pater e il Libera nos, salta lo scambio della pace e arriva all’Agnus Dei e distribuisce la Comunione come di consueto. Termina con le orazioni che seguono.

    Orazione dopo la Comunione
    Dio onnipotente ed eterno, che hai rinnovato il mondo con la gloriosa morte e risurrezione del tuo Cristo, conserva in noi l'opera della tua misericordia, perché la partecipazione a questo grande mistero ci consacri per sempre al tuo servizio. Per Cristo nostro Signore.



    Omnípotens sempitérne Deus, qui nos Christi tui beáta morte et resurrectióne reparásti, consérva in nobis opus misericórdiæ tuæ, ut huius mystérii participatióne perpétua devotióne vivámus. Per Christum Dóminum nostrum. R. Amen.


    Orazione sul popolo
    Scenda, o Padre, la tua benedizione su questo popolo, che ha commemorato la morte del tuo Figlio nella speranza di risorgere con lui; venga il perdono e la consolazione, si accresca la fede, si rafforzi la certezza nella redenzione eterna. Amen.



    Super pópulum tuum, quæsumus, Dómine, qui mortem Fílii tui in spe suæ resurrectiónis recóluit, benedíctio copiósa descéndat, indulgéntia véniat, consolátio tribuátur, fides sancta succréscat, redémptio sempitérna firmétur. Per Christum Dóminum nostrum. R. Amen.



    Termina il tutto inginocchiandosi alla Croce.
    Nella Chiesa non c’è più la presenza reale della
    Santissima Eucaristia



    =======================================================================


    Venerdì 6 aprile
    Gv 18,1-19,42

    Inizia la passione di Gesù: queste pagine non narrano solo il momento finale della sua vita, riassumono tutta la sua passione per gli uomini. Gesù ha amato i discepoli fino all’ultimo. Esce dal cenacolo e si dirige verso l’orto degli Ulivi, anche se sa bene che verranno a catturarlo. Gesù, infatti, non è sorpreso da quanto sta per accadere; anzi, è lui che va incontro a Giuda e ai soldati che stanno avvicinandosi e, come il vero padrone della situazione, li affronta. Se c’era qualcuno che doveva cadere a terra non era lui, erano piuttosto i soldati e le guardie venuti ad arrestarlo. E avvenne proprio così. Quando Gesù arriva davanti a loro chiede: «Chi cercate?». «Gesù il Nazareno», rispondono; ed egli: «Sono io». A queste parole tutti i presenti arretrano e cadono a terra. Gesù aveva veramente il potere nelle mani. Era un potere apparentemente debole, senza armi né soldati; possedeva solo la parola che però fu sufficiente per atterrare i soldati. A Pietro, che colpisce un servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio, rivolge un duro rimprovero e impone di rimettere la spada nel fodero. Ordina però ai soldati di non accanirsi sui discepoli visto che è lui che cercano. Si adempivano fino in fondo le parole che aveva detto: «Li ho custoditi e nessuno di loro si è perduto». Gesù così ama i suoi, anche durante la Passione.


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    _________Aurora Ageno___________
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    00 08/04/2012 08:50
    Liturgia della Pasqua di Risurrezione del Signore *

    Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA


    Il Signore è risorto! È veramente risorto! Alleluia.






    PASQUA DI
    RISURREZIONE DEL SIGNORE

    MISSALE ROMANUM VETUS ORDO

    LETTURE: At 10, 34a. 37-43; Sal 117; Col 3, 1-4; Gv 20, 1-9


    Pasqua del Signore:
    con Cristo risorgiamo a una «Vita nuova»

    L’annuncio pasquale risuona oggi nella Chiesa: Cristo è risorto, egli vive al di là della morte, è il Signore dei vivi e dei morti. Nella «notte più chiara dei giorno» la parola onnipotente di Dio che ha creato i cieli e la terra e ha formato l’uomo a sua immagine e somiglianza, chiama a una vita immortale l’uomo nuovo, Gesù di Nazaret, figlio di Dio e figlio di Maria. Pasqua è dunque annuncio del fatto della risurrezione, della vittoria sulla morte, della vita che non sarà distrutta. Fu questa la realtà testimoniata dagli apostoli; ma l’annuncio che Cristo è vivo deve risuonare continuamente. La Chiesa, nata dalla Pasqua di Cristo, custodisce questo annuncio e lo trasmette in vari modi ad ogni generazione: nei sacramenti lo rende attuale e contemporaneo ad ogni comunità riunita nel nome dei Signore; con la propria vita di comunione e di servizio si sforza di testimoniano davanti al mondo.

    Testimoni del Cristo risorto
    La parola di Dio che illumina i cuori insiste sul fatto storico dei «Cristo risuscitato» (cf prima lettura), sulla fede che nasce davanti alla «tomba vuota» (cf vangeli); ma sottolinea pure che la risurrezione del Signore è un fatto sempre attuale. I battezzati sono membra del Cristo risorto; in lui l’umanità accede progressivamente ad una «vita nuova» purificata dal vecchio fermento del peccato (cf seconda lettura). Questa vita è tutta da costruire nell’oggi, non da proiettare in un futuro dai contorni imprecisi: Pasqua è oggi, è ogni giorno dell’esistenza umana e cristiana. Nella veglia pasquale i catecumeni hanno ricevuto il battesimo, i fedeli ne hanno rinnovato gli impegni: ancora un volta hanno fatto la scelta per Cristo.

    Una scelta per la vita
    Scegliere Cristo significa operare per la vita. Ciò che vediamo attorno a noi — odio, morte, violenza, discriminazioni, male, egoismo nelle sue molteplici forme — non è la vera realtà. Se «crediamo» in Cristo risorto, signore della vita, vincitore dei male, dell’ingiustizia, della morte, dobbiamo operare nel senso della sua risurrezione; far sì che nella comunità degli uomini dei credenti si viva in modo sempre più profondo il significato della risurrezione; si costruisca progressivamente la «vita nuova», il «mondo nuovo» (o la «nuova creazione») che i primi discepoli hanno intravisto nel Risorto. E’ compito dei cristiani testimoniare che la vita può essere più ricca, più gioiosa, più piena, se contemplata e vissuta in riferimento al mistero dei Cristo pasquale che passa attraverso la morte soltanto per risorgere.
    Ogni volta che il male è vinto e guarito, ogni volta che un gesto di amicizia rivela ad un fratello l’amore dei Padre, ogni volta che si compie un sacrificio per l’ «altro», ogni volta che riusciamo a vivere, o aiutiamo gli altri a vivere una gioia più piena e più vera, realizziamo la Pasqua. Allora la morte è vinta; si afferma quel «mondo nuovo» in cammino verso il giorno nel quale la «gloria della risurrezione» sarà pienamente rivelata e attuata (cf orazione dopo la comunione).

