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Speranze


Che oggi van coltivate, non c'è dubbio alcuno.
Ad aspettare che nascano da sole non c'è storia.
È un assedio la paura. Le paure. Di perdere. Il lavoro, la casa nostra conquistata, chi lo avrebbe detto mai? E poi la salute, il mondo è malato, e gli affetti, il cuore è variabile. Di trovarsi nudi, senza le cose che ci nascondono. Noi soli, a dirci davvero quello in cui crediamo. Con i poveri non più là da guardare, lontani o vicini, ma loro. Poveri noi invece ora.
E ci lamentiamo in coro del mondo intero. Colpa loro, colpa di tutti, a pensarci bene, di qualcuno, che non sa parlare, non sa di valere. Giù la testa, loro. Più sotto di loro, noi.
Si può sperare. Non è un atto di volontà, è un ricordare, portare con sé l'altalena dei giorni passati, con il sole che è sorto dopo le notti più scure e oggi vedere che la lavanda è fiorita insieme alle margherite, anche se ci siamo dimenticati nel chiuso del nostro essere preoccupati, dimenticati di loro e un poco hanno patito.
La vita intorno ci regala. Ci ricorda, ecco ancora il ricordare, l'alleanza del divino che ci accompagna, promessa. E quasi non occorre fare. Ci si può affidare, e non proprio un miracolo come quelli raccontati, ma un solletico come di risata, un camminare vedendo il mondo. Una speranza, appunto. Il nostro bene. Il nostro essere insieme.




Mariapia Veladiano



_________Aurora Ageno___________