    … verso la grande festa della Pasqua eterna
    In ogni Eucaristia la Pasqua è perennemente celebrata perché viene immolato Cristo, l’Agnello pasquale (cf seconda lettura); e in essa «mirabilmente nasce e si edifica sempre la... Chiesa» (oraz. sopra le offerte). Come gli apostoli, anche noi mangiamo e beviamo con Gesù risorto dai morti. Ancor più mangiamo lui, il vero «pane azzimo» che toglie dal nostro cuore ogni fermento di peccato, ci comunica il dono dello Spirito che dà vita e che fa della assemblea una comunità di risorti con Cristo (cf colletta).
    Il congedo di ogni assemblea altro non è se non l’invio a testimoniare davanti al mondo Gesù Cristo risorto, perché chiunque viene a contatto col mistero pasquale ottenga la salvezza.
    Al cristiano — come un giorno ad Abramo — il Signore dice: «Esci...!». «Esci dalle tue "opinioni separate" per entrare pienamente in quella fede che la Chiesa si gloria di professare. Esci dalle tue ricchezze che tendi a godere egoisticamente... Esci dal tuo peccato che ti avvelena il cuore, e vai verso la novità dei Cristo... Esci di "casa”, dal caldo delle pareti domestiche dove tendi a ignorare i drammi dei fratelli, e allarga la cerchia dei tuoi interessi... Esci dalla tua sete di dominio e cerca di fare della tua vita un servizio d’amore. Esci in campo aperto e prendi la strada dei Vangelo... Semina la gioia gridando silenziosamente con il tuo comportamento che Cristo ti rende felice. Grida con la vita che Cristo è vivo, e che la Chiesa è il luogo e lo spazio ove si attesta che Lui è il Signore risorto... Questo è il modo più autentico di cantare l’Alleluia pasquale» (M. Magrassi).





    Cristo risuscitato dai morti non muore più

    Dalla lettera di S. Paolo apostolo ai Romani Rm 6, 3-11
    Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione. Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato. Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.


    Messa del Giorno


    Antifona d'Ingresso Cf Sal 138,18.5-6
    Sono risorto, sono sempre con te;
    tu hai posto su di me la tua mano,
    è stupenda per me la tua saggezza. Alleluia.



    Resurréxi, et adhuc tecum sum, allelúia:

    posuísti super me manum tuam, allelúia:

    mirábilis facta est sciéntia tua, allelúia, allelúia.


    Oppure: Lc 24,34; cf Ap 1,6
    Il Signore è davvero risorto. Alleluia!
    A lui gloria e potenza
    nei secoli eterni!



    Surréxit Dóminus vere, allelúia.

    Ipsi glória et impérium per univérsa

    æternitátis sæcula, allelúia, allelúia.

    Colletta
    O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo unico Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione, di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinascere nella luce del Signore risorto. Egli è Dio...



    Deus, qui hodiérna die, per Unigénitum tuum, æternitátis nobis áditum, devícta morte, reserásti, da nobis, quæsumus, ut, qui resurrectiónis domínicæ sollémnia cólimus, per innovatiónem tui Spíritus in lúmine vitæ resurgámus. Per Dóminum..

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura At 10, 34a. 37-43
    Noi abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.

    Dagli Atti degli Apostoli
    In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.
    E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.
    E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

    Salmo Responsoriale Sal 117
    Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo.
    Oppure:
    Alleluia, alleluia, alleluia.

    Rendete grazie al Signore perché è buono,
    perché il suo amore è per sempre.
    Dica Israele:
    «Il suo amore è per sempre».

    La destra del Signore si è innalzata,
    la destra del Signore ha fatto prodezze.
    Non morirò, ma resterò in vita
    e annuncerò le opere del Signore.

    La pietra scartata dai costruttori
    è divenuta la pietra d’angolo.
    Questo è stato fatto dal Signore:
    una meraviglia ai nostri occhi.

    Seconda Lettura Col 3, 1-4
    Cercate le cose di lassù, dove è Cristo.

    Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési
    Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.
    Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

    Oppure: 1Cor 5, 6b-8
    Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova.

    Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
    Fratelli, non sapete che un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete àzzimi.
    E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!
    Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con àzzimi di sincerità e di verità.

    SEQUENZA
    Alla vittima pasquale, s'innalzi oggi il sacrificio di lode.
    L'agnello ha redento il suo gregge,
    l'Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre.

    Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello.
    Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa.

    «Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?».
    «La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto,
    e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti.
    Cristo, mia speranza, è risorto; e vi precede in Galilea».

    Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto.
    Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza.



    Víctmæ pascháli láudes: ímmolent

    Christiáni.

    Agnus redémit oves: Christus

    ínnocens Patri reconciliávit

    peccatóres.



    Mors et vita duéllo conflixére miràndo:

    dux vitæ mórtuus, regnat vívus.

    Dic nobis, María, quid vidísti in via?

    Sepúlcrum Christi vivéntis: et glóriam

    vidi resurgéntis.



    Angélicos testes, sudárium, et vestes.

    Surréxit Christus spes mea: præcédit

    vos in Galilǽam.

    Scímus Christum surrexísse a mórtuis

    vere: tu nobis, victor Rex, miserére.


    Canto al Vangelo Cf 1 Cor 5,7b-8a
    Alleluia, alleluia.
    Cristo, nostra Pasqua, è immolato:
    facciamo festa nel Signore.
    Alleluia.





    Vangelo Gv 20, 1-9
    Egli doveva risuscitare dai morti.

    Dal vangelo secondo Giovanni
    Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
    Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
    Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
    Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
    Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.




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    OTTAVA DI PASQUA - LUNEDÌ
    MESSALE

    MISSALE ROMANUM VETUS ORDO


    Antifona d'Ingresso Es 13,5.9
    Il Signore vi ha introdotto in una terra
    dove scorre latte e miele;
    la legge del Signore
    sia sempre sulla vostra bocca, alleluia.



    Introdúxit vos Dóminus in terram

    fluéntem lac et mel;

    ut lex Dómini sit semper in ore vestro, allelúia.


    Oppure:
    Il Signore è risorto, come aveva predetto;
    rallegriamoci tutti ed esultiamo,
    perché egli regna in eterno, alleluia.



    Resurréxit Dóminus a mórtuis,

    sicut díxerat;

    exsultémus et lætémur omnes,

    quóniam ipse regnat in ætérnum, allelúia.



    Colletta
    O Padre, che fai crescere la tua Chiesa, donandole sempre nuovi figli, concedi ai tuoi fedeli di esprimere nella vita il sacramento che hanno ricevuto nella fede. Per il nostro Signore ...



    Deus, qui Ecclésiam tuam nova semper prole multíplicas, concéde fámulis tuis, ut sacraméntum vivéndo téneant, quod fide percepérunt. Per Dóminum.

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura At 2, 14. 22-32
    Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni.

    Dagli Atti degli Apostoli
    [Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così:
    «Uomini di Giudea, e voi tutti abitanti di Gerusalemme, vi sia noto questo e fate attenzione alle mie parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene –, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere.
    Dice infatti Davide a suo riguardo: “Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia vita negli ínferi né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione. Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza”.
    Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e il suo sepolcro è ancora oggi fra noi. Ma poiché era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: questi non fu abbandonato negli ínferi, né la sua carne subì la corruzione.
    Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire».

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 15
    Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.

    Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
    Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu,
    solo in te è il mio bene».
    Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
    nelle tue mani è la mia vita.

    Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
    anche di notte il mio animo mi istruisce.
    Io pongo sempre davanti a me il Signore,
    sta alla mia destra, non potrò vacillare.

    Per questo gioisce il mio cuore
    ed esulta la mia anima;
    anche il mio corpo riposa al sicuro,
    perché non abbandonerai la mia vita negli ínferi,
    né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.

    Mi indicherai il sentiero della vita,
    gioia piena alla tua presenza,
    dolcezza senza fine alla tua destra.

    SEQUENZA (Facoltativa)
    Alla vittima pasquale, s'innalzi oggi il sacrificio di lode.
    L'agnello ha redento il suo gregge,
    l'Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre.

    Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello.
    Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa.

    «Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?».
    «La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto,
    e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti.
    Cristo, mia speranza, è risorto; e vi precede in Galilea».



    Víctmæ pascháli láudes: ímmolent

    Christiáni.

    Agnus redémit oves: Christus

    ínnocens Patri reconciliávit

    peccatóres.



    Mors et vita duéllo conflixére miràndo:

    dux vitæ mórtuus, regnat vívus.

    Dic nobis, María, quid vidísti in via?

    Sepúlcrum Christi vivéntis: et glóriam

    vidi resurgéntis.



    Angélicos testes, sudárium, et vestes.

    Surréxit Christus spes mea: præcédit

    vos in Galilǽam.

    Scímus Christum surrexísse a mórtuis

    vere: tu nobis, victor Rex, miserére.



    Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto.
    Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza.

    Canto al Vangelo Sal 117,24
    Alleluia, alleluia.
    Questo è il giorno fatto dal Signore:
    rallegriamoci ed esultiamo.
    Alleluia.

    Vangelo Mt 28, 8-15
    Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno.

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
    Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi.

    Sulle Offerte
    Accogli con bontà, Signore, i doni del tuo popolo; tu, che lo hai chiamato alla fede e rigenerato nel Battesimo, guidalo alla felicità eterna. Per Cristo nostro Signore.



    Súscipe, quæsumus, Dómine, múnera tuórum propítius populórum, ut, confessióne tui nóminis et baptísmate renováti, sempitérnam beatitúdinem consequántur. Per Christum.

    Prefazio Pasquale I
    Cristo agnello pasquale

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    proclamare sempre la tua gloria, o Signore.
    e sopratutto esaltarti in questo giorno
    nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

    E' lui il vero Agnello che ha tolto i peccati dal mondo,
    è lui che morendo ha distrutto la morte
    e risorgendo ha ridato a noi la vita.

    Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale,
    l'umanità esulta su tutta la terra,
    e con l'assemblea degli angeli e dei santi
    canta l'inno della tua gloria:

    Santo, Santo, Santo ...



    Vere dignum et iustum est,

    æquum et salutáre: Te quidem,

    Dómine, omni témpore confitéri,

    sed in hac potíssimum die gloriósius prædicáre,

    cum Pascha nostrum immolátus est Christus.



    Ipse enim verus est Agnus qui ábstulit peccáta mundi.

    Qui mortem nostram moriéndo destrúxit, et vitam resurgéndo reparávit.

    Quaprópter, profúsis paschálibus gáudiis,

    totus in orbe terrárum mundus exsúltat.



    Sed et supérnæ virtútes atque angélicæ potestátes

    hymnum glóriæ tuæ cóncinunt, sine fine dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth...


    Comunione Rm 6,9
    Cristo risorto più non muore,
    la morte non ha più potere su di lui, alleluia.



    Christus resúrgens ex mórtuis iam non móritur,

    mors illi ultra non dominábitur, allelúia.

    Dopo la Comunione
    Diffondi nei nostri cuori, Signore, la grazia dei sacramenti pasquali, e poiché ci hai guidati nella via della salvezza, fa' che rispondiamo pienamente al tuo dono. Per Cristo nostro Signore.



    Exúberet, quæsumus, Dómine, méntibus nostris paschális grátia sacraménti, ut, quos viam fecísti perpétuæ salútis intráre, donis tuis dignos effícias. Per Christum.


    ============================================================================


    Lunedì 9 aprile
    Mt 28, 8-15



    I capi religiosi sono avvertiti dalle guardie di quanto è accaduto. Spaventati, corrompono con il denaro i soldati e li convincono a dire che sono venuti i discepoli di notte e hanno rubato il corpo di Gesù mentre loro dormivano. La testimonianza di due povere donne contro quella ben più credibile delle guardie. Il Signore sa che il mondo vuole le tombe sigillate, e si serve della menzogna e della corruzione perché non si sparga la notizia che egli è risorto. Il principe del male è disposto a tutto, perché non sia divulgata la notizia liberatrice della vittoria della vita sulla morte, della vittoria dell’amore per gli altri sull’amore per se stessi; è disposto a tutto, perché questa notizia dà agli uomini la forza di rivoltarsi contro ogni menzogna, contro lui stesso, padrone della menzogna. Da allora, chiunque annuncerà questa notizia potrà essere trascinato davanti a re e giudici per essere condannato. In questo nostro mondo c’è una cultura di morte che inizia già dai primi anni di vita con l’educazione all’egoismo e al pensare solo a se stessi, che poi diventa disprezzo per la vita degli altri e per la vita di chi soffre. La cultura della morte droga i vivi, li abbrutisce, li spegne, perché siano schiavi e giustifica il commercio della morte: il cibo viene nascosto agli affamati, la droga viene offerta ai rassegnati, le armi vengono vendute agli adirati. E si muore, si muore in tante terre, in modi diversi, credendo che ciò avvenga per motivi diversi, ma il disegno è lo stesso, è il disegno della cultura di morte che vuole gli uomini sin da giovani stupidi ed egoisti per farne dei servi. L’intimidazione e la corruzione vogliono far tacere il Vangelo della vita: non sono riusciti a far tacere il Signore Gesù e lo hanno ucciso. Vogliono far tacere anche i suoi discepoli. Non abbiate paura! Bastano due povere donne, obbedienti in tutto al Vangelo, per vincere l’intrigo dei capi.


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    OTTAVA DI PASQUA - MARTEDÌ
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Cf Sir 15,3-4
    Il Signore li ha dissetati con l'acqua della sapienza;
    li fortificherà e li proteggerà sempre,
    darà loro una gloria eterna, alleluia.



    Aqua sapiéntiæ potávit eos; firmábitur in illis,

    et non flectétur, exaltábit eos in ætérnum, allelúia.


    Colletta
    O Dio, che nei sacramenti pasquali hai dato al tuo popolo la salvezza, effondi su di noi l'abbondanza dei tuoi doni, perché raggiungiamo il bene della perfetta libertà e abbiamo in cielo quella gioia che ora pregustiamo sulla terra. Per il nostro Signore...



    Deus, qui paschália nobis remédia contulísti, pópulum tuum cælésti dono proséquere, ut, perféctam libertátem assecútus, in cælis gáudeat, unde nunc in terris exsúltat. Per Dóminum.


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura At 2, 36-41
    Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo.

    Dagli Atti degli Apostoli
    [Nel giorno di Pentecoste,] Pietro diceva ai Giudei: «Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».
    All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». E Pietro disse loro: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro». Con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa!».
    Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone.

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 32
    Dell’amore del Signore è piena la terra.

    Retta è la parola del Signore
    e fedele ogni sua opera.
    Egli ama la giustizia e il diritto;
    dell’amore del Signore è piena la terra.

    Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
    su chi spera nel suo amore,
    per liberarlo dalla morte
    e nutrirlo in tempo di fame.

    L’anima nostra attende il Signore:
    egli è nostro aiuto e nostro scudo.
    Su di noi sia il tuo amore, Signore,
    come da te noi speriamo.

    SEQUENZA (Facoltativa)
    Alla vittima pasquale, s'innalzi oggi il sacrificio di lode.
    L'agnello ha redento il suo gregge,
    l'Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre.

    Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello.
    Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa.

    «Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?».
    «La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto,
    e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti.
    Cristo, mia speranza, è risorto; e vi precede in Galilea».

    Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto.
    Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza.



    Víctmæ pascháli láudes: ímmolent

    Christiáni.

    Agnus redémit oves: Christus

    ínnocens Patri reconciliávit

    peccatóres.



    Mors et vita duéllo conflixére miràndo:

    dux vitæ mórtuus, regnat vívus.

    Dic nobis, María, quid vidísti in via?

    Sepúlcrum Christi vivéntis: et glóriam

    vidi resurgéntis.



    Angélicos testes, sudárium, et vestes.

    Surréxit Christus spes mea: præcédit

    vos in Galilǽam.

    Scímus Christum surrexísse a mórtuis

    vere: tu nobis, victor Rex, miserére.

    Canto al Vangelo Sal 117,24
    Alleluia, alleluia.
    Questo è il giorno fatto dal Signore:
    rallegriamoci ed esultiamo.
    Alleluia.

    Vangelo Gv 20, 11-18
    Ho visto il Signore e mi ha detto queste cose.

    Dal vangelo secondo Giovanni
    In quel tempo, Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto».
    Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”».
    Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

    Sulle Offerte
    Accogli, Padre misericordioso, l'offerta di questa tua famiglia, perché con la tua protezione custodisca i doni pasquali e giunga alla felicità eterna. Per Cristo nostro Signore.



    Oblatiónes famíliæ tuæ, quæsumus, Dómine, súscipe miserátus, ut, sub tuæ protectiónis auxílio, et colláta non perdat, et ad ætérna dona pervéniat. Per Christum.


    Prefazio Pasquale I
    Cristo agnello pasquale

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    proclamare sempre la tua gloria, o Signore.
    e sopratutto esaltarti in questo giorno
    nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

    E' lui il vero Agnello che ha tolto i peccati dal mondo,
    è lui che morendo ha distrutto la morte
    e risorgendo ha ridato a noi la vita.

    Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale,
    l'umanità esulta su tutta la terra,
    e con l'assemblea degli angeli e dei santi
    canta l'inno della tua gloria:

    Santo, Santo, Santo ...



    Vere dignum et iustum est,

    æquum et salutáre: Te quidem,

    Dómine, omni témpore confitéri,

    sed in hac potíssimum die gloriósius prædicáre,

    cum Pascha nostrum immolátus est Christus.



    Ipse enim verus est Agnus qui ábstulit peccáta mundi.

    Qui mortem nostram moriéndo destrúxit, et vitam resurgéndo reparávit.

    Quaprópter, profúsis paschálibus gáudiis,

    totus in orbe terrárum mundus exsúltat.



    Sed et supérnæ virtútes atque angélicæ potestátes

    hymnum glóriæ tuæ cóncinunt, sine fine dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth...


    Comunione Col 3,1-2
    Se siete risorti con Cristo, cercate le cose del cielo,
    dove Cristo siede alla destra di Dio;
    gustate le cose del cielo, alleluia.



    Si consurrexístis cum Christo,

    quæ sursum sunt quærite,

    ubi Christus est in déxtera Dei sedens;

    quæ sursum sunt sápite, allelúia.

    Dopo la Comunione
    Ascolta, Signore, le nostre preghiere e guida questa tua famiglia, purificata col dono del Battesimo, alla luce meravigliosa del tuo regno. Per Cristo nostro Signore.



    Exáudi nos, omnípotens Deus, et famíliæ tuæ corda, cui perféctam baptísmatis grátiam contulísti, ad promeréndam beatitúdinem aptes ætérnam. Per Christum.



    =======================================================================================


    Martedì 10 aprile
    Gv 20, 11-18



    Maria di Màgdala rimane accanto al sepolcro e piange. La perdita dell’unico che l’aveva capita l’ha fatta correre e l’ha indotta a cercarlo. Noi troppo poco piangiamo la perdita del Signore! Maria è sconsolata. A tutti, ai due angeli e al giardiniere chiede di Gesù. È tutta tesa alla ricerca del Maestro, null’altro le interessa. Maria è esempio della vera credente che cerca il suo Signore. Lo chiede anche al giardiniere. Ella vede Gesù con gli occhi, ma non lo riconosce finché non viene chiamata per nome. È quel che accade anche a noi con il Vangelo. Non gli occhi ci permettono di riconoscere Gesù, ma la voce. Quel timbro, quel tono, quel nome pronunciato con una tenerezza che tante volte le aveva toccato il cuore, fanno cadere la barriera, e Maria riconosce il suo maestro. Ascoltarlo anche una sola volta significa non abbandonarlo più. La voce di Cristo (il Vangelo) non si dimentica; udita per un attimo, non vi si rinuncia più. La familiarità con le parole evangeliche è familiarità con il Signore: costituisce la via per vederlo e incontrarlo. Maria si getta ai piedi di Gesù e lo abbraccia con l’affetto struggente di chi ha ritrovato l’uomo decisivo della sua vita. Ma Gesù le dice: «Non mi trattenere… Va’ piuttosto dai miei fratelli». L’amore evangelico è un’energia che spinge ad andare oltre. Maria fu ancor più felice mentre correva nuovamente verso i discepoli per annunciare a tutti: «Ho visto il Signore!». Lei, la peccatrice, è divenuta la prima annunciatrice del Vangelo.



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    OTTAVA DI PASQUA - MERCOLEDÌ
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Mt 25,34
    «Venite, benedetti del Padre mio,
    prendete possesso del regno preparato per voi
    fin dall'origine del mondo». Alleluia.



    Veníte, benedícti Patris mei,

    percípite regnum, quod vobis

    parátum est ab orígine mundi, allelúia.


    Colletta
    O Dio, che nella liturgia pasquale ci dài la gioia di rivivere ogni anno la risurrezione del Signore, fa' che l'esultanza di questi giorni raggiunga la sua pienezza nella Pasqua del cielo. Per il nostro Signore...



    Deus, qui nos resurrectiónis domínicæ ánnua sollemnitáte lætíficas, concéde propítius, ut, per temporália festa quæ ágimus, perveníre ad gáudia ætérna mereámur. Per Dóminum.

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura At 3, 1-10
    Quello che ho te lo do: nel nome di Gesù, àlzati e cammina!

    Dagli Atti degli Apostoli
    In quei giorni, Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera delle tre del pomeriggio.
    Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita; lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta Bella, per chiedere l’elemosina a coloro che entravano nel tempio. Costui, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, li pregava per avere un’elemosina.
    Allora, fissando lo sguardo su di lui, Pietro insieme a Giovanni disse: «Guarda verso di noi». Ed egli si volse a guardarli, sperando di ricevere da loro qualche cosa. Pietro gli disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!». Lo prese per la mano destra e lo sollevò.
    Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono e, balzato in piedi, si mise a camminare; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio.
    Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio e riconoscevano che era colui che sedeva a chiedere l’elemosina alla porta Bella del tempio, e furono ricolmi di meraviglia e stupore per quello che gli era accaduto.

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 104
    Gioisca il cuore di chi cerca il Signore.

    Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
    proclamate fra i popoli le sue opere.
    A lui cantate, a lui inneggiate,
    meditate tutte le sue meraviglie.

    Gloriatevi del suo santo nome:
    gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
    Cercate il Signore e la sua potenza,
    ricercate sempre il suo volto.

    Voi, stirpe di Abramo, suo servo,
    figli di Giacobbe, suo eletto.
    È lui il Signore, nostro Dio:
    su tutta la terra i suoi giudizi.

    Si è sempre ricordato della sua alleanza,
    parola data per mille generazioni,
    dell’alleanza stabilita con Abramo
    e del suo giuramento a Isacco.

    SEQUENZA (Facoltativa)
    Alla vittima pasquale, s'innalzi oggi il sacrificio di lode.
    L'agnello ha redento il suo gregge,
    l'Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre.

    Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello.
    Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa.

    «Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?».
    «La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto,
    e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti.
    Cristo, mia speranza, è risorto; e vi precede in Galilea».

    Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto.
    Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza.



    Víctmæ pascháli láudes: ímmolent

    Christiáni.

    Agnus redémit oves: Christus

    ínnocens Patri reconciliávit

    peccatóres.



    Mors et vita duéllo conflixére miràndo:

    dux vitæ mórtuus, regnat vívus.

    Dic nobis, María, quid vidísti in via?

    Sepúlcrum Christi vivéntis: et glóriam

    vidi resurgéntis.



    Angélicos testes, sudárium, et vestes.

    Surréxit Christus spes mea: præcédit

    vos in Galilǽam.

    Scímus Christum surrexísse a mórtuis

    vere: tu nobis, victor Rex, miserére.


    Canto al Vangelo Sal 117,24
    Alleluia, alleluia.
    Questo è il giorno fatto dal Signore:
    rallegriamoci ed esultiamo.
    Alleluia.

    Vangelo Lc 24, 13-35
    Riconobbero Gesù nello spezzare il pane.

    Dal vangelo secondo Luca
    Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana], due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto.
    Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
    Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
    Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
    Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

    Sulle Offerte
    Accogli, Signore, il sacrificio della nostra redenzione e opera in noi la salvezza del corpo e dello spirito. Per Cristo nostro Signore.



    Súscipe, quæsumus, Dómine, hóstias redemptiónis humánæ, et salútem nobis mentis et córporis operáre placátus. Per Christum.

    Prefazio Pasquale I
    Cristo agnello pasquale

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    proclamare sempre la tua gloria, o Signore.
    e sopratutto esaltarti in questo giorno
    nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

    E' lui il vero Agnello che ha tolto i peccati dal mondo,
    è lui che morendo ha distrutto la morte
    e risorgendo ha ridato a noi la vita.

    Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale,
    l'umanità esulta su tutta la terra,
    e con l'assemblea degli angeli e dei santi
    canta l'inno della tua gloria:

    Santo, Santo, Santo ...



    Vere dignum et iustum est,

    æquum et salutáre: Te quidem,

    Dómine, omni témpore confitéri,

    sed in hac potíssimum die gloriósius prædicáre,

    cum Pascha nostrum immolátus est Christus.



    Ipse enim verus est Agnus qui ábstulit peccáta mundi.

    Qui mortem nostram moriéndo destrúxit, et vitam resurgéndo reparávit.

    Quaprópter, profúsis paschálibus gáudiis,

    totus in orbe terrárum mundus exsúltat.



    Sed et supérnæ virtútes atque angélicæ potestátes

    hymnum glóriæ tuæ cóncinunt, sine fine dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth...


    Comunione Lc 24,35
    I discepoli riconobbero Gesù, il Signore,
    nello spezzare il pane, alleluia.



    Cognovérunt discípuli

    Dóminum Iesum in fractióne panis, allelúia.


    Dopo la Comunione
    O Dio, nostro Padre, questa partecipazione al mistero pasquale del tuo Figlio ci liberi dai fermenti dell'antico peccato e ci trasformi in nuove creature. Per Cristo nostro Signore.



    Ab omni nos, quæsumus, Dómine, vetustáte purgátos, sacraménti Fílii tui veneránda percéptio in novam tránsferat creatúram. Per Christum.


    ================================================================================


    Mercoledì 11 aprile
    Lc 24, 13-35



    Quei due discepoli se ne tornano tristi al loro villaggio per riprendere la vita monotona di sempre. Certo non mancano motivi giusti per essere tristi: quante volte il Vangelo viene sconfitto, quante volte l’odio vince sull’amore, il male sul bene, l’indifferenza sulla compassione. Ma uno straniero – straniero alla mentalità comune del mondo – si accosta e inizia a spiegare loro le Scritture. Man mano che essi lo ascoltano, sempre più il loro cuore si scalda. Verso la fine del viaggio sale da questi cuori una preghiera semplice: «Resta con noi». Lo straniero resta, si mette a tavola e spezza il pane. A quel momento i loro occhi si aprono e riconoscono Gesù. Nella loro vicenda è descritto il modo dei discepoli di ogni tempo, anche del nostro, di incontrare il Risorto: ossia, ascoltando le Scritture e partecipando alla mensa eucaristica.




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    00 12/04/2012 07:16
    OTTAVA DI PASQUA - GIOVEDÌ
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Sap 10,20-21
    Si leva un coro di lodi, o Signore, alla tua vittoria,
    perché la sapienza ha aperto la bocca dei muti
    e ha sciolto la lingua dei bambini, alleluia.



    Victrícem manum tuam, Dómine,

    laudavérunt páriter, quia sapiéntia apéruit os mutum,

    et linguas infántium fecit disértas, allelúia.


    Colletta
    O Padre, che da ogni parte della terra hai riunito i popoli per lodare il tuo nome, concedi che tutti i tuoi figli, nati a nuova vita nelle acque del Battesimo e animati dall'unica fede, esprimano nelle opere l'unico amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio ...



    Deus, qui diversitátem géntium in confessióne tui nóminis adunásti, da, ut renátis fonte baptísmatis una sit fides méntium et píetas actiónum. Per Dóminum.


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura At 3, 11-26
    Avete ucciso l'amore della vita, ma Dio l'ha risuscitato dai morti.

    Dagli Atti degli Apostoli
    In quei giorni, mentre lo storpio guarito tratteneva Pietro e Giovanni, tutto il popolo, fuori di sé per lo stupore, accorse verso di loro al portico detto di Salomone.
    Vedendo ciò, Pietro disse al popolo: «Uomini d’Israele, perché vi meravigliate di questo e perché continuate a fissarci come se per nostro potere o per la nostra religiosità avessimo fatto camminare quest’uomo? Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni. E per la fede riposta in lui, il nome di Gesù ha dato vigore a quest’uomo che voi vedete e conoscete; la fede che viene da lui ha dato a quest’uomo la perfetta guarigione alla presenza di tutti voi.
    Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi colui che vi aveva destinato come Cristo, cioè Gesù. Bisogna che il cielo lo accolga fino ai tempi della ricostituzione di tutte le cose, delle quali Dio ha parlato per bocca dei suoi santi profeti fin dall’antichità. Mosè infatti disse: “Il Signore vostro Dio farà sorgere per voi, dai vostri fratelli, un profeta come me; voi lo ascolterete in tutto quello che egli vi dirà. E avverrà: chiunque non ascolterà quel profeta, sarà estirpato di mezzo al popolo”. E tutti i profeti, a cominciare da Samuèle e da quanti parlarono in seguito, annunciarono anch’essi questi giorni.
    Voi siete i figli dei profeti e dell’alleanza che Dio stabilì con i vostri padri, quando disse ad Abramo: “Nella tua discendenza saranno benedette tutte le nazioni della terra”. Dio, dopo aver risuscitato il suo servo, l’ha mandato prima di tutto a voi per portarvi la benedizione, perché ciascuno di voi si allontani dalle sue iniquità».

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 8
    O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!

    O Signore, Signore nostro,
    quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
    Che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
    il figlio dell’uomo, perché te ne curi?

    Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
    di gloria e di onore lo hai coronato.
    Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
    tutto hai posto sotto i suoi piedi.

    Tutte le greggi e gli armenti
    e anche le bestie della campagna,
    gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
    ogni essere che percorre le vie dei mari.

    SEQUENZA (Facoltativa)
    Alla vittima pasquale, s'innalzi oggi il sacrificio di lode.
    L'agnello ha redento il suo gregge,
    l'Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre.

    Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello.
    Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa.

    «Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?».
    «La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto,
    e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti.
    Cristo, mia speranza, è risorto; e vi precede in Galilea».

    Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto.
    Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza.



    Víctmæ pascháli láudes: ímmolent

    Christiáni.

    Agnus redémit oves: Christus

    ínnocens Patri reconciliávit

    peccatóres.



    Mors et vita duéllo conflixére miràndo:

    dux vitæ mórtuus, regnat vívus.

    Dic nobis, María, quid vidísti in via?

    Sepúlcrum Christi vivéntis: et glóriam

    vidi resurgéntis.



    Angélicos testes, sudárium, et vestes.

    Surréxit Christus spes mea: præcédit

    vos in Galilǽam.

    Scímus Christum surrexísse a mórtuis

    vere: tu nobis, victor Rex, miserére.


    Canto al Vangelo Sal 117,24
    Alleluia, alleluia.
    Questo è il giorno fatto dal Signore:
    rallegriamoci ed esultiamo.
    Alleluia.

    Vangelo Lc 24, 35-48
    Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno.

    Dal vangelo secondo Luca
    In quel tempo, i discepoli [di Emmaus] riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
    Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi».
    Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

    Sulle Offerte
    Accogli con benevolenza, Signore, i doni che ti offre la tua Chiesa, riconoscente per coloro che sono nati a vita nuova e fiduciosa nel tuo perenne aiuto. Per Cristo nostro Signore.



    Hóstias, quæsumus, Dómine, placátus assúme, quas et pro renátis gratánter deférimus, et pro acceleratióne cæléstis auxílii. Per Christum.

    Prefazio Pasquale I
    Cristo agnello pasquale

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    proclamare sempre la tua gloria, o Signore.
    e sopratutto esaltarti in questo giorno
    nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

    E' lui il vero Agnello che ha tolto i peccati dal mondo,
    è lui che morendo ha distrutto la morte
    e risorgendo ha ridato a noi la vita.

    Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale,
    l'umanità esulta su tutta la terra,
    e con l'assemblea degli angeli e dei santi
    canta l'inno della tua gloria:

    Santo, Santo, Santo ...



    Vere dignum et iustum est,

    æquum et salutáre: Te quidem,

    Dómine, omni témpore confitéri,

    sed in hac potíssimum die gloriósius prædicáre,

    cum Pascha nostrum immolátus est Christus.



    Ipse enim verus est Agnus qui ábstulit peccáta mundi.

    Qui mortem nostram moriéndo destrúxit, et vitam resurgéndo reparávit.

    Quaprópter, profúsis paschálibus gáudiis,

    totus in orbe terrárum mundus exsúltat.



    Sed et supérnæ virtútes atque angélicæ potestátes

    hymnum glóriæ tuæ cóncinunt, sine fine dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth...


    Comunione 1 Pt 2,9
    Voi siete un popolo redento;
    annunziate le grandi opere del Signore,
    che vi ha chiamato dalle tenebre
    alla sua ammirabile luce, alleluia.



    Pópulus acquisitiónis,

    annuntiáte virtútes eius,

    qui vos de ténebris vocávit in

    admirábile lumen suum, allelúia.

    Dopo la Comunione
    Esaudisci, Signore, le nostre preghiere; la comunione ai beni della redenzione ci dia l'aiuto per la vita presente e ci ottenga la felicità eterna. Per Cristo nostro Signore.



    Exáudi, Dómine, preces nostras, ut redemptiónis nostræ sacrosáncta commércia et vitæ nobis cónferant præséntis auxílium, et gáudia sempitérna concílient. Per Christum.


    =================================================================================


    Giovedì 12 aprile
    Lc 24, 35-48



    Finalmente Gesù appare agli apostoli. Siamo alla fine del giorno della resurrezione. Gesù al mattino presto è stato con le donne, ha poi passato il resto della giornata con i due di Emmaus e solo alla sera si presenta agli apostoli. Essi stavano chiusi nel cenacolo, per paura. Una paura che tutti conosciamo bene: quante volte chiudiamo le porte del nostro cuore per timore di perdere qualcosa! Ma Gesù ancora una volta entra e si mette in mezzo a loro. Non da un lato, ma in mezzo, al centro. E dice: «Pace a voi!». I discepoli pensano sia un fantasma. Hanno sentito prima le donne e poi i due di Emmaus, ma la paura è ancora più forte delle parole dei fratelli. L’incredulità, sembra dire l’evangelista, accompagna da sempre i credenti. E Gesù insiste nel rivolgersi a loro. È l’insistenza della Scrittura che continua a parlare a tutti noi. E poi Gesù mostra le mani e i piedi con le ferite, quasi a dire che all’ascolto deve seguire la misericordia; è necessario cioè toccare con le proprie mani le ferite presenti ancora nel mondo; è necessario andare incontro a chiunque soffre per poter comprendere cosa vuol dire la resurrezione.


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    00 13/04/2012 09:51

    OTTAVA DI PASQUA - VENERDÌ
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Sal 77,53
    Il Signore, ha liberato il suo popolo
    e gli ha dato speranza;
    i suoi nemici li ha sommersi nel mare, alleluia.



    Edúxit Dóminus pópulum suum in spe,

    et inimícos eórum opéruit mare, allelúia.


    Colletta
    Dio onnipotente ed eterno, che nella Pasqua del tuo Figlio hai offerto agli uomini il patto della riconciliazione e della pace, donaci di testimoniare nella vita il mistero che celebriamo nella fede. Per il nostro Signore...



    Omnípotens sempitérne Deus, qui paschále sacraméntum in reconciliatiónis humánæ fodere contulísti, da méntibus nostris, ut, quod professióne celebrámus, imitémur efféctu. Per Dóminum.


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura At 4, 1-12
    In nessun altro c’è salvezza.

    Dagli Atti degli Apostoli
    In quei giorni, Pietro e Giovanni stavano parlando al popolo, [dopo la guarigione dello storpio,] quando sopraggiunsero i sacerdoti, il comandante delle guardie del tempio e i sadducèi, irritati per il fatto che essi insegnavano al popolo e annunciavano in Gesù la risurrezione dai morti. Li arrestarono e li misero in prigione fino al giorno dopo, dato che ormai era sera. Molti però di quelli che avevano ascoltato la Parola credettero e il numero degli uomini raggiunse circa i cinquemila.
    Il giorno dopo si riunirono in Gerusalemme i loro capi, gli anziani e gli scribi, il sommo sacerdote Anna, Càifa, Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti. Li fecero comparire davanti a loro e si misero a interrogarli: «Con quale potere o in quale nome voi avete fatto questo?».
    Allora Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato. Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 117
    La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo.

    Rendete grazie al Signore perché è buono,
    perché il suo amore è per sempre.
    Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».
    Dicano quelli che temono il Signore:
    «Il suo amore è per sempre».

    La pietra scartata dai costruttori
    è divenuta la pietra d’angolo.
    Questo è stato fatto dal Signore:
    una meraviglia ai nostri occhi.
    Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
    rallegriamoci in esso ed esultiamo!

    Ti preghiamo, Signore: Dona la salvezza!
    Ti preghiamo, Signore: Dona la vittoria!
    Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
    Vi benediciamo dalla casa del Signore.
    Il Signore è Dio, egli ci illumina.

    SEQUENZA (Facoltativa)
    Alla vittima pasquale, s'innalzi oggi il sacrificio di lode.
    L'agnello ha redento il suo gregge,
    l'Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre.

    Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello.
    Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa.

    «Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?».
    «La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto,
    e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti.
    Cristo, mia speranza, è risorto; e vi precede in Galilea».

    Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto.
    Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza.



    Víctmæ pascháli láudes: ímmolent

    Christiáni.

    Agnus redémit oves: Christus

    ínnocens Patri reconciliávit

    peccatóres.



    Mors et vita duéllo conflixére miràndo:

    dux vitæ mórtuus, regnat vívus.

    Dic nobis, María, quid vidísti in via?

    Sepúlcrum Christi vivéntis: et glóriam

    vidi resurgéntis.



    Angélicos testes, sudárium, et vestes.

    Surréxit Christus spes mea: præcédit

    vos in Galilǽam.

    Scímus Christum surrexísse a mórtuis

    vere: tu nobis, victor Rex, miserére.


    Canto al Vangelo Sal 117,24
    Alleluia, alleluia.
    Questo è il giorno fatto dal Signore:
    rallegriamoci ed esultiamo.
    Alleluia.

    Vangelo Gv 21 1-14
    Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce.

    Dal vangelo secondo Giovanni
    In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
    Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
    Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

    Sulle Offerte
    Compi in noi, Signore misericordioso, il mistero che è significato in questo scambio dei doni pasquali, perché dalle gioie e dai travagli della terra possiamo elevarci al desiderio di te. Per Cristo nostro Signore.



    Pérfice, Dómine, benígnus in nobis paschálium múnerum votíva commércia, ut a terrénis afféctibus ad cæléste desidérium transferámur. Per Christum.


    Prefazio Pasquale I
    Cristo agnello pasquale

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    proclamare sempre la tua gloria, o Signore.
    e sopratutto esaltarti in questo giorno
    nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

    E' lui il vero Agnello che ha tolto i peccati dal mondo,
    è lui che morendo ha distrutto la morte
    e risorgendo ha ridato a noi la vita.

    Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale,
    l'umanità esulta su tutta la terra,
    e con l'assemblea degli angeli e dei santi
    canta l'inno della tua gloria:

    Santo, Santo, Santo ...


    Vere dignum et iustum est,

    æquum et salutáre: Te quidem,

    Dómine, omni témpore confitéri,

    sed in hac potíssimum die gloriósius prædicáre,

    cum Pascha nostrum immolátus est Christus.



    Ipse enim verus est Agnus qui ábstulit peccáta mundi.

    Qui mortem nostram moriéndo destrúxit, et vitam resurgéndo reparávit.

    Quaprópter, profúsis paschálibus gáudiis,

    totus in orbe terrárum mundus exsúltat.



    Sed et supérnæ virtútes atque angélicæ potestátes

    hymnum glóriæ tuæ cóncinunt, sine fine dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth...


    Comunione Cf Gv 21,12-13
    Disse Gesù ai suoi discepoli: «Venite mangiate».
    E prese il pane e lo diede loro, alleluia.



    Dixit Iesus discípulis suis: Veníte,

    prandéte. Et accépit panem, et dedit eis, allelúia.


    Dopo la Comunione
    Proteggi, Signore, con paterna bontà, il tuo popolo che hai salvato con il sacrificio della croce, e rendilo partecipe della gloria del Cristo risorto. Egli vive e regna nei secoli...



    Contínua, quæsumus, Dómine, quos salvásti pietáte custódi, ut, qui Fílii tui passióne sunt redémpti, eius resurrectióne læténtur. Qui vivit et regnat in sæcula sæculórum.


    ========================================================================================


    Venerdì 13 aprile
    Gv 21, 1-14



    Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. Gli apostoli che avevano abbandonato le loro reti per diventare pescatori di uomini (Lc 5,10), tornano a essere pescatori di pesci. E ora, quando Gesù appare, senza che lo riconoscano, si ripete la scena dell’inizio. Anche questa volta hanno pescato invano per tutta la notte. È l’esperienza di un lavoro senza frutti, l’esperienza di pensieri, di preoccupazioni e di agitazioni che non approdano a nulla. Senza la luce del Vangelo è difficile operare e dare frutti. Ma con Gesù che si avvicina, sorge l’alba di un nuovo giorno. È il Risorto, ma non se ne sono accorti, non l’hanno riconosciuto. Sebbene stanchi e, comprensibilmente, sfiduciati gli danno tuttavia retta e gettano le reti dall’altra parte. E la pesca è abbondante, oltre ogni misura. E Gesù continua a mangiare con i discepoli come faceva prima di morire. Ma c’è un accento particolare. Gesù prende Pietro in disparte e gli chiede: «Mi ami tu più di costoro?». Non lo rimprovera del tradimento, desidera sapere se l’ama ancora. Non è tanto questione di purificare la memoria, quanto di rinnovare l’amore. Quel che Gesù vuole è che il sentimento di colpa non inaridisca l’amore. Per questo non glielo chiede una volta sola, ma tre volte. E per tre volte, dopo la risposta affermativa dell’amore, Gesù affida a Pietro l’incarico della cura del suo gregge. L’unica forza, l’unica energia che ci sostiene è l’amore per il Signore. E chi ama Dio ama e serve i fratelli.



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    _________Aurora Ageno___________
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    00 14/04/2012 09:17
    OTTAVA DI PASQUA - SABATO
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Sal 104,43
    Il Signore ha liberato il suo popolo,
    e gli ha dato esultanza,
    ha colmato di gioia i suoi eletti, alleluia.



    Edúxit Dóminus pópulum suum in exsultatióne,

    et eléctos suos in lætítia, allelúia.

    Colletta
    O Padre, che nella tua immensa bontà estendi a tutti i popoli il dono della fede, guarda i tuoi figli di elezione, perché coloro che sono rinati nel Battesimo ricevano la veste candida della vita immortale. Per il nostro Signore...



    Deus, qui credéntes in te pópulos grátiæ tuæ largitáte multíplicas, ad electiónem tuam propítius intuére, ut, qui sacraménto baptísmatis sunt renáti, beáta fácias immortalitáte vestíri. Per Dóminum.


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura At 4, 13-21
    Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato.

    Dagli Atti degli Apostoli
    In quei giorni, i capi, gli anziani e gli scribi, vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e rendendosi conto che erano persone semplici e senza istruzione, rimanevano stupiti e li riconoscevano come quelli che erano stati con Gesù. Vedendo poi in piedi, vicino a loro, l’uomo che era stato guarito, non sapevano che cosa replicare.
    Li fecero uscire dal sinedrio e si misero a consultarsi fra loro dicendo: «Che cosa dobbiamo fare a questi uomini? Un segno evidente è avvenuto per opera loro; esso è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che non possiamo negarlo. Ma perché non si divulghi maggiormente tra il popolo, proibiamo loro con minacce di parlare ancora ad alcuno in quel nome».
    Li richiamarono e ordinarono loro di non parlare in alcun modo né di insegnare nel nome di Gesù. Ma Pietro e Giovanni replicarono: «Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato».
    Quelli allora, dopo averli ulteriormente minacciati, non trovando in che modo poterli punire, li lasciarono andare a causa del popolo, perché tutti glorificavano Dio per l’accaduto.

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 117
    Ti rendo grazie, Signore, perché mi hai risposto.

    Rendete grazie al Signore perché è buono,
    perché il suo amore è per sempre.
    Mia forza e mio canto è il Signore,
    egli è stato la mia salvezza.
    Grida di giubilo e di vittoria nelle tende dei giusti:
    la destra del Signore ha fatto prodezze.

    La destra del Signore si è innalzata,
    la destra del Signore ha fatto prodezze.
    Non morirò, ma resterò in vita
    e annuncerò le opere del Signore.
    Il Signore mi ha castigato duramente,
    ma non mi ha consegnato alla morte.

    Apritemi le porte della giustizia:
    vi entrerò per ringraziare il Signore.
    È questa la porta del Signore:
    per essa entrano i giusti.
    Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,
    perché sei stato la mia salvezza.

    SEQUENZA (Facoltativa)
    Alla vittima pasquale, s'innalzi oggi il sacrificio di lode.
    L'agnello ha redento il suo gregge,
    l'Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre.

    Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello.
    Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa.

    «Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?».
    «La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto,
    e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti.
    Cristo, mia speranza, è risorto; e vi precede in Galilea».

    Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto.
    Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza.



    Víctmæ pascháli láudes: ímmolent

    Christiáni.

    Agnus redémit oves: Christus

    ínnocens Patri reconciliávit

    peccatóres.



    Mors et vita duéllo conflixére miràndo:

    dux vitæ mórtuus, regnat vívus.

    Dic nobis, María, quid vidísti in via?

    Sepúlcrum Christi vivéntis: et glóriam

    vidi resurgéntis.



    Angélicos testes, sudárium, et vestes.

    Surréxit Christus spes mea: præcédit

    vos in Galilǽam.

    Scímus Christum surrexísse a mórtuis

    vere: tu nobis, victor Rex, miserére.


    Canto al Vangelo Sal 117,24
    Alleluia, alleluia.
    Questo è il giorno fatto dal Signore:
    rallegriamoci ed esultiamo.
    Alleluia.

    Vangelo Mc 16, 9-15
    Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo.

    Dal vangelo secondo Marco
    Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero.
    Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro.
    Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».

    Sulle Offerte
    O Dio, che in questi santi misteri compi l'opera della nostra redenzione, fa' che questa celebrazione pasquale sia per noi fonte di perenne letizia. Per Cristo nostro Signore.



    Concéde, quæsumus, Dómine, semper nos per hæc mystéria paschália gratulári, ut contínua nostræ reparatiónis operátio perpétuæ nobis fiat causa lætítiæ. Per Christum.

    Prefazio Pasquale I
    Cristo agnello pasquale

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    proclamare sempre la tua gloria, o Signore.
    e sopratutto esaltarti in questo giorno
    nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

    E' lui il vero Agnello che ha tolto i peccati dal mondo,
    è lui che morendo ha distrutto la morte
    e risorgendo ha ridato a noi la vita.

    Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale,
    l'umanità esulta su tutta la terra,
    e con l'assemblea degli angeli e dei santi
    canta l'inno della tua gloria:

    Santo, Santo, Santo ...



    Vere dignum et iustum est,

    æquum et salutáre: Te quidem,

    Dómine, omni témpore confitéri,

    sed in hac potíssimum die gloriósius prædicáre,

    cum Pascha nostrum immolátus est Christus.



    Ipse enim verus est Agnus qui ábstulit peccáta mundi.

    Qui mortem nostram moriéndo destrúxit, et vitam resurgéndo reparávit.

    Quaprópter, profúsis paschálibus gáudiis,

    totus in orbe terrárum mundus exsúltat.



    Sed et supérnæ virtútes atque angélicæ potestátes

    hymnum glóriæ tuæ cóncinunt, sine fine dicéntes:



    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth...


    Comunione Gal 3,27
    Voi tutti che siete stati battezzati in Cristo,
    di Cristo vi siete rivestiti, alleluia.



    Omnes, qui in Christo baptizáti estis,

    Christum induístis, allelúia.

    Dopo la Comunione
    Guarda con bontà, o Signore, il tuo popolo, che hai rinnovato con i sacramenti pasquali, e guidalo alla gloria incorruttibile della risurrezione. Per Cristo nostro Signore.



    Pópulum tuum, quæsumus, Dómine, intuére benígnus, et, quem ætérnis dignátus es renováre mystériis, ad incorruptíbilem glorificándæ carnis resurrectiónem perveníre concéde. Per Christum.


    ===============================================================================


    Sabato 14 aprile
    Mc 16, 9-15



    Anche l’evangelista Marco, come Giovanni, scrive che Gesù per primo appare a Maria Maddalena. Questa donna, che Gesù aveva liberata da sette demoni, diviene la prima annunziatrice della resurrezione. Lei «che ha molto amato» e che per questo molto le è stato perdonato, ricevere il privilegio di essere la prima discepola del Risorto e la prima a cui è dato l’incarico di annunciare la risurrezione. Gli apostoli, mostrando ancora una volta la loro grettezza, non le credono; sono ancora succubi della mentalità comune del tempo e soprattutto della loro smemoratezza. Il Signore, fin dal primo momento della risurrezione, si serve della debolezza per confondere i forti. L’evangelista, in poche righe, riprende l’incontro di Gesù con i due discepoli di Emmaus (narrato da Luca ben più distesamente) e ribadisce che non era ancora apparso agli apostoli, a coloro ai quali aveva affidato la responsabilità di guidare la Chiesa. E ancora una volta gli apostoli non vogliono credere ai due discepoli che avevano visto Gesù risorto. L’evangelista sembra voler sottolineare la difficoltà nel credere alla risurrezione fin dall’inizio della Chiesa, fin dal primo giorno. In ogni caso, le difficoltà e l’incredulità che i discepoli incontrano non possono frenare la fretta di annunciare a tutti la vittoria di Gesù sulla morte. Ad ogni discepolo è affidato il compito grave ed esaltante di annunciare la risurrezione di Gesù, la sua vittoria sul male e sulla morte. E non è a caso che i primi annunciatori della risurrezione non siano gli apostoli, bensì una donna e due anonimi discepoli. È come dire che è compito di ogni credente annunciare il Vangelo della Pasqua.


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    _________Aurora Ageno___________
